Introduzione

 L’esperienza personale condivisa in questo articolo offre una prospettiva unica sulle intricate dinamiche delle pratiche missionarie nella Cina rurale. L’articolo analizza il contesto storico dei missionari protestanti nello Yunnan, le loro strategie e la conseguente repressione statale sulle loro attività. Il caso qui presentato rivela la complessa interazione di aspetti di natura religiosa, culturale ed economica nel contesto di una fattoria lattiera rurale cinese, mettendo in luce le pratiche e le motivazioni sia dei missionari che della popolazione Wa nel perseguire obiettivi sociali e spirituali.

I Wa (o Va) sono una tribù che vive sulle colline della regione di confine tra Myanmar e Cina. La loro storia è segnata dal disprezzo delle forze colonizzatrici occidentali e degli amministratori imperiali cinesi, che li etichettarono come “cacciatori di teste”.1)Headhunting Days Are Over for ‘Myanmar’s Wild Wa’”, Reuters, 10, 2007 (consultato il 1 Ottobre 2023). I missionari americani li introdussero al cristianesimo, portando a conversioni di massa tra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo. Oggi, gruppi cristiani riferiscono che, su una popolazione di circa 352.000 Wa, 28.500 sono convertiti al cristianesimo e fanno capo a circa 150 chiese.2)From Heads Hunting to Souls Hunting—Ethnic Wa Church”, Your Asian Partner & Passage To SouthWest China, 2006 (consultato il 1 Ottobre 2023). Nel corso del ventesimo secolo, la relazione tra i missionari stranieri, il popolo Wa e lo Stato cinese si è evoluta, ma l’identità religiosa e la pratica sono rimaste intrecciate con questioni etniche e di confine.

L’articolo propone un confronto tra le motivazioni dei missionari americani, spinti da una volontà incondizionata di diffondere il verbo cristiano e il Vangelo, e quelle dei lavoratori Wa locali, mossi dall’aspirazione alla mobilità sociale e dal desiderio di dissociarsi dalle tradizionali pratiche animiste. Questo contrasto mette in luce l’interazione intricata tra religione, cultura e fattori socioeconomici che plasmano la traiettoria delle attività missionarie.

1. La mia esperienza

Nel 2018, ho trascorso tre mesi a Pechino per un corso di lingua cinese. Prima di partire, sono stato invitato dalla cugina di un mio collega a passare del tempo nella fattoria casearia che gestiva con suo marito. La coppia viveva vicino a Lincang, nello Yunnan, dal 2007.

L’e-mail introduttiva specificava che preferivano non essere associati al termine “missionario”, poiché non era ben visto in quei luoghi. La mail proseguiva con queste parole:

Siamo trasparenti con il governo riguardo alla nostra fede e desideriamo condurre un’attività legittima. Lavoriamo con un gruppo tribale noto come Wa, una delle minoranze più povere in Cina, e li aiutiamo a migliorare le tecniche agricole, lo sviluppo delle colture, il livello di istruzione e l’occupazione. Attualmente, nella nostra azienda lattiero-casearia, impieghiamo circa 15 dipendenti a tempo pieno, tutti appartenenti al popolo Wa. Abbiamo anche dipendenti stagionali che vengono e vanno a seconda delle esigenze. La fattoria casearia funge anche da centro di formazione e da base per i Wa, poiché è vicina agli uffici governativi della contea.

Non avevo ben chiara all’epoca la complessità della situazione in cui mi stavo mettendo associandomi a loro. La China Aid Association ha descritto un caso simile:

Una coppia cristiana dedicata, con uno spirito missionario per la minoranza Wa in una zona remota dello Yunnan, frequentava una chiesetta domestica locale, dove occasionalmente predicava. Nel maggio del 2004, la coppia fu accusata di “svolgere attività religiose illegali” e il marito è stato arrestato e detenuto per 25 giorni. È stato portato dalla polizia nella sua città natale nello Henan e imprigionato lì. Si dice che anche gli altri membri della sua famiglia siano stati costretti a trasferirsi.3)Stories about Persecuted Christians in China”, China Aid Association, June 11, 2004 (consultato il 1 Ottobre 2023).

Dopo aver preso un treno da Pechino per Kunming e un pullman per Lincang, sono stato accolto da una coppia di missionari americani che lavoravano temporaneamente alla fattoria. Abbiamo preso insieme un “camion del pane” (un minivan adibito al trasporto di cibo e passeggeri lungo le principali vie per i villaggi di montagna) fino alla nostra destinazione. Una volta arrivato, mi hanno presentato i quindici lavoratori Wa a tempo pieno e dieci giovani americani che lavoravano temporaneamente nella fattoria. Di seguito, mi riferirò agli americani come “missionari americani” e ai Wa che lavorano nella fattoria come “lavoratori Wa”.

Successivamente, mi hanno mostrato l’attività principale della fattoria: un cortile adibito all’alimentazione del bestiame, coperto e recintato, attorno a uno spazio centrale dotato di fessure in cui i bovini potevano infilare la testa. Due volte al giorno, l’erba raccolta sulle colline circostanti veniva sminuzzata, disposta nell’area centrale e trattata con integratori e medicinali. Una serie di stanze collegate alla zona per l’alimentazione era adibita alla mungitura meccanica, alla pastorizzazione e imbottigliamento del latte e alla lavorazione e conservazione del formaggio. Adiacente al caseificio, vi era un campo da basket circondato da tavoli ombreggiati usati solitamente per i pasti di gruppo e i barbecue. Nelle vicinanze, vi erano abitazioni a due piani, dove vivevano nuclei familiari a più generazioni con bambini che giocavano e correvano. Sulla collina si trovavano la cucina e la mensa, dove si preparavano i pasti e si mangiava tutti assieme. Durante le ore di riposo, la mensa diventava la classe per l’insegnamento dell’inglese. Su un altro piano c’era la casa principale, dove vivevano i proprietari e si tenevano i sermoni serali. In aggiunta, la fattoria disponeva di un porcile vuoto (i maiali erano tutti morti per malattia) e un pollaio con una ventina di galline.

Sono entrato presto nel ritmo quotidiano del lavoro alla fattoria: tagliare l’erba per i pasti dei bovini due volte al giorno e, successivamente, rimuovere gli escrementi con pala e carriola per depositarli nella fossa accanto alle mangiatoie. Passando del tempo nella fattoria, ho iniziato a conoscerne sia i lavoratori Wa, dato che la maggior parte parlava cinese mandarino, sia i missionari americani. Alla fine, ho compreso le diverse motivazioni di entrambi i gruppi.

I missionari americani erano legati al posto tramite le rispettive chiese della Southern Baptist Convention. La fattoria rappresentava per loro un impegno estivo con l’obiettivo di convertire persone in Cina e diffondere il Vangelo. La maggior parte mostrava uno scarso interesse per la lingua, la cultura e la storia della Cina; un paio di missionari studiava la storia dei Wa e uno ne studiava la lingua. Nonostante ci fossero frequenti lezioni di cinese, solo un numero esiguo di loro riusciva a esprimersi con poco più di qualche parola. Pertanto, l’inglese restava il principale veicolo di comunicazione all’interno di gruppi misti di americani e Wa.

Le motivazioni dei lavoratori Wa erano profondamente diverse: essi vedevano questo lavoro come un’opportunità di mobilità sociale e di riscatto da pratiche “incivili” come la caccia alle teste e il sacrificio di animali.4)La percezione dei Wa è spesso plasmata da pregiudizi e prospettive geostoriche. Vedi Pierre-Arnaud Chouvy, “Myanmar’s Wa: Likely Losers in the Opium War”, Asia Times, 24, 2004 (consultato il 1 Ottobre 2023). Tra i giovani Wa, alcuni erano studenti contenti di avere un guadagno estivo prima di tornare all’università in autunno. Altri, invece, si erano allontanati dalle fattorie gestite dalle famiglie sulle montagne per avvicinarsi al centro urbano di Lincang. Le famiglie usavano l’alloggio presso la fattoria come un’utile sistemazione per i familiari che lavoravano a Lincang, nelle fattorie o nei villaggi vicini. Diversi genitori sottolineavano i benefici derivanti dall’opportunità di imparare l’inglese da madrelingua americani, una risorsa preziosa nella Yunnan rurale. Sul piano della religione, però, nessuno dei Wa possedeva lo zelo degli americani. Quando ho affrontato il tema della religione con alcuni di loro, si focalizzavano sulla fede in un solo Dio a scapito delle tradizionali credenze animiste negli spiriti, nei sacrifici animali e nella caccia alle teste, con quasi nessun riferimento alla figura di Gesù. Alcuni dei miei intervistati esprimevano disinteresse per la religione e ammettevano di lavorare nella fattoria a causa della presenza di altri membri della famiglia o motivati dal salario relativamente alto per quel genere di impiego. Possiamo affermare, dunque, che le motivazioni espresse apertamente dai Wa riguardo alla fede religiosa erano in gran parte radicate nel desiderio di raggiungere la mobilità in una società che li percepisce come “meno civilizzati” rispetto ai cinesi Han, spesso collegando i Wa moderni alle pratiche animiste tradizionali.

Un giovane Wa, ad esempio, mi ha raccontato di essere stato discriminato per la sua etnia durante gli anni dell’università e, successivamente, nella ricerca di un’occupazione. Egli sperava che l’essere cristiano gli favorisse finalmente un cambio di vita, passando dallo status di contadino a un lavoro ben retribuito nelle città di Dali o Kunming. Nonostante non possa conoscere le loro convinzioni interiori, posso dire tuttavia che “esternamente” la fede dei Wa con cui ho avuto modo di parlare si limitava al credere in Dio e al rifiuto delle proprie credenze animiste. Come dimostrato dal giovane studente universitario che aspirava a una vita urbana tramite il cristianesimo, molti lavoratori Wa della fattoria vedevano nella religione una via per un’ascesa sociale al di là delle discriminazioni.

Una giovane Han costituisce un’eccezione rispetto alla maggioranza dei lavoratori Wa, poiché si era trasferita dalla città alla fattoria rurale per motivi religiosi, certo non per un desiderio di mobilità sociale. Questa persona ricopriva un ruolo importante come principale insegnante di cinese degli americani del posto. Inoltre, parlava bene anche la lingua Wa e si recava spesso nei paesi limitrofi per svolgere attività missionaria. La donna impersonava in maniera evidente la strategia promossa da alcuni gruppi missionari:

Per riuscire nella propria missione, i leader della chiesa devono occuparsi della formazione di missionari etnici locali, come questo fratello della tribù Yi giunto dal nord-est dello Yunnan per servire i Wa e i Lahu. Abbiamo bisogno che crediate in questi missionari etnici, affinché se ne formino altri per svolgere il lavoro di predicazione, insegnamento e cura pastorale. I cinesi cristiani locali scoraggiano l’aiuto di missionari occidentali, il traffico di materiale straniero, come video-cassette tradotte in cinese che insegnano a praticare il culto come gli stranieri.5)From Heads Hunting to Souls Hunting.

Nella sezione seguente, tratterò le pratiche missionarie che ho osservato e quelle che mi sono state raccontate. Non potevo essere presente nelle varie escursioni fuori dalla fattoria, poiché non ero un missionario e perché, in quanto non cristiano, non ero considerato affidabile.

3. Pratiche e strategie missionarie

L’insegnamento linguistico ricopriva un’importanza centrale per gli obiettivi missionari della fattoria, sia come strumento per i missionari americani in visita per comunicare con potenziali convertiti, sia come potenziale beneficio offerto a coloro che si associavano ai missionari americani nonostante il “rischio politico”. L’insegnamento del cinese mandarino era svolto regolarmente nella fattoria, con livelli diversi per gli studenti americani e i Wa. Ai Wa permetteva di affinare le proprie competenze linguistiche di lettura e scrittura, mentre gli americani si esercitavano nella lingua parlata di base. Uno dei missionari americani padroneggiava bene sia il mandarino che la lingua Wa ed era spesso in missione nei villaggi limitrofi. Le classi di inglese gratuite che si tenevano alla fattoria, invece, erano frequentate anche da bambini Wa dei villaggi vicini. Per massimizzarne la partecipazione, le lezioni si svolgevano a ridosso di feste e mercati o nei giorni di impegni amministrativi da adempiere nella vicina Lincang. Le storie bibliche erano il veicolo per insegnare l’inglese ai bambini, violando in questo modo diverse leggi cinesi. Si trattava infatti di un’organizzazione religiosa non registrata (o “chiesa domestica”) gestita da stranieri che si occupavano di istruzione.

L’articolo 36 della Costituzione cinese garantisce libertà alle “pratiche religiose normali”, ma impedisce a chiunque di “[fare] uso della religione in attività che … interferiscano col sistema educativo dello Stato”. Sebbene le lezioni di lingua alla fattoria non interferissero direttamente con le scuole statali, tuttavia creavano un’educazione parallela in aree di confine storicamente caratterizzate da tendenze sovversive nei confronti dell’autorità statale. Inoltre, lo stesso articolo 36 richiede che “gli enti religiosi e gli affari religiosi non siano soggetti a dominazione straniera”. Nonostante l’ordine delle traduzioni durante i sermoni serali sembri tenerne conto (prima la lingua Wa, poi il cinese mandarino e infine l’inglese), le restanti attività e il progetto missionario stesso erano chiaramente sottoposti al controllo degli americani. Inoltre, le autorità dello Yunnan hanno emanato un proprio regolamento che vieta di “organizzare, indurre o costringere i minori a partecipare ad attività religiose”.6)China: Police Detain More Ethnic Christians in Rural Yunnan”, CSW, 19, 2023 (consultato il 1 Ottobre 2023).

La popolazione locale aveva compreso, in varia misura, la severità delle punizioni che sarebbero potute derivare dall’associazione con i missionari stranieri.

Come precedentemente accennato, le lezioni con questo livello di inglese rappresentavano un’opportunità inaccessibile nei villaggi di provenienza di molti partecipanti, costituendo quindi un tangibile beneficio per coloro che erano legati alla rete sociale della chiesa locale presso la fattoria. Va aggiunto che la fattoria era anche usata come centro d’appoggio vicino a Lincang, con varie funzioni commerciali e logistiche: parcheggio per mezzi in attesa di riparazione, luogo per l’acquisto di merce da portare al mercato o per il pernottamento.

Un’altra strategia usata dai missionari per ingraziarsi i villaggi vicini era quella di fornire aiuto nella depurazione dell’acqua. I missionari si spostavano a gruppi di due o tre nei vari villaggi limitrofi, distribuendo vasi di terracotta e materiale per filtrare l’acqua. Ad altri, invece, venivano forniti lotti di assortimenti medicinali o beni di prima necessità come la carne e il latte della fattoria. Tutto questo serviva a costruirsi relazioni positive per individuare potenziali convertiti. In alcuni villaggi i missionari avevano contatti fidati, nuovi convertiti o persone già cristiane. A costoro erano consegnate Bibbie e libri degli inni in lingua Wa, che erano nascosti e distribuiti solo a individui fidati interessati ad avere maggiori informazioni sul cristianesimo.

L’educazione linguistica e i benefici forniti controbilanciavano per coloro che facevano parte della rete missionaria intorno a Lincang la minaccia legale di essere associati a missionari stranieri. La China Aid Association ha riferito che gli arresti dei cristiani nello Yunnan hanno interessato principalmente persone associate agli stranieri.7)Annual Report on Persecution of Chinese House Churches by Province: From January 2006 to December 2006”, China Aid Association, January 2007 (consultato il 1 Ottobre 2023).

Un altro aspetto positivo della fattoria è che offriva ai lavoratori Wa con competenze nell’allevamento la possibilità di passare facilmente a nuove pratiche agricole. In contrasto con le pratiche tradizionali adottate dai Wa nell’allevamento del bestiame, la fattoria manteneva gli animali confinati e utilizzava macchinari per tagliare e triturare l’erba proveniente dalle colline circostanti, che erano troppo ripide per permettere al bestiame di pascolare liberamente. Avendo come sede di impiego una fattoria lattiero-casearia, i missionari non solo operavano sotto la facciata di un’attività legittima, ma contribuivano anche a promuovere lo sviluppo delle competenze locali esistenti nell’allevamento e nella macellazione del bestiame.

Una pratica significativa della tradizione animista Wa è la pacificazione degli spiriti, considerati portatori di disturbi di vario genere. Tra i metodi impiegati spiccano i sacrifici di bestiame come le vacche, considerati particolarmente dannosi – secondo alcuni lavoratori Wa con cui ho parlato – in quanto comportano la perdita di risorse preziose, difficilmente reperibili nell’area tropicale e montuosa dei Wa. Un altro metodo è la caccia alle teste, che storicamente ha generato faide sanguinose tra i diversi gruppi protrattesi per decenni.

In un insediamento Wa a Ximeng, composto da 407 famiglie e 1487 abitanti sparsi in sette frazioni, che già soffriva di una cronica carenza di cibo, sono stati sacrificati 874 bovini per scopi religiosi di rilievo nel corso di due anni. Ciò ha comportato una media di due vacche per famiglia. Secondo un’indagine ufficiale, se convertito in grano, ogni sacrificio avrebbe potuto sfamare l’intero insediamento per settantaquattro giorni.8)Lian Xi, “Fulfilling Prophecies on China’s Ethnic Frontiers in Southeast Asia: Peripheral Peoples’ Encounter with Christianity in the Twentieth Century”, Church History, 92, 1, 2023, 99-121.

Esisteva una continuità tra il metodo di macellazione delle carni impiegato nella fattoria e quello utilizzato durante i sacrifici. Durante le cerimonie sacrificali, le teste dei bovini venivano legate a pezzi di legno a forma di “Y” e poi infilzate con delle lance. In fattoria, invece, legavamo la testa a un palo sotto una tettoia e procedevamo al taglio della gola e a colpirla nella parte posteriore con un martello. Trovare degli aiutanti durante le giornate di macellazione era facile grazie alle buone conoscenze dei locali in merito alla macellazione del bestiame.

I sermoni serali si tenevano nella casa principale della fattoria, con la partecipazione di gente del posto e visitatori che si sedevano su divanetti, sedie o sul pavimento. Prima dei sermoni, un gruppo di americani guardava dei predicatori televangelisti su Internet. I sermoni venivano condotti attraverso il metodo del “telefono senza fili”: un anziano Wa recitava gli inni e la Bibbia, con ogni passaggio che veniva prima tradotto da un partecipante in cinese mandarino e, infine, in inglese da uno degli americani. Seppur ridondante, questo metodo serviva a mostrare che i missionari non si sentivano affatto superiori, ma allo stesso livello del resto dei partecipanti. Il contenuto dei sermoni si focalizzava su storie di cristiani che erano riusciti a resistere alle pressioni terrene senza rinunciare alla propria fede – da parte dello Stato, di compagni o familiari, o tentazioni peccaminose – e sulle ricompense celesti e terrene che ne erano derivate. Questi sermoni servivano a introdurre al cristianesimo i visitatori che appartenevano alla rete della fattoria lontano dagli occhi dello Stato.

Mentre le convinzioni religiose dei Wa erano incentrate sul monoteismo e sulla critica delle pratiche animiste, quelle espresse dai missionari erano esplicitamente antistatali e promuovevano il martirio. Ad esempio, durante un pasto di gruppo uno di loro raccontò di aver sognato un piccolo drago rosso ruotare insistentemente attorno a una tazza di tè d’oro, cercando senza riuscirci di spegnere la chiara luce dorata che ne promanava. Disse che il drago rappresentava lo Stato cinese, che cercava di fermare la diffusione del cristianesimo in Cina, ma che alla fine la luce di Dio avrebbe prevalso. Durante queste sedute di gruppo, si faceva riferimento a storie di martiri romani puniti dallo Stato, paragonandole alle persecuzioni attuate dallo Stato cinese. Molti missionari americani facevano esplicito riferimento al Partito Comunista Cinese come ostacolo all’“illuminazione” del popolo Han e Wa. La conversione di massa era presentata come la naturale conseguenza di un rilassamento delle politiche statali contro il cristianesimo. I missionari americani sottolineavano incessantemente le ricompense celesti per coloro che si opponevano alle persecuzioni statali e sociali. Nonostante ciò, nessun Wa ha mai mostrato interesse per quest’ultimo punto, bensì per benefici terreni del cristianesimo.

Sebbene in genere prestassero attenzione a nascondere gli obiettivi missionari della fattoria, molti americani agivano in maniera ingenua nei confronti della legge, mettendo inutilmente in pericolo alcuni lavoratori Wa. A parte il numero insolito di lavoratori stranieri in una fattoria non dichiarata nelle zone rurali dello Yunnan (situazione che poteva insospettire eventuali funzionari alla ricerca di missionari stranieri), non c’erano segni esterni, come croci sugli edifici, che rivelassero le intenzioni di coloro che vi lavoravano. Tuttavia, le frequenti interazioni con la vicina Lincang probabilmente hanno destato i sospetti delle autorità sulla loro presenza nella zona. Per esempio, i missionari erano soliti organizzare eventi di cultura americana, nei quali insegnavano canzoni americane ai bambini in visita; distribuivano loro gelato e formaggio e offrivano la proiezione di pellicole americane doppiate in cinese. Inoltre, le squadre di basket locali andavano di tanto in tanto a sfidare (senza successo) la squadra dei missionari americani. Per i festeggiamenti del 4 luglio (giorno dell’indipendenza americana) venivano sparati fuochi di artificio.

Nonostante gli americani fossero vagamente consapevoli di mettere in atto pratiche illegali, non erano pronti ad affrontare le indagini dello Stato sulle loro attività. Ad esempio, le Bibbie e i libri degli inni erano esposti nelle aree pubbliche, nei salotti comuni erano affisse rappresentazioni di Gesù e versetti della Bibbia erano spesso lasciati in inglese e in cinese sulla lavagna della classe. Parte di questa condotta rilassata potrebbe essere attribuita al fatto che, durante il mio soggiorno nella fattoria, i proprietari della fattoria erano in vacanza. Qualunque sia il motivo dell’irritazione delle autorità, alcuni mesi dopo la mia partenza lo Stato è intervenuto con misure repressive.

4. Analisi della repressione statale

Alcuni mesi dopo la mia partenza (nel settembre 2018), ricevetti un messaggio da una persona che aveva lavorato alla fattoria che mi informava che la polizia aveva sequestrato lo stabilimento, gli americani che vi lavoravano erano stati espulsi, mentre i lavoratori Wa erano tenuti in custodia. Sono ignaro della sorte della maggior parte dei lavoratori Wa, dato che ho avuto notizie dirette solo da uno di loro. La persona in questione si era trasferita a Kunming per lavorare nelle forze di polizia e mi disse che un altro lavoratore Wa si era trasferito nel Sichuan e si era arruolato nell’esercito. Vista la natura sensibile dell’argomento e il fatto che la conversazione si teneva su WeChat, non ho indagato oltre sulle procedure legali che hanno seguito il sequestro della fattoria. Ho chiesto informazioni in merito ai proprietari della fattoria tramite e-mail e ad altri missionari americani che ho trovato sui social media, ma ad oggi non ho ricevuto risposta. Tuttavia, vi sono delle dinamiche storiche e contemporanee che possono aiutarci a capire ciò che è accaduto.

Nel febbraio del 2022, la Divisione Politica e Normativa della Commissione Etnica e Religiosa della Provincia dello Yunnan ha dichiarato che le questioni religiose dello Yunnan sono strettamente correlate con quelle etniche e di confine, e che le maggiori problematiche ed emergenze sono nel campo delle religioni.9)“China: Police Detain More Ethnic Christians in Rural Yunnan”. In effetti, nel 2006, oltre il 73% dei cristiani dello Yunnan apparteneva a diverse minoranze etniche.10)Tony Lambert, China’s Christian Millions. New Edition Fully Revised and Updated (Oxford: Monarch, 2006).

Nonostante sia trascorso un secolo, le sfere politiche, etniche e religiose nello Yunnan rimangono intrecciate oggi tanto quanto lo erano all’inizio del ventesimo secolo. Dopo che i Wa si erano uniti alla ribellione della tribù collinare dei Lahu contro il governo Qing nel 1903, si formò un movimento guidato da un capo religioso di nome Pu Kyan Long per porre fine alla caccia alle teste, con l’obiettivo di interrompere i cicli di vendetta che si auto-perpetuavano tra i villaggi. La stagione di caccia alle teste iniziava a marzo e durava mesi ed era in quel lasso di tempo che si cercavano teste da offrire in sacrificio. I Wa credevano che “se non si procurava almeno una testa all’anno per ogni villaggio, si sarebbero potuti innescare disastri”.11)Xi, “Fulfilling Prophecies on China’s Ethnic Frontiers in Southeast Asia”.

Benché inizialmente Pu Kyan Long si dicesse mosso da una profezia, in seguito fu introdotto al cristianesimo da parte del missionario William Young.12)Harold Mason Young, To the Mountain Tops: A Study of the Lahu of Burma and Thailand (Xlibris, 2013). Pare dicesse ai suoi seguaci: “È giunto il momento … è arrivato un maestro della religione di Dio”. La sua conversione favorì quella di massa dei Wa. Entro gli anni ’30, la seconda generazione di missionari della famiglia Young aveva tradotto il nuovo testamento e molti inni in Wa, creando la prima romanizzazione in lettere latine della lingua locale.13)“The Young Family’s Work with the Wa People”. Prima di allora, i Wa istruiti usavano i caratteri cinesi o la scrittura Shan. Nel 1956 fu creata la prima romanizzazione pinyin della lingua Wa, ma il suo uso rimane confinato alle pubblicazioni ufficiali e agli accademici.14)Writing of the Wa Language”, SOAS WA Dictionary Project, 2006 (consultato il 1 Ottobre 2023). La scrittura della lingua Wa è rimasta un’area di competizione tra lo Stato cinese e i missionari stranieri, con implicazioni più ampie che riguardano l’identità etnica, religiosa e politica di questo popolo di confine.

Storicamente, il successo dei missionari protestanti occidentali tra i Wa è in parte dovuto a una certa sinergia tra il progetto politico della costruzione dello Stato Wa e la missione “civilizzatrice” dei missionari. Secondo l’antropologo Stevan Harrel, la strategia di mirare alle tribù delle colline, tra cui i Wa, dipende dal fatto che “i popoli di confine, rispetto agli Han, fornivano un terreno molto più fertile su cui seminare i semi del Vangelo e della vita moderna”.15)Stevan Harrell (a cura di), Cultural Encounters on China’s Ethnic Frontiers (Seattle and London: University of Washington Press, 1995).

L’approccio dei missionari che ho osservato nel 2018 era lo stesso di quello attuato nel primo Novecento: il focus non era solo sulla predicazione, ma anche sull’educazione linguistica, lo sviluppo economico attraverso l’introduzione di tecnologie e sulla creazione di una base e di un luogo di incontro.16)Vedi anche Xi, “Fulfilling Prophecies on China’s Ethnic Frontiers in Southeast Asia”.

L’insegnamento di competenze linguistiche è un elemento fondamentale nella pratica missionaria a causa delle barriere rappresentate dall’analfabetismo e dalla mancanza di una lingua parlata comune. Nella fattoria, l’inglese era la lingua utilizzata nei gruppi numerosi e pertanto tutte le persone che lavoravano là imparavano abbastanza per intrattenere conversazioni elementari oppure per ricevere nozioni religiose. Per contro, nel momento in cui i missionari si recavano nei villaggi circostanti, erano soliti usare la lingua Wa per comunicare. In merito a ciò, il Joshua Project, un’organizzazione di ricerca cristiana, ha osservato che “lo scarso livello di istruzione tra i Wa è un ostacolo alla loro comprensione dei Vangeli e che pochi credenti hanno anche una comprensione di base della salvezza”, chiedendo ai lettori di “pregare affinché l’alfabetizzazione dei Wa migliori e che acquisiscano una migliore comprensione della parola di Dio”.17)Wa in China”, Joshua Project (consultato il 1 Ottobre 2023). Sebbene i missionari considerino l’alfabetizzazione in questi termini ristretti, i più ampi benefici sociali derivanti da un incremento dell’alfabetizzazione hanno favorito una maggiore integrazione tra la Chiesa e il sistema educativo.

Si evince, da altri parallelismi tra le pratiche missionarie contemporanee e quelle storiche, come anche lo sviluppo economico contribuisca all’integrazione dei cristiani nelle comunità di destinazione e stimoli lo sviluppo di una rete sociale cristiana. Oltre ad agire in campo educativo, i missionari di ieri, così come quelli di oggi, offrivano vari benefici economici attraverso la condivisione di conoscenze e tecnologie agricole. Nel caso della fattoria nello Yunnan, la formazione professionale e lo sviluppo economico che hanno promosso hanno apportato un beneficio tangibile all’area, il che potrebbe aver contribuito inizialmente a placare le autorità locali.

Istituendo le chiese come centri economici ed educativi, i missionari offrono molteplici “punti di accesso” per un’introduzione del cristianesimo. Piuttosto che dedicarsi a un mero proselitismo in contesti potenzialmente ostili, i missionari hanno sviluppato strategie complesse. La pratica che ho osservato si basava innanzitutto sulla creazione di una relazione positiva con i potenziali convertiti attraverso l’assistenza, lo sviluppo economico e l’istruzione, massimizzando le opportunità per un’introduzione della fede. Solo in un secondo momento, il tema del cristianesimo veniva introdotto da una persona Wa. Questa trasmissione “da pari a pari” riflette la situazione politica ostile al cristianesimo nella Cina contemporanea. Poiché il controllo statale era più debole nella Cina Qing e nazionalista, le chiese avevano l’autonomia di agire come centri di aggregazione per la comunità Wa. Sebbene alcune di queste funzioni siano riproposte dai missionari contemporanei che ho osservato, il controllo dello Stato ha impedito alla chiesa domestica di mantenere i ritmi di uno stile di vita congregazionale e di sostituire completamente il sistema educativo statale.

La minaccia del nazionalismo e quella del separatismo sono altri fattori che hanno storicamente plasmato l’identità etnico-religiosa nella regione. Anche questo fattore può aver influenzato la reazione dello Stato nei confronti del progetto missionario della fattoria. Come osservato da Lian Xi:

Il progetto missionario era in competizione con quello dello Stato centrale. … Ma il movimento cristiano offriva ai popoli delle colline l’opportunità di scegliere. Nel lungo periodo, a differenza del progetto coercitivo dello Stato di assimilazione e trasformazione ideologica, l’opera missionaria – nonostante la lotta contro lo sciamanesimo locale, i ritmi di vita e persino i canti e le danze tradizionali – ironicamente concedeva loro la possibilità di preservare la propria identità. Le credenze cristiane si fondevano con le memorie e i sogni dei locali fino a diventare un loro “tratto etnico distintivo”.18)Xi, “Fulfilling Prophecies on China’s Ethnic Frontiers in Southeast Asia”.

Le conversioni di massa nei primi anni del ventesimo secolo permisero alle tribù collinari di preservare “memorie e sogni” propri senza l’onere associato a pratiche come i sacrifici animali o la caccia alle teste. Il contesto politico che plasma il rapporto tra identità etnica e religione è indubbiamente cambiato. Tuttavia, nella fattoria, durante i sermoni e le preghiere di gruppo, ho notato che, analogamente, molti inni Wa venivano cantati su melodie della loro tradizione, sebbene fossero tradotti da fonti occidentali.

Durante le nostre conversazioni, alcuni Wa hanno espresso la convinzione che credere nel cristianesimo avrebbe permesso loro di distanziarsi dal proprio bagaglio storico-geografico e di ridurre la discriminazione nelle aree a maggioranza Han. In modo simile, all’inizio del ventesimo secolo “nel villaggio Lisu di Liwudi, nella valle superiore del fiume Salween, un predicatore itinerante affrontò un esattore Han che aveva minacciato violenze contro gli abitanti del villaggio, e questi ultimi avevano concluso che, se gli Han non osavano offendere il predicatore, quando loro l’avessero seguito nella nuova fede, gli Han non avrebbero più osato perseguitarli”.19)Xi, “Fulfilling Prophecies on China’s Ethnic Frontiers in Southeast Asia”. Oggi il cristianesimo protestante è una delle cinque religioni riconosciute dallo Stato, mentre molte pratiche tradizionali dei Wa sono diventate attrazioni turistiche nelle zone Wa dello Yunnan.20)Wengding Wa Ethnic Village in Cangyuan County, Lincang”, Yunnan Exploration, 2021 (consultato il 1 Ottobre 2023).

Le dinamiche di assimilazione statale e di trasformazione ideologica contemporanee influenzano la percezione dei missionari stranieri da parte degli ufficiali cinesi nell’area a maggioranza Wa dello Yunnan. Nella memoria dello Stato cinese, il cristianesimo ha fornito alle tribù delle colline strumenti per mantenere l’identità etnica nonostante i progetti statali di assimilazione e hanno sviluppato comunità incentrate sulla chiesa al di fuori del controllo dell’autorità statale. I missionari della famiglia Young riuscirono a battere lo Stato in una corsa per creare un alfabeto Wa, successivamente preferito al pinyin ufficiale. Inoltre, i missionari stranieri sono intrinsecamente legati ai loro paesi d’origine. Narrazioni storiche come il Secolo dell’Umiliazione descrivono la libertà di azione dei mercanti e dei missionari stranieri in Cina come sintomo dell’umiliazione nazionale e della debolezza della Cina.21)Alison Adcock Kaufman, “The ‘Century of Humiliation’ and China’s National Narratives”, United States–China Economic and Security Review Commission, March 2011. Poiché leader come Xi Jinping si affidano sempre più a narrazioni storiche nazionaliste,22)Ivo Daalder, “Xi is Fixated on Ending China’s Century of Humiliation”, Politico, July 11, 2023 (consultato il 1 Ottobre 2023). il controllo sugli stranieri che operano in Cina è stato ulteriormente incentivato.23)Nathan VanderKlippe, “China Broadens Crackdown on Foreign Missionaries”, The Globe and Mail, August 25, 2014 (consultato il 1 Ottobre 2023). Inoltre, le chiese sono tenute d’occhio dallo Stato poiché viste come gruppi coordinati con il potenziale di organizzare resistenza politica. Il Partito Comunista Cinese cerca di inglobare tutte le organizzazioni religiose sotto una delle organizzazioni nazionali (il Movimento Patriottico delle Tre Autonomie sovrintende alle chiese protestanti).24)Mickey Spiegel, “China: State Control of Religion”, Human Rights Watch, 28 October, 1997 (consultato il 1 Ottobre 2023). In questo contesto, una chiesa clandestina gestita da stranieri che si rivolge a una minoranza stanziata in regioni di confine la cui relazione storica con il cristianesimo ha alimentato nazionalismo e resistenza all’assimilazione, non può che essere percepita dalle autorità come potenzialmente pericolosa.

Il trattamento riservato dalla polizia ai lavoratori agricoli Wa, all’indomani del sequestro della fattoria, riflette aspetti delle politiche cinesi nell’amministrare la regione. I tribunali cinesi non godono di indipendenza: spesso, giudici e uffici dell’accusa collaborano con i segretari del Partito per influenzare casi giudiziari politicamente sensibili, dove gli avvocati della difesa sono meno rilevanti delle guanxi 关系 (relazioni) dell’imputato.25)Ira Belkin, “China’s Criminal Justice System: A Work in Progress”, Washington Journal of Modern China, 2005 (consultato il 1 Ottobre 2023). La detenzione dei lavoratori Wa potrebbe rappresentare una situazione politica delicata e, di conseguenza, soggetta a interventi del Partito, almeno a livello locale. Come evidenziato, uno dei lavoratori Wa detenuti è stato trasferito nel Sichuan e arruolato nell’esercito, il che mostra un certo grado di coordinamento tra le autorità provinciali. In entrambe le situazioni che mi sono state raccontate, i lavoratori Wa sono stati spostati dalle aree a maggioranza Wa a contesti urbani a maggioranza Han e impiegati in una gerarchia strettamente monitorata e controllata (polizia ed esercito). Ciò sembra indicare l’intenzione dello Stato di allontanare dalle comunità etniche individui considerati politicamente instabili a causa della loro associazione con missionari stranieri e di inserirli al servizio dello Stato.

Un altro elemento che potrebbe avere influito sul trattamento dei Wa è la relazione esterna di Pechino con lo Stato autonomo Wa in Myanmar. Nel 1989, i Wa e altre minoranze etniche hanno ottenuto l’autonomia dal governo centrale del Myanmar, ricevendo in un secondo momento un sostegno significativo da parte della Cina. All’inizio, il traffico di droga aveva finanziato gran parte dell’espansione militare e dello sviluppo dello Stato, principalmente attraverso la vendita di eroina nei vicini Laos e Thailandia. Nel 1997, gli ufficiali Wa dichiararono che l’area sarebbe stata liberata dalla produzione di eroina entro il 2005.26)Transnational Institute, “Alternative Development or Business as Usual? China’s Opium Substitution Policy in Burma and Laos”, Drug Policy Briefing, 33, 2010 (consultato il 1 Ottobre 2023). In seguito, Cina e ONU hanno collaborato con lo Stato Wa per convertire le coltivazioni di eroina in colture alternative come la gomma.27)Chouvy, “Myanmar’s Wa: Likely Losers in the Opium War”. Attualmente, l’Esercito Wa è la più grande forza militare non statale al mondo.28)Bertil Lintner, “The United Wa State Army and Burma’s Peace Process”, Peaceworks, 147, 2019 (consultato il 1 Ottobre 2023). Mediante lo sviluppo di una relazione positiva con lo Stato Wa attraverso aiuti allo sviluppo e vendita di armi, la Cina è in grado di esercitare un’influenza sul governo centrale del Myanmar su questioni cruciali come i gasdotti Sino-Myanmar e il controllo del traffico di droga verso la Cina.29)Bertil Lintner, The Wa of Myanmar and China’s Quest for Global Dominance (Chiang Mai: Silkworm books, 2021). Lo Stato Wa ha anche beneficiato del turismo cinese e del commercio transfrontaliero con la Cina, con Mong La trasformata in un’attrazione turistica.30)Lintner, “The United Wa State Army and Burma’s Peace Process”. Questa relazione esterna con una minoranza etnica interna è fondamentale per gli interessi geopolitici cinesi nella regione.31)Lintner, “The United Wa State Army and Burma’s Peace Process”. Pertanto, la minaccia di mettere potenzialmente in pericolo questa cruciale relazione internazionale potrebbe aver influito sulle decisioni legali prese in questo caso o avere suscitato interferenze da parte degli ufficiali del Partito Comunista Cinese nei processi di mediazione giudiziaria.

Conclusioni

 Il caso presentato in questo articolo funge da “microcosmo” che riflette le dinamiche più ampie delle attività missionarie in un contesto etnico, sociale e culturale complesso. La contrapposizione tra l’impegno fervente dei missionari nel diffondere il Vangelo e il desiderio dei Wa di mobilitarsi socialmente e di distanziarsi dalle consuetudini tradizionali sottolinea l’interazione sfumata di fattori religiosi, sociali e socioeconomici. Per i lavoratori Wa, il cristianesimo rappresentava un espediente per mitigare la discriminazione e accedere a migliori opportunità di istruzione e impiego, evidenziando la natura multifunzionale della fede nelle loro vite.

D’altro canto, questo resoconto ha evidenziato anche le criticità legali associate alle attività missionarie. Violazioni della legge cinese, in particolare in materia di religione e istruzione, emergono evidenti nell’uso di storie bibliche come strumenti didattici. Il difficile terreno su cui operano i missionari è dato dall’equilibrio delicato tra la libertà di professare il proprio culto e la necessità di conformarsi alla normativa statale. Nel caso in questione, ritengo che i missionari abbiano mostrato una sorprendente leggerezza nel coinvolgere i lavoratori Wa in una simile situazione giuridicamente precaria.

Eppure, in mezzo a tante sfide, la fattoria è riuscita a porsi come un punto di riferimento non solo per il perseguimento degli obiettivi religiosi, ma anche per agevolare connessioni pratiche, supporto logistico e una rete di relazioni, costituendosi come “ponte” tra i missionari e la gente locale, e fornendo uno spazio per lo scambio e il reciproco beneficio.

In conclusione, questo resoconto offre uno sguardo sulle complessità del lavoro missionario nella Cina contemporanea, intrecciando i fili della fede, dell’istruzione, della mobilità sociale e dello scambio culturale.

(Tradotto dall’inglese da Maryam Seghayer)

Hagstrom, Missionari protestanti PDF

Immagine: Fattoria lattiero-casearia vicino a Lingcang, Yunnan (foto dell’autore)

Erik Hagstrom si è laureato in Economia Politica con specializzazione sulla Cina presso l’Università della California, Berkeley. Nel 2018, ha trascorso un mese presso un’azienda lattiero-casearia rurale vicino a Lincang, nello Yunnan, dove ha osservato un progetto missionario americano volto a convertire i Wa locali. In qualità di ricercatore associato presso il California China Climate Institute, ha indagato le linee guida degli Stati Uniti e della Cina sugli investimenti energetici pubblici nei combustibili fossili. Attualmente, è un borsista di CivicSpark, impegnato nell’implementazione di politiche energetiche, recupero degli alimenti e gestione dei rifiuti presso la Contea di Solano.

References
1 Headhunting Days Are Over for ‘Myanmar’s Wild Wa’”, Reuters, 10, 2007 (consultato il 1 Ottobre 2023).
2 From Heads Hunting to Souls Hunting—Ethnic Wa Church”, Your Asian Partner & Passage To SouthWest China, 2006 (consultato il 1 Ottobre 2023).
3 Stories about Persecuted Christians in China”, China Aid Association, June 11, 2004 (consultato il 1 Ottobre 2023).
4 La percezione dei Wa è spesso plasmata da pregiudizi e prospettive geostoriche. Vedi Pierre-Arnaud Chouvy, “Myanmar’s Wa: Likely Losers in the Opium War”, Asia Times, 24, 2004 (consultato il 1 Ottobre 2023).
5 From Heads Hunting to Souls Hunting.
6 China: Police Detain More Ethnic Christians in Rural Yunnan”, CSW, 19, 2023 (consultato il 1 Ottobre 2023).
7 Annual Report on Persecution of Chinese House Churches by Province: From January 2006 to December 2006”, China Aid Association, January 2007 (consultato il 1 Ottobre 2023).
8 Lian Xi, “Fulfilling Prophecies on China’s Ethnic Frontiers in Southeast Asia: Peripheral Peoples’ Encounter with Christianity in the Twentieth Century”, Church History, 92, 1, 2023, 99-121.
9 “China: Police Detain More Ethnic Christians in Rural Yunnan”.
10 Tony Lambert, China’s Christian Millions. New Edition Fully Revised and Updated (Oxford: Monarch, 2006).
11 Xi, “Fulfilling Prophecies on China’s Ethnic Frontiers in Southeast Asia”.
12 Harold Mason Young, To the Mountain Tops: A Study of the Lahu of Burma and Thailand (Xlibris, 2013).
13 “The Young Family’s Work with the Wa People”.
14 Writing of the Wa Language”, SOAS WA Dictionary Project, 2006 (consultato il 1 Ottobre 2023).
15 Stevan Harrell (a cura di), Cultural Encounters on China’s Ethnic Frontiers (Seattle and London: University of Washington Press, 1995).
16 Vedi anche Xi, “Fulfilling Prophecies on China’s Ethnic Frontiers in Southeast Asia”.
17 Wa in China”, Joshua Project (consultato il 1 Ottobre 2023).
18 Xi, “Fulfilling Prophecies on China’s Ethnic Frontiers in Southeast Asia”.
19 Xi, “Fulfilling Prophecies on China’s Ethnic Frontiers in Southeast Asia”.
20 Wengding Wa Ethnic Village in Cangyuan County, Lincang”, Yunnan Exploration, 2021 (consultato il 1 Ottobre 2023).
21 Alison Adcock Kaufman, “The ‘Century of Humiliation’ and China’s National Narratives”, United States–China Economic and Security Review Commission, March 2011.
22 Ivo Daalder, “Xi is Fixated on Ending China’s Century of Humiliation”, Politico, July 11, 2023 (consultato il 1 Ottobre 2023).
23 Nathan VanderKlippe, “China Broadens Crackdown on Foreign Missionaries”, The Globe and Mail, August 25, 2014 (consultato il 1 Ottobre 2023).
24 Mickey Spiegel, “China: State Control of Religion”, Human Rights Watch, 28 October, 1997 (consultato il 1 Ottobre 2023).
25 Ira Belkin, “China’s Criminal Justice System: A Work in Progress”, Washington Journal of Modern China, 2005 (consultato il 1 Ottobre 2023).
26 Transnational Institute, “Alternative Development or Business as Usual? China’s Opium Substitution Policy in Burma and Laos”, Drug Policy Briefing, 33, 2010 (consultato il 1 Ottobre 2023).
27 Chouvy, “Myanmar’s Wa: Likely Losers in the Opium War”.
28 Bertil Lintner, “The United Wa State Army and Burma’s Peace Process”, Peaceworks, 147, 2019 (consultato il 1 Ottobre 2023).
29 Bertil Lintner, The Wa of Myanmar and China’s Quest for Global Dominance (Chiang Mai: Silkworm books, 2021).
30 Lintner, “The United Wa State Army and Burma’s Peace Process”.
31 Lintner, “The United Wa State Army and Burma’s Peace Process”.