Introduzione

Alla minima provocazione, [i contadini] agguantano i signorotti locali e i nobili di campagna, mettono loro in testa alti cappelli di carta e così conciati li portano in giro per il villaggio dicendo: “Ecco, adesso ci conosci, sporco nobilotto!”. I contadini fanno ciò che vogliono, capovolgono tutto, creando nelle campagne un’atmosfera di terrore.1)Mao Zedong, Opere di Mao Tse-tung, 2 (Milano: Edizioni Rapporti Sociali, 2006), 95. Per la versione cinese si veda Mao Zedong 毛泽东, Mao Zedong xuanji 毛泽东选集 [Opere scelte di Mao Zedong] (Beijing: Renmin chubanshe, 1967), 16.

Queste righe, appassionate e appassionanti, sono tratte dal rapporto di Mao sullo Hunan e indicano l’importanza che i villaggi cinesi hanno avuto nella storia rivoluzionaria della Cina. Nondimeno si può dire sui chengzhongcun 城中村 (“villaggi urbani”) che hanno visto una crescita tumultuosa negli ultimi decenni. Ovviamente, però, lo spirito ribelle descritto da Mao è introvabile oggi nella propaganda ufficiale cinese. Dunque, l’esplorazione di uno di questi villaggi in-between (semi-rurali o semi-urbani) ci offre la possibilità di intravedere un’immagine della vita nella Cina “in via di sviluppo” che è alternativa a quella offerta dal partito-Stato.2)Mindi Schneider, “What, then, is a Chinese peasant? Nongmin discourses and agroindustrialization in contemporary China”, Agriculture and Human Values, 32, 2, 2015, 338. In effetti, studiare la campagna permette di capire la città, e il loro rapporto è a sua volta un indicatore delle tendenze di sviluppo di una società intera.3)Karl Marx e Friedrich Engels, Ideologia tedesca (1933 [2007]).

Il presente saggio offre una finestra sulla vita del villaggio di Dongtou, nella periferia (che è nel processo di urbanizzazione) di Wuhan, studiando alcune dinamiche socio-economiche che complicano la cerimoniosa ufficialità. Questo articolo è diviso in tre parti. In primo luogo, descriveremo brevemente Dongtou e la sua storia più recente. In secondo luogo, racconteremo alcuni dei cambiamenti che il villaggio sta subendo, in particolare attraverso gli occhi di piccoli negozianti e proprietari terrieri. In terzo luogo, ci soffermeremo su parte di una più vasta tradizione radicale che appartiene a Dongtou. Saremo quindi testimoni di alcune delle attività organizzate da anarchici spregiudicati, come il chahuahui茶话会 (“Chiacchierata con tè”) ed il Dongdong tongxun東東通訙 (DongDong Bulletin). Nel complesso, ci auguriamo che l’utilità dell’analisi marxista nello studio delle questioni contemporanee in Cina risulti confermata, più o meno costantemente, nelle pagine che seguono.

Prima di procedere, introduciamo qui brevemente le fonti primarie a cui abbiamo attinto per questo saggio. Con il nostro compagno “M”, abbiamo condotto diverse interviste in molteplici viaggi di ricerca. Il tema si basa quindi in larga misura sulla storia orale. Ciò è un efficace strumento quando si studiano le aree rurali, come ci hanno insegnato autori quali Emilio Sereni.4)Sereni ha anche concepito il paesaggio stesso come tela sulla quale i contadini – da sempre i grandi dimenticati della storia – scrivevano. Insomma, i contadini non hanno mai smesso di parlare. Il suo contributo, tra l’altro, è arrivato un quarto di secolo prima dell’apparizione dei subaltern studies. Vedi, Emilio Sereni, Storia del paesaggio agrario italiano (Roma: Laterza, 2007), 17-19. Per rimanere in sintonia con la Cina, l’antropologo Fei Xiaotong 费孝通 ha notoriamente riportato lo stesso punto nel suo Xiangtu Zhongguo 乡土中国 (La Cina rurale) del 1947.5)Fei Xiaotong费孝通, Xiangtu zhongguo乡土中国 [La Cina rurale] (Haikou: Nanfang chubanshe, 2020), 4-9. Su un ultimo punto, riguardante le motivazioni alla base della selezione degli intervistati (cioè come li ho scelti), dovrà bastare una citazione tratta da Il grande Gatsby: “erano solo eventi casuali in un’estate affollata”.6)F. Scott Fitzgerald, The Great Gatsby (London: Everyman’s Library, 1991), 47. Traduzione mia.

Un villaggio sulle rive del Donghu

Dongtou si trova nella periferia orientale di Wuhan, la città che è diventata famosa, o famigerata, in tutto il mondo per via del Covid-19. Il villaggio si adagia tra le sponde del Donghu 东湖 (“Lago orientale”) e l’ingresso del Wuhan zhiwuyuan 武汉植物园 (giardino botanico di Wuhan). Con circa 4000 anime, la popolazione di Dongtou può essere divisa in due categorie: i bendiren 本地人 (autoctoni) e gli yimin gongren 移民工人 (lavoratori migranti, solitamente chiamati waidiren 外地人, “stranieri”). I migranti provengono da tutta la Cina, ma soprattutto dallo Hubei (la provincia la cui capitale è appunto Wuhan). Sono prevalentemente giovani o relativamente tali, cioè intorno ai 30 anni, e di solito svolgono lavori di basso livello nella città adiacente, soprattutto nella zona di Guanggu, nella parte est di Wuhan. Sono loro i costruttori del, o la carne da cannone per il, “miracolo economico” della Cina post-socialista.

Ci è difficile stimare con accuratezza o trovare dati concreti su quale sia la proporzione tra migranti e autoctoni, ma probabilmente un terzo della popolazione è composta da non locali. Sappiamo però che i locali appartengono principalmente a tre gruppi di cognomi: Zhou 周, Zhu 朱 e Feng 冯.

Dongtou era originariamente un villaggio di pescatori, uno dei tanti punti sulle rive dei numerosi laghi di Wuhan. Ha subito pesanti cambiamenti nel corso del XX secolo. Ad esempio, durante l’era maoista fu una fattoria collettiva per la produzione di uno o due specifici prodotti agricoli. Con la fine dell’era maoista e la svolta dengista del 1978, Dongtou è diventato un luogo semi-abbandonato dai propri abitanti, con i giovani che sono andati a lavorare nella giungla della città vera e propria, distante qualche decina di minuti di autobus.  Lentamente ha attirato i nuovi migranti dalle campagne. Tipicamente, anziani e molti bambini – i liushou ertong 留守儿童 (left-behind children) – sono stati lasciati indietro.7)Guangzhong Cao, Kai Li, Ruimin Wang e Tao Lui, “Consumption Structure of Migrant Worker Families in China”, China & World Economy 25, 4, 2017, 12.

Più recentemente, le dinamiche capitalistiche di espansione del mercato e della finanza (cioè processi per la formazione, accumulazione e concentrazione di profitto e dei mezzi per ricavarlo nelle mani di pochi privati a discapito della collettività) si stanno irradiando dalle città verso le campagne.8)Hairong Yan, Ku Hok Bun e Siyuan Xu, “Rural revitalization, scholars, and the dynamics of the collective future in China”, The Journal of Peasant Studies 48, 4, 2021, 860-3. Non è ancora chiaro se la tendenza di queste dinamiche indichi una convergenza monopolistica o, invece, per ora ancora solo l’esistenza di piccoli competitori. Questo avviene attraverso l’espropriazione piuttosto che attraverso la crescita, cioè attraverso la distruzione di settori produttivi non capitalistici o statali e la soppressione delle risorse comuni in nome della privatizzazione.9)Judith Whitehead, “Accumulation through Dispossesion and Accumulation through Growth: Intimations of Massacres Foretold?”, in Michael Ekers, Gillian Hart, Stefan Kipfer, Alex Loftus (a cura di), Gramsci: Space, Nature, Politics (Chichester: Wiley-Blackwell, 2013), 280-1. Il processo, o la transizione da un’economia socialista ad una di mercato, che crea inevitabilmente possenti disequilibri sociali e povertà per ampie categorie di lavoratori, ha distrutto e sta distruggendo elementi di sicurezza sociale – come le danwei单位 (unità di lavoro) – e ha svuotato il villaggio di risorse, inclusi i giovani che sono partiti.10)Fulong Wu, “Urban Poverty and Marginalization under Market Transition: The Case of Chinese Cities”, International Journal of Urban and Regional Research 28, 2, 2004, 401-23. Proprio da questa distruzione emergono i nuovi contadini arrichiti, i tu er dai 土二代, come ha fatto notare Nellie Chu.11)Nellie Chu, “Tu Er Dai Peasant Landlords and the Infrastructures of Accumulation in Guangzhou’s Urban Villages”, positions asia critique 30, 3, 2022, 479-99.

A Dongtou, queste dinamiche si sono intensificate negli ultimi anni. Nel 2017, sulla scia di fenomeni decennali non limitati all’Hubei, il governo locale ha lanciato un progetto di “rinnovamento” dell’area.12)Tong Lam, “The dark Side of the Miracle: Spectacular and Precarious Accumulation in an Urban Village under Siege (A Photo Essay)”, positions: asia critique 30, 3, 2022, 523-47. Ciò è stato fatto sotto la bandiera del lüdao 绿道 (sentiero verde) – all’interno della più ampia Wuhan donghu shengtailuyoufengjingqu 武汉东湖生态旅游风景区 (Area ecologica e turistica di Donghu) – che è una serie di passaggi pedonali e ciclabili sul lungo-lago di Donghu in costruzione dal 2015 ed è riconosciuta come una delle principali attrazioni turistiche di Wuhan.

Il processo di crescita di nuove dinamiche economiche (in questo caso di stampo capitalistico) si vede innanzitutto nell’evoluzione delle reti di comunicazione e trasporto. I mezzi di comunicazione pongono un limite alla possibilità di sviluppare un rapporto equilibrato tra città e campagna. È per questo, usando un esempio nostrano, che il processo di pavimentazione stradale è stato decisivo per la conquista romana della campagna.13)Si veda, ad esempio, Richard Lefebvre Des Noëttes, L’Attelage, Le Ceval de Selle à travers les âges: contribution à l’Histoire de l’Esclavage (Parigi: Editions A. Picard, 1931). Gli abitanti di Dongtou lo sentono sulla loro pelle. Ora le strade sono state costruite ed asfaltate, sono stati creati dei punti di ristoro. Ora, nei fine settimana frotte di cittadini fiduciosi nello “stacco del weekend” e pieni di esigenze affollano le zone circostanti. Bisogna fare attenzione nell’avventurarsi fuori casa. Le strade sono state recentemente riqualificate con nuovi segnali stradali e luci, sono intasate da auto, ciclisti e motociclisti accaniti. Prendere un autobus è diventato impossibile. Secondo molti residenti, è meglio evitare di uscire il sabato o la domenica.

L’analisi di Marco d’Eramo contenuta ne Il selfie del mondo ci aiuta a capire alcuni cambiamenti di Dongtou. D’Eramo ha spiegato che l’industria turistica è la più importante industria dell’era moderna – un’industria fatta non solo di superstruttura, di consumi o di spectacle, ma anche di (tanto, tanto) acciaio ed asfalto. Il turismo di massa, spiega lo studente di Pierre Bourdieu, richiede un trasporto di massa.14)Marco d’Eramo, Il selfie del mondo. Indagine sull’età del turismo (Milano: Feltrinelli, 2017), 10-12. A Dongtou questo è palese: il governo ha deciso di costruire nuovi parcheggi, aggiungendoli all’unico vecchio, e facendoli diventare a pagamento; una linea della metropolitana è in fase iniziale di costruzione. Infatti, lo stesso lüdao si configura non solo come una pista ciclabile, ma come una vera e propria forma di trasporto di massa che trasforma il turista pedalante in postino e pacco  allo stesso tempo. Se non tutti possono permettersi una macchina, chiunque può noleggiare una bicicletta o farsi un giro in metro per “spedirsi” a comprare.

Il progetto lüdao è piuttosto vasto e include alcuni villaggi da trasformare attraverso massicci investimenti (pubblici e privati) in villaggi turistici sotto l’insegna dell’innovazione ma anche della tradizione. Altri, ovviamente, devono o sono stati smantellati.15)Mindi Schneider, “What, then, is a Chinese peasant? Nongmin discourses and agroindustrialization in contemporary China”, Agriculture and Human Values 32, 2, 2015, 338. Per informazioni al riguardo, si veda il sito governativo Wuhan donghu shengtailuxingfengjingqu 武汉东湖生态旅行风景区 e il documento Wuhan donghu shengtailuxingfengjingqu baohuyufazhan “shisiwu” guihua jiedu” 《武汉东湖生态旅行风景区保护与发展“十四五”规划》解读 [Illustrazione del 14° Piano quinquennale per la protezione e lo sviluppo dell’area ecologica di Donghu]. Il documento relativo al 13° Piano (2016-2020) è anche rilevante al riguardo. Ciò che vale la pena di sottolineare è che quest’area verde comprendeva tradizionalmente una dozzina di villaggi. Il governo locale ha scelto di salvarne alcuni come Dongtou o Dali, mentre altri sono stati destinati alla demolizione. Il principio è semplice: i villaggi che possono esser sviluppati per diventare economicamente redditizi sono stati oggetto dell’opera di “riqualificazione”, il resto è stato scartato. La vicinanza di Dongtou e Dali all’ingresso dei giardini botanici li ha salvati.

Tuttavia, qualcosa non ha funzionato per Dongtou, e questo ci aiuta a vedere il tipico strato di corruzione locale che aggarbuglia pubblico e privato e che spesso avvolge la terra del socialismo. Mentre il piano prevedeva lo sviluppo immediato di Dongtou, i fondi sono invece finiti al vicino villaggio di Dali. Oggi, tra gli abitanti, Dali è soprannominato “Europa”; Dongtou, invece, “Africa”.16)È interessante anche notare la definizione di Dali nei circoli più formali, dove la discriminazione Africa/Europa (che in questo caso ha connotati palesemente offensivi) creerebbe probabilmente imbarazzo. Ad esempio, il quotidiano Changjiang Ribao 长江日报 ha definito Dali un Wenchaung wanghong cun文创网红村, cioè un villaggio “celebrità” per l’innovazione e la cultura. V. “Wuhan Donghu Dalicun bianshen ‘Wenchuang wanghong cun’” 武汉东湖大李村变身“文创网红村”  (Il villaggio Dali sul Donghu, Wuhan, si trasforma in un “villaggio celebrità per innovazione e cultura”). Come si spiega questo cambio di priorità? Non possiamo dirlo con certezza libresca – un tipo di conoscenza che non aiuta in questo caso. Ma “voci di paese”, che sono spesso egualmente o anche più affidabili di quelle dell’élite, soprattutto in un contesto dove tutto è filtrato dalla censura, aprono interessanti piste conoscitive.17)Per un esempio di tensione tra conoscenza orale-locale e conoscenza ufficiale, si veda, Anna Green and Timothy Cooper, “Community and Exclusion: The Torrey Canyon Disaster of 1967”, Journal of Social History 48, 4, 2015, 896-7. Si vocifera che un professore di architettura della vicina Huazhong Keji Daxue 华中科技大学 (Hubei University of Science and Technology, HUST) con legami stretti coi funzionari del governo locale, sia intervenuto per dirottare i fondi a Dali. Lì, ha da poco aperto uno studio di architettura – e proprio uno dei suoi dipendenti ce lo ha confermato (sempre a parole), anche se con vanteria tipica e sempre un poco sospetta. Ad ogni modo, questo caso di conflato tra stato e capitale non sarebbe nulla di inedito e Tong Lam ha notato che un miscuglio di architetti, governance locale e imprenditori olia la macchina burocratica cinese con una buona dose di corruzione.18)La gang degli architetti non è attiva solo a Wuhan. Per altri esempi di queste tresche edilizie si veda, Lam, “The Dark Side of the Miracle”, 526-8. Utilizzando gli slogan di cultura e tradizione si crea il pretesto di conservare, migliorare e/o rinnovare questi villaggi. Invece si escludono i lavoratori, mettendo in atto manovre speculative.19)Ibidem. Infatti, aggiungiamo noi, spesso cultura e tradizione sono create ad hoc per tale scopo.

Questo va di pari passo con l’idea di “sviluppo”, che in questo caso significa formazione di un’economia di mercato con il necessario stravolgimento delle precedenti forme di organizzazione sociale. Ad esempio, nell’ultimo anno a Dali sono stati aperti una dozzina di nuovi alberghi – che però vengono classificati come minsu 民宿 (a gestione familiare) – ristoranti e bar. Molti edifici sono stati abbattuti e ricostruiti, rimossi o ristrutturati. Le persone che vi abitavano sono state trasferite. Infatti, un intero palazzone è stato ristrutturato per ospitare i lavoratori che ora sgobbano nel villaggio come addetti alle pulizie e ai servizi – ogni padrone necessita di alloggi per accasermare i suoi lavoratori.20)Friedrich Engels, ‘The Housing Question”, in Marx-Engels-Lenin-Stalin Institute (a cura di), Karl Marx and Frederick Engels. Selected Works in Two Volumes, Volume I (Moscow: Foreign Language Publishing House, 1955), 536-50. E se nel 1971, nell’ottica di Elio Petri, la classe lavoratrice pareva andare in paradiso assieme a Lulù, oggi sembra andare in vacanza.21)Elio Petri (dir.), La classe operaia va in paradiso, Euro International Films (1971).

Ma ritorniamo agli squallidi palazzoni di lavoratori che si trovano nelle periferie delle periferie e che sono spesso cordonati da cespugli e/o simili per tenerli nascosti dagli alberghi. Come scrisse Friedrich Engels, spesso “la miseria abita in stradicciuole nascoste accanto ai palazzi dei ricchi”.22)Friedrich Engels, The Condition of the Working Class in England (London: Penguin, 2009), 70. Tutte le traduzioni dall’inglese all’italiano usate per questo testo provengono da marxists.org. Prima le strade di Dongtou o Dali erano buie e silenziose, quando esistevano. Ora, specialmente quelle di Dali, sono illuminate in un orgasmo quasi incessante di luci multicolori. Vale la pena aggiungere che il capitale arriva, molto spesso, da Hankou, che è una delle tre parti che compongono la città di Wuhan (le altre sono Wuchang e Hanyang); è quella nota tra i wuhanesi come quartiere del laoqian老钱 (vecchio denaro) della città.

In contrasto con i palazzoni di quelli che puliscono, ad esempio, una nuova fattoria “turistica” è stata aperta a Dongtou. Herre Farm (He’er 赫尔) vuole rappresentare la tradizione delle zone rurali in Cina. Ma, come sappiamo, non ha nessun legame con il villaggio di pescatori e contadini che fu Dongtou. “T” è finito a lavorare lì dopo che il suo negozio di CD-ROM, musicassette e vinili è fallito. Ci conferma che:

Dongtou come lo conosciamo sta morendo, scomparendo. È rimpiazzato da questi business che non hanno nulla a che fare con la nostra storia. Qui non c’è [ovviamente] una tradizione di esercizi di questo tipo, di bar e di coffee shops. Non c’è relazione tra la gente del posto e questi negozi.

Allo stesso modo, di fianco a Dongtou e Dali sarà aperta una nuova arena per festival musicali. Alcuni residenti saranno trasferiti e il terreno su cui lavorano sarà (e parzialmente è già è stato) modificato radicalmente.

In generale, l’area verde deve trasformarsi in quello che può esser visto come un enorme supermercato o parco divertimenti a cielo aperto. Gli abitanti della città vi si recheranno per riposare durante il fine settimana, molti per scaricare la pressione settimanale causata da qualche bullshit job.23)David Graeber, Bullshit Jobs. A Theory (Londra: Penguin Books, 2019), 67-99. Cosa c’è di sbagliato in questa offerta di paradiso terrestre? In questa gloriosa storia di rinascita e lotta alla povertà, due parole d’ordine della xin shidai 新时代 (nuova era) cinese, ci sono più contraddizioni di quanto non appaia a prima vista.24)Per un’analisi interessante delle parole chiave del discorso politico cinese contemporaneo, si veda Beatrice Gallelli, La Cina di oggi in otto parole (Bologna: Il Mulino, 2021). Ne rileviamo alcune nei paragrafi a seguire.

Alcune voci di Dongtou: negozianti insonnoliti e capitalisti coraggiosi (e affamati)

La prima persona con cui entriamo in contatto è Zhou Wen 周文. Sulla trentina, paffutello, è il proprietario di un mini-market, l’immancabile xiaomaibu 小卖部. La sua famiglia possiede anche altre proprietà a Dongtou. Ci accoglie con uno sguardo amichevole, come sempre. Ma ci chiede subito cosa vogliamo. In effetti siamo dotati di una videocamera molto minacciosa, e “M” si sta scordando che non deve puntarla direttamente contro il volto degli intervistati. Il fatto che l’aggeggio abbia un microfono che sporge in avanti come un fallo, rende anche osceno l’atto di registrazione.

Dopo lo sconcerto iniziale, spieghiamo a Zhou Wen che stiamo raccogliendo le voci di questo villaggio per cercare di raccontare (in parte) la sua storia. Un amico del posto lo ha già avvertito, fortunatamente. La sua reazione immediata è ovvia: “Hai intenzione di caricare questi video su Internet?”. No, è la nostra risposta rapida e netta. Sembra aprirsi un po’. Per incoraggiarlo, acquistiamo un paio di bottiglie d’acqua fresca e delle (deliziose) barrette di cioccolato bianco. Zhou Wen prosegue spiegando che “in Cina si va in prigione per aver detto certe cose”. E chi vuole finire dietro le sbarre?

La discussione con Zhou Wen dura in realtà solo pochi minuti. Ci conferma che Dongtou sta cambiando radicalmente e a ritmi formidabili. Il piccolo negozio di famiglia è stato recentemente ristrutturato. La facciata è stata rifatta, con un’attraente insegna rossa e lucida. La vecchia porta di legno di un rosso sbiadito – un classico davvero squisito – è stata sostituita da una moderna e fredda porta di vetro che non si chiude bene e costringe le persone a infilarsi goffamente a causa dei nuovi scaffali che sono sistemati troppo vicino all’ingresso. Le pareti del negozio, un tempo sporche di ragnatele e polvere, sono state ridipinte di bianco. Gli interni sono stati ampliati e l’area commerciale ha occupato una delle stanze in cui prima viveva la famiglia Zhou. “Va bene così, ora vogliamo più spazio per il negozio”, ci dice. “Abbiamo comunque altre due stanze dietro”.

Anche i turni di lavoro sono cambiati. In passato, continua Zhou Wen, il negozio apriva verso le otto del mattino e rimaneva aperto fino alle nove di sera. La famiglia vive lì e i turni di lavoro erano quelli della routine quotidiana. Infatti, durante una mia visita pre-pandemia, quando di sera andavo a comprare quei prodotti di cui ci si rende conto con urgenza che mancano a casa – la birra d’estate o, cosa più critica, la carta igienica quando è finita – trovavo la madre di Zhou Wen mezza addormentata dietro la bancarella delle sigarette e pronta a chiudere la giornata alle nove. La domanda era sempre la stessa: “Ancora in piedi?”.

Ora le cose sono diverse. Ora ci sono tre xiaomaibu su questa main street, che, speculiamo, i dirigenti comunisti sperano di uniformare e di far diventare tanto monotona da potere competere, un giorno, con quella di Sinclair Lewis. Uno di questi si trova a meno di cento metri di distanza. I nuovi xiaomaibu sono davvero moderni, più lucidi e con più prodotti di quello di Zhou Wen. Ci informa che “la concorrenza è diventata dura”. Sua madre lo reitera più volte: “Ora questo piccolo negozio non può chiudere prima di mezzanotte”. Masticando il cioccolato, ringraziamo per il disturbo e li salutiamo.

L’intervista seguente si svolge nella Dongjia minsu 东家民宿 (“Casa d’oriente”) con Lily – usa un nome inglese – e sua figlia. Dongjia è la prima, e per ora unica, minsu di Dongtou. Lily ne è la proprietaria. È una proprietaria in carriera, che, oltre a Dongjia, possiede molte altre proprietà a Dongtou. Di contro, non è una contadina che ha perso la terra – requisita dal partito-Stato – e che ora campa con l’affitto dei lavoratori migranti, come spesso avviene nei villaggi urbani cinesi.25)L. Zhang, Simon X. B. Zhao, J.P. Tian, “Self-help in Housing and Chengzhongcun in China’s Urbanization”, International Journal of Urban and Regional Research 24, 7, 2003, 912-37. Sua figlia ha appena iniziato la laurea triennale a Sydney – uno dei migliori indicatori della stratificazione della borghesia cinese è il Paese estero in cui studiano i figli: l’Australia è l’opzione più economica (1/3 di studenti in Australia è cinese); l’Europa e l’America sono più costose.26)“China lodges concerns with Australia over student’s deportation”, Al Jazeera, 29/3/2022. Lily e la sua famiglia, ovviamente, non vivono a Dongtou. Si sono trasferiti nell’area di Guangu, che fa parte della Wuhan modernizzata, con i suoi centri commerciali, le strade asfaltate e i grattacieli – lì, la gigantesca rotonda con centro commerciale che si inabissa all’ingiù non può non richiamare la mente del passante ai gironi dell’inferno dantesco, con anche una fontana a mo’ di Cocito.

La conversazione con Lily è banale da un lato, indicativa dall’altro. La sua mente è monotematica: affari, l’architetto di Dali che le ha rovinato (meglio, ritardato) i piani, incassi del mese, nuovi clienti. Anche a rischio di semplificare un poco la realtà, non ci sembra troppo azzardato adattare parole altrui per affermare che per attori come Lily “nulla esiste al mondo all’infuori dell’amore pel denaro, poiché essa non aspira ad altro, che a guadagnare denaro”.27)Engels, The Conditions, 275. Lily ha poco o niente da raccontarci su questo villaggio, di cui sa solo che deve svilupparsi per gonfiarle il portafogli.

La conversazione è però indicativa di alcuni elementi paradossali del capitalismo turistico. Mentre passeggiamo nel giardino, Lily ci indica una cisterna per l’acqua appena dietro il muro di cinta di questo albergo. “Dobbiamo avere riserve d’acqua per i nostri clienti”, ci spiega. Il sistema idrico di Dongtou era appena sufficiente per le esigenze delle poche centinaia di contadini e pescatori che vi abitavano. Ora si sta ampliando perché qui dovrebbero aprire altri alberghi, ristoranti e bar. Per questo motivo, le interruzioni idriche si verificano spesso. Essere sotto la doccia senza acqua (specialmente d’inverno) o non averne alle 11 di mattina, quando si sta cucinando – non che il cliente abbia bisogno di cucinare – sono guai. I clienti pagano, i clienti vogliono. I residenti, dimenticati per anni, ora devono sopportare la mancanza d’acqua, i rumori incessanti di mazze e macchine scavatrici e i crateri fuori dalla porta di casa.

Un problema simile riguarda l’elettricità. In uno degli appartamenti della palazzina a tre piani posseduta da Lily vive “A”, un giovane trentenne migrante. Come ci spiega, la corrente elettrica in questa casa è insufficiente, ma la proprietaria non fa nulla al riguardo. In estate, quando la canicola supera i 40°C, è necessario utilizzare il condizionatore per evitare di sciogliersi. Ma, ahimè, questo si spegne automaticamente proprio quando è troppo caldo. Infatti, usarlo mentre si utilizzano altre utenze, cioè il solo frigorifero, provoca carenze di elettricità e continue interruzioni di corrente. Allo stesso modo, “la pressione dell’acqua è sempre così bassa – o l’acqua proprio manca – che si può a malapena fare una doccia”. Ovviamente Lily non fa nulla per gente come “A”. “Perché non installa una cisterna di riserva per questa casa? Perché non migliora le forniture elettriche di base?”, chiede lui retoricamente. Perché l’obiettivo a cui la padrona subordina tutte le altre attività qui è estrarre profitto, reinvestito in capitale economico, i.e. costruire la minsu, e capitale simbolico, i.e. mandare la figlia a studiare in Australia.28)Frédéric Lebaron, “Symbolic Capital”, in Alex Michalos (a cura di), Encyclopedia of Quality of Life and Well-Being Research (Dordrecht: Springer, 2014), 6537-43.

Lily ci confida anche il suo progetto di acquistare le terre intorno alla sua minsu. Ora sono lavorate da contadini indipendenti, che di solito trascinano i piedi e non vogliono vendere.29)Eric Hobsbawm, “Peasants and Politics”, The Journal of Peasant Studies, 1, 1, 1973, 18. Coltivano gli ortaggi che preferiscono, consumandone una parte e vendendone un’altra per strada e anche a Dongjia. Il problema, spiega Lily, è che questi contadini producono quello che vogliono, che non è necessariamente quello di cui ha bisogno la sua cucina. Quindi, “intendo comprare la terra e farli lavorare per produrre ciò che dico io”. E aggiunge, con tono leggermente più imbarazzato, che i contadini usano fertilizzanti naturali, ovvero sterco. Il fetore raggiunge inevitabilmente le narici dei clienti, con il suo aroma pungente che irrita, e magari crea il panico, tra la borghesia di Wuhan – non ci viene in mente una delle ultime scene di Parasite di Bong Joon-ho?30)Joon-ho Bong (dir.), Parasite, Barunson E&A (2019). Notiamo, una volta di più, la descrizione di Engels a riguardo, si veda, Engels, The Condition, 276-8. In ogni caso, se Lily riuscirà finalmente a comprare queste terre, questi problemi saranno risolti. Userà fertilizzanti chimici.

Questo punto sul fertilizzante apre la porta a una riflessione sulla forma e sulle dinamiche della società sotto osservazione. Il nocciolo è che questo semplice “fatto” è anche l’espressione di un cambiamento essenziale della produzione. Nuovi rapporti sociali si formano, con la crescita di capitalisti in agricoltura a discapito di produttori (semi-)indipendenti.31)Yan, Bun & Xu, “Rural revitalization”, 864-8. Come ha spiegato Sereni, società che si trovano in diversi stadi di sviluppo, o ‘sistemi di agricoltura’, utilizzano fertilizzanti differenti; varia inoltre il loro grado di razionalizzazione dello scopo della produzione. Società in fasi diverse utilizzano in prevalenza rispettivamente erba, fertilizzanti animali, fertilizzanti prodotti industrialmente e così via. Anche il loro livello di coscienza è diverso: le società primitive non hanno un obiettivo produttivo consapevole (dei fini produttivi) e il loro impatto sul paesaggio è minimo.32)Emilio Sereni, “Città e campagna nella storia d’Italia”, in Roberto Ibba (a cura di), Città e campagna nella storia d’Italia. Scritti e appunti di Emilio Sereni (Gattatico: Edizioni Istituto Alcide Cervi, 2020), 54-6. Al contrario, una società capitalista ha uno scopo specifico: l’accumulazione privata di capitale. Inoltre, l’uso di fertilizzanti chimici interrompe e infine spezza il ciclo di restituzione alla terra, con una tipica “prepotenza dell’urbano sul rurale”.33)Rossano Pazzagli, “Prefazione”, in Roberto Ibba (a cura di), Città e campagna nella storia d’Italia, 7. Si veda anche il concetto di metabolic rift in, John Bellamy Foster, “Marx’s Theory of Metabolic Rift: Classical Foundations for Environmental Sociology”, American Journal of Sociology 105, 2, 1999, 366-405.

A Dongtou, una certa società di contadini e pescatori, lasciata in uno stato quasi primitivo, sta morendo. Al suo posto sta nascendo una nuova società, con giovani capitalisti che arrivano dalle zone ricche dell’urbe o che emergono dalle vecchie zone rurali, avendo accesso, tra le altre cose, a fertilizzanti chimici prodotti industrialmente. Lo scopo della produzione muta. Non si tratta più di autosostentamento. C’è invece un piano chiaro, una ratio ben più ampia. Si tratta di una produzione per l’accumulazione privata, per i benefici di Lily (con il beneplacito o sotto gli auspici del partito-Stato). I confusi appezzamenti di terra che sono sparpagliati nelle mani di molti contadini, vengono concentrati nelle mani di un’unica capitalista e da costei organizzati geometricamente. Vogliamo anche menzionare, anche se qui non possiamo approfondire, l’esclusione dai beni comuni: la polizia ha iniziato ad impedire ai pescatori locali di pescare.

Un ultimo scambio lo abbiamo appena fuori da Dongjia, quando stiamo per andarcene dall’albergo di Lily. È allora che incontriamo il suo vicino di casa. Lily ci dice che anche lui è un proprietario terriero. “Dadizhu 大地主 (grande proprietario)” la corregge lui, con un sorrisetto sul volto. Chiede cosa ci facciamo con la videocamera. Lily risponde con entusiasmo che anche noi, come lei, siamo interessati alla storia del villaggio. L’uomo borbotta un po’, ma presto rivela che la sua famiglia è sempre stata una stirpe di grandi proprietari terrieri. Sono dovuti andare in clandestinità durante l’era di Mao ma sono risorti dopo il ’78. “M” in seguito mi chiederà: “Perché queste persone sono sempre le stesse?”. Cultura o natura (o forse solo menzogne)?34)Devo la precisazione del fatto che molti mentono sul proprio background a Xianxin, una cara amica. Non riusciamo a capirlo anche se, a leggere Chu, pare evidente che molte delle vecchie connessioni pre-maoiste siano ritornate a galla (con beata arroganza) nella Cina post-socialista.35)Chu, “Tu Er Dai Peasant Landlords”, 479-99.

Il grande proprietario terriero è piuttosto esplicito sulla natura delle cose. Le cose cambiano, ci dice questo cripto-marxista. E i cambiamenti che stanno avvenendo nel villaggio sono positivi: nuove strade, più negozi, più spazio per parcheggiare le auto (chi le ha), turisti, soldi. Aggiunge anche, “quei fannulloni là fuori non fanno nulla”. Sta parlando dei numerosi bendiren che giocano a carte o a majiang nelle stanzone adiacenti la via principale di Dongtou. Il grande proprietario è orgogliosamente franco con noi:

Non pensano a nulla, queste persone. Lavorano un giorno, guadagnano un po’ di soldi. E poi passano altri due o tre giorni a giocare, senza far altro. Noi, persone come suo marito [di Lily] ed io abbiamo fatto soldi perché abbiamo lavorato sodo. Suo marito ha iniziato con niente. Non dormiva. Quando ha iniziato, mangiava solo un mantou 馒头 [pane] al giorno!

Un’occhiata al documentario Sanhe dashen三和大神 (Il dio di Sanhe), per fare solo un esempio, offrirebbe al proprietario un quadro molto diverso sulle ragioni della “scelta” di molti proletari cinesi di lavorare un giorno e “riposare” due.36)Sanhedashen 三和大神, NHK, (2018). Ma il tempo stringe e una discussione con lui su questi temi non è possibile farla. Così, dopo aver ascoltato l’intelligente osservazione sulla dieta del buon capitalista, lasciamo Dongjia. Intendiamo discendere nell’oscurità del radicalismo di Dongtou.

Altri volti, giornaletti e chiacchiere

L’area di Dongtou è rinomata per essere curiosa, particolare. Artisti sgangherati, punk tossicodipendenti, attrici porno, tangping-isti (躺平) e altri wierdos sono habitué o proprio di casa qui.37)Il fenomeno tangping 躺平 (“star sdraiati”) è un movimento di giovani che non intendono partecipare alla rat race della società cinese, e.g. lavoro, casa, macchina, consorte e figlio, ecc. I giovani tangping-isti preferiscono invece “star sdraiati”, vivendo con poco e lavorando solo casualmente. Aggiungiamo noi che il movimento è stato iniziato da giovani proletari ma attira, tipicamente, molti radical-chic di estrazione chiaramente borghese. Si veda, Wanqing Zhang e Mengqiu Liu, “Tired of Running in Place, Young Chinese ‘Lie Down’”, Sixth Tone, 27 maggio 2021; utile anche il seguente articolo pubblicato sull’account ufficiale WeChat Qiapasi dongfeng dianzuan 恰帕斯东风电钻, “Shui cike tangping, jiu yongyuan tangping: lai canjia tangping langduye ba!” 谁此刻躺平,就永远躺平 | 来参加躺平朗读夜吧![Chi si sdraia ora, si sdraia per sempre | Unisciti a noi per una serata di lettura tangping!], 26 maggio 2022.

Si può parlare di una tradizione di attivisti radicali, con gruppi anarchici e bande musicali che agli inizi degli anni Duemila si contendevano con quelli di Beijing il primato della scena punk in Cina. Qui intendiamo concentrarci su due attività che i resti di questi gruppi, ormai molto ridimensionati, portano avanti come atti alternativi e/o di resistenza nel coro essenzialmente unisono del sogno cinese.38)Per una discussione su un attivismo più “ufficiale” (e quindi meno represso dalle autorità) e che si concentra sul campo delle cooperative rurali si veda, ad esempio, Hairong Yan & Yiyuan Chen, “Debating the Rural Cooperative Movement in China, the Past and the Present”, The Journal of Peasant Studies 40, 6, 2013, 955-81. Peraltro, questo aspetto dell’identità radicale wuhanese è quasi sconosciuto al di fuori dalla Cina. Quindi il presente scavo, per quanto preliminare, può esser prezioso per chiunque intenda proseguire la discesa nella cultura underground cinese.

Come brevissimo retroscena, ci basti sapere che il proprietario della “casona” (Womenjia 我们家) dove i nostri amici anarco-punk hanno vissuto per un decennio li ha cacciati intorno al 2016 per ristrutturare la proprietà alla luce del ringiovanimento della zona.39)“East Lake for Everyone: Records of a Protest Movement in Wuhan, 2010-2014”, Chuang, 2022. “God save the queen”, urlavano i Sex Pistols, e ripulisca Dongtou.

Di recente, questi radicali hanno organizzato due eventi a Dongtou che vogliamo discutere. Ci sembra opportuno evidenziare che sono fatti entrambi con la “casa editrice” non-ufficiale, o centro di stampa, “F”. È guidata dall’attivista “Z”, un fumettista che vive a Dongtou. Nella casa-laboratorio si piratano e si stampano libri, capitoli, saggi, manifesti (incluso quello dei tangping-isti), poster (e.g. “Save Sheikh Jarrah”) e altri preziosi oggetti che spesso non troverebbero sbocco sul suolo cinese tramite canali ufficiali.

La prima attività che vogliamo studiare qui è il chahuahui茶话会 (“Chiacchierata con tè”). Durante questa attività, che per ora si è svolta solo sporadicamente, il gruppo associato ad “F” predispone sedie e piccoli banchi fuori dal negozio di Zhou Wen. Tè, frutta e altri snacks, con la saltuaria possibilità di scrivere dei 春联chunlian (messaggi per l’anno nuovo), e tutto questo messo a disposizione dei passanti curiosi.

Il valore sociale del chahuahui è quello di essere un’occasione per la ri-politicizzazione dello spazio a livello locale.40)Hui Wang, The End of Revolution (Londra: Verso Books, 2011), 6-7. Offre uno spazio autonomo per discussioni libere e spontanee e non incanalate dalla leadership partitica. È, cioè, una buona opportunità per la collettività di riunirsi e discutere. In questo senso, uno dei suo obiettivi principali è proprio quello di opporsi a quella tendenza all’atomizzazione della società guidata dal capitale che Engels ha spiegato così lucidamente nel suo La situazione della classe operaia in Inghilterra:

La brutale indifferenza, il duro isolamento di ogni individuo nei suoi privati interessi, appaiono tanto più disgustanti ed inoffensivi quanto più questi singoli sono riuniti in un piccolo spazio […] l’isolamento dei singoli, questo egoismo gretto, è ovunque il principio fondamentale della nostra odierna società […]. Lo scioglimento della umanità in monadi, ciascuna delle quali ha un principio di vita a parte ed uno scopo pure speciale, il mondo degli atomi è qui spinto al suo estremo.41)Engels, The Condition, 69.

Incontrandosi, non sono in pochi a sedersi per una chiacchierata e una tazza di tè. Abbiamo visto le foto di vari matrimoni e ascoltato le lamentele, ma anche gli elogi, sui cambiamenti di Dongtou. Un’anziana signora della vecchia guardia comunista ci ha descritto come, durante l’era maoista, strappava le erbacce del villaggio, anche quando non era compito suo. “A quel tempo quella era l’ideologia della comunità. Si faceva perché il villaggio ne aveva bisogno. Doveva esser fatto.” È anche stato molto interessante vedere un 快递kuaidi (ragazzo delle consegne) fermarsi di fronte al nostro banchetto e, chiamando il cliente, dire, “sono qui, di fronte al chahuahui”.42)“Z” lo ha anche riportato nel Dongdong tongxun, 00, 2022. Sorseggiando birra, un altro vagabondo ci ha anche ringraziato: “mi sembra di essere tornato a quando ero ragazzo”. Insomma, ci pare che questo modestissimo spazio possa rappresentare una bandierina sociale su un suolo che inizia ad essere scosso brutalmente dalla forza del capitale.

Riflettiamo ora su un’altra attività che è sorta dal chahuahui. Stiamo parlando del giornaletto intitolato Dongdong tongxun東東通訊 (DongDong Bulletin)

Dongdong tongxun è un giornaletto mono-foglio. Il titolo si riferisce a Dongtou e a Donghu. La copertina contiene un’immagine o una fotografia di un evento legato a Dongtou, mentre sulla seconda pagina viene pubblicato un breve articolo o racconto. Ad esempio, il primo numero (00) è stato pubblicato nel settembre 2021 e contiene le riflessioni sul chahuahui dei tre principali organizzatori, “Z”, “X” e “A”. Il secondo (01), del gennaio 2022, riporta la storia di un sicario di Xiamen che viene a riposarsi un po’ sulle rive di Donghu prima di tornare al lavoro. Nella prima pagina sono pubblicate alcune foto del suo viaggio.

Il foglio vuol essere una piattaforma per esprimere i sentimenti di coloro che vengono a visitare il villaggio. “C”, ad esempio, è un giovane venticinquenne, che vaga per la Cina da due o tre anni. Salta da lavoro mediocre a impieghi ancora peggiori, passando intere giornate davanti al laptop con orari lavorativi stremanti. I suoi occhi ne mostrano le conseguenze e ora è costretto a portare occhiali spessi e coi paraocchi per proteggerli, oltre che a mettersi il collirio tutti i giorni, diverse volte al giorno. Nel Dongdong tongxun descrive il momento in cui accarezza con un ramo il corpo di una bambola gonfiabile trovata, mezza sgonfia, arenata sulla riva di un angolo del Donghu assieme a pesci morti e lattine vuote. Come scrive lui,

Sembra che il mio destino si sia incrociato con quello della bambola. Forse sono entrato in contatto con lei tramite il ramo. Il suo spirito irrequieto era ancora intatto e ha cercato di trascinarmi con sé all’inferno. La bambola potrebbe almeno scegliere una canzone come Killing Me Softly With His Song mentre viene uccisa dolcemente. Mentre non ci sarebbe un Burying Me Softly With His Song se io venissi ammazzato […] Per me How To Disappear Completely sarebbe più appropriata.43)Dongdong tongxun, 1, 2022.

La vita che “C” descrive è oramai una bambola sgonfia che marcisce nel lago. Non si merita nemmeno una nenia moderna: tutto deve solo scomparire. Né il suo corpo volerà via trionfalmente, come quello di Cosimo di Rondò (il Barone rampante), ma al contrario sprofonderà negli abissi melmosi di un lurida pozza.

Nonostante il suo indiscutibile valore, Dongdong tongxun ha anche un limite che delineiamo nella sua problematica essenziale. Cioè, per ora gli abitanti del villaggio hanno dimostrato solo parziale interesse verso il giornale, almeno in forma scritta. Oltre al semplice ed evidente bisogno di tempo che ogni progetto necessita per attecchire e svilupparsi, il problema ha però anche in parte a che fare con la lingua scritta (wenzi 文字), in contrasto con quella parlata (shuohua 说话). Come riferiva Fei Xiaotong, la lingua scritta è superflua nella vita dei villaggi perché essi vivono in un ambiente mianduimian 面对面 (“faccia a faccia”). Shuo 说 (parlare) è you 有 (avere) e, possiamo aggiungere, spesso nei villaggi wen 文 (parola scritta) è wu 无 (non avere).44)Fei, Xiangtu zhongguo, 10-17. Ad esempio, la vecchia guardia comunista sopra citata si era sinceramente emozionata nel discutere con noi di eventi passati e presenti di Dongtou e anche di narrare fatti familiari. Ma quando le abbiamo passato una copia del giornale, non ha mostrato molto interesse e ha preferito non prenderla in mano perché tanto “non ho gli occhiali”.

Già lodevole, questo strumento deve dunque essere sviluppato ulteriormente – non dubitiamo che col tempo questo avverrà. Attivisti cinesi hanno utilizzato la cultura come strumento di mobilitazione di massa nelle zone rurali, ad esempio tramite le wenyidui 文艺队 (compagnie culturali).45)Alexander Day, The Peasant in Postsocialist China. History, Politics, and Capitalism (Cambridge: Cambridge University Press, 2013), 169-70. Un approccio collettivo che si inserisca effettivamente nei rapporti sociali, e dal quale nascerà una lingua comune, sarà proficuo in questo senso.46)Sulla formazione del linguaggio, si vedano gli scritti di Gramsci “Illiteracy” e “Universal Language and Esperanto”, in Pedro Cavalcanti e Paul Piccione (a cura di) History, Philosophy and Culture in the Young Gramsci (Saint Louis: Telos Press, 1975), 28-33. La nostra esperienza ce lo conferma e, ad esempio, quando abbiamo iniziato a leggere Dongdong tongxun ad alta voce, la vecchia guardia con molti altri si sono raggruppati intorno, ascoltandoci con entusiasmo.

Chiariamo una cosa, prima di concludere. Questi attivisti locali non hanno per la mente una più o meno strampalata idea di fare “La Rivoluzione” con la R maiuscola. Né di iniziare qualche attività che, sanno fin troppo bene, attrarrebbe solo l’attenzione di un apparato statale totalitario – che già spesso li perseguita – e che porterebbe a conseguenze tanto gravi quanto probabili. Essi sono piuttosto interessati a cercare (e contribuire alla creazione di) spazi (kongjian 空间) fisici e digitali di incontro e scambio che non siano sotto la morsa strangolante del partito-Stato. Ad esempio, come scrive “Z” nel Dongdong tongxun, il chahuahui “non è una roccaforte o una testa-di-ponte fortificata … ma una serie di momenti in cui emozioni ed informazioni possono fluire”.47)Dongdong tongxun, 00, 2022. Se i comunisti di Mao a Yan’an erano occupati nella formazione di un’unità ideologica partitica, qui è l’opposto.48)Tricontinental: Institute for Social Research, Go to Yan’an: Culture and National Liberation, Dossier 52, maggio 2022, 19-21. La soffocante gabbia di ottusità ideologica, rafforzatasi ancora di più nell’ultimo decennio, ha ribadito la necessità di più spazi di libertà.

La maggior parte dei lettori di Dongdong tongxun rimane comunque costituita da giovani di altri luoghi. Questo ha valore nel ricco panorama sub-culturale cinese, ma significa anche che la comunicazione con i bendiren – e dunque uno spazio collettivo e locale – è ancora limitata. Ad ogni modo, il bollettino rimane un tassello molto importante in una storia globale di resistenza locale delle sub-urbanità.49)Daniel Frost, ‘The City is Dying… The Suburbs Are Growing… The Country Shrinks: Spatial Maoism and Suburban Press”, Twentieth Century Communism, 22, 2022, 180.

Conclusioni

Nelle pagine di questo saggio abbiamo letto di cambiamenti essenziali che stanno avvenendo a Dongtou, un piccolo villaggio nel cuore della Cina. Abbiamo ascoltato le voci di quelli che lì vivono, lavorano, si organizzano o semplicemente possiedono, arricchendosi per poi scorrazzare altrove. In queste battute finali vogliamo solo puntualizzare una nota metodologica sulla rilevanza e validità dell’analisi marxista oggi, che forse potrà far riflettere al di là della storia particolare di Dongtou. Quest’opzione è certamente più invitante di un arido rigurgito di quel che si è detto sopra, qualcosa che è invitante da leggere come la pasta scotta lo è da mangiare.

Una parte del mondo accademico che ragiona sui villaggi urbani cinesi è forse troppo sensibile ai possibili rischi legati all’utilizzo di “cornici totalizzanti del capitalismo globale”, preferendo invece “sottolineare le instabilità, le contingenze, il “disordine e il duro lavoro” coinvolti nella realizzazione di progetti di vita divergenti nei villaggi urbani eterogenei della Cina”.50)Nellie Chu, Ralph Litzinger, Mengqi Wang, Qian Zhu, ‘Introduction: The Urban In-Between’, positions: asia critique, 30, 3, 2022, 412-13. Per dirla in altro modo, l’approccio è molto aritmetico ma carente in algebra.51)Kostas Mavrakis, On Trotskyism. Problems of Theory and History, trad. John McGreal (London: Routledge & Kegan Paul, 1976), 180. C’è da aggiungere che questo tipo di critica alla generalizzazione è frequentemente contrastata ad una concezione (determinista ed errata) di scritti marxisti.52)Ian Angus, “Marx and Engels and Russia’s Peasant Communes”, Monthly Review 74, 5, 2022. Senza inneggiare a modelli rigidi e fittizi, ci pare possibile, e infatti auspicabile, generalizzare e schematizzare i processi di villaggi come Dongtou con quelli di altre terre, anche molto lontane da quella del dragone. Offriamo un paio di spunti per future riflessioni. Alla fine degli anni Sessanta, ad esempio, Camillo Daneo descriveva i processi di proletarizzazione di ampie fasce di contadini e di espansione di aziende contadino-capitaliste in crescita fin dal secondo dopoguerra in Italia.53)Camillo Daneo, Agricoltura e sviluppo capitalistico in Italia (Torino: Einaudi, 1969), 86-93. Infatti, quando Daneo scriveva ciò, la gentrificazione di ampie zone della campagna attorno a Milano stava trasformando, standardizzandole, aree rurali in placida e compiaciuta periferia urbana per i ceti medi del capoluogo lombardo.54)Lorenzo Bellicini, ‘In periferia. Temi, percorsi e immagini’, Meridiana 5, 1989, 113-14. Ci sembra che la crescita di figure come Lily e la loro posizione nella struttura socio-economica della Cina semi-rurale di oggi siano comparabili, e tale confronto fecondo.

Né si deve aderire necessariamente a una stretta critica marxista della società per notare processi generali in grembo alla stessa. Più di recente, ad esempio, è stato mostrato come la crescita della mobilità urbana nell’Italia degli anni Novanta, quello che sta avvenendo tra Wuhan e Dongtou adesso, abbia sprigionato “movimenti centrifughi e centripeti rispetto alle città, determinati da bisogni di svago (ad es., nel fine settimana i residenti fuggono verso le campagne, mentre gli abitanti dell’hinterland si spostano verso il centro città) e limitati a precise fasce orarie”.55)Maddalena Colombo, ‘Tempo, spazio e informazione nella città mobile. L’innovazione nelle stazioni ferroviarie”, Studi di Sociologia 35, 1, 1997, 38.

In definitiva, quindi, non è utile concentrare lo sforzo accademico ed intellettuale su una pretenziosa ricerca o pseudo-creazione – tanto sfrenata quanto inquieta – di nuove parole fancy per vecchi problemi. Piuttosto, riteniamo più opportuno sviluppare interventi analitico-critici (dai quali semmai si potrà generare anche un nuovo linguaggio) sui processi essenziali della società.56)Rimandiamo, nuovamente, agli scritti di Gramsci sopra menzionati.

 

Immagine: particolare di un poster di 茶话会.

Acosta Voci di Dongtou PDF

References
1 Mao Zedong, Opere di Mao Tse-tung, 2 (Milano: Edizioni Rapporti Sociali, 2006), 95. Per la versione cinese si veda Mao Zedong 毛泽东, Mao Zedong xuanji 毛泽东选集 [Opere scelte di Mao Zedong] (Beijing: Renmin chubanshe, 1967), 16.
2 Mindi Schneider, “What, then, is a Chinese peasant? Nongmin discourses and agroindustrialization in contemporary China”, Agriculture and Human Values, 32, 2, 2015, 338.
3 Karl Marx e Friedrich Engels, Ideologia tedesca (1933 [2007]).
4 Sereni ha anche concepito il paesaggio stesso come tela sulla quale i contadini – da sempre i grandi dimenticati della storia – scrivevano. Insomma, i contadini non hanno mai smesso di parlare. Il suo contributo, tra l’altro, è arrivato un quarto di secolo prima dell’apparizione dei subaltern studies. Vedi, Emilio Sereni, Storia del paesaggio agrario italiano (Roma: Laterza, 2007), 17-19.
5 Fei Xiaotong费孝通, Xiangtu zhongguo乡土中国 [La Cina rurale] (Haikou: Nanfang chubanshe, 2020), 4-9.
6 F. Scott Fitzgerald, The Great Gatsby (London: Everyman’s Library, 1991), 47. Traduzione mia.
7 Guangzhong Cao, Kai Li, Ruimin Wang e Tao Lui, “Consumption Structure of Migrant Worker Families in China”, China & World Economy 25, 4, 2017, 12.
8 Hairong Yan, Ku Hok Bun e Siyuan Xu, “Rural revitalization, scholars, and the dynamics of the collective future in China”, The Journal of Peasant Studies 48, 4, 2021, 860-3. Non è ancora chiaro se la tendenza di queste dinamiche indichi una convergenza monopolistica o, invece, per ora ancora solo l’esistenza di piccoli competitori.
9 Judith Whitehead, “Accumulation through Dispossesion and Accumulation through Growth: Intimations of Massacres Foretold?”, in Michael Ekers, Gillian Hart, Stefan Kipfer, Alex Loftus (a cura di), Gramsci: Space, Nature, Politics (Chichester: Wiley-Blackwell, 2013), 280-1.
10 Fulong Wu, “Urban Poverty and Marginalization under Market Transition: The Case of Chinese Cities”, International Journal of Urban and Regional Research 28, 2, 2004, 401-23.
11 Nellie Chu, “Tu Er Dai Peasant Landlords and the Infrastructures of Accumulation in Guangzhou’s Urban Villages”, positions asia critique 30, 3, 2022, 479-99.
12 Tong Lam, “The dark Side of the Miracle: Spectacular and Precarious Accumulation in an Urban Village under Siege (A Photo Essay)”, positions: asia critique 30, 3, 2022, 523-47.
13 Si veda, ad esempio, Richard Lefebvre Des Noëttes, L’Attelage, Le Ceval de Selle à travers les âges: contribution à l’Histoire de l’Esclavage (Parigi: Editions A. Picard, 1931).
14 Marco d’Eramo, Il selfie del mondo. Indagine sull’età del turismo (Milano: Feltrinelli, 2017), 10-12.
15 Mindi Schneider, “What, then, is a Chinese peasant? Nongmin discourses and agroindustrialization in contemporary China”, Agriculture and Human Values 32, 2, 2015, 338. Per informazioni al riguardo, si veda il sito governativo Wuhan donghu shengtailuxingfengjingqu 武汉东湖生态旅行风景区 e il documento Wuhan donghu shengtailuxingfengjingqu baohuyufazhan “shisiwu” guihua jiedu” 《武汉东湖生态旅行风景区保护与发展“十四五”规划》解读 [Illustrazione del 14° Piano quinquennale per la protezione e lo sviluppo dell’area ecologica di Donghu]. Il documento relativo al 13° Piano (2016-2020) è anche rilevante al riguardo.
16 È interessante anche notare la definizione di Dali nei circoli più formali, dove la discriminazione Africa/Europa (che in questo caso ha connotati palesemente offensivi) creerebbe probabilmente imbarazzo. Ad esempio, il quotidiano Changjiang Ribao 长江日报 ha definito Dali un Wenchaung wanghong cun文创网红村, cioè un villaggio “celebrità” per l’innovazione e la cultura. V. “Wuhan Donghu Dalicun bianshen ‘Wenchuang wanghong cun’” 武汉东湖大李村变身“文创网红村”  (Il villaggio Dali sul Donghu, Wuhan, si trasforma in un “villaggio celebrità per innovazione e cultura”).
17 Per un esempio di tensione tra conoscenza orale-locale e conoscenza ufficiale, si veda, Anna Green and Timothy Cooper, “Community and Exclusion: The Torrey Canyon Disaster of 1967”, Journal of Social History 48, 4, 2015, 896-7.
18 La gang degli architetti non è attiva solo a Wuhan. Per altri esempi di queste tresche edilizie si veda, Lam, “The Dark Side of the Miracle”, 526-8.
19 Ibidem.
20 Friedrich Engels, ‘The Housing Question”, in Marx-Engels-Lenin-Stalin Institute (a cura di), Karl Marx and Frederick Engels. Selected Works in Two Volumes, Volume I (Moscow: Foreign Language Publishing House, 1955), 536-50.
21 Elio Petri (dir.), La classe operaia va in paradiso, Euro International Films (1971).
22 Friedrich Engels, The Condition of the Working Class in England (London: Penguin, 2009), 70. Tutte le traduzioni dall’inglese all’italiano usate per questo testo provengono da marxists.org.
23 David Graeber, Bullshit Jobs. A Theory (Londra: Penguin Books, 2019), 67-99.
24 Per un’analisi interessante delle parole chiave del discorso politico cinese contemporaneo, si veda Beatrice Gallelli, La Cina di oggi in otto parole (Bologna: Il Mulino, 2021).
25 L. Zhang, Simon X. B. Zhao, J.P. Tian, “Self-help in Housing and Chengzhongcun in China’s Urbanization”, International Journal of Urban and Regional Research 24, 7, 2003, 912-37.
26 “China lodges concerns with Australia over student’s deportation”, Al Jazeera, 29/3/2022.
27 Engels, The Conditions, 275.
28 Frédéric Lebaron, “Symbolic Capital”, in Alex Michalos (a cura di), Encyclopedia of Quality of Life and Well-Being Research (Dordrecht: Springer, 2014), 6537-43.
29 Eric Hobsbawm, “Peasants and Politics”, The Journal of Peasant Studies, 1, 1, 1973, 18.
30 Joon-ho Bong (dir.), Parasite, Barunson E&A (2019). Notiamo, una volta di più, la descrizione di Engels a riguardo, si veda, Engels, The Condition, 276-8.
31 Yan, Bun & Xu, “Rural revitalization”, 864-8.
32 Emilio Sereni, “Città e campagna nella storia d’Italia”, in Roberto Ibba (a cura di), Città e campagna nella storia d’Italia. Scritti e appunti di Emilio Sereni (Gattatico: Edizioni Istituto Alcide Cervi, 2020), 54-6.
33 Rossano Pazzagli, “Prefazione”, in Roberto Ibba (a cura di), Città e campagna nella storia d’Italia, 7. Si veda anche il concetto di metabolic rift in, John Bellamy Foster, “Marx’s Theory of Metabolic Rift: Classical Foundations for Environmental Sociology”, American Journal of Sociology 105, 2, 1999, 366-405.
34 Devo la precisazione del fatto che molti mentono sul proprio background a Xianxin, una cara amica.
35 Chu, “Tu Er Dai Peasant Landlords”, 479-99.
36 Sanhedashen 三和大神, NHK, (2018).
37 Il fenomeno tangping 躺平 (“star sdraiati”) è un movimento di giovani che non intendono partecipare alla rat race della società cinese, e.g. lavoro, casa, macchina, consorte e figlio, ecc. I giovani tangping-isti preferiscono invece “star sdraiati”, vivendo con poco e lavorando solo casualmente. Aggiungiamo noi che il movimento è stato iniziato da giovani proletari ma attira, tipicamente, molti radical-chic di estrazione chiaramente borghese. Si veda, Wanqing Zhang e Mengqiu Liu, “Tired of Running in Place, Young Chinese ‘Lie Down’”, Sixth Tone, 27 maggio 2021; utile anche il seguente articolo pubblicato sull’account ufficiale WeChat Qiapasi dongfeng dianzuan 恰帕斯东风电钻, “Shui cike tangping, jiu yongyuan tangping: lai canjia tangping langduye ba!” 谁此刻躺平,就永远躺平 | 来参加躺平朗读夜吧![Chi si sdraia ora, si sdraia per sempre | Unisciti a noi per una serata di lettura tangping!], 26 maggio 2022.
38 Per una discussione su un attivismo più “ufficiale” (e quindi meno represso dalle autorità) e che si concentra sul campo delle cooperative rurali si veda, ad esempio, Hairong Yan & Yiyuan Chen, “Debating the Rural Cooperative Movement in China, the Past and the Present”, The Journal of Peasant Studies 40, 6, 2013, 955-81.
39 “East Lake for Everyone: Records of a Protest Movement in Wuhan, 2010-2014”, Chuang, 2022.
40 Hui Wang, The End of Revolution (Londra: Verso Books, 2011), 6-7.
41 Engels, The Condition, 69.
42 “Z” lo ha anche riportato nel Dongdong tongxun, 00, 2022.
43 Dongdong tongxun, 1, 2022.
44 Fei, Xiangtu zhongguo, 10-17.
45 Alexander Day, The Peasant in Postsocialist China. History, Politics, and Capitalism (Cambridge: Cambridge University Press, 2013), 169-70.
46 Sulla formazione del linguaggio, si vedano gli scritti di Gramsci “Illiteracy” e “Universal Language and Esperanto”, in Pedro Cavalcanti e Paul Piccione (a cura di) History, Philosophy and Culture in the Young Gramsci (Saint Louis: Telos Press, 1975), 28-33.
47 Dongdong tongxun, 00, 2022.
48 Tricontinental: Institute for Social Research, Go to Yan’an: Culture and National Liberation, Dossier 52, maggio 2022, 19-21.
49 Daniel Frost, ‘The City is Dying… The Suburbs Are Growing… The Country Shrinks: Spatial Maoism and Suburban Press”, Twentieth Century Communism, 22, 2022, 180.
50 Nellie Chu, Ralph Litzinger, Mengqi Wang, Qian Zhu, ‘Introduction: The Urban In-Between’, positions: asia critique, 30, 3, 2022, 412-13.
51 Kostas Mavrakis, On Trotskyism. Problems of Theory and History, trad. John McGreal (London: Routledge & Kegan Paul, 1976), 180.
52 Ian Angus, “Marx and Engels and Russia’s Peasant Communes”, Monthly Review 74, 5, 2022.
53 Camillo Daneo, Agricoltura e sviluppo capitalistico in Italia (Torino: Einaudi, 1969), 86-93.
54 Lorenzo Bellicini, ‘In periferia. Temi, percorsi e immagini’, Meridiana 5, 1989, 113-14.
55 Maddalena Colombo, ‘Tempo, spazio e informazione nella città mobile. L’innovazione nelle stazioni ferroviarie”, Studi di Sociologia 35, 1, 1997, 38.
56 Rimandiamo, nuovamente, agli scritti di Gramsci sopra menzionati.