Grazie alla collaborazione fra Gli Asini, Made in China Journal e Sinosfere proponiamo tre testi, “Via Wulumuqi”, “La rivolta alla Foxconn di Zhengzhou: Il nesso fra lavoro e riproduzione sociale in Cina”“Dicotomie biopolitiche (ovvero, come non leggere le proteste cinesi)”, che provano se non a comprendere almeno a seguire gli sviluppi degli ultimi mesi in Cina: la trasformazione della (bio)politica di “zero covid” nella (tanato)politica del “da domani sbrigatevela da soli”:


Vignetta circolata in rete e nei media ufficiali in diverse versioni:
Tre anni (Dicembre 2019-Dicembre 2022)
Conclusione
Da domani sbrigatevela da soli

Il tono scherzoso e cinico è d’obbligo dopo l’ubriacatura propagandistica che ha dato il ritmo (nel senso della “melodia principale” 主旋律),1)Per “melodia principale” nella produzione culturale del periodo riformista si indicano i film e le opere artistiche che veicolano i messaggi del Partito e i valori “socialisti”. Nella nuova era di Xi oltre che alla propaganda la melodia principale viene legata alla diffusione dell’energia positiva necessaria a corroborare il sogno cinese. al raccontare la versione positiva sulla Cina (jianghao zhongguo gushi 讲好中国故事) dal Marzo-Aprile 2020 ai primi mesi del 2022.  In breve: subito dopo il malcontento popolare online a seguito della morte di Li Wenliang (si parlò, a torto, di momento Chernobyl per il PCC), la messa in questione della (non) gestione iniziale della pandemia e l’opacità strutturale delle informazioni, il PCC affronta la pandemia con il famoso lockdown di Wuhan da una parte, e dall’altra si confronta col pomposo sovranismo razzista e suprematista di Trump, avviando la cosiddetta “wolf warrior diplomacy” in una nuova guerra fredda posticcia. A posteriori, è una vittoria facile per il PCC, che capitalizza la fine della pandemia a Wuhan, l’avvio di una guerra di popolo contro il virus, l’esaltazione continua della propria gestione efficiente attraverso mobilitazioni di massa sempre più diffuse. L’unicità della via cinese brilla in un mondo in preda al caos, alla morte e allo sfilacciarsi del trumpismo. Il PCC ha creato e guida un modello vincente che protegge la vita. Come Sorace e Loubere scrivono in Dicotomie Biopolitiche, la protezione della vita nella Cina del zero covid serve la legittimazione e l’esaltazione del Partito: solo grazie a esso infatti la vita è possibile. Il soggetto che agisce nel motto biopolitico il popolo sopra tutto, la vita sopra tutto  (renmin zhishang, shengming zhishang 人民至上, 生命至上) è assente dalla frase perché implicito nella realtà quotidiana degli ultimi due anni, cioè il PCC con il suo biopotere. In The Shanghai Lockdown as a Chronotope, L.G. ha indagato il legame tra il dominio sulla vita in tempo pandemico, l’ideologia securitaria e la pervasiva presenza del Partito, dai media fino alle organizzazioni di quartiere, dall’entrare dentro le case dei cittadini fino al controllo ubiquo digitale. Per comprendere meglio il processo di ulteriore centralizzazione del Partito in quasi tre anni pandemici, possiamo leggere la recente analisi di H. Snape sul XX Congresso e il suo retroterra che si è svolto a Ottobre:

“Il progetto della Nuova Era del Partito, che si è messo in moto in modo ben visibile dopo il Diciannovesimo Congresso del Partito (2017), cerca di esercitare una potente leadership del Partito su tutti gli organi, gli attori e le operazioni dello Stato. È stato al Diciannovesimo Congresso del Partito che Xi ha dichiarato che il Partito “guida tutto”, la Costituzione del Partito ha codificato “il Partito guida tutto” e la relazione del congresso ha affermato il […] principio fondamentale del Pensiero di Xi: “La più grande forza del sistema del socialismo con caratteristiche cinesi è la leadership del PCC” (Xi 2017). Il congresso del 2017 ha avviato una nuova e profonda agenda per reimpostare il rapporto del Partito con il suo Stato, rafforzando il Partito nei confronti del suo Stato praticamente in tutti le modalità possibili: attraverso la legge, le istituzioni, le organizzazioni, i meccanismi e le norme che regolano il personale. Nella primavera del 2018 […] il Partito aveva presentato un innovativo “piano di riforma del Partito e delle agenzie governative”, preannunciando la relazione del XIX Congresso di “designare scientificamente i poteri delle agenzie del Partito e dello Stato”. Quella primavera aveva visto la creazione costituzionale di un nuovo sistema di supervisione statale, estendendo il raggio d’azione del Partito in profondità nello Stato (Horsley 2018). Il rapporto del XX Congresso (Ottobre 2022) consolida questo cambiamento nelle relazioni del Partito con lo Stato.”

È dunque facile ora sostituire al popolo e vita sopra tutto, il Partito sopra tutto. Occasione tragica, la pandemia ha accelerato questo processo di centralizzazione e con esso il tentativo di riduzione dell’eterogeneità sociale, culturale e, per quel che era rimasto dopo la salita al potere di Xi Jinping, politica. Il continuo richiamo alla nazione, la sfrontata essenzializzazione della storia e della cultura, l’appello alla specificità cinese in contrasto col resto del mondo si sono materializzati nella carcerazione di massa dentro il processo di colonizzazione interna del Xinjiang e poi nel soffocamento della rivolta di Hong Kong con la legge sulla sicurezza dello stato del 30 Giugno 2020, e siamo già nel primo anno pandemico. Nel secondo la celebrazione del centenario della fondazione del PCC (1 Luglio 2021) sottolinea con ancora più forza la riduzione di tutto alla missione storica e teleologica del Partito, Uno supremo e ineffabile che raccoglie la tradizione cinese millenaria e la proietta, lui solo, verso mete ineguagliabili di modernità alternative (al cosiddetto “occidente”). Le olimpiadi invernali, surreali, sembrano convincere il mondo che il sistema di controllo della pandemia è perfetto, il modello della “bolla” è sostenibile. Al limite, il paese intero può diventare una bolla, un’isola felice capace di respingere gli attacchi esterni, che siano virali o “occidentali”. Il sostegno all’invasione Russa in inverno, l’accerchiamento di Taiwan in estate sono così legittimati. Lo spazio del terrore e le tenebre epistemologiche indagate da M. Taussig e riprese coraggiosamente in questi ultimi anni da Stefania Consigliere, hanno strabordato e sono divenute la nuova realtà, certificata d’autorità. Eppure, il decantato rapporto con le masse inizia a incrinarsi con il lockdown primaverile di Shanghai, la retorica non funziona più, le verità ufficiali sono sbeffeggiate, i proclami di vittoria nella guerra al virus non creduti perchè si diffida del discorso costruito attorno alla pandemia. È da questo momento che la politica di zero covid è messa in questione (e per questo diventa proibito criticarla), che la scienza è smascherata per quel che è, uno dei tanti strumenti di governo, come le accademie di scienze sociali e umanistiche, come i media. Il dubbio, la demistificazione non portano a proteste diffuse e organizzate, solo mormorii e grida. Cinismo, impotenza, insoddisfazione e malcontento diventano la reale melodia dominante, le politiche pandemiche stanno unendo una società estremamente differenziata e divisa, una società profondamente gerarchica e sempre meno mobile su linee di classe, di genere, di etnia e di distribuzione geografica. Bisognerà aspettare ancora alcuni mesi di tragedie e lockdown (quello più lungo e meno citato, nel Xinjiang) ma soprattutto la fine del XX Congresso con le successive promesse di allentamento della politica di zero covid per arrivare alle proteste, nelle forme di esodi dalla fabbrica, di scontri con la polizia, di distruzione delle barriere urbane anti-covid, di manifestazione di dissenso in piazza e, ovviamente, in rete. L’intervista a Dong Yige e l’articolo di C. Connery Via Wulumuqi, descrivono bene le proteste, da due angoli visuali che però non si toccano. Dong Yige sottolinea come le proteste alla Foxconn siano una reazione alle condizioni imposte dalle misure anti-covid ma soprattutto come la composizione operaia sia profondamente cambiata negli ultimi dieci anni, come scriveva sulle pagine de Gli Asini Ivan Franceschini in Dopo il naufragio. Connery, dopo una analisi di politica spaziale rara sia per conoscenza etnografica del centro di Shanghai sia per la consapevolezza cristallina di come lo spazio sia una categoria politica, mette in luce come le proteste urbane della classe media avvengano in un vuoto della critica. Chi, nei decenni passati, aveva prodotto alcuni strumenti analitici di critica della società, oggi è diventato cantore o fiancheggiatore delle politiche dello Stato, o si è eclissato in studi inoffensivi.

Le proteste, inaspettate e impreviste, sono state incisive ma, anche qui inaspettatamente, sono svanite in brevissimo tempo. Una volta di più, queste proteste hanno messo in luce una società eterogenea, differenziata e spesso divisa. Forse questo è un punto che va rimarcato, ovvero che nonostante la loro volatilità, esse hanno nell’immediato sfidato le politiche del PCC, nel profondo hanno disintegrato la fantasia che la Cina sia riducibile al suo Partito e alle sue narrazioni ideologiche.  Cosa resta delle mobilitazioni di Novembre e qual è stato l’impatto di tre anni di “politiche pandemiche” sono due temi che bisogna indagare con ricerche sul campo, per adesso facciamo nostra la conclusione shakespeariana di Connery: ci vorrà tempo e lavoro per capire cosa è successo, e probabilmente ancora più tempo per scrutare nei semi del tempo, e dire quale grano crescerà e quale no.

Il discorso per il nuovo anno di Xi è sembrato estremamente moderato e sottotono, non per le proteste, si intende, ma per il futuro economico e geopolitico incerto e perché ancora il Partito non ha elaborato una versione di quel che è accaduto, cioè il passaggio repentino da un regime discorsivo e politico a un altro, per giunta opposto in tutto e per tutto. Un’inversione di marcia così plateale non solo relativizza ogni verità che il Partito emana, ma sottolinea il pur umano, troppo umano, errore di governo, sbaglio, fallimento, come lo si voglia chiamare. Anche all’estero negli ultimi quindici anni, il mito dell’efficienza e della capacità di pianificazione del Partito è diventato spesso senso comune. Eppure, come per esempio la politica del figlio unico che si è rivelata utile per l’accumulazione originaria delle riforme e aperture ma sbagliata dal punto di vista sociale e demografico (il rimedio di chiedere di fare più figli, due o addirittura tre non funziona, perché la vita ha ragioni che il Partito non ha) è un esempio di pianificazione sbagliata. Un altro esempio è la politica di zero covid. Il nodo che lega queste due politiche è emerso nella primavera del 2022: la polizia travisata in anonime tute bianche minaccia una coppia sull’uscio di casa perché aveva espresso malcontento verso il lockdown a Shanghai. La minaccia, in piena rule by law, consisteva nel “pagherete voi e i vostri figli”. La risposta, sincera e disarmante, fu “noi siamo l’ultima generazione”, vale a dire che non faremo figli. Bios e thanatos danzavano su quell’uscio di casa.

Siamo ormai certi, oltre ogni dubbio, che i governi nazionali e quelli sovranazionali non affronteranno le crisi che caratterizzano e determinano il nostro mondo se non incalzati da schiere decise e agguerrite a salvare e cambiare la vita, postumana che sia. Multipolare è già un termine inutile e ambiguo, perché ci riporta ai giochi da tavolo, Risico o Monopoli a seconda dei gusti. Policrisi è il termine che si avvicina alla condizione attuale. Se la sindemia che abbiamo vissuto nei diversi poli del globo è la rappresentazione in miniatura del portato delle crisi ambientali, economiche, sociali, politiche, sappiamo ora che anche il cosiddetto modello cinese  non è parte della soluzione ma del problema.

17 Gennaio del terzo anno pandemico

Questo lavoro, nato da una collaborazione con Gli Asini grazie alla cura di GioGo, comprende tre articoli originariamente pubblicati online in inglese:

“Via Wulumuqi”, Made in China Journal, Volume 7/2 del 2022, pubblicato online l’8 dicembre 2022.
“La rivolta alla Foxcoon di Zhengzhou: Il nesso fra lavoro e riproduzione sociale in Cina”
, pubblicato online dalla rivista Tempest il 5 dicembre 2022.
“Dicotomie biopolitiche (ovvero, come non leggere le proteste cinesi)”
, Made in China Journal, Volume 7/2 del 2022, pubblicato online il 2 dicembre 2022.

Immagine: vignetta circolata in internet fra gli utenti cinesi.

References
1 Per “melodia principale” nella produzione culturale del periodo riformista si indicano i film e le opere artistiche che veicolano i messaggi del Partito e i valori “socialisti”. Nella nuova era di Xi oltre che alla propaganda la melodia principale viene legata alla diffusione dell’energia positiva necessaria a corroborare il sogno cinese.