Da quando la Cina si è affermata come una potenza centrale sulla scena internazionale, sfidando l’egemonia del cosiddetto “mondo occidentale”, la competizione tra le parti ha trasceso l’ambito delle questioni geopolitiche tradizionali, estendendosi in modo significativo al controllo della narrazione a livello globale.1)Recensione originariamente pubblicata sul sito di China Files lo scorso 24 febbraio Il governo cinese, infatti, oggi più che in passato, è intento a edificare un potente sistema discorsivo, rivendicando l’eccezionalità del proprio modello politico e promuovendo una visione alternativa a quella dell’Occidente; quest’ultimo, considerando i propri valori un punto di riferimento universale, risponde a sua volta con le proprie narrazioni, in un confronto ideologico sempre più acceso, incentrato sulla natura di due sistemi politici distinti: quello democratico liberale da un lato e quello autoritario dall’altro. In questo clima di crescente polarizzazione operano tutti coloro che studiano e si occupano di Cina, spesso costretti a confrontarsi con visioni contrastanti e a destreggiarsi, non senza fatica, tra le estremizzazioni tipiche del dibattito pubblico.
Proprio all’urgenza di discutere le difficoltà di approcciarsi alle questioni riguardanti la Cina contemporanea risponde il volume Leggere la Cina, capire il mondo. Narrazioni dominanti e discorso critico in un’era di competizione (Mimesis Edizioni, Eterotopie, Milano-Udine, 2025) da Marco Fumian dell’Università di Napoli “L’Orientale”. Il testo, che raccoglie undici saggi a firma di autorevoli sinologi, e che è arricchito nella sua parte finale da una conversazione tra il curatore e tre stimati giornalisti italiani, Alessandra Colarizi, Lorenzo Lamperti e Simone Pieranni (pp. 335-350), risulta una guida preziosa per orientarsi nel complesso mondo delle narrazioni cinesi, offrendo strumenti metodologici rigorosi e chiari utili a disarticolarne i contenuti.
Del resto, non è la prima volta che Marco Fumian invita a riflettere sulle difficoltà metodologiche condivise dai “sinologi nella Nuova Era”: già in passato, le pagine della rivista Sinosfere, da lui diretta, avevano ospitato un rilevante dibattito sul tema. Nel corso del 2024, inoltre, un ciclo di seminari era stato organizzato nell’ambito dell’Associazione Italiana di Studi Cinesi (AISC), ospitando una serie di interventi, alcuni dei quali poi ripresi in un numero di OrizzonteCina, e infine sistematizzati e affiancati a contributi inediti inseriti nel volume qui recensito. Questa nuova pubblicazione costituisce dunque l’esito di un lungo dibattito, un punto di arrivo metodologico di grande rilievo, che riorganizza e approfondisce le riflessioni fin qui condotte dal curatore e dagli autori, con l’obiettivo di invitare studenti, studiosi e insegnanti ad adottare un approccio genealogico nell’esame della realtà cinese, analizzando la proliferazione dei discorsi sulla e dalla Cina, consci della loro valenza strategica e dei significati ad essi sottesi.
L’analisi critica delle narrazioni cinesi, tuttavia, rappresenta solo il livello più immediato degli obiettivi del testo, che si apre altresì a una riflessione molto più ampia e complessa, legata a una serie di dilemmi etici e morali connessi all’analisi e alla formulazione di giudizi sulla Cina di oggi. La disamina della realtà cinese, infatti, implica inevitabilmente confronti, espliciti o impliciti, con opinioni e punti di vista personali, toccando questioni che vanno ben al di là della specifica professione accademica e che coinvolgono gli studiosi in quanto cittadini e individui; ad essi si richiede di elaborare analisi obiettive ma non acritiche, capaci di affrontare apertamente le contraddizioni del modello politico-sociale cinese, senza cadere nel pregiudizio, ma senza neppure risparmiare una ferma denuncia dei suoi aspetti più controversi.
In quest’ottica, e al fine di promuovere un’analisi dei fenomeni cinesi attenta e consapevole, il curatore, già nell’Introduzione, propone lo sviluppo di una ‘sinologia critica’, ossia un approccio che, pur guidato da un serio rigore accademico, superi le rigidità di quest’ultimo, esaminando, in modo aperto e trasversale, la compartecipazione della Repubblica popolare alle trasformazioni in atto nel mondo di oggi. Alla luce di ciò, il volume esorta a considerare le questioni cinesi non come temi isolati, ma come parte integrante di dinamiche globali più ampie, che modellano il contesto politico, economico e culturale internazionale, e che, in maniera più o meno evidente, ci toccano da vicino.
L’espansione cinese, infatti, influisce significativamente sugli equilibri del mondo, trasformando quest’ultimo sotto molteplici aspetti, dagli avanzamenti tecnologici, alla configurazione degli scenari di guerra, attuali e futuri, alle trasformazioni delle forme politiche. A questo proposito, quello della democrazia, costituisce un file rouge che lega tra loro i contributi di vari autori, i quali affrontano sia la posizione degli Stati Uniti nel respingere la “minaccia” dell’autoritarismo cinese (Fumian, pp. 37-43; Lanza, pp. 101-120), sia la critica di Pechino alle distorsioni del sistema americano, nonché gli sforzi di presentare il modello politico-istituzionale della Repubblica popolare come una forma più “autentica” e “funzionale” di “democrazia” (cf. Fumian, pp. 43-73; Miranda pp. 121-143). In questo contesto, risulta particolarmente interessante l’indagine che vari saggi conducono delle presunte basi teoriche del modello “democratico” cinese, in particolare delle riflessioni degli intellettuali del Paese, i quali da un lato demistificano valori e principi liberali, e dall’altro stravolgono la definizione di democrazia per adattarla all’apparato autoritario del Paese, rendendola un termine “vuoto”, che può essere strumentalmente “riempito” di significato a piacimento, nell’ambito della cosiddetta “geopolitica dei concetti” (cf. Brusadelli, pp. 145-171).
Del resto, l’ascesa al potere di Xi Jinping ha segnato una svolta significativa nelle capacità discorsive del Partito, consolidando un controllo sempre più stretto sui mezzi di comunicazione, sulla produzione culturale e sulle narrazioni politiche interne e internazionali. Ciò è avvenuto non solo grazie alla crescente riduzione degli spazi di discussione e ricerca in ambito domestico (cf. Gullotta, pp. 277-305; Chu, pp. 307-333), ma anche grazie alla maggiore influenza esercitata all’estero, ad esempio attraverso il sempre maggiore coinvolgimento delle comunità cinesi della diaspora nella costruzione identitaria della madrepatria (cf. Brigadoi Cologna, pp. 227-253). Tale influenza è inoltre particolarmente evidente nella comunicazione rivolta alle audience occidentali, anche quelle italiane (cf. Sapio, pp. 75-100), e ricomprende altresì il controllo della traduzione letteraria dal cinese in altre lingue (cf. Pesaro, pp. 195-225).
Sono questi dunque alcuni dei temi affrontati nel volume curato da Marco Fumian, che si rivela una lettura imprescindibile per chiunque sia interessato a comprendere la Cina d’oggi oltre gli schemi fuorvianti e limitanti delle ideologie, grazie anche a un approccio interdisciplinare (Ceccagno, pp. 255-275), che rende il libro un punto di riferimento per l’analisi di un sistema complesso e segnato da evidenti tensioni interne.
Se letto attraverso il prisma del mondo d’oggi però, il testo non ha solo il pregio di disvelare le fallacie del discorso cinese, decostruendone le aporie in ambito culturale, politico ed economico (cf. Gabusi, pp. 173-194). Inserendosi con straordinaria rilevanza nell’attuale congiuntura globale, esso riesce altresì a restituire il ritratto di una realtà sempre più sfumata e osmotica, in cui all’autoritarismo cinese fanno eco la preoccupante ascesa delle ‘democrature’ occidentali, nonché l’affermarsi di visioni elitiste “alla Elon Musk”, spesso non esenti da simpatie verso modelli autoritari. In un simile scenario, la necessità di un testo in grado di assumere la Cina come specchio per riflettere sulle nostre società era percepita in tutta la sua urgenza, anche al fine di evitare di arroccarsi in una difesa della cultura occidentale concepita aprioristicamente come “superiore” – una visione, quest’ultima, che sembra insinuarsi anche nel nostro Paese attraverso la promozione di programmi educativi basati su una presunta “centralità della penisola italiana”.
Al contrario, le capacità dei vari autori di decostruire le narrazioni cinesi, e di contestualizzarle in un quadro internazionale sempre più complesso, sottolineano la necessità di un atteggiamento aperto e informato, che aiuti gli studenti a sviluppare un pensiero critico e autonomo sulla Cina e sul mondo. Se c’è un insegnamento che questa raccolta di saggi riesce a trasmettere – e che ci si augura possa costituire una lezione anche per i nostri policymakers – è che comprendere la Cina di oggi equivale a riflettere sulle sfide del nostro tempo, sulle contraddizioni delle nostre società, così come sulle future strade che, come comunità globale, decideremo di intraprendere.
Tonio Savina
Tonio Savina, dottore di ricerca in Civiltà dell’Asia e dell’Africa presso l’Università di Roma “Sapienza” e cultore della materia in Storia della Cina contemporanea presso lo stesso Ateneo. Nel 2022 ha ottenuto una borsa post-dottorato presso gli archivi dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e nel 2023 la MOFA Taiwan Fellowship presso l’Academia Sinica di Taipei, dove nel 2018-19 era stato visiting Ph.D. student alla National Chengchi University. È membro dell’Associazione Italiana per gli Studi Cinesi (AISC) e della European Society for the History of Science (ESHS). I suoi interessi di ricerca vertono, oltre che sulla storia dell’esplorazione spaziale cinese, su tecno-nazionalismo, teorie della narrazione e space diplomacy della RPC. A questi temi ha dedicato i volumi I rapporti tra Cina e Stati Uniti dagli anni Settanta agli anni Duemila. Una prospettiva astropolitica (Padova: Libreriauniversitaria edizioni.it 2020) e Tra storia e narrazione. Il programma spaziale della Repubblica Popolare Cinese (Padova: Libreriauniversitaria edizioni.it, 2023).
↑1 | Recensione originariamente pubblicata sul sito di China Files lo scorso 24 febbraio |
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