Introduzione

Le chiese evangeliche cinesi rappresentano una parte significativa della religiosità della diaspora cinese in Italia. Comprendere il fenomeno nella sua interezza consente di contestualizzarne la liturgia come espressione di una cosmologia, a sua volta fondamento di un sistema di valori e di una prassi quotidiana. Ipotizzando di concordare su che cosa significhino rito e liturgia – una condizione non scontata, ma che dovremo necessariamente accettare, per non dilungarci eccessivamente in argomenti collaterali – rimarrebbe, prima di tutto, da tracciare in maniera generale i contorni del fenomeno dell’evangelicalismo cinese. Sebbene molto rimanga ancora da capire a riguardo della sua storia e del suo stato attuale, sia in Cina che nel resto del mondo, tuttavia proverò a fornire i rudimenti necessari a contestualizzare l’oggetto di questo articolo, sperando di evidenziarne il significato storico, sociale e culturale.

Il primo passo è definire che cosa sia l’evangelicalismo, ancor prima di spostare la nostra attenzione sulla sua iterazione cinese: tuttavia, ci troviamo subito invischiati in un problema molto complesso, non solo perché questo termine ha assunto diversi significati nella millenaria storia della cristianità (persino i seguaci di San Francesco vennero chiamati “evangelici”), ma anche perché l’evangelicalismo contemporaneo è refrattario ad analisi semplicistiche. A partire dal sedicesimo secolo, l’evangelicalismo ha assunto un significato peculiare in riferimento a movimenti critici verso la corruzione della Chiesa Cattolica: ne consegue che le radici dell’evangelicalismo contemporaneo risalgono alla rilettura del Vangelo e del messaggio cristiano avvenuta a partire dalla Riforma. Più specificatamente, le origini dell’evangelicalismo vengono rintracciate nel Pietismo, nel Puritanesimo e nella Chiesa Anglicana, nei movimenti detti “risvegli” (revival) del diciottesimo secolo e nell’Illuminismo.1)Mark Knoll, “What is ‘Evangelical’?”, in Gerald R. McDermott (a cura di), The Oxford Handbook of Evangelical Theology (New York, NY: Oxford University Press, 2010), 19-32. Tuttavia, anche nell’accezione contemporanea più comune, l’evangelicalismo indica una realtà eterogenea e dunque difficile da definire, complessità accresciuta nel caso in cui le congregazioni non abbiano un (chiaro) legame con denominazioni storiche.

Studi precedenti hanno tentato di individuare le caratteristiche generali che contraddistinguono le comunità evangeliche, benché di fatto questo approccio riveli diversi problemi analitici. Tuttavia, al fine di fornire un sistema analitico di coordinate, può essere utile menzionare alcuni di questi tentativi. Ad esempio, gli attributi dell’evangelicalismo individuati da David Bebbington sono: 1) un momento di convinto indirizzamento della propria vita verso Cristo, altrimenti detto conversione; 2) il riconoscimento della posizione centrale della Bibbia come massima autorità nel campo della fede e della pratica; 3) l’attivismo, che include opere di carità, ma che attribuisce una posizione prominente all’evangelizzazione; 4) il crocefisso, come fondamento dell’esperienza cristiana. Farci guidare da questo semplice elenco, tuttavia, ci porterebbe a includere nell’esperienza evangelica anche i membri di diverse denominazioni cristiane, inclusa la Chiesa Cattolica, mentre non tutti coloro che si dichiarano evangelici accettano necessariamente questi quattro attributi come fondativi della propria religiosità. Un altro tentativo di descrivere l’evangelicalismo è quello di John Witvliet, secondo il quale l’evangelicalismo si fonda sulla predicazione, sul canto congregativo, sugli inni evangelici classici, sul fervore interiore e sul rifiuto del ritualismo.2)Knoll, “What is ‘Evangelical’?”, 13, 21-22.

Da un punto di vista istituzionale, l’evangelicalismo può essere descritto come congregazionalista ed è guidato dal principio della “chiesa libera”, secondo il quale la comunità di fedeli deve organizzarsi in congregazioni o chiese indipendenti e autogestite: possiamo aggiungere che l’idea di indipendenza originariamente abbracciava certamente anche l’indipendenza dal governo statale e questo, forse, può aiutarci a comprendere in parte il fenomeno cinese. Secondo la prospettiva evangelica, inoltre, l’esperienza di fede individuale è personale e inaccessibile agli altri praticanti, condizione che consente la fioritura del pluralismo, fondato sulla libera associazione di individui con comuni intendimenti.3)Ephraim Radner, “Church and Sacraments”, in Gerald R. McDermott (a cura di), The Oxford Handbook of Evangelical Theology (New York, NY: Oxford University Press, 2010), 279-295.

Il tema della liturgia delle chiese evangeliche cinesi non è ancora stato adeguatamente esplorato dal mondo accademico. Una rapida ricerca di studi su questo argomento ci restituisce pochi risultati, una scarsità di materiale confermata anche da Fenggang Yang, uno dei maggiori studiosi del campo.4)Comunicazione personale. Ciò è dovuto anche al fatto che la liturgia è generalmente sottovalutata nel contesto evangelico, in confronto ad altre forme di cristianità, circostanza sottolineata sia da religiosi che da studiosi. È necessario, inoltre, considerare l’opposizione da parte del movimento evangelico a separare sia l’impegno totalizzante rivolto al servizio di Dio e la sua esaltazione dalla liturgia comunitaria, sia i rituali esteriori dalla condizione dello spirito, rifiuto che può esprimersi – nei casi più estremi – in un aperto anti-ritualismo.

L’eterogeneità delle chiese evangeliche non si esprime solo nell’ambito liturgico, ma anche in una serie di campi la cui trattazione sistematica eccede le finalità di questo articolo e che includono, per esempio, l’escatologia e la grande varietà di teorie della salvezza: anche queste differenze hanno conseguenze concrete sulle modalità di culto.

1. Il contesto storico

 Le circa 50 chiese che costituiscono la comunità della Chiesa Cristiana Evangelica Cinese in Italia sono organizzate in una Commissione Generale (zongbu 總部), che le riunisce e ne facilita l’organizzazione a livello nazionale. I miei contatti all’interno della comunità evangelica non hanno voluto approfondire le attività della Commissione e tuttavia risulta che l’appartenenza a questa organizzazione non sia vincolante per le attività delle singole comunità, che nei fatti si autogestiscono. Una caratteristica delle chiese evangeliche in Cina, infatti, è la loro indipendenza organizzativa, caratteristica che sembra essere stata trasposta anche in contesto italiano. Nemmeno l’indirizzo dottrinale o politico di ciascuna chiesa è determinato dalla loro appartenenza alla Commissione: come spiegato da un contatto pratese, le diverse comunità hanno posizioni differenti nei confronti della Repubblica Popolare Cinese e del suo governo: alcune chiese aderiscono maggiormente alle linee del Movimento delle Tre Autonomie (alternativamente noto come “dei Tre Sé”: sanzi jiao 三自教), mentre altre hanno rinunciato a posizioni filogovernative e si dedicano a un messaggio cristiano non dichiaratamente schierato su posizioni politiche.

Anche se non avremo qui l’opportunità di discutere nel dettaglio che cosa sia il Movimento delle Tre Autonomie, sarà certamente utile capire come le chiese protestanti si sono organizzate sul territorio cinese. A partire dagli anni ’50, con la fondazione della Repubblica Popolare Cinese, il panorama religioso cominciò a mutare. All’epoca, le guide delle comunità protestanti, che vantavano già una lunga carriera, erano organizzate nel Consiglio Cristiano Nazionale (CCN). Nello stesso periodo osserviamo anche l’ascesa di cristiani affiliati alla Young Men’s Christian Association (YMCA) e alla Young Women’s Christian Association (YWCA), progressivamente coagulatisi attorno a Y. T. Wu (Wu Yao-tsung 吳耀宗). Sin dal 1949, questo gruppo aveva espresso posizioni critiche nei confronti delle missioni fondate sul territorio cinese nei decenni precedenti e legate a comunità extranazionali, accusate di connessioni con l’imperialismo occidentale; queste critiche presero forma nel manifesto intitolato “La via del protestantesimo cinese negli sforzi di costruzione della nuova Cina” (Zhongguo Jidujiao zai xin Zhongguo jianshe zhong nuli de tujing 中國基督教在新中國建設中努力的途徑).5)Si faccia riferimento a Wallace C.Merwin e Francis P. Jones (a cura di), Documents of the Three-Self Movement: Source Materials for the Study of the Protestant Church in Communist China (New York: National Council of the Churches of Christ in the United States of America, Division of Foreign Missions, Far Eastern Office, 1963). La conseguente campagna di emancipazione fu condotta da un nuovo organismo preposto alla gestione delle chiese protestanti, che dal 1954 prese il nome di Movimento Patriottico delle Tre Autonomie (san zi aiguo yundong 三自愛國運動), guidato dallo stesso Y. T. Wu. Le tre autonomie si riferiscono ai tre obiettivi perseguiti da queste chiese: auto-governo (indipendenza amministrativa, zizhi 自治), auto-finanziamento (indipendenza economica, ziyang 自養) e auto-propagazione (indipendenza nella propria diffusione, zichuan 自傳) in un contesto guidato da “spirito patriottico e democratico” e chiaramente finalizzato all’indipendenza da organizzazioni straniere. Possiamo notare, però, che tale iniziativa non era totalmente nuova, ma si inseriva nel processo di fondazione di chiese autonome cinesi già apparso in periodo repubblicano come conseguenza del crescente nazionalismo interno.6)Daniel H.Bays, A New History of Christianity in China (West Sussex: John Wiley & Sons, 2011), 158-182; Alister E. McGrath, Christianity: An Introduction (Malden, MA: Blackwell, 2006), 197.

Con l’irrigidimento delle politiche religiose, a partire dal Grande Balzo in Avanti (1958-1961), il culto delle diverse congregazioni protestanti afferenti al Movimento venne uniformato. Tuttavia, dobbiamo chiarire che il Movimento delle Tre Autonomie non riuscì mai a raccogliere tutte le chiese protestanti sotto la propria sfera di influenza. Successivamente, in concomitanza con il rafforzamento delle politiche antireligiose degli anni ’70, cominciò l’esodo dalle chiese ufficiali verso comunità private, le cosiddette “chiese domestiche” (jiating jiaohui 家庭教會), un fenomeno caratteristico soprattutto delle congregazioni protestanti, meno istituzionalizzate e più indipendenti. Sin dall’inizio, le chiese domestiche ricevettero il supporto di gruppi evangelici esterni, tra i quali ricordiamo quelli localizzati a Hong Kong. Durante la Rivoluzione Culturale (1966-1976), tutte le forme di religione furono dichiarate illegali: il Movimento delle Tre Autonomie venne ricostituito solo durante la presidenza di Deng Xiaoping, questa volta assistito, a partire dal 1980, dal Concilio Cristiano di Cina (Zhongguo jidujiao xiehui 中國基督教協會, CCC), responsabile degli aspetti liturgici, dottrinali e della formazione del personale religioso. L’enorme e inaspettata diffusione del cristianesimo in Cina a partire da questo periodo, soprattutto nelle sue declinazioni protestanti, è stato ribattezzato “febbre da cristianesimo” (jidujiao re 基督教熱). Le comunità sorte in questo contesto, spesso definite “evangeliche”, mostrano tratti caratteristici di diverse forme di protestantesimo, quali l’importanza del coinvolgimento emotivo durante la preghiera, la morale conservatrice e, ovviamente, il fervore evangelico, caratteristiche che le avvicinavano ai movimenti pentecostali e fondamentalisti cristiani operanti in Occidente. Dobbiamo considerare, dunque, il protestantesimo cinese successivo alla Rivoluzione Culturale come un prodotto principalmente autoctono, costituito da diverse comunità che interagiscono senza vincoli prestabiliti.7)Daniel H.Bays, A New History of Christianity in China (West Sussex: John Wiley & Sons, 2011), 158-208; Selena Y.Z. Su, e Allan H. Anderson, “‘Christianity Fever’ and Unregistered Churches in China”, in Fenggang Yang, Joy K. C. Tong e Allan H. Anderson (a cura di), Global Chinese Pentecostal and Charismatic Christianity (Leiden; Boston, MA: Brill, 2017) 219-239.

Oltre alle chiese appartenenti al Movimento delle Tre Autonomie, in Cina sono presenti numerose chiese domestiche, molte delle quali sono organizzate in cinque confraternite originatesi in Henan, Anhui e Zhejiang. Inoltre, a partire dagli anni ’90, crebbe il fenomeno delle grandi chiese urbane, molto più attraenti per la borghesia colta delle città, che però mantenevano punti di incontro con le chiese domestiche sul piano liturgico. Entrambe queste forme di organizzazione non sono ufficialmente riconosciute dal governo.

In linea con il fenomeno della rinascita della religione in Cina, le prime comunità evangeliche cinesi in Italia sorsero nel 1981 a Roma, secondo quanto dichiarato sul sito ufficiale della Chiesa Evangelica Cinese in Italia (https://www.cecn.it/about). Nel corso di dieci anni, nuovi centri vennero fondati a Pisa, Milano, Pescara, Grosseto, Pistoia, Napoli, Mestre, Rieti, Trieste, Salerno, Modena, Genova, Firenze. L’origine di queste comunità è chiaramente rintracciabile nell’operato di cristiani originari dell’area di Wenzhou, luogo di provenienza di colui che nel sito viene indicato come il primo missionario cinese in Italia, Pan Xizhen 潘希真. Ancora oggi, la maggioranza dei membri di queste comunità sono originari dall’area di Wenzhou: ciò dipende sia da motivi religiosi e culturali, che economico-sociali, come illustrato da numerosi studi, tra i quali ricordiamo quelli di Cao Nanlai.8)Cao, Nanlai. “Merchants and missionaries: Chinese evangelical networks and the transnational resacralization of European urban spaces”, Global Networks 23 (2023), 541–556.

D’altra parte, l’elemento etnico rimane preponderante in queste comunità. Le funzioni a cui ho assistito erano tutte svolte in cinese, inibendo di fatto la partecipazione di chiunque non sia di origini cinesi (immigrati di prima o seconda generazione): come mi fu spiegato durante una visita alla maggiore chiesa evangelica locale, “A Prato non puoi essere cinese e non conoscere il cinese”. Tuttavia, con l’aumento del numero dei cittadini italiani di origine cinese di terza e quarta generazione, il problema della conoscenza della lingua dei propri progenitori pone queste chiese di fronte alla necessità di adattarsi per includere potenziali membri della congregazione nella celebrazione dei rituali settimanali e annuali.

Le fonti alle quali le chiese evangeliche attingono per sviluppare il proprio discorso religioso provengono eminentemente dal Nuovo Testamento: testi frequentemente citati sono il Vangelo di Giovanni, la Lettera agli Ebrei, l’Apocalisse, le epistole, gli Atti degli Apostoli, ecc. Tuttavia, in assenza di un chiaro programma liturgico prestabilito, gli evangelici consentono una certa flessibilità nei rituali, subordinata alla sincerità d’animo nella celebrazione degli stessi. Inoltre, la Confessione di Fede di Westminster del 1647, che stabilisce il principio secondo il quale ogni atto rituale deve essere fondato su una specifica prescrizione biblica, giustifica il rifiuto di sovrastrutture liturgiche evolutesi nei secoli, in favore della semplificazione dei rituali, influenzando l’approccio evangelico alla liturgia. Fondamentalmente, per la dottrina evangelica, l’adorazione deve coinvolgere tutti e tre gli aspetti dell’essere umano (il corpo, la mente e l’anima), deve preferibilmente avere carattere comunitario, deve essere rivolta a Dio, ma senza l’intenzione di ottenerne forzatamente il favore e può svolgersi sia in collaborazione che in tensione con le pratiche locali.

Esistono diverse tipologie di culti nell’evangelicalismo, da quelli privati a quelli familiari a quelli comunitari, ciascuno con le proprie caratteristiche. Qui mi occuperò del terzo tipo di culto, che in genere segue una struttura condivisa che include: la predica, i canti, devozione personale, la Santa Cena e altre pratiche a cui accennerò in seguito.

Il presente articolo si basa principalmente sulla mia osservazione partecipata condotta presso la chiesa evangelica di Padova tra il 2020 e il 2023, su alcune interviste non strutturate raccolte durante lo stesso periodo tra Padova, Mestre e Prato e sulla lettura di materiale cartaceo e digitale. Il calendario liturgico della chiesa evangelica si presenta molto meno ricco di quello cattolico, per i motivi accennati sopra.

2. I rituali

In questa sezione mi occuperò delle caratteristiche più comuni della liturgia celebrata dalle chiese evangeliche cinesi in Italia e all’estero. Le principali celebrazioni includono il culto comunitario domenicale o “assemblea” (juhui 聚會), il rito pasquale (fuhuojie 復活節), il rito natalizio (shengdanjie 聖誕節), la “Festa del Ringraziamento” (gan’enjie 感恩節) e il “Culto di Nutrizione Spirituale” (peilinghui 培靈會, anche noto come revival meeting). In aggiunta, vengono organizzati ogni anno incontri di vario genere, sia a livello locale che regionale e nazionale.

La struttura generale della liturgia è condivisa con quella di altre congregazioni evangeliche in varie parti del mondo, cosicché, per esempio, un nuovo praticante proveniente da Taiwan ha potuto partecipare senza problemi alle celebrazioni domenicali della chiesa padovana. Tuttavia, sarà opportuno che futuri studi approfondiscano maggiormente questo aspetto.

Il culto comunitario domenicale. Ogni domenica, la piccola comunità evangelica si incontra in uno stabile recentemente acquistato e ristrutturato vicino alla stazione ferroviaria di Padova. Il rito festivo comincia alle 15:00, ma il flusso di partecipanti continua ad arrivare fino alle 15:30 circa, a dispetto della disapprovazione dei responsabili e dei pastori. La struttura delle assemblee domenicali è semplice, se confrontata con quella di altre denominazioni cristiane. Il rito si protrae per due ore e la sua parte maggiore è il sermone. La struttura del rito è la seguente:

15:00-15:30: adorazione iniziale (jingbai 敬拜).

15:30-15:40: preghiera (daogao 禱告).

15:40-16:45: sermone del giorno sulle Scritture (zhengdao 證道).

16:45-17:00: benedizione, preghiera e fine della celebrazione (zhufu daogao sanhui 祝福、禱告、散會).

La prima parte dell’assemblea consta di una sequenza variabile di canti in cinese, guidati da un membro della comunità, solitamente, ma non necessariamente, scelto tra i cantanti più dotati. Nel caso di Padova, è spesso una giovane donna, la quale dimostra una chiara preparazione tecnica e lo studio di una voce correttamente impostata. Tra le canzoni troviamo titoli come “Dio, che mi fa sollevare il capo” (Jiao wo taiqi tou de shen 叫我抬起頭的神), “Cantiamo ad alta voce, osanna!” (Gaosheng chang, hesanna 高聲唱,和散那), “Riempimi [di te]” (Chongman wo 充滿我), “Aspettando Dio” (Denghou shen 等候神), “In questi pochi anni che rimangono” (Zai zhe xie jincun de nian jian 在這些僅存的年間), “Amazing Grace” (Qiyi endian 奇異恩典), “Gesù, [nostra] roccia” (Pannshi, Yesu Jidu 磐石,耶穌基督), “Eben-Ezer” (Yi bian yi xie 以便以謝), “Un fiume” (Yi dao jianghe 一道江河).9)https://musescore.com/user/10022221/scores/5192055. Una delle preferite della comunità padovana è “Mio Dio, ti adoro” (Wode shen wo jigbai ni 我的神我敬拜祢). Ciascuno di questi inni viene cantato più di una volta durante l’adorazione iniziale, esperienza molto utile anche per memorizzarne parole e melodia. Benché questi canti siano a volte definiti dei preliminari in contesto evangelico, in realtà occupano una importante posizione nella liturgia.

La seconda fase della celebrazione è la cosiddetta daogao o “preghiera”, durante la quale ognuno prega in modo spontaneo, ma non improvvisato. Per gli stessi membri della comunità è fondamentale sviluppare la capacità di condurre una preghiera efficace. Questo tema fu discusso durante una delle riunioni di preghiera serali, in cui membri relativamente giovani e meno esperti chiedevano consigli su come migliorarsi in questa pratica devozionale. I problemi individuati, in realtà, furono due: il primo riguardava chi guida la preghiera (zhuchi 主持), solitamente i membri più esperti, il secondo concerneva ciascun praticante. Nel primo caso, fu consigliato allo o alla zhuchi di guidare la preghiera proponendo temi che si estendessero al di là del perimetro ristretto della congregazione per includere “la Cina e il mondo”. Durante l’osservazione partecipata, ho constatato che le preghiere frequentemente toccavano i seguenti temi: la prosperità della comunità di Padova (intesa sia da un punto di vista economico che demografico), il benessere dei suoi membri, l’assistenza divina ai bambini della comunità, la pace e la prosperità della nazione di residenza (Italia) e quella di origine (Repubblica Popolare Cinese), il benessere dell’Europa, la pace nel mondo e la diffusione del cristianesimo sia in Cina che in Italia. Durante la pandemia, si pregava frequentemente anche per la rapida fine dell’emergenza. Alan Hunter e Kim-Kwong Chan sottolineano che le preghiere nelle religioni popolari cinesi hanno solitamente carattere supplicatorio, ma questo connotato può essere riscontrato anche in contesto evangelico.

A questo riguardo, è particolarmente significativo l’interesse verso Italia, l’Europa e la Cina. Questo ci suggerisce che la comunità evangelica cinese nutre la consapevolezza di essere legata a ciascuno di questi luoghi, anche se per ragioni differenti. Benché, dunque, le preghiere a favore della Cina riflettano temi spesso condivisi con le “chiese pentecostali patriottiche”, il contesto diasporico ci consente di affermare che tali preghiere non sono necessariamente legate a un discorso ultranazionalista, ma possono essere collegate, in Cina, al desiderio di prosperità per il proprio paese di residenza e, in Italia, al legame persistente tra diaspora cinese e paese d’origine, senza costituire necessariamente un indice del sostegno a ideologie politiche violente.10)Diversamente da quanto affermato in Karrie J. Koesel, “China’s Patriotic Pentecostals”. In Global Chinese Pentecostal and Charismatic Christianity, a cura di Fenggang Yang, Joy K. C. Tong e Allan H. Anderson. Leiden; Boston, MA: Brill. 240-263.

Per quanto riguarda il secondo aspetto, quello concernente i singoli membri, la preghiera viene idealmente condotta individualmente in base all’ispirazione del momento. Dunque, dopo che il zhuchi ha proposto il tema, ciascun praticante comincia a invocare il nome di Dio, a chiedere perdono dei propri peccati e a implorare l’aiuto divino. Questa tipologia di preghiera è di tipo ispirato o carismatico e questa è la causa della difficoltà dei meno esperti a spendersi in preghiere efficaci. Essa, dunque, richiede un lungo periodo di pratica e molta esperienza per familiarizzare con la tecnica di preghiera, la quale necessita un’esecuzione rapida e il più possibile aderente a un ideale di ricercata spontaneità. Alcuni dei membri più anziani, soprattutto donne, sono capaci di trasmettere forte coinvolgimento emotivo e lirismo attraverso le loro preghiere, spendendosi in lamentazioni e persino pianti. Questi momenti di preghiera ci ricordano che la devozione personale occupa un posto centrale nelle tradizioni evangeliche. Anche in questo caso, è la postura spirituale a essere centrale.

Tuttavia, per la natura composita del fenomeno evangelico, questa modalità di condurre la daogao non è condivisa da tutti i praticanti. Come già illustrato, infatti, ciascuna comunità si autogestisce e organizza le proprie attività in modo autonomo, benché la struttura dei riti segua un programma condiviso. I cristiani esterni alla comunità evangelica padovana possono non condividere alcuni approcci alla liturgia. È il caso di un praticante proveniente da Taiwan e temporaneamente a Padova per lavoro, il quale ammise che il modo di condurre la daogao di questa comunità differisce dalla sua esperienza. In particolare, criticò l’eccessiva lunghezza della preghiera e il manierismo con il quale questa veniva condotta a Padova. L’assenza di spontaneità è uno degli aspetti rilevati anche durante gli incontri infrasettimanali, probabilmente proprio in seguito alle osservazioni di questo nuovo membro della comunità.

Il sermone, eseguito da un pastore invitato a rotazione ogni settimana, è sempre incentrato sulle letture del giorno e può contenere anche riferimenti all’attualità, benché in questo caso non venga solitamente dedicato ad affrontare grandi temi generali e si occupi invece di problemi quotidiani che affliggono la maggior parte dei presenti. Ho raramente riscontrato riferimenti al patriottismo o alla fedeltà dovuta alla Repubblica Popolare Cinese o al Partito Comunista Cinese. I richiami alla Cina, ancorché non frequenti, si limitavano a considerazioni di carattere generale sulla prosperità del paese, sulla coesione sociale, sul pacifico rapporto con le altre nazioni. In diverse congregazioni evangeliche, inclusa quella cinese in Italia, il sermone costituisce la parte centrale della celebrazione domenicale.

Le prime due domeniche del mese, subito dopo il sermone, viene anche celebrata la Santa Cena (shengcan 聖餐), che corrisponde al momento della Comunione durante il rito cattolico. Benché ulteriori studi sul significato di questo momento nella liturgia evangelica cinese debbano essere condotti, esso è frequentemente descritto come una parte fondamentale del culto cristiano durante i sermoni della Chiesa Evangelica Cinese. La Santa Cena è anche il momento in cui i praticanti si recano presso il contenitore per le offerte, nel quale depositano una libera somma di denaro. A volte queste donazioni vengono usate per perseguire obiettivi specifici, per esempio per finanziare la fondazione o la ristrutturazione di una chiesa in un’altra città italiana, come mi è capitato di assistere.

Celebrazione pasquale e natalizia. In occasione delle festività di Pasqua e Natale le congregazioni evangeliche cinesi organizzano speciali eventi che estendono il programma liturgico dell’assemblea e rafforzano il senso di comunità. La data delle celebrazioni pasquali segue un calendario liturgico coincidente con quello cattolico e cambia di anno in anno, mentre quelle natalizie sono celebrate il 25 dicembre.

Programma dell’incontro pasquale del 10 aprile 2023:

10:00-10:30: preghiera.

10:30-10:50: canti.

10:50-11:00: rituale iniziale.

11:00-11:10: lettura delle Scritture.

11:10-12:10: sermone.

12:10-12:20: canto responsoriale.

12:20-13:50: pranzo.

13:50-14:20: canti.

14:20-14:30: canto per l’offertorio dei bambini della scuola domenicale.

14:30-15:30: sermone.

15:30-15:40: canto responsoriale.

15:40-15:50: offerta.

15:50-16:00: canto corale.

16:00-17:00: sermone.

17:00-17:15: canto responsoriale.

17:15: benedizione, preghiera e fine della celebrazione.

Anche la celebrazione natalizia ha una durata maggiore e rappresenta un momento di grande partecipazione comunitaria, con spettacoli e musica. Oltre ai momenti dedicati a canti, letture e sermone, condivisi con le celebrazioni domenicali ordinarie, vengono coinvolti, cori, bande musicali e gruppi di praticanti che inscenano spettacoli di ogni genere, in prosa e cantati.

Festa del Ringraziamento. Questa festività si svolge a novembre, durante due settimane. La terza e quarta domenica del mese vengono celebrate funzioni speciali con una propria struttura:

14:00-14:30: canti per l’adorazione iniziale (shige jingbai 詩歌敬拜).

14:30-14:50: adorazione (jingbai jinian 敬拜紀念).

14:50-15:20: sermone del giorno sulle Scritture (zhengdao 證道).

15:20-16:00: “testimonianza” (jianzheng 見證).

16:00-16:10: offerte (fengxian 奉獻).

16:10-16:45: “testimonianza” (jianzheng 見證).

16:45-17:00: benedizione, preghiera e fine della celebrazione (zhufu, daogao, sanhui 祝福、禱告、散會).

La peculiarità di questi eventi è la parte chiamata jianzheng 見證, che io ho tradotto come “testimonianza”, durante la quale i praticanti si recano volontariamente di fronte al podio e raccontano esperienze di vita nelle quali hanno percepito l’intervento e il sostegno divino. Il momento è particolarmente emotivo, perché gli oratori condividono con tutta la comunità momenti difficili e spesso tragici della propria vita.

Culto di Nutrizione Spirituale. Questo tipo di incontri, la cui traduzione italiana proviene direttamente dal sito della Chiesa Evangelica Cinese, sono celebrati in diversi momenti dell’anno, dalle singole congregazioni o assieme ad altre chiese cinesi italiane. Il Culto di Nutrizione Spirituale è un evento di grande importanza per la comunità evangelica cinese, come attestato dallo stesso sito internet ufficiale, dove vengono registrate le date delle sue prime celebrazioni in Italia: il primo fu organizzato il 15 e il 16 agosto 1985 a Pisa, il settimo ancora il 15 e il 16 agosto 1991 a Roma, l’ottavo nel 1992 a Bologna, il nono nel 1993 nella stessa città, il dodicesimo a Roma nel 1996. Tra i diversi pastori invitati a celebrare questi eventi, ne troviamo di originari della Repubblica Popolare Cinese, di Hong Kong e di Taiwan. A partire dal 2004, l’evento fu raddoppiato, conferendogli portata macroregionale anziché nazionale, uno per il Nord e uno per il Sud.11)“Storia e costituzione della Chiesa Cristiana Evangelica Cinese in Italia”, https://www.cecn.it/about. 01/07/2023 Anche durante il periodo di diffusione del SARS-CoV-2 questo tipo di eventi continuò a essere organizzato: il “Culto di Nutrizione Spirituale in linea dell’area pastorale settentrionale delle comunità evangeliche cinesi italiane” (Yidali huaren jiaohui beibu muqu xianshang peilinghui 義大利華人教會北部牧區線上培靈會), fu celebrato tra il 15 e il 16 agosto 2022 e trasmesso in forma telematica alle singole chiese dell’Italia settentrionale. Nella chiesa di Milano si è recentemente tenuta un’edizione speciale del Culto in periodo estivo (15-16 agosto 2023), ma le diverse comunità possono organizzarne altre in diversi periodi dell’anno: per esempio, la chiesa padovana solitamente ne pianifica uno il primo gennaio. La chiesa di Padova ha spiegato l’idea di organizzare questo incontro il primo giorno del nuovo anno nel 2021 nel seguente modo: “La congregazione ha organizzato il Culto di Rinnovamento all’inizio del nuovo anno per tutta la comunità, cosicché a Capodanno possiamo saziarci delle parole del Signore. Desideriamo che Egli ci preservi e si prenda cura di noi durante quest’anno, che ci protegga con la sua misericordia e che la condizione in cui viviamo [riferimento alla pandemia di SARS-CoV-2] finisca presto, cosicché possiamo tornare a una più ordinaria vita quotidiana”.12)教會爲大家安排了新春培靈聚會,讓我们在新的一年的第一天能從神的話中得飽足,願神繼續在這樣的年間保守看顧,恩待保守,也願這樣的環境早日結束,我們的生活早日恢復正常 (“Yidali Paduowa jiaohui 2021 nian 1 yue 1 ri xinchun Peilinghui” 義大利帕多瓦教會2021年1月1日新春培靈會, disponibile online: https://www.youtube.com/watch?v=xM8HFByLgbM.)

La struttura di questa celebrazione non differisce necessariamente da quella di un comune culto domenicale, ma può prolungarsi per molte ore. Per esempio, il summenzionato culto transregionale ha una durata più di quattro ore, ma a Hong Kong e Taiwan se ne organizzano alcuni che si estendono anche per più giorni.

Conclusioni

L’approccio evangelico al rito differisce radicalmente in diversi modi sia da quello cattolico che da quello delle religioni cinesi tradizionali. Nonostante la struttura generale del calendario liturgico e dei riti delle chiese evangeliche cinesi corrisponda a quella di istituzioni protestanti di altre parti del mondo, lo studio della liturgia di queste comunità, specialmente di quelle presenti in Italia, richiederebbe maggiore approfondimento, seguendo i recenti studi che ci invitano a prestare attenzione alle modalità nelle quali questa è declinata a livello locale.

Scarin, Le chiese evangeliche cinesi in Italia PDF

 Immagine: Cerimonia natalizia celebrata alla chiesa di Padova il 25 Dicembre 2022 (Foto dell’autore)

Jacopo Scarin ha conseguito la laurea triennale e specialistica all’Università Ca’ Foscari di Venezia e il dottorato in Religious Studies a The Chinese University of Hong Kong con una tesi sul taoismo tardoimperiale. Ha trascorso periodi di ricerca presso l’Academia Sinica di Taipei e l’Università di Waseda (Tokyo). È autore di numerosi articoli scientifici e ha recentemente pubblicato la sua prima monografia, The Tongbai Palace and Its Daoist Communities: A History. I suoi interessi di ricerca sono il taoismo e la religiosità della diaspora cinese in Italia. Attualmente è ricercatore e docente presso il Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea dell’Università Ca’ Foscari.

References
1 Mark Knoll, “What is ‘Evangelical’?”, in Gerald R. McDermott (a cura di), The Oxford Handbook of Evangelical Theology (New York, NY: Oxford University Press, 2010), 19-32.
2 Knoll, “What is ‘Evangelical’?”, 13, 21-22.
3 Ephraim Radner, “Church and Sacraments”, in Gerald R. McDermott (a cura di), The Oxford Handbook of Evangelical Theology (New York, NY: Oxford University Press, 2010), 279-295.
4 Comunicazione personale.
5 Si faccia riferimento a Wallace C.Merwin e Francis P. Jones (a cura di), Documents of the Three-Self Movement: Source Materials for the Study of the Protestant Church in Communist China (New York: National Council of the Churches of Christ in the United States of America, Division of Foreign Missions, Far Eastern Office, 1963).
6 Daniel H.Bays, A New History of Christianity in China (West Sussex: John Wiley & Sons, 2011), 158-182; Alister E. McGrath, Christianity: An Introduction (Malden, MA: Blackwell, 2006), 197.
7 Daniel H.Bays, A New History of Christianity in China (West Sussex: John Wiley & Sons, 2011), 158-208; Selena Y.Z. Su, e Allan H. Anderson, “‘Christianity Fever’ and Unregistered Churches in China”, in Fenggang Yang, Joy K. C. Tong e Allan H. Anderson (a cura di), Global Chinese Pentecostal and Charismatic Christianity (Leiden; Boston, MA: Brill, 2017) 219-239.
8 Cao, Nanlai. “Merchants and missionaries: Chinese evangelical networks and the transnational resacralization of European urban spaces”, Global Networks 23 (2023), 541–556.
9 https://musescore.com/user/10022221/scores/5192055.
10 Diversamente da quanto affermato in Karrie J. Koesel, “China’s Patriotic Pentecostals”. In Global Chinese Pentecostal and Charismatic Christianity, a cura di Fenggang Yang, Joy K. C. Tong e Allan H. Anderson. Leiden; Boston, MA: Brill. 240-263.
11 “Storia e costituzione della Chiesa Cristiana Evangelica Cinese in Italia”, https://www.cecn.it/about. 01/07/2023
12 教會爲大家安排了新春培靈聚會,讓我们在新的一年的第一天能從神的話中得飽足,願神繼續在這樣的年間保守看顧,恩待保守,也願這樣的環境早日結束,我們的生活早日恢復正常 (“Yidali Paduowa jiaohui 2021 nian 1 yue 1 ri xinchun Peilinghui” 義大利帕多瓦教會2021年1月1日新春培靈會, disponibile online: https://www.youtube.com/watch?v=xM8HFByLgbM.