Introduzione

A partire dagli anni ’50-’60 del Novecento, le comunità cattoliche cinesi hanno iniziato a strutturarsi ufficialmente all’interno di alcune diocesi europee. Ad esempio, la Mission Catholique Chinoise della diocesi di Parigi fu eretta nel 1954, mentre la creazione della Missione con cura d’anime per i migranti cinesi residenti nella diocesi di Roma risale al 1968. Queste diocesi, come altre dopo di loro, intendevano in questo modo formalizzare l’esistenza di comunità di fedeli cinesi presenti sul loro territorio già da diversi anni.

Analizzando la pratica della religione cattolica dei fedeli cinesi in Europa, è possibile osservare rituali specifici della cultura cinese. Ci riferiamo in particolare al rituale di venerazione degli antenati,1)All’espressione comunemente usata “culto degli antenati” per indicare questa pratica di religione popolare cinese, preferirò in ambito cattolico “venerazione degli antenati”. Sul culto degli antenati a Taiwan, si vedano: Emily M. Ahern, The Cult of the Dead in a Chinese Village (Stanford: Stanford University Press, 1973); Arthur P. Wolf, “Gods, ghosts, and ancestors”, in A. P. Wolf, Religion and ritual in Chinese society (Stanford: Stanford University Press, 1973), 131–182. In ambito cattolico, si veda lo studio dettagliato di Marco Lazzarotti, God Jesus and the Ancestors. An Ethnography of the Ancestors’ Rites in the Taiwanese Catholic Church (Heidelberg: Heidelberg Asian Studies Publishing, 2023. 10.11588/hasp.1210). testimonianza della pietà filiale2)Secondo Goossaert e Palmer, la pietà filiale 孝 xiao “è forse il concetto più importante della cultura tradizionale cinese, che racchiude in un unico continuum la struttura morale delle famiglie in questo mondo e le relazioni con i morti nell’aldilà” (traduzione dell’autrice). Vincent Goossaert, David A. Palmer, The Religious Question in Modern China (Chicago & London: London University Press), 226. nei confronti dei defunti, che è presente anche all’interno delle chiese cattoliche di Taiwan. Il presente articolo si interessa quindi alla correlazione esistente tra il rito di venerazione degli antenati praticato dai fedeli cattolici taiwanesi e quello che si è sviluppato nelle comunità cattoliche cinesi della diaspora europea.

Se, secondo l’approccio dell’antropologo Ulf Hannerz,3)Ulf Hannerz, “Etnicità e opportunità nell’America urbana”, in V. Maher (a cura di), Questioni di etnicità (Torino: Rosenberg & Sellier, 1994, traduzione italiana). l’identità etnica di queste comunità è indubbiamente costruita in opposizione alle élite e ad altri gruppi, favorendo in questo modo le solidarietà al loro interno, l’identità religiosa implica necessariamente la pratica di rituali considerati specifici di una determinata cultura? Per rispondere a questa domanda, presenteremo alcune parrocchie cinesi in Europa e il contesto storico in cui si è sviluppato il cattolicesimo a Taiwan. Attraverso vari campi di indagine etnografica, studieremo poi le specificità e le somiglianze regionali nelle pratiche spirituali dei fedeli cattolici. Infine, analizzeremo la portata della ricezione dei riti di venerazione degli antenati nella costruzione identitaria dei cattolici cinesi della diaspora.

Per esaminare le questioni sollevate, questo studio si basa su un approccio antropologico classico. Per quanto riguarda le comunità cattoliche cinesi in Europa, la ricerca qualitativa sul campo è stata completata nell’arco di dieci anni, dal 2011 al 2022. È stata condotta utilizzando il metodo etnografico dell’osservazione partecipante, che consiste nell’immersione del ricercatore nella vita delle parrocchie prese in esame, partecipando ai principali eventi liturgici e alle varie attività comunitarie. Sono state realizzate interviste semi-strutturate con membri delle comunità, siano essi laici, sacerdoti o religiosi. Nelle parrocchie studiate è stato raccolto e analizzato il materiale in cinese disponibile durante le funzioni religiose ed è stata realizzata una ricerca negli archivi diocesani al fine di ripercorrere la creazione e gli sviluppi delle parrocchie stesse. In merito alle parrocchie taiwanesi, le osservazioni sul campo sono state condotte nell’autunno 2019 e in seguito completate con interviste condotte a distanza con informatori laici e religiosi membri delle comunità. A sostegno delle mie analisi, in questo articolo mi limiterò alle osservazioni effettuate in tre comunità cattoliche cinesi della diaspora in Europa (Parigi, Roma e Milano) e in due parrocchie taiwanesi, situate a Taipei e New Taipei City.

1. Le comunità cattoliche cinesi della diaspora in Europa

 In Francia si trova la più grande e antica comunità cattolica cinese d’Europa, quella della diocesi di Parigi, che si è modellata in base agli eventi storici che hanno caratterizzato il paese. Anche se dalla sua creazione, negli anni ’50 del Novecento, ad oggi la sede della comunità ha subito diversi spostamenti, due punti fermi sono rimasti, che costituiscono i due luoghi di preghiera della comunità. Da un lato la chiesa di Notre Dame de Chine, eretta nel 2005 ed assegnata dalla diocesi a oso esclusivo della Mission Catholique Chinoise, che si trova nel 13o arrondissement, caratterizzato da una popolazione di origine cinese proveniente dal Sud-Est asiatico. Dall’altro la chiesa di Sainte Élisabeth de Hongrie, utilizzata dalla comunità già dagli anni ’80, nel 3o arrondissement, quartiere storico per la presenza della prima comunità cinese della capitale.

Questa doppia ubicazione riflette anche l’eterogeneità della comunità in termini di origine dei fedeli. La maggior parte dei membri della comunità che si ritrova per la messa a Sainte Élisabeth la domenica pomeriggio proviene dalla regione di Wenzhou ed è arrivata in Francia tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 del Novecento. L’origine dei fedeli, che si ritrovano la domenica mattina a Notre Dame de Chine per la liturgia, risulta più composita. Anche se sono presenti fedeli provenienti da diverse province cinesi, si tratta per lo più di cattolici di origine cantonese, poi emigrati nelle ex colonie francesi dell’Indocina. Sono presenti anche alcuni fedeli venuti da Hong Kong e Taiwan, a cui si sono aggiunti, più di recente, fedeli provenienti dal nord della Cina. Per quanto riguarda il numero di fedeli, si può osservare una media di trecento partecipanti alle messe domenicali, distribuiti in modo abbastanza omogeneo nelle due chiese della comunità.4)In questo articolo indicherò il numero medio di fedeli presenti alla messa domenicale, che ho potuto osservare durante la ricerca sul campo.

In Italia, la Cappellania cattolica cinese di Milano è stata eretta dalla diocesi ambrosiana nel 2009. Nonostante la creazione relativamente recente, una comunità di fedeli cinesi è già ben strutturata nel capoluogo lombardo negli anni ’50. Le sue origini risalgono ai primi cinesi arrivati in Italia dalla Francia, come parte del contingente che partecipò alla Prima guerra mondiale.5)Li Ma, “La «mission Truptil» et les travailleurs chinois en France”, in Li Ma (a cura di), Les travailleurs chinois en France dans la Première Guerre mondiale (Paris, CNRS Éditions, 2012), 51-90. Questi migranti non erano originariamente cattolici, ma stabilendosi a Milano e sposando donne italiane si convertirono al cattolicesimo e formarono questa prima comunità. Nel corso degli anni diversi sacerdoti e religiosi cinesi si sono occupati della cura spirituale dei fedeli, ma nonostante una relativa stabilità della comunità, diverse vicissitudini hanno portato a una creazione tarda di una struttura pastorale ufficiale.

Fin dalle sue origini, la storia della comunità cattolica cinese di Milano è stata strettamente legata a quella della parrocchia della Santissima Trinità, situata nel cuore del quartiere Canonica-Sarpi (conosciuto anche come Chinatown milanese). In una cappella all’interno di questo complesso, la comunità cattolica cinese si riunisce la domenica pomeriggio per la messa. Sebbene sia difficile fare stime precise sul numero di fedeli cinesi presenti a Milano, possiamo osservare che la comunità conta tra gli ottanta e i cento membri. La messa domenicale è frequentata in media da trenta-quaranta fedeli, la maggior parte dei quali viene dalla regione di Wenzhou e dalla provincia del Fujian. Alcune famiglie che sono in Italia da molto tempo sono originarie di Hong Kong e Taiwan, mentre un numero minore di fedeli proviene da altre province cinesi.

L’origine della comunità cattolica cinese di Roma è strettamente legata alla figura di un sacerdote cinese, monsignor Giuseppe Wang,6)Per una breve presentazione della vita di monsignor Wang, si veda l’articolo dell’Agenzia Fides, Si è spento Mons. Giuseppe Wang, fondatore della comunità cattolica cinese a Roma e padre di tutti gli immigrati cinesi. L’8 giugno i funerali a Santa Maria degli Angeli a Roma, disponibile online: http://www.fides.org/it/news/6621-ASIA_CINA_Si_e_spento_Mons_Giuseppe_Wang_fondatore_della_comunita_cattolica_cinese_a_Roma_e_padre_di_tutti_gli_immigrati_cinesi_L_8_giugno_i_funerali_a_Santa_Maria_degli_Angeli_a_Roma#.VtcKdJX2bIU. arrivato in Italia nel 1948. Desideroso di fornire un sostegno concreto ai suoi connazionali, nel 1968 istituì il centro “Agostino Chao” nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, e riuscì a ottenere lo stesso anno la creazione della Missione cattolica cinese della diocesi di Roma, di cui si occupò per oltre trent’anni.

Nel 2003 è stato concesso alla comunità cinese l’uso esclusivo della chiesa di San Bernardino da Siena in Panisperna, situata nel cuore del centralissimo “rione Monti”. Originariamente parte dell’adiacente ex convento francescano, questo edificio del diciassettesimo secolo accoglie oggi i fedeli cinesi per le celebrazioni domenicali in mandarino e per le feste, oltre a essere la nuova sede del centro “Agostino Chao”, che continua le sue attività a sostegno degli immigrati cinesi.

Nonostante la forte presenza di cinesi a Roma, i fedeli cattolici non sono attualmente numerosi. Quelli che partecipano regolarmente alla liturgia domenicale sono una quindicina. La maggior parte dei membri della comunità proviene dal distretto di Wenzhou, mentre i fedeli che vengono da altre province, relativamente pochi, sono cinesi che vivono in Italia da molto più tempo.

2. Il cattolicesimo a Taiwan

Rappresentando un po’ più dell’1% della popolazione, la religione cattolica è ancora una realtà piuttosto modesta a Taiwan, un paese di 23 milioni di abitanti, ma la sua voce è sempre più udibile nella società taiwanese. Durante l’Anno della Misericordia organizzato dalla Chiesa cattolica nel 2016, numerosi fedeli taiwanesi, ma anche cattolici provenienti dall’estero, in particolare dalla Cina continentale, visitarono i luoghi di pellegrinaggio dell’arcidiocesi di Taipei dotati di una porta santa. Più recentemente, all’inizio del 2023, la presidente di Taiwan Tsai Ing-wen 蔡英文 ha nominato primo ministro Philip Chen Chien-jen 陳建仁, medico epidemiologo e membro cattolico della Pontificia Accademia delle Scienze del Vaticano.

La prima presenza cristiana a Taiwan risale al diciassettesimo secolo, quando, in seguito alla creazione di una base militare da parte degli olandesi nel sud dell’isola, dei missionari protestanti calvinisti si dedicarono all’evangelizzazione. Anche gli spagnoli cercarono di insediarsi sull’isola e i frati domenicani e francescani tentarono di diffondere la religione cattolica.

Questa breve esperienza di fede cristiana si concluse con la sconfitta degli olandesi da parte delle truppe del generale Koxinga (Zheng Chenggong 鄭成功) nel 1662. I religiosi stranieri poterono tornare a Taiwan nel 1859 e l’isola fu trasformata in prefettura apostolica autonoma dal Vaticano nel 1913. Sebbene i missionari non fossero più i benvenuti sull’isola durante l’occupazione giapponese (1895-1945), la situazione cambiò radicalmente con l’arrivo delle truppe di Chiang Kai-shek dopo il 1949: fedeli cattolici provenienti dalla Cina continentale si stabilirono a Taiwan, così come i missionari stranieri espulsi dal paese. La presenza di diverse congregazioni religiose ha portato a un vero e proprio rinnovamento della missione cristiana a Taiwan dalla metà del ventesimo secolo, che si è tradotto in un aumento delle conversioni, in particolare tra la popolazione aborigena.

Il mio lavoro di ricerca è stato effettuato presso le comunità di due parrocchie gestite dall’Ordine dei Frati Minori (Francescani, OFM), la cui presenza a Taiwan è relativamente recente. In seguito all’espulsione dei missionari stranieri dalla Cina continentale dopo il 1949, tre gruppi di francescani si sono stabiliti sull’isola in luoghi diversi: un gruppo di italiani, uno di belgi e un terzo di tedeschi. Dei frati europei arrivati all’epoca rimangono attualmente tre italiani, dopo la morte dell’ultimo frate belga alla fine del 2017. La comunità conta oggi una trentina di membri, la maggior parte dei quali è taiwanese.

Le parrocchie prese in esame si trovano a Taipei e a New Taipei City e contano rispettivamente circa 150 e 400 cristiani. Una metà dei fedeli proviene dalla Cina continentale e appartiene a famiglie tradizionalmente cattoliche, mentre l’altra metà è costituita da taiwanesi, che hanno ricevuto il battesimo a Taiwan.

3. Osservazioni sul campo: dall’Europa a Taiwan

Il rito di venerazione degli antenati è praticato in Europa in diverse parrocchie cinesi, in particolare durante la messa per la ricorrenza del Capodanno cinese. A Parigi, in quest’occasione, vengono organizzate due celebrazioni distinte: una nella chiesa di Saint Hippolyte, adiacente alla parrocchia cinese di Notre Dame de Chine, e l’altra a Sainte Élisabeth de Hongrie, che accoglie la comunità cinese ogni domenica pomeriggio. Come vedremo, questi due eventi non rivestono la medesima portata simbolica per i fedeli.

La messa di Capodanno celebrata in mandarino e riservata alla comunità cinese si svolge nella chiesa di Sainte Élisabeth, decorata per l’occasione con ornamenti tipici della cultura cinese. All’esterno dell’edificio di possono ammirare le duilian 对联,7)Nella cultura cinese, le “sentenze parallele” (duilian) consistono in distici grammaticalmente identici scritte su carta rossa con caratteri gialli o dorati. Portano messaggi di augurio o di buon auspicio e vengono appese alle porte delle case o all’ingresso dei templi, soprattutto durante il Capodanno cinese (in questa occasione vengono chiamate chunlian 春联). sentenze parallele di buon auspicio, e una lanterna con il carattere 福 fu8)Esprime qui un augurio. Letteralmente “felicità, fortuna”. sopra la porta. All’interno sono presenti gli stessi ornamenti: distici rossi di buon augurio e lanterne dello stesso colore appese sopra l’altare.

Dopo la liturgia celebrata in cinese dal parroco, accompagnato sull’altare dal viceparroco della comunità e da numerosi chierichetti, due momenti salienti hanno completato la messa: la cerimonia di ringraziamento e la venerazione degli antenati. Le varie fasi del rito sono state guidate da una fedele dal pulpito, ma la comunità ha potuto seguire facilmente la cerimonia con l’aiuto di un foglietto esplicativo, disponibile all’ingresso della chiesa, che indicava il significato di ogni gesto, in lingua cinese e in francese. Per eseguire la cerimonia di ringraziamento, i celebranti si sono posti di fronte all’altare e, insieme ai fedeli, si sono inchinati tre volte, prima “per esprimere la nostra adorazione a Dio”, e poi “alla Vergine Maria per esprimere la nostra pietà filiale”, come recitava il documento. Questi inchini sono stati preceduti da canti “per lodare e ringraziare Dio” e “per dire grazie alla Vergine Maria”.

Ma la parte più sorprendente della messa di Capodanno è stata la cerimonia di venerazione degli antenati, secondo la tradizione cinese. Sempre in piedi alla stessa altezza dei fedeli, ma questa volta rivolto verso la comunità, il sacerdote ha ricevuto dai fedeli le offerte per gli antenati, che ha poi deposto davanti all’altare. Queste offerte erano rappresentate da candele, incenso, alcol, fiori e frutta. Il rito era condotto dalla stessa fedele dal pulpito, che spiegava il significato di ogni gesto compiuto dal celebrante.

La cerimonia è proseguita con gli elogi agli antenati letti dal parroco e da un rappresentante della comunità, e un tributo finale è stato reso agli antenati sotto forma di tre inchini eseguiti dai celebranti e dall’assemblea dei fedeli. Il rituale prevedeva poi la presentazione formale degli auguri di buon anno tra i sacerdoti e i fedeli, che si salutavano stringendo i pugni alla maniera cinese. La messa si è conclusa con la distribuzione da parte dei celebranti all’assemblea di clementine e buste rosse, “simboli di felicità e buona fortuna per il nuovo anno”, come si poteva leggere nel foglietto della messa.

Lo stesso rituale di venerazione degli antenati durante la liturgia cattolica si è svolto la mattina, nella chiesa di Saint Hippolyte, durante una celebrazione completamente diversa da quella descritta in precedenza. A Parigi, infatti, ogni anno, si celebra qui il “Capodanno asiatico” che riunisce tre comunità di fedeli: i parrocchiani locali, i cattolici cinesi e la comunità vietnamita, particolarmente presente in questo quartiere. Anche questa chiesa per l’occasione è stata decorata all’esterno con “sentenze parallele” rosse, ma la decorazione più spettacolare era presente al suo interno. Grandi lanterne rosse pendevano dall’alto soffitto dell’edificio e lo spirito festivo di questa particolare celebrazione era rafforzato da ghirlande di finti petardi elettrici appesi alle colonne delle navate laterali. L’altare era anch’esso decorato con fiori e diversi striscioni.

Avvicinandosi, si potevano leggere i versi scritti sugli striscioni rossi: uno riportava gli auguri di buon anno scritti in francese, inglese e vietnamita, mentre l’altro, molto più esteso, riportava l’espressione “Nuova vita” e i caratteri cinesi xingsheng jizu jingtian 新生祭祖敬天 (nuova vita, onorare gli antenati, rispettare il Cielo).

Frasi parallele di buon auspicio in cinese erano appese ai lati dell’altare e sulle colonne della navata centrale. Gli abiti colorati dei fedeli in prima fila rendevano ancora più festosa l’atmosfera di questa chiesa gremita quella domenica mattina. Sul foglietto distribuito ai fedeli, che riportava le diverse parti della liturgia, il titolo recitava: “Messa solenne con i nostri fratelli asiatici che celebrano il nuovo anno”.

Questo supporto cartaceo rifletteva la natura multiculturale della celebrazione, presieduta dai responsabili delle diverse comunità, che si sono occupate dell’organizzazione dei vari aspetti della liturgia.

La messa si è conclusa con la tradizionale cerimonia cinese di venerazione degli antenati, una tradizione profondamente radicata nella cultura cinese, a cui hanno partecipato tutti i sacerdoti e i religiosi presenti. Guidati da due membri della comunità cinese che hanno indicato i gesti da compiere e il loro significato, il rettore cinese della Missione e un sacerdote francese hanno presentato all’altare i bastoncini d’incenso accesi, alzandoli a mani giunte e chinando il capo. Hanno poi deposto offerte agli antenati sotto forma di cibo, bevande e fiori davanti all’altare. Dopo l’inchino rituale, prima rivolti all’altare e poi all’assemblea, i celebranti hanno augurato ai fedeli un felice anno nuovo. Dopo i sacerdoti, anche i partecipanti alla messa hanno potuto avvicinarsi all’altare e deporre bastoncini d’incenso accesi in vasi riempiti di sabbia. L’affluenza è stata notevole e si è potuto osservare non solo che questo rito era praticato dai fedeli asiatici, ma che anche molti membri della parrocchia di Saint Hippolyte hanno fatto propria questa tradizione, seppur lontana dalla loro cultura. All’uscita dalla Chiesa, il curato francese e altri giovani volontari della comunità asiatica distribuivano clementine e buste rosse ai partecipanti, nel vero spirito del Capodanno cinese.

Anche la Cappellania cinese della diocesi di Milano organizza durante il Capodanno cinese una messa congiunta con la comunità cattolica locale, durante la quale viene praticato il rito di venerazione degli antenati, bruciando l’incenso alla fine della celebrazione.

Gli elementi e oggetti che fanno riferimento alla Cina e alla sua cultura sono molto presenti all’interno della chiesa di San Bernardino da Siena in Panisperna, che da vent’anni è stata assegnata alla comunità cattolica cinese di Roma. Al di sotto della cupola di questo edificio a pianta circolare, interamente dipinta con raffigurazioni di santi francescani, si aprono lungo il perimetro quattro piccole cappelle e una più grande che ospita l’altare liturgico. All’altezza delle colonne che incorniciano quest’ultima, decorata con tre affreschi raffiguranti San Bernardino, si possono osservare due grandi riproduzioni di dipinti con soggetti della tradizione cattolica cinese. A sinistra c’è la Madonna della Cina nelle vesti della Madonna di Donglü 東閭聖母, mentre a destra c’è l’allegoria dell’ascesa al Paradiso dei martiri cinesi. Davanti a essa sono collocati un reliquiario contenente le reliquie di tre martiri cinesi, membri della stessa famiglia e morti durante la rivolta dei Boxer, e un vaso decorato in stile cinese con bastoncini d’incenso. Accanto, un libretto elenca i nomi di tutti i martiri cristiani uccisi in Cina tra il 1648 e il 1930. Nella cappella adiacente alla figura della Madonna di Donglü è collocata un’altra particolare rappresentazione cinese della Vergina Maria: si tratta di una statua della Madonna di Sheshan 佘山聖母, raffigurata nell’atto di sollevare verso l’alto il Bambino Gesù, che tiene le braccia aperte.

Di fronte all’ultima cappella, dedicata alla vita di Santa Verdiana, si può notare un grande vaso, all’interno del quale si vedono i resti di bastoncini d’incenso. Il vaso è posto dinnanzi a un altare decorato con fiori e candele, sormontato da una grande tavoletta con un’iscrizione verticale in caratteri cinesi rossi dedicata agli antenati, circondata dalle fotografie di membri o amici defunti della comunità cattolica cinese. Sull’iscrizione si può leggere: Zhonghuamingzu liezuliezong zhi wei 中華民族列祖列宗之位.9)“Luogo delle generazioni di antenati del popolo cinese” (traduzione dell’autrice). I fedeli che lo desiderano sono invitati ad accendere i bastoncini d’incenso, a inchinarsi davanti all’altare e a piantare i bastoncini nel vaso colmo di cenere e riso. Questo rituale di venerazione degli antenati non è praticato soltanto saltuariamente dai fedeli durante l’anno liturgico, ma riveste soprattutto un ruolo importante durante la celebrazione del Capodanno cinese, com’è il caso a Parigi e a Milano.

Fig.1 Altare dedicato agli antenati e ai defunti della comunità. Chiesa di San Bernardino da Siena in Panisperna. Roma, 2023. (Foto dell’autrice)

Nelle chiese cattoliche taiwanesi è presente, in generale, una tavoletta commemorativa degli antenati zuxian paiwei 祖先牌位, che si trova in un angolo in fondo alla chiesa. Può essere composta da una croce e affiancata da un vaso per l’offerta dell’incenso, da candele e dalla Bibbia. Sulla tavoletta è riportato il nome di ogni defunto, accompagnato dal nome di battesimo, mentre non sono indicate né la data di nascita né quella di morte. Il numero di tavolette con i nomi varia in base ai defunti della parrocchia. Alla fine di ogni messa i fedeli possono recarsi davanti all’altare per bruciare incenso e recitare preghiere. Questo rito non ha un carattere obbligatorio e di solito sono i parenti dei defunti che lo praticano più frequentemente.

Oltre a questa pratica che si svolge tutto l’anno, un rituale particolare viene realizzato una volta all’anno, in occasione del guonian 过年, il Capodanno cinese, il primo giorno dell’anno lunare. Al termine della messa, i celebranti e i fedeli si trovano davanti al zuxian paiwei e presentano agli antenati offerte di vino, fiori e incenso. Si procede alla benedizione con l’acqua santa e delle preghiere specifiche sono recitate per l’occasione. Questo rito dura circa quindici minuti e non è condotto dal parroco, ma bensì dal rappresentante dei fedeli o dal membro più anziano della comunità. Il contenuto delle preghiere si concentra sull’ingiunzione di ricordare l’insegnamento dei defunti e degli antenati, per il bene dei fedeli della parrocchia. Si chiedono inoltre la protezione della comunità per l’anno a venire e l’abbondanza dei frutti della terra.

Fig. 2 Tavoletta commemorativa degli antenati (祖先牌位). Our Lady of Rosary’s in Taipei city Nangang 台北市南港區玫瑰天主堂. Taipei, 2019. (Foto dell’autrice)

4. Origine della venerazione degli antenati nella Chiesa cattolica taiwanese e ricezione all’estero

La reintroduzione di questa pratica nelle chiese taiwanesi fa parte del processo di inculturazione incoraggiato dalla Chiesa cattolica, in particolare a partire dagli anni ’60 del Novecento, dopo il Concilio Vaticano II. Questo processo tende a valorizzare, laddove possibile, le espressioni della cultura popolare, nella misura in cui non si discostino dai principi del dogma cattolico. Seguendo le raccomandazioni del Concilio, il clero cinese di Taiwan ha tenuto a reintrodurre rapidamente il rito in onore degli antenati nella chiesa. Nel 1974, la Conferenza episcopale di Taiwan ha così pubblicato un documento che spiegava il significato cristiano di questo particolare rituale. Non va dimenticato, infatti, che questa pratica, e i riti cinesi in generale, erano stati oggetto di una famosa querelle tra le congregazioni missionarie presenti in Cina a partire dal diciassettesimo secolo, che portò a un divieto totale da parte di Papa Clemente XI nel 1715. Solo nel 1939 Papa Pio XII ribaltò questa decisione, autorizzando i cristiani cinesi a praticare questi riti all’interno della Chiesa. Questa iniziativa, sostenuta da alcuni missionari e da un clero colto e desideroso di promuovere la cultura cinese, si rivelò dunque anche l’espressione di una reazione a questi divieti storici da parte della Chiesa.

Interpretati dall’antropologo Marco Lazzarotti come un incontro tra due sistemi culturali diversi,10)Marco Lazzarotti, God Jesus and the Ancestors. i riti degli antenati si sono sviluppati nella Chiesa cattolica di Taiwan come abbiamo potuto osservare attraverso la ricerca sul campo. Le chiese cattoliche taiwanesi dispongono di un piccolo altare laterale dove i fedeli possono bruciare incenso in onore degli antenati, mentre un rituale più elaborato viene praticato durante il Capodanno cinese, quando gli officianti e i fedeli fanno offerte di fiori e frutta davanti all’altare. Questi riti possono inoltre essere praticati dai fedeli anche in ambito domestico.

Nel corso di un’intervista, Padre Jean Charbonnier, specialista del cattolicesimo cinese,11)Si vedano in particolare: Jean Charbonnier, Histoire des Chrétiens de Chine (Paris: Les Indes Savantes, 2002); Jean Charbonnier, Guide to the Catholic Church in China 2014 (Singapour: China Catholic Communication, 2013). mi ha spiegato la sua percezione della situazione:

Dopo il Concilio c’erano a Taiwan tutti questi sacerdoti provenienti dalla Cina, piuttosto colti intellettualmente, che hanno approfittato del Concilio per reintrodurre immediatamente il rituale in onore degli antenati con un piccolo altare laterale in alcune chiese di Taiwan. All’epoca, però, i continentali non erano a conoscenza delle iniziative taiwanesi.

Tagliata fuori dal mondo esterno per tutto il periodo maoista, la Cina continentale infatti non ha vissuto le riforme liturgiche introdotte dal Concilio Vaticano II, né le iniziative prese sulla sua scia dalla Chiesa di Taiwan. I riti di venerazione degli antenati non si sono quindi diffusi in Cina, dove queste pratiche rimangono totalmente assenti nelle chiese cattoliche, ma si sono comunque diffusi nelle comunità cattoliche cinesi della diaspora, come abbiamo potuto osservare. Il rituale che troviamo a Parigi, Roma o Milano, è stato introdotto da sacerdoti cinesi che hanno studiato a Taiwan o all’estero e sembra aver avuto origine da quello celebrato a Taiwan nel 1971 da monsignor Yu Pin, rettore dell’Università di Furen.12)Jean Charbonnier, “Liturgie et Inculturation”. Il testo può essere consultato sul sito web delle Missions Étrangères de Paris, alla pagina: http://eglasie.mepasie.org/asie-du-nord-est/chine/2012-02-23-pour-approfondir-ab-liturgie-et-inculturation-bb.

La questione dell’introduzione dei riti tradizionali cinesi nelle celebrazioni cattoliche è particolarmente rilevante se relazionata alla pratica dei fedeli della diaspora. All’interno di comunità formate da membri provenienti da diverse parti del mondo cinese ed emigrati in Europa in tempi diversi, infatti, certe pratiche culturali non sono accettate all’unanimità.

Riferendosi alle osservazioni effettuate durante la celebrazione del Capodanno cinese nella chiesa di Sainte Élisabeth a Parigi, la fedele incaricata di dirigere il rito della venerazione degli antenati forniva la seguente spiegazione all’atto di portare i bastoncini d’incenso come offerta:

Molti ritengono che i bastoncini d’incenso non possano essere utilizzati in chiesa. In realtà, si tratta solo di incenso fatto in un altro modo, sotto forma di bastoncini. Non c’è alcuna contraddizione nel bruciare l’incenso in un’altra forma.

Il senso di questo commento è piuttosto eloquente e rivela una complessità di fondo nella pratica di questo rituale da parte delle comunità cattoliche cinesi della diaspora. La ricerca sul campo mostra infatti che questa questione è particolarmente “scottante” e può generare conflitti tra i parrocchiani, ma anche reazioni contro le iniziative del loro cappellano, se non sono condivise da tutta la comunità.

È quanto è accaduto in una delle parrocchie studiate, scossa da un disaccordo sulla pratica della venerazione degli antenati all’interno della chiesa. Desideroso di conformarsi alla pratica ormai diffusa nelle comunità cattoliche cinesi all’estero, il cappellano si è scontrato alla netta opposizione di alcuni dei suoi fedeli. Un informatore, parrocchiano originario di Wenzhou, descriveva così l’accaduto:

A Taiwan si usa celebrare il culto degli antenati in chiesa, ma non in Cina, dove questa pratica è considerata anticristiana. Tuttavia, durante la messa del Capodanno cinese qui, hanno bruciato dell’incenso per gli antenati in chiesa. Questo gesto è stato fortemente criticato dalla popolazione di Wenzhou e dai vecchi cattolici. Il sacerdote ha poi spiegato la sua azione dicendo che questa pratica è comune all’estero, ma ha gestito male la situazione. Ha cercato di trovare un compromesso, ma purtroppo non ci è riuscito.

Nonostante questa disavventura, il cappellano che gli è succeduto continua a perpetuare questa pratica durante il Capodanno cinese, che si svolge durante una messa congiunta con la comunità cattolica locale.

Alla domanda sulla pratica di bruciare incenso per gli antenati nelle case dei cattolici in Cina, un sacerdote dell’Hebei ha spiegato:

Pochissimi cattolici lo fanno. Quando Deng Xiaoping ha aperto il paese, avremmo dovuto seguire la pratica di Taiwan e Hong Kong di bruciare l’incenso, ma poiché siamo abituati alla liturgia latina, alcuni si sono opposti. Ora la situazione è questa: nelle parrocchie ordinarie non si brucia l’incenso e i fedeli non lo fanno nemmeno a casa. Non è vietato dalla Chiesa, ovviamente, ma la gente non è molto aperta al riguardo.

Avendo lasciato la Cina diversi anni fa, conferma che la pratica è molto viva nelle comunità cattoliche cinesi all’estero:

Le parrocchie cinesi all’estero seguono la pratica taiwanese e bruciano incenso in chiesa durante il Capodanno cinese. Personalmente, ho studiato la questione e non sono contrario all’inculturazione.

Soprattutto, questa realtà rivela una frattura che esiste ancora tra un cattolicesimo cinese che è rimasto tagliato fuori dal mondo durante l’era maoista e un cattolicesimo cinese che ha continuato a cambiare in linea con le direttive del Concilio Vaticano II, in particolare a Taiwan e nelle comunità cattoliche cinesi all’estero.

 Conclusioni

Per quanto il mio lavoro sul campo si sia concentrato sulle comunità cattoliche cinesi in Europa, nel corso delle mie ricerche ho avuto modo di entrare in contatto con fedeli di origini diverse. La Repubblica Popolare Cinese, Hong Kong, Taiwan e i Paesi del Sud-Est asiatico interessati dalla diaspora cinese sono tutte regioni del mondo sinofono con storie particolari che hanno contribuito a plasmare la pratica religiosa cattolica. Una pratica che, nonostante le convergenze, conserva anche singolarità locali, specifiche di ciascuna di queste regioni.

Lo studio dei riti di venerazione degli antenati presso le comunità cattoliche cinesi della diaspora e le parrocchie taiwanesi ha permesso di interrogarci sulla costruzione di un’identità cattolica cinese attraverso l’adozione o l’introduzione di tratti culturali specifici. Avremmo potuto ipotizzare che nel momento in cui una struttura pastorale cinese disponesse di una chiesa a uso esclusivo della sua comunità, avrebbe immediatamente introdotto questa pratica. Tuttavia, sebbene un altare in onore degli antenati sia presente nella chiesa di San Bernardino a Roma, assegnata alla comunità cattolica cinese della capitale italiana, non c’è nessun altare con questa funzione né un luogo dove bruciare l’incenso a Notre Dame de Chine, utilizzata solo dai fedeli cinesi a Parigi. Il rito degli antenati è ben vivo in questa comunità, ma solo in occasione del Capodanno cinese. La celebrazione che si svolge a Saint Hippolyte, però, è soprattutto un evento multiculturale, incoraggiato dalle autorità ecclesiastiche locali, mentre i riti praticati nell’intimità della comunità nella chiesa di Sainte Élisabeth sono rigorosamente supervisionati, e ogni gesto è spiegato con precisione ai fedeli.

L’identità e la specificità delle comunità di cattolici cinesi studiate si basano, in ultima analisi, più che altro sulla rivendicazione da parte dei loro membri di un impegno religioso tradizionale, cioè basato sul principio universalista del cattolicesimo. Le pratiche presunte “indigene” o mescolate con alcuni tratti culturali e spirituali orientalizzati non sono maggioritarie e sono addirittura contestate da alcuni fedeli che rifiutano di identificarsi con esse, soprattutto se queste pratiche sono imposte “dall’alto”, ovvero dalle autorità ecclesiastiche. Se l’identità etnica di queste comunità può esprimersi attraverso riti tipici della cultura cinese, la costruzione identitaria spirituale dei fedeli della diaspora è soprattutto basata sulla pratica della religione cattolica, che è stata trasmessa alla maggior parte di loro da famiglie praticanti da diverse generazioni. Da qui l’importanza di un’etnografia sul campo multisituata come strumento per analizzare le particolarità delle pratiche locali.

Salerno, Da Taiwan alle parrocchie cinesi della diaspora PDF

Immagine: Chiesa Our Lady of Rosary’s in Taipei (Meigui Tianzhutang 玫瑰天主堂). Taipei, 2019. (Foto dell’autrice)

Eva Salerno è professore associato di antropologia all’Institut Catholique de Paris. Dopo una tesi di dottorato dal titolo “Les Chinois catholiques de Paris et de Milan: étude ethnographique comparative de deux communautés de fidèles”, discussa presso l’École Pratique des Hautes Études (Parigi) in cotutela con l’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha lavorato a un progetto di ricerca post-doc sulla pratica rituale della religione cattolica all’interno delle parrocchie taiwanesi, finanziato dalla Chiang Ching-kuo Foundation for International Scholarly Exchange di Taipei (Taiwan). I suoi interessi di ricerca si collocano all’incrocio tra l’antropologia religiosa e l’etnografia delle migrazioni, con particolare attenzione alle questioni religiose in un contesto migratorio.

References
1 All’espressione comunemente usata “culto degli antenati” per indicare questa pratica di religione popolare cinese, preferirò in ambito cattolico “venerazione degli antenati”. Sul culto degli antenati a Taiwan, si vedano: Emily M. Ahern, The Cult of the Dead in a Chinese Village (Stanford: Stanford University Press, 1973); Arthur P. Wolf, “Gods, ghosts, and ancestors”, in A. P. Wolf, Religion and ritual in Chinese society (Stanford: Stanford University Press, 1973), 131–182. In ambito cattolico, si veda lo studio dettagliato di Marco Lazzarotti, God Jesus and the Ancestors. An Ethnography of the Ancestors’ Rites in the Taiwanese Catholic Church (Heidelberg: Heidelberg Asian Studies Publishing, 2023. 10.11588/hasp.1210).
2 Secondo Goossaert e Palmer, la pietà filiale 孝 xiao “è forse il concetto più importante della cultura tradizionale cinese, che racchiude in un unico continuum la struttura morale delle famiglie in questo mondo e le relazioni con i morti nell’aldilà” (traduzione dell’autrice). Vincent Goossaert, David A. Palmer, The Religious Question in Modern China (Chicago & London: London University Press), 226.
3 Ulf Hannerz, “Etnicità e opportunità nell’America urbana”, in V. Maher (a cura di), Questioni di etnicità (Torino: Rosenberg & Sellier, 1994, traduzione italiana).
4 In questo articolo indicherò il numero medio di fedeli presenti alla messa domenicale, che ho potuto osservare durante la ricerca sul campo.
5 Li Ma, “La «mission Truptil» et les travailleurs chinois en France”, in Li Ma (a cura di), Les travailleurs chinois en France dans la Première Guerre mondiale (Paris, CNRS Éditions, 2012), 51-90.
6 Per una breve presentazione della vita di monsignor Wang, si veda l’articolo dell’Agenzia Fides, Si è spento Mons. Giuseppe Wang, fondatore della comunità cattolica cinese a Roma e padre di tutti gli immigrati cinesi. L’8 giugno i funerali a Santa Maria degli Angeli a Roma, disponibile online: http://www.fides.org/it/news/6621-ASIA_CINA_Si_e_spento_Mons_Giuseppe_Wang_fondatore_della_comunita_cattolica_cinese_a_Roma_e_padre_di_tutti_gli_immigrati_cinesi_L_8_giugno_i_funerali_a_Santa_Maria_degli_Angeli_a_Roma#.VtcKdJX2bIU.
7 Nella cultura cinese, le “sentenze parallele” (duilian) consistono in distici grammaticalmente identici scritte su carta rossa con caratteri gialli o dorati. Portano messaggi di augurio o di buon auspicio e vengono appese alle porte delle case o all’ingresso dei templi, soprattutto durante il Capodanno cinese (in questa occasione vengono chiamate chunlian 春联).
8 Esprime qui un augurio. Letteralmente “felicità, fortuna”.
9 “Luogo delle generazioni di antenati del popolo cinese” (traduzione dell’autrice).
10 Marco Lazzarotti, God Jesus and the Ancestors.
11 Si vedano in particolare: Jean Charbonnier, Histoire des Chrétiens de Chine (Paris: Les Indes Savantes, 2002); Jean Charbonnier, Guide to the Catholic Church in China 2014 (Singapour: China Catholic Communication, 2013).
12 Jean Charbonnier, “Liturgie et Inculturation”. Il testo può essere consultato sul sito web delle Missions Étrangères de Paris, alla pagina: http://eglasie.mepasie.org/asie-du-nord-est/chine/2012-02-23-pour-approfondir-ab-liturgie-et-inculturation-bb.