Introduzione

Qualche anno fa, nell’estate del 2018, partecipai alla festa del Giorno del Risveglio (chengfo ri 成佛日) presso il tempio di Hsi Lai nella Contea di Los Angeles. In quel periodo stavo conducendo una ricerca multisituata per la mia tesi dottorale sulla globalizzazione dell’ordine buddhista taiwanese del Fo Guang Shan 佛光山 (Montagna della luce di Buddha). Avevo già trascorso molti mesi a Taiwan e in Sud Africa, ed ero sul punto di raggiungere il prossimo sito, il tempio ancestrale di Fo Guang Shan a Yixing, nella Cina continentale.

Il Giorno del Risveglio è il giorno in cui i cinesi che seguono il buddhismo Mahāyāna commemorano l’illuminazione del Buddha storico Śākyamuni. Nel 2018 cadeva di mercoledì. Oltre alle consuete attività del giorno effettivo della festività – un’assemblea del Dharma (fahui 法會) nel primo mattino e la distribuzione gratuita di porridge degli otto tesori (babao zhou 八寶粥) – le principali celebrazioni si tengono nella domenica immediatamente precedente e in quella successiva. Il tempio si assicura così che le persone partecipino all’evento nonostante gli impegni lavorativi. Per comodità le celebrazioni sono tenute sia in cinese che in inglese.

Quell’anno, le celebrazioni in inglese seguirono il format di uno spettacolo di varietà, con partecipanti che prendevano posto su un palco per suonare il piano, recitare poesie, cantare e ballare. Ma una performance si distinse tra tutte: l’esecuzione di un brano di un’assemblea del Dharma da parte di due giovani buddhisti vestiti con gli abiti rituali della tradizione del Mahāyāna cinese (hanchuan fojiao 漢傳佛教) e accompagnati da strumenti buddhisti tradizionali. Anche melodia e ritmo seguivano gli standard usuali. Tuttavia, c’era qualcosa di insolito: la liturgia era in inglese.

La salmodia e la preghiera sono pratiche centrali della coltivazione buddhista. Invocare il Dharma tramite una pratica sonora occupa un ruolo importante in molte tradizioni buddhiste, specialmente del Mahāyāna. I canti liturgici, ad esempio, sono usati come strumento pedagogico per trasmettere il Dharma. I monaci salmodiano le scritture buddhiste durante le assemblee del Dharma o durante i servizi liturgici mattutini e serali nei templi. La salmodia e la recitazione svolgono inoltre una funzione sociale in quanto legano l’individuo al gruppo e sono spesso praticati collettivamente in un contesto monastico o nei templi. Inoltre, la posizione che ciascuno occupa all’interno dello spazio sonoro riflette la propria posizione e status nel gruppo. Solitamente i religiosi stanno davanti, nella prima fila prendono posto i principali benefattori, mentre donne e uomini laici occupano i due lati della sala del tempio.

La salmodia, ovviamente, è anche una pratica di coltivazione in senso stretto. Serve a produrre merito spirituale per sé e da trasferire agli altri. Può garantire la salvezza dopo la morte facilitando l’accesso alla Terra Pura di Occidente. Attraverso i canti liturgici è possibile esprimere rammarico durante i rituali di pentimento, così come aspirazione e determinazione attraverso la pronuncia dei voti. Inoltre, la salmodia possiede una gamma di funzioni pratiche più immediate. Ad esempio, brevi frasi costituite da mantra o dhāraī sono recitate al fine di ottenere protezione spirituale.

Tuttavia, in un contesto buddhista globale al di fuori dell’Asia la situazione è differente. Al di fuori dell’Asia è la meditazione la pratica di coltivazione buddhista più nota, al punto che alcuni non asiatici hanno fatto propria l’idea che la meditazione sia l’unica via per praticare il buddhismo. Ne consegue che molti buddhisti asiatici che operano in un contesto globale offrono corsi di meditazione al fine di attrarre praticanti non asiatici. Ad ogni modo, alcuni buddhisti della tradizione Mahāyāna cinese hanno iniziato a tradurre i canti liturgici delle assemblee del Dharma in inglese.

Questo articolo studia il caso di un giovane buddhista americano, Michael (nome di fantasia), e i suoi sforzi per tradurre i canti liturgici cinesi in inglese per le assemblee del Dharma presso il tempio Fo Guang Shan d’oltremare. Sulla base di interviste e osservazione partecipante, saranno presentate le motivazioni e le prime fasi dello sviluppo della sua attività. In seguito, esamineremo come le assemblee inglesi del Dharma presso il tempio di Hsi Lai nella Contea di Los Angeles sono emerse per poi cessare. Inoltre, l’esperienza di Michael sarà messa a confronto con una parallela iniziativa ti tipo top-down sostenuta dalla sede centrale del Fo Guang Shan. Nelle conclusioni i due tentativi saranno contestualizzati e discussi in relazione a questioni come la preservazione dell’ortodossia a fronte dell’adattamento ai nuovi contesti culturali. Lo scopo di questo articolo non è solo di esplorare l’impatto delle dinamiche transculturali sulla diffusione globale della tradizione Mahāyāna cinese, ma anche quello di comprendere come l’interazione tra ortodossia e innovazione in un mondo occidento-centrico venga negoziata da attori buddhisti transazionali asiatici.

1. La globalizzazione del Fo Guang Shan

 Prima di affrontare Michael e il suo progetto di traduzione in dettaglio desidero fornire alcune informazioni sul Fo Guang Shan e le sue attività globali. Il Fo Guang Shan è il principale rappresentante contemporaneo del movimento di riforma modernista del Mahāyāna cinese. L’approccio socialmente impegnato dell’ordine è noto come buddhismo renjian (renjian fojiao 人間佛教, it. buddhismo del regno umano).1)Solitamente renjian fojiao è tradotto dai suoi aderenti come “buddhismo umanistico”. Tuttavia, in inglese (e italiano), l’aggettivo “umanistico” ha forti connotazioni rinascimentali. Al fine di distinguere tra le due accezioni, ho preferito adottare qui la romanizzazione del termine cinese. Emerso come risposta al processo di costruzione della Cina come moderno stato nazionale, lo sviluppo di tale religiosità buddhista moderna rappresenta un tentativo riuscito di garantire uno spazio alla tradizione buddhista all’interno delle società cinesi in via di modernizzazione. Secondo la dottrina buddhista, il nostro mondo è suddiviso in sei regni: il regno degli dei, degli asura (o semidei), degli esseri umani, degli animali, degli spiriti famelici e degli inferi. Per i buddhisti renjian come quelli del Fo Guang Shan, il Mahāyāna cinese del passato era stato eccessivamente preoccupato dai servizi a pagamento legati agli spiriti famelici e alla morte. Spostando il focus sul regno umano, il Fo Guang Shan e altri movimenti modernisti sottolineano invece il fatto che è il mondo degli esseri umani – e perciò la società – a rappresentare lo spazio centrale della partica buddhista. In effetti, oltre ai suoi impegni religiosi, il Fo Guang Shan è noto per le sue innumerevoli attività culturali, educative e di beneficenza nella società laica. Insieme, questi quattro ambiti di impegno costituiscono il cuore della religiosità buddhista modernista.

Al giorno d’oggi, l’ordine gestisce circa duecento templi e centri di pratica, oltre a una serie di strutture affiliate in tutto il mondo.2)Per uno studio complessivo della diffusione globale del Fo Guang Shan si veda Jens Reinke, Mapping Modern Mahayana: Chinese Buddhism and Migration in the Age of Global Modernity (Berlin: De Gruyter, 2021). L’eccezionale sviluppo globale dei templi e dei centri di pratica del Fo Guang Shan è avvenuto in appena due decenni. A renderlo possibile sono stati i cambiamenti negli equilibri di potere globale, lo sviluppo economico in Asia e la liberalizzazione, dopo il 1965, delle leggi sull’immigrazione negli USA, che hanno portato all’emergere di una nuova generazione di migranti di etnia cinese benestanti e altamente qualificati. Per molti di questi nuovi migranti, che si sono trasferiti oltre oceano per ricevere un’educazione migliore o per investimenti, la Contea di Los Angeles fu la principale destinazione.

Durante la seconda metà del secolo scorso, la composizione della comunità della diaspora cinese globale è diventata sempre più complessa e stratificata. Gruppi etnici cinesi di diverse origini sono emigrati a ondate successive, circostanza che si riflette anche nei templi d’oltremare dell’ordine del Fo Guang Shan. Oggi migranti di etnia cinese di diverse origini nazionali e regionali – da Taiwan, dal Sudest asiatico, da Hong Kong e in misura sempre maggiore dalla RPC – visitano il tempio per pregare, celebrare le festività e diventare membri della BLIA (foguang hui 佛光會, ing. Buddha’s Light International Association), l’organizzazione buddhista laica del Fo Guang Shan. Sono loro che, attraverso donazioni di denaro, tempo e manodopera, sostengono i templi e molte altre attività d’oltremare dell’ordine.

Il principale e più importante gruppo continua a essere quello taiwanese. Infatti, i primi migranti di etnia cinese ad arrivare dopo il 1965 furono i taiwanesi, l’ordine è stato fondato nell’isola e, infine, la maggior parte dei monaci e delle monache sono originari di Taiwan. Il secondo gruppo consiste in hongkonghesi e altri cinesi dal Sudest asiatico, che non solo costituiscono una porzione significativa del laicato, ma anche della comunità monastica. In particolare, diversi giovani monaci provengono da posti come la Malesia e, in minor grado, da Hong Kong. I monaci nati in Malesia e a Hong Kong non solo sono in media i più giovani, ma sono anche noti per le buone competenze in inglese. La ragione di ciò risiede nell’istruzione più avanzata della lingua inglese disponibile nei loro paesi di origine. Per questo motivo molti di questi sono di stanza nei templi d’oltremare dell’ordine. L’ultimo e più recente gruppo è composto da migranti dalla RPC. Mentre molti dei migranti taiwanesi hanno raggiunto l’età pensionabile, quest’ultimi sono più giovani. Attrarre questo gruppo è pertanto fondamentale per garantire lo sviluppo futuro del Fo Guang Shan d’oltremare.

Oltre a ciò, il tempio mira anche a coinvolgere la seconda e le successive generazioni. Tuttavia, molti appartenenti a questo gruppo preferiscono comunicare nella lingua del paese in cui sono cresciuti. Così, la maggior parte dei templi d’oltremare comprende sezioni in lingua locale. I membri di tali sezioni non sono madrelingua cinese, come i buddhisti laici non cinesi. Alla luce del probabile peggioramento dei rapporti Cina-USA e del suo impatto sulla migrazione cinese, è fondamentale attirare i giovani di seconda e successive generazioni, così come le persone non di origine cinese, per garantire la sopravvivenza delle operazioni del Fo Guang Shan negli Stati Uniti.

Il tempio di Hsi Lai è il principale tempio d’oltremare del Fo Guang Shan. Esso si trova a Hacienda Heights, una comunità suburbana non incorporata di Los Angeles che fa parte del primo quartiere cinese suburbano – o etnoborgo, come lo ha definito la geografa statunitense Wei Li – negli Stati Uniti. Durante la prima fase di globalizzazione dell’ordine negli anni Settanta, i migranti taiwanesi presero parte alle prime assemblee del Dharma in una vecchia chiesa nell’area metropolitana di Los Angeles. I partecipanti erano in numero così elevato che l’ordine dovette presto acquistare una seconda chiesa più grande per poi, infine, costruire il complesso di edifici del tempio di Hsi Lai. Sebbene non sia il più grande quanto a dimensioni, è il complesso più antico e probabilmente il più attivo. Il tempio – oltre a una vasta gamma di attività monastiche e religiose, troppo lunga per essere riportata qui – gestisce una casa editrice, un colombario e persino un’università umanistica. Il tempio è anche sede dell’ufficio centrale globale della BLIA.

Oggi, la sezione locale della BLIA di Los Angeles (xiehui 協會) ha 23 sottosezioni e include le contee di Los Angeles, Orange e San Bernardino. La maggior parte delle sottosezioni sono istituite in base alla località geografica, ma alcune dipendono da fattori specifici come la lingua. In totale, la sezione di Los Angeles ha circa 1800 membri. Inizialmente la maggior parte dei fedeli proveniva da Taiwan, ma con il tempo sempre più cinesi del Sudest asiatico e Hong Kong si sono trasferiti a Los Angeles. Questi cambiamenti, dovuti alla modifica delle leggi sull’immigrazione statunitensi per specifici paesi, si riflettono anche nella composizione della BLIA. Diverse sottosezioni sono frequentate principalmente da cinesi etnici del Sudest asiatico che parlano cantonese. Molti di costoro sono sino-vietnamiti. Inoltre, si assiste a un recente incremento di cinesi della RPC. Sebbene la maggior parte della dirigenza della BLIA abbia origini taiwanesi o del Sudest asiatico, alcuni dei presidenti e vicepresidenti delle sottosezioni della più agiata area di South Bay provengono dalla RPC. I cinesi della RPC sono ancora più rappresentati nei gruppi giovanili.

Il tempio di Hsi Lai gestisce due gruppi giovanili, o Fo Guang Shan Young Adult Divisions (YAD). Uno di essi si occupa principalmente degli studenti stranieri di scambio, la maggior parte dei quali proviene dalla Repubblica popolare. L’altro gruppo giovanile si rivolge alla seconda e successive generazioni di migranti di etnia cinese, molti dei quali hanno genitori taiwanesi. Un’altra sottosezione opera in inglese e comprende parecchi membri non cinesi. Alcuni dei suoi membri sono di origine europea e altri sono asiatico-americani. Ci sono anche numerosi membri di provenienza sudamericana o centroamericana, il che riflette le demografie dei quartieri che circondano il tempio. Il profilo dei visitatori che si recano al tempio tutti i giorni è molto vario. Il tempio offre guide turistiche che conducono visite del tempio per coloro che desiderano approfondire la conoscenza del buddhismo. Altri visitatori vengono al tempio per apprezzare l’architettura tradizionale cinese o per pranzare nella sala da pranzo vegetariana. Altri, principalmente ma non esclusivamente asiatico-americani, visitano il tempio per pregare o partecipare a una delle numerose attività religiose. In un tipico fine settimana ci sono fino a 100 volontari che offrono il loro aiuto.

Nonostante l’orientamento riformista dell’ordine, per quel che concerne le pratiche di coltivazione il Fo Guang Shan è saldamente integrato nella tradizione del Mahāyāna cinese. Il programma giornaliero di ciascun tempio del Fo Guang Shan è strutturato intorno ai servizi liturgici mattutini e serali (zao wan ke 早晚課), durante i quali sono recitati brani delle scritture canoniche del Mahāyāna cinese. Le assemblee del Dharma, seguite dalla recitazione del nome di Buddha e dalla meditazione Chan, sono le forme più popolari di coltivazione praticate dagli aderenti all’ordine. Nell’ambito della meditazione la lingua gioca ovviamente un ruolo secondario, ma per i canti liturgici, le recitazioni e specialmente le assemblee del Dharma è cruciale.

Mentre gli impegni culturali e civici del Fo Guang Shan creano legami interculturali con non cinesi in visita al tempio per assistere alle festività per il capodanno lunare, mangiare cibo vegetariano buddhista alla casa da tè Water Drop, o ricevere un’istruzione presso una delle istituzioni educative dell’ordine, le attività religiose spesso restano separate sulla base di confini linguistiche ed etnici. Le assemblee del Dharma sono tenute principalmente in mandarino e i partecipati sono per la stragrande maggioranza madrelingua cinesi. Se ciò rimane vero in generale, negli ultimi anni il quadro è cambiato e si è fatt0 più complesso. Diversi gruppi di attori, sia laici che monastici, presso diversi tempi in tutto il mondo, hanno avviato servizi di recitazione delle assemblee del Dharma nella lingua locale. Tra essi figurano monaci con ruoli di primo piano presso il tempio principale a Taiwan, nonché fedeli cinesi di seconda generazione presso i templi nel Nord e Sud America. Costoro hanno tradotto testi liturgici e sperimentato nuovi format liturgici locali. Questo articolo prende in esame il caso di un giovane buddhista del tempio Hsi Lai nella Contea di Los Angeles.

2. Michael

Ho ripreso i contatti con Michael molto dopo aver concluso la mia tesi dottorale, divenuta poi un libro, sulla globalizzazione del Fo Guang Shan. Il mio obiettivo era quello di approfondire la conoscenza del buddhismo cinese negli Stati Uniti al di là delle limitazioni del mio libro, incentrato principalmente sulla prima generazione di migranti. All’inizio dell’intervista, una delle prime cose che ha enfatizzato è stata che non faceva parte del gruppo giovanile. Ha affermato che c’è un pregiudizio generale secondo cui i giovani non sarebbero interessati alla salmodia. Pur essendo in qualche modo d’accordo con questa valutazione, ha anche espresso dei dubbi. Alcuni dei ruoli a cui un giovane può ambire nello YAD richiedono di saper salmodiare certi testi in mandarino. Tuttavia, si è affrettato a specificare che questa regola non viene imposta al di fuori dell’Asia.

La lingua può essere una barriera, ma ci sono anche differenze nel modo in cui il gruppo dei giovani percepisce il buddhismo. Per molti di loro il tempio rappresenta uno spazio sociale in cui possono incontrare altri figli di genitori buddhisti. Non necessariamente vedono in esso un luogo finalizzato alla pratica, è più una sorta di servizio comunitario o campo estivo. Michael ritiene che i membri dello YAD potrebbero partecipare a un servizio di salmodia in cinese quanto in inglese, poiché, tanto per cominciare, non sono interessati alla salmodia. Tuttavia, sottolinea che i gruppi giovanili non sono rappresentativi dei giovani che frequentano i templi. Lui e i suoi amici, ad esempio, non hanno mai fatto parte di un gruppo giovanile, e non erano interessati a imparare a ballare o cantare. Ciò che loro volevano era imparare la pratica buddhista, e quindi anche imparare a salmodiare, ad esempio. Perciò non si sono realmente associati ai gruppi giovanili.

Michael mi ha confidato che era interessato alla pratica della salmodia fin da quando aveva dieci anni. Nonostante sia cresciuto come figlio di genitori cinesi di prima generazione, non parla cinese. Tuttavia, i suoi lo portavano regolarmente con loro al tempio. Durante la sua infanzia, trascorsa in una grande città del Pacifico nord-occidentale degli Stati Uniti, lui e la sua famiglia frequentavano un piccolo tempio cinese dotato di poche risorse. I canti liturgici in cinese e le assemblee del Dharma rappresentavano un’importante pratica di coltivazione presso quel tempio. Nonostante non comprendesse le parole, Michael era attratto dai suoni, dalla struttura e dalla liturgia dell’assemblea del Dharma. Ricorda che in quel periodo iniziò a pensare a quanto potesse essere frustrante per le persone interessate al buddhismo cinese non capire la lingua delle salmodie senza possedere alcuna conoscenza di base della cultura o della lingua.

Gli anni passarono e durante il periodo delle superiori fece un primo tentativo di traduzione della liturgia buddhista. Esaminando i libretti cinesi si accorse che solitamente un verso era composto di sette caratteri. Ciò consentiva di recitarli in molte diverse melodie. Michael si accorse, ad esempio, che ci sono almeno sei o sette modi per salmodiare la frase di dedica del merito (gongde huixiang 功德回向). La dedica del merito conclude la maggior parte dei canti liturgici del Mahāyāna cinese. Se si includono modi formali e informali di salmodiare o diverse velocità, si avranno dozzine di variazioni possibili.

Michael pensò che dovesse esserci qualcosa di simile anche per l’inglese, che vi fosse un formato standard che permettesse di cantare qualsiasi testo nella melodia desiderata. Dopo una breve ricerca trovò subito un equivalente, ovvero il metro comune. Il metro comune è un metro poetico composto da quattro versi che si alternano tra tetrametro giambico e trimetro giambico. È usato in inglese per canzoni come Yankee Doodle e Amazing Grace. Entusiasta di questa novità si mise subito al lavoro. La scelta ricadde sulla strofa in quattro versi dell’Associazione Internazionale della Luce del Buddha (Fo Guang siju ji 佛光四句偈), il credo dei membri della BLIA. Pensando di aver fatto una scoperta importante, inviò il suo pezzo a un monaco del Fo Guang Shan madrelingua inglese che al tempo era impegnato nella globalizzazione del Mahāyāna cinese. La risposta, tuttavia, fu deludente. Tutto ciò che ricevette fu un piccolo emoji sorridente. Apparentemente, il monaco non era rimasto impressionato.

Poco dopo Michael si trasferì a Los Angeles per frequentare l’università. Durante le vacanze partecipò a uno dei ritiri per studenti universitari presso il tempio Hsi Lai. Per caso, i canti liturgici erano parte del ritiro. Ai partecipanti al ritiro erano richiesto di partecipare a semplici sedute di salmodia tutte le mattine e tutte le sere. Tale esperienza cambiò la sua prospettiva. Iniziò a sviluppare un forte apprezzamento per lo stile unico della salmodia che caratterizza la tradizione Mahāyāna cinese. Convenne che essa dovesse essere preservata come parte di un patrimonio culturale immateriale importante e prezioso. Le parole possono essere cambiate in inglese ma la melodia e gli strumenti dovrebbero essere conservati.

All’epoca Michael stava facendo progressi con il suo progetto di traduzione privato. Lavorava alla traduzione degli elementi che costituiscono i segmenti di apertura e chiusura della tradizione buddhista cinese: la Lode all’Incenso (luxiang zan 爐香讚) e il Rifugio nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha (san bao guiyi 三寶皈依). Aveva messo a punto uno schema che utilizzava il metro inglese sulla base della melodia cinese tradizionale. Durante la nostra conversazione, Michael ha sottolineato di essere stato flessibile nella traduzione. Non ha cercato di fare una traduzione accademica poiché, ha detto, sarebbe impossibile rendere i testi parola per parola quando si devono conformare a una metrica precisa. Avendo a cuore questioni legate all’ortodossia, egli sostiene che c’è una differenza nella traduzione della liturgia rispetto ai sutra. Quando lavora su un sutra si attiene a uno stile di traduzione più conservatore. Dopotutto secondo la tradizione i sutra sono parole di Buddha. La liturgia buddhista cinese, d’altra parte, fu composta molto più tardi. Molti testi risalgono al sedicesimo secolo, mentre altri al periodo Song o Tang. La sua era più una traduzione interpretativa, ed è stata questa traduzione che ha salmodiato al nostro primo incontro. I brani che lui e il suo amico presentarono al Giorno del risveglio in lingua inglese erano soltanto esperimenti, ha aggiunto Michael rapidamente. Volevano metterli alla prova per ottenere un responso dal pubblico. Ad ogni modo, non molto tempo dopo la loro prima esecuzione il tempio avrebbe iniziato a organizzare assemblee settimanali in lingua inglese.

3. Assemblee del Dharma in inglese

Nella forma, l’assemblea del Dharma in inglese era essenzialmente una combinazione di elementi della controparte in cinese con l’aggiunta di una sorta di meditazione. L’assemblea iniziava con una breve introduzione per il pubblico sugli elementi di base previsti dal format rituale del buddhismo cinese: prostrazioni, invocazioni, recitazione del Sutra del cuore, recitazione del nome del Buddha durante la circumambulazione attraverso le file della sala del Buddha, ecc. Finiva con una breve meditazione a cui seguiva la presa del rifugio e la dedica dei meriti acquisiti. Al termine, un monaco del tempio teneva un piccolo discorso sul Dharma.

A partire dalla primavera del 2018, il tempio ospitò assemblee del Dharma settimanali in lingua inglese ogni domenica, e continuò così fino all’inizio della pandemia nel 2020. Michael ha aiutato l’organizzazione delle assemblee fino all’estate del 2019, quando si è laureato e ha lasciato Los Angeles. Oltre al fatto di essere svolta nella lingua locale, c’era qualcos’altro che distingueva l’assembla del Dharma in inglese dalla sua controparte in cinese: essa era condotta da Michael e dai suoi amici, dei buddhisti laici. Nella tradizione buddhista cinese in generale, ma in maniera maggiore presso il Fo Guang Shan, è consuetudine che siano i monaci a suonare gli strumenti liturgici e a condurre la salmodia. Tuttavia, sebbene Hsi Lai sia un tempio che ospita un gran numero di monaci, molti sono estremamente impegnati e, specialmente agli inizi, molti esitavano a condurre dei format rituali in inglese. La maggior parte aveva un background cinese e non era madrelingua inglese.

Quando durante l’intervista ho dato voce al mio stupore per il ruolo che svolgevano, Michael mi ha fatto notare che esiste un’eccezione nella regola che esclude i laici dal condurre i canti liturgici. Ogni volta che non ci sono monaci a sufficienza, o a disposizione, i laici possono intervenire. Tale regola si applica principalmente a un ristretto numero di piccoli tempi d’oltremare, come a Vancouver, Oakland o Berlino, che non hanno le risorse per ospitare una grande comunità monastica. In posti come Taiwan o in grandi templi come Hsi Lai, di solito non ci sono laici a occupare tale ruolo. Inizialmente, Michael, il suo amico e qualche residente laico del tempio di lunga data conducevano l’assemblea. Dal secondo anno in poi, dopo che alcuni monaci avevano imparato a salmodiare in inglese, questi ultimi presero gradualmente il controllo. Tuttavia, non lo facevano a cadenza settimanale.

Mentre la maggior parte delle assemblee del Dharma in cinese erano tenute nelle mattine del fine settimane, quelle in inglese si tenevano la domenica pomeriggio, appena dopo pranzo. Prima che la pandemia costringesse il tempio di Hsi Lai a chiudere la maggior parte delle sue strutture al pubblico, la sala pranzo attraeva molti visitatori che venivano al tempio per gustare un pasto vegetariano. Lì un poster promuoveva l’attività della salmodia, cosicché chiunque fosse interessato poteva partecipare. Tra i partecipanti vi erano turisti o visitatori casuali che, dopo aver notato il poster nella sala da pranzo, decidevano di unirsi all’attività. Un altro gruppo di partecipanti comprendeva persone che erano venute al tempio per le lezioni di inglese del tardo pomeriggio della domenica. Il primo gruppo era particolarmente variegato, con la partecipazione di molti indiani, americani di origine europea e ispanici. Molti erano di mezz’età e portavano con loro i propri figli. Il secondo gruppo consisteva di persone che avevano un rapporto più stretto con il tempio, ma che non si sentivano necessariamente a proprio agio nel parlare cinese. Questo gruppo comprendeva asiatici di etnia cinese del Sudest asiatico che non parlavano molto bene il mandarino. Mentre il numero totale dei partecipanti variava, normalmente si aggirava tra le 35 e le 50 persone.

Nonostante questo successo, Michael vedeva la sua attività di traduttore solo come una misura intermedia, rivolta a persone interessate al buddhismo cinese per le quali la lingua rappresentava un ostacolo. Dopotutto, mi ha detto, il Fo Guang Shan è una scuola di buddhismo cinese. Se le persone continueranno a dedicarsi al Fo Guang Shan o all’ambito più generale del buddhismo cinese, dovranno sapere come salmodiare in cinese. Pertanto, Michael e il suo amico erano molto attenti alle questioni legate all’ortodossia e al lignaggio, al punto da temere che in un lontano futuro i loro sforzi potessero causare una spaccatura all’interno del Fo Guang Shan. Era fondamentale sottolineare che i canti liturgici in cinese erano quelli “standard” della tradizione. Dal loro punto di vista, la traduzione di testi rituali è una forma di localizzazione che permette alle persone interessate al Mahāyāna cinese che non parlano la lingua di familiarizzare con le melodie e imparare la struttura dell’assemblea del Dharma. Michael spera che in questo modo un giorno i non cinesi sceglieranno di prendere i voti monastici e di andare a Taiwan a studiare in un seminario buddhista. Avendo imparato le basi del canto cinese in Occidente sarebbero già abituati alla liturgia del buddhismo cinese e subirebbero uno shock culturale più contenuto.

All’incirca nel periodo in cui le assemblee del Dharma in lingua inglese presero avvio, Michael e i suoi amici vennero a conoscenza di una iniziativa simile alla loro. Anche la sede centrale del Fo Guang Shan di Kaohsiung stava lavorando alla traduzione inglese dei servizi liturgici. In effetti questa iniziativa aveva le sue radici nel tempio di Hsi Lai. Già negli anni ottanta, poco dopo l’apertura del tempio, i visitatori parlanti inglese avevano manifestato un interesse per la pratica della salmodia.

All’inizio cercarono semplicemente di sostituire il cinese mandarino con il pali. Tuttavia, poiché pali e cinese hanno caratteristiche molto diverse, il tentativo non funzionò. Le parole in pali sono troppo lunghe, perciò semplicemente non stanno nel motivo e nel metro cinese.

Il loro obiettivo era tradurre le parole, preservando al contempo il ritmo e la rima della salmodia cinese che, secondo il monaco con cui ho parlato, è facile da ricordare e piacevole da ascoltare e intonare. Successivamente sostituirono l’inglese al pali. Tuttavia, non si limitarono a tradurre le sole parole, ma adattarono i canti liturgici cinesi allo stile degli inni protestanti angloamericani. L’intera assemblea del Dharma era in inglese, dall’inizio alla fine, la Lode all’Incenso e la presa del Rifugio seguivano lo stile dell’inno protestante mentre il Sutra del cuore a metà assemblea era salmodiato secondo la melodia e il ritmo cinese. L’obiettivo era quello di mantenere il valore della tradizione mentre la si adeguava alle esigenze di un nuovo pubblico globale.

 Conclusioni

Come possiamo osservare in entrambi gli esempi, le considerazioni su come preservare l’ortodossia, pur adattando la pratica ai contesti culturali e linguistici non cinesi, hanno svolto un ruolo importante per entrambi i gruppi di attori. Interessate ad adattare la tradizione Mahāyāna cinese a un pubblico più ampio, entrambe le iniziative – sia quella dall’alto che quella dalla base – vedono nella lingua il principale ostacolo nel rendere le assemblee del Dharma più accessibili. L’inglese in quanto lingua locale negli Stati Uniti, il principale paese nel progetto di globalizzazione del Fo Guang Shan al di fuori dell’Asia, è ritenuto l’alternativa più appropriata al cinese. In modo controintuitivo, l’iniziativa dal basso portata avanti dai giovani buddhisti americani di origine asiatica era quella più sensibile all’ortodossia. Michael e il suo amico erano seriamente preoccupati che la loro iniziativa potesse causare uno scisma in futuro. Michael ha affermato in modo chiaro che percepivano i loro sforzi semplicemente come un mezzo per rendere più accessibile la tradizione Mahāyāna cinese. Per loro salmodiare in inglese era un passaggio intermedio che avrebbe infine portato ai canti liturgici in cinese. In confronto, l’iniziativa calata dall’alto della sede centrale era più sperimentale, e ha coinvolto non solo l’inglese ma anche la lingua pali. Alla fine, scelsero di fondere lo stile della salmodia cinese con quello degli inni protestanti anglosassoni. Si noti che l’adozione del format degli inni protestanti inglesi per salmodiare i testi cinesi non è una trovata del Fo Guang Shan. La pratica, infatti, risale all’era della Cina repubblicana. All’epoca le canzoni buddhiste ispirate agli inni erano viste come un segno di modernizzazione della cultura buddhista cinese. Oggi, oltre un secolo dopo, ci si può chiedere se gli inni protestanti conservino ancora quel senso di modernità o se siano adatti al gusto del pubblico globale di riferimento. Ma l’iniziativa dall’alto non si è limitata a sperimentare la traduzione della lingua della liturgia cinese, ha ampliato il significato stesso di un’assemblea del Dharma. Infatti, i canti liturgici in inglese rappresentano solo una parte secondaria dell’attività odierna della sede centrale. Il canale YouTube del Fo Guang Shan dedicato alle assemblee del Dharma in lingua inglese contiene un solo video cantato in inglese, gli altri video sono discorsi sul Dharma. Qui, le assemblee del Dharma in lingua inglese hanno perso la loro qualità musicale e sono uno strumento educativo per presentare il Buddhismo in inglese.

Cosa è accaduto a Michael e alla sua iniziativa dal basso? Poco dopo che Michael ha lasciato Los Angeles per continuare i suoi studi universitari altrove nel paese, il mondo è stato colpito dal Covid. Come conseguenza, il tempio di Hsi Lai ha interrotto tutte le sue attività aperte al pubblico, incluse le assemblee del Dharma in lingua inglese. Oggi il tempio ha riaperto e le assemblee sono tenute regolarmente ogni settimana. Tuttavia, sono solo in cinese mandarino. Nel frattempo, Michael si è impegnato in un gruppo giovanile buddhista nella sua nuova università. Una delle attività che organizza sono canti liturgici collettivi in lingua cinese. Sebbene il suo gruppo consista di persone di diverse etnie, tutti sono entusiasti della salmodia in cinese. Infatti, la volta in cui ha cercato di conndurtla in inglese, i suoi compagni l’hanno trovata strana e hanno detto di preferire il cinese.

Quando gli viene chiesto per quale motivo abbia cambiò idea, Michael fa riferimento alle tradizioni buddhiste giapponesi della costa occidentale. Nonostante il buddhismo giapponese sia negli Stati Uniti da diverse generazioni e si sia adattato al nuovo contesto socioculturale in molti modi, la lingua giapponese è stata preservata per la pratica della salmodia. Se si vuole insegnare una tradizione, sostiene Michael, non si tratta solo di trasmettere i testi ma anche di insegnare alle persone come operare all’interno del Mahāyāna cinese in modo più generale. Se imparano a salmodiare in mandarino allora potranno andare in un qualsiasi tempio e prendere parte alle attività sapendo cosa stanno facendo.

[Tradotto dall’inglese da Matteo Sgorbati]

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Immagine: Hsi Lai Temple, LA (foto E. Bianchi)

Jens Reinke è Assistant Professor di Studi religiosi e Direttore dell’Institute for the Study of Humanistic Buddhism alla University of the West. La sua ricerca esplora il buddhismo moderno e contemporaneo praticato dalle etnie cinesi in tutto il mondo. Prendendo in considerazione le dinamiche del colonialismo, della globalizzazione e della migrazione etnica cinese, Jens Reinke è particolarmente interessato a esplorare i molteplici modi in cui le etnie cinesi impiegano e adattano le idee e le pratiche buddhiste all’era contemporanea. Il suo recente libro Mapping Modern Mahayana: Chinese Buddhism and Migration in the Age of Global Modernity (De Gruyter 2021), presenta un’etnografia multisituata dei templi Fo Guang Shan di Taiwan, Los Angeles, Sudafrica e Repubblica Popolare Cinese.

References
1 Solitamente renjian fojiao è tradotto dai suoi aderenti come “buddhismo umanistico”. Tuttavia, in inglese (e italiano), l’aggettivo “umanistico” ha forti connotazioni rinascimentali. Al fine di distinguere tra le due accezioni, ho preferito adottare qui la romanizzazione del termine cinese.
2 Per uno studio complessivo della diffusione globale del Fo Guang Shan si veda Jens Reinke, Mapping Modern Mahayana: Chinese Buddhism and Migration in the Age of Global Modernity (Berlin: De Gruyter, 2021).