Introduzione

La moschea di Longgang 龍岡, nel distretto di Zhongli della città di Taoyuan (Taiwan settentrionale), è il cuore di una longeva comunità musulmana. I suoi membri sinofoni discendono per lo più da commercianti e da fuggitivi yunnanesi di fede islamica reinsediatisi in Birmania e in Thailandia alla fine dell’Ottocento. Negli anni ’50 del ventesimo secolo, vi affluirono poi i coloni che, varcato il confine tra Thailandia e Birmania, ripiegarono a Taiwan come membri della milizia del KMT. Sin da allora, nuove ondate di migranti arrivati sull’isola seguendo i percorsi migratori dei loro antenati, continuano ad allargare la comunità musulmana locale.

Attraverso un lavoro sul campo condotto a distanza tra il 2021 e il 2022 per mezzo di interviste approfondite e di ricerche d’archivio come proseguimento di un’indagine svolta a nell’aprile 2012, il presente lavoro si propone di esplorare le strategie di appropriazione della “patria-Taiwan” da parte dei musulmani thai-birmani di discendenza yunnanese residenti a Longgang, vista come la destinazione finale di un lungo viaggio partito da numerose “terre d’origine”.

I musulmani a Taiwan costituiscono una minoranza religiosa non soggetta a politiche religiose discriminatorie. A differenza dei loro correligionari nel continente cinese, i primi non sono stati oggetto del “processo di classificazione etnica” (minzu shibie 民族識別) implementato negli anni ’50, attraverso il quale la RPC ha identificato l’Islam come fenomeno principalmente “etnico” (malgrado la presenza, non censita, di molti neoconvertiti Han o di altra etnia).

L’assenza di un paradigma etnico di stato a Taiwan solleva interessanti quesiti: quali sono le strategie di acculturazione dei musulmani in una società multiculturale e multireligiosa come quella taiwanese? In particolare, in una terra dalle molte diaspore e dai molti esili, cosa spinge i musulmani di origine yunnanese a considerare Taiwan come la loro “patria” (nel senso non di “terra natia”, ma piuttosto di “homeland”, ovvero di paese che si percepisce come propria terra di residenza)?

Per rispondere a questi interrogativi, si prende qui spunto dalla definizione che Pnina Werbner dà dei gruppi diasporici come “caordici” – cioè “caoticamente-ordinati” – ovvero “fautori di discorsi multipli, dissensi interni e organizzati secondo criteri settari, di genere o politici, [o etnici] pur tuttavia identificandosi con la stessa diaspora attraverso legami di ‘corresponsabilità’”.1)Pnina Werbner, “The Place which is Diaspora: Citizenship, Religion and Gender in the Making of Chaordic Transnationalism”, Journal of Ethnic and Migration Studies281, 2002119-133, qui: 123. Lo si fa nel proposito d’indagare fino a che punto un gruppo diasporico si adatta alla società “ospitante”, appropriandosene senza perdere le proprie particolarità culturali.

Collocando la ricerca all’interno del più ampio filone dei Transnaional Migration Studies, s’intende portare l’attenzione del lettore sull’importanza delle dimensioni regionali, transnazionali e globali incorporate nei processi di definizione dell’identità diasporica e, nello specifico, sul significato delle esperienze migratorie individuali in relazione all’Islam nelle sue implicazioni sociali, come fattore critico di appartenenza, esclusività e continuità. Un’analisi preliminare dei dati raccolti sul campo, suggerisce che i musulmani thai-birmani di discendenza yunnanese hanno mantenuto il loro carattere “etnoreligioso” come tratto distintivo della loro “taiwanesità” senza cadere vittima di ghettizzazione o di marginalizzazione, come accade invece ad alcune minoranze islamiche in paesi vicini, facendo così di Taiwan un modello di convivenza multiculturale, oltre che un “laboratorio” di dinamiche migratorie translocali non-conflittuali.

1. I musulmani yunnanesi della moschea Longgang: Cenni storici

 I primi musulmani a stabilirsi a Taiwan erano tra i 25.000 uomini che accompagnarono il lealista Ming, Zheng Chenggong 鄭成功 (Koxinga), nella seconda metà del diciassettesimo secolo. Tra la fine dei secoli diciottesimo e diciannovesimo, membri dei clan Ding e Guo originari del Fujian si trasferirono a Taiwan e ancora oggi celebrano con rispetto i loro antenati musulmani pur essendo completamente assimilati ai costumi Han e praticando la religione popolare locale.2)Per approfondire l’argomento: Francesca Rosati, L’Islam in Cina. Dalle origini alla repubblica popolare (Roma: l’Asino d’Oro, 2017) 200-212.

Oggi, Taiwan conta approssimativamente 300.000 musulmani, di cui 257.000 sono cittadini stranieri provenienti dal Sud-est asiatico, dall’Asia meridionale, dall’Africa e dal Medio Oriente. Tra questi, gli indonesiani sono il gruppo più numeroso, con circa 255.000 individui, seguiti da una percentuale più bassa di pakistani, turchi, arabi, africani, malesi e altri gruppi d’oltremare composti da studenti, lavoratori e imprenditori.3)Yü Chia-ming 于嘉明, “Duoyuan gongsheng xia de dangdai Taiwan musilin shequn” 多元共生下的當代台灣穆斯林社群 [La simbiosi pluralistica delle comunità musulmane contemporanee a Taiwan] (Tesi di dottorato: National Chengchi University, 2018): 9. Gli “Hui” 回, ovvero, i musulmani di discendenza cinese, sono tra gli 8000 e i 10.000 (secondo alcune fonti meno affidabili, 60.000), di cui quelli originari dello Yunnan, circa 2500.4)Yü Chia-ming, “Duoyuan gongsheng xia”, 9.

Il fenomeno della migrazione e del reinsediamento dei musulmani dalla Cina continentale a Taiwan nel ventesimo secolo può essere in parte fatto risalire alla fine degli anni ’40, quando quasi 20.000 Hui provenienti dallo Yunnan, dal Xinjiang, dallo Henan e dal Fujian, accompagnarono Chiang Kai-shek in ritirata sull’isola dopo la presa di potere dei comunisti nel continente.

In quanto eredi del dibattito Hui jiao 回教/Hui zu 回族emerso in Cina nella prima parte del diciannovesimo secolo (se cioè nel nuovo stato-nazione cinese, gli Hui dovessero essere considerati una minzu 民族 [nazione] o un gruppo religioso), i musulmani della diaspora taiwanese beneficiarono di uno speciale riconoscimento giuridico.5)Sul tema Huijiao/Huizu, vedi: Wlodzimierz Cieciura, “Ethnicity or religion? Republican-era Chinese debates on Islam and Muslims, in Jonathan Lipman (a cura di), Islamic Thought in China. Sino-Muslim Intellectual Evolution from the 17th to the 21st Century (EdinburghEdinburgh University Press2016), 107-146, e Rosati, L’ Islam in Cina, 162-168. L’articolo 135 incluso nella nuova Costituzione repubblicana del 25 dicembre 1946 (rimasto in vigore fino al 1991), conferì loro lo status giuridico di “cittadini delle province interne con modi di vita particolari” con il diritto di eleggere i propri rappresentanti parlamentari e aggirando il principio costituzionale dell’uguaglianza di tutti i cittadini della Repubblica, senza distinzione di razza e di religione.6)Wlodzimierz Ceciura, Chinese Islam in Exile. The Establishment of the Muslim Community and Islamic Institutions on Taiwan after 1945 (relazione presentata alla conferenza “Chinese Muslims [Hui] in Diaspora: culture, gender, identity, and religious traditions”, Centre for the Study of Islamic Culture, The Chinese University of Hong Kong, 4 dicembre 2015).

A partire dagli anni ’50, la popolazione musulmana crebbe enormemente grazie al rimpatrio di 12.000 soldati del KMT di stanza lungo il confine tra la Birmania e lo Yunnan, membri dell’ Esercito di salvezza anticomunista dello Yunnan (Yunnan fangong jiuguo jun 雲南反共救國軍).7)Chen Shu-wei 陳書偉Zhongli Longgang musilin de lisan renting yu wenhua dijing 中壢龍岡穆斯林的離散認同與文化地景 [Identità diasporica e paesaggio culturale dei musulmani di Zhongli Longgang] (Tesi MA: National Taiwan Normal University, 2012), 24. Una seconda migrazione di yunnanesi verso Taiwan avvenne nel 1961, dopo che le forze birmane alleate della Cina nazionalista tentarono di sconfiggere i rimanenti paramilitari anticomunisti.8)Robert Pelletier, Becoming Taiwanese Muslims: Ethnic, National, and Religious Identity Transformations in a Muslim Minority (Tesi MA: University of Ottawa, 2014), 55.

Sradicati dalle loro terre e dispersi per tutta l’isola in villaggi militari (juancun 眷村), la maggior parte di questi sfollati Hui – conosciuti anche come Panthay (cin. pantai 潘泰), dal birmano puthee: “musulmano cinese” –9)I loro antenati erano i musulmani dello Yunnan che guidarono la cosiddetta “ribellione dei Panthay” (1856-1873). Vedi: Moshe Yegar, “The Panthay (Chinese Muslims) of Burma and Yunnan”, Journal of Southeast Asian History, 7, 1, 1966, 73-85; David G Atwill, The Chinese Sultanate: Islam, Ethnicity and the Panthay Rebellion in Southwest China, 1856-1873 (Stanford: Stanford University Press, 2005). fu trasferita nel distretto di Zhongli, nella contea di Taoyuan.10)Josh Ellis, “Photography, Travel Photography from Taiwan and Asia: Lungkang 龍岡” (August 11, 2018, disponibile on-line: https://www.goteamjosh.com/blog/Lungkang; Taoyuan City Government, Changing the Zhongli [Longgang Area] Urban Plan [Second Comprehensive Review) (Taoyuan: Taoyuan City Government, 2020, disponibile on-line: https://urplanning.tycg.gov.tw/tycgfiles/Plans/Final/PF000002000853.pdf). Altri furono collocati nella città di Zhonghe.11)Yau Wai Ching 游惠晴, “Zhonghe huaxinjie mianhua zuyi jingji shequ xingcheng yu fazhan zhi yanjiu” 中和華新街緬華族裔經濟社區形成與發展之研究 [Uno studio sulla formazione e lo sviluppo della comunità economica birmano-cinese in via Huaxin, Zhonghe] (Tesi MA: Shih Hsin University, 2009).

Longgang si trova nella città di Taoyuan, nell’angolo sud-est del distretto di Zhongli. Con una popolazione di circa 120.000 individui, in maggioranza Hakka, quest’area ospitava diverse basi militari e centri di addestramento delle Forze Armate della ROC.12)Ellis, “Photography”.

Tra il 1947 e il 1967, il governo nazionalista in esilio e le organizzazioni religiose collaborarono alla costruzione di cinque moschee, rispettivamente, a Taipei, Taizhong, Gaoxiong e Taoyuan. La moschea di Longgang è nata grazie all’impegno di Ma Xinzhi 馬興之 e Wang Wenzhong 王文中, due veterani yunnanesi dell’Esercito di Salvezza anticomunista. Una volta reinsediatisi a Taiwan, questi due ex combattenti della guerriglia raccolsero fondi per costruire una piccola moschea famigliare nel Nuovo Villaggio Zhongchen.13)Vedi “The Lungkang Mosque”, n. 2; Yu Jiaming, “Duoyuan gongsheng xia”, 44.

Tra il 1962 e il 1964, grazie a una raccolta di fondi da parte dell’Associazione Musulmana Cinese e a finanziamenti sauditi, fu acquistato un terreno di 392 ping (circa 1.295 metri quadrati) al 216 di Long Dong Road, dove fu costruita una sala di preghiera con una capacità di 150 persone, oltre a dormitori, cucine, sale per le abluzioni e altri locali che sarebbero diventati il fulcro della prima comunità musulmana di Zhongli.14)“The Lungkang Mosque”, n. 2.

Tra gli anni ’70 e ’80, allo scopo rafforzare le relazioni diplomatiche con i Paesi islamici del Sud-Est asiatico, il governo nazionalista implementò politiche migratorie più liberali nei confronti dei cinesi musulmani d’oltremare (huaqiao 華僑) che resero più facile l’ottenimento di visti.15)Yü Chia-ming, “Duoyuan gongsheng xia”, 45. Nuove ondate migratorie di yunnanesi dalla Birmania e dalla Thailandia arrivarono a Taiwan per ricongiungersi con i famigliari che avevano già ottenuto la cittadinanza taiwanese e disponevano dei mezzi finanziari necessari per avviare attività economiche, soprattutto nei settori del commercio e della ristorazione. Oggi, intorno alla moschea di Longgang si trovano diversi ristoranti gestiti da famiglie musulmane cinesi, che offrono cucina halal indonesiana, birmana e yunnanese.

Tra il 1982 e il 1989, grazie alla raccolta di fondi effettuata dai membri della comunità locale e dai loro parenti all’estero, la moschea di Longgang fu ristrutturata e ampliata per accogliere il crescente numero di fedeli. Con un finanziamento totale di circa 80 milioni di dollari taiwanesi, fu costruita la sala principale, grande 105 ping (347 m²) e divisa in due piani. Il piano superiore ospita la sala di preghiera che ha una capienza di 400 persone, mentre il piano inferiore è riservato al centro per le attività socioculturali. La seconda fase della ricostruzione richiese altri tre anni di raccolta fondi. Il 20 agosto 1995 furono completati la sala da tè, i dormitori, la cucina, l’ufficio e altre aree della moschea. Tra il 1997 e il 1999, è stata costruita la sala di preghiera femminile.16)“The Lungkang mosque”, opuscolo introduttivo n. 1. Nel 2011, i locali adiacenti alla moschea furono inclusi nel complesso, portando l’area totale a 432 ping (circa 1428 m²).17)Yü Chia-ming, “Duoyuan gongsheng xia”, 50. Un ultimo edificio fu inaugurato nel 2021 alla presenza del sindaco di Taoyuan, Zheng Wencan.18)Intervista: 22.03.2022 YKF.

Il 1990 ha segnato la graduale ascesa di musulmani thai-birmani di origine yunnanese tra i consiglieri e i supervisori dell’Associazione Musulmana Cinese – Zhongguo huijiao xiehui zhonghua minguo (Taiwan) 中國回教協會華民國(台灣) (AMC). Il loro numero ha continuato ad aumentare progressivamente e nel 2002 ha raggiunto undici membri su un totale di 46. Nel 2011, Zhu Yunjing, un musulmano dello Yunnan trasferitosi a Taiwan dalla Thailandia, ha guidato 36 delegati della ROC alla Mecca per lo Hajj. Nello stesso anno, i musulmani dello Yunnan rappresentavano quasi il 60% del consiglio di amministrazione e dei supervisori della AMC.19)Yü Chia-ming, “Duoyuan gongsheng xia”, 48-49.

Anche i consigli di amministrazione e i supervisori delle moschee di tutta Taiwan, la Fondazione Culturale ed Educativa Musulmana Cinese (Zhongguo huijiao wenhua jiaoyu jijinhui 中國回教文化教育基金會) e la Taiwan Halal Industry Quality Assurance Promotion Association (Taiwan qingzhen chanye pinzhi baozheng tuiguang xiehui 台灣清真產業品質保證推廣協會) annoverano una percentuale importante di musulmani yunnanesi. Con il sostegno delle loro comunità, a Taiwan, nel continente, in Birmania e in Thailandia, questi sono dunque riusciti nel proposito di esercitare un’influenza sostanziale sulle organizzazioni religiose che gestiscono gli affari islamici dell’isola.20)Yü Chia-ming, “Duoyuan gongsheng xia”, 49.

Nel 2018, la moschea di Longgang ospitava circa 280 famiglie musulmane e contava oltre 2000 membri registrati.21)Yü Chia-ming, “Duoyuan gongsheng xia”46. Una parte proveniva dal nord della Birmania ed era poi emigrata a Taiwan; altri dalla Birmania erano andati a vivere in Thailandia per studiare e lavorare prima di reinsediarsi a Taiwan. Dopo aver ricevuto un’educazione religiosa, alcuni hanno avuto l’opportunità di soggiornare in Libia, Egitto e Arabia Saudita. Al termine dei loro studi, sono andati a Taiwan per presiedere diverse moschee allo scopo di sopperire alla carenza di imam sinofoni e contribuire alla rivitalizzazione dell’Islam sull’isola. Allo stesso tempo, questi migranti cinesi hanno mantenuto stretti legami con le loro comunità Hui all’estero. Questo ha fatto sì che Taiwan diventasse una destinazione migratoria popolare per molti dei loro coreligionari di origine yunnanese.22)Wen-Chin Chang, Beyond Borders: Stories of Yunnanese Chinese Migrants of Burma, (Ithaca, NY, e London: Cornell University Press, 2014), 137. Il loro ruolo nella variegata comunità di Longgang li ha però messi anche al servizio di tutta la popolazione musulmana locale, che comprende operai, studenti e commercianti originari del sud-est asiatico e un numero crescente di espatriati africani,23)Il Consiglio per gli Affari del Lavoro stima che ci siano oltre 130.000 lavoratori indonesiani a Taiwan, contro solo 77-62 mila vietnamiti, thailandesi e filippini (cit. in Robert Tierney, “The Class Context of Temporary Immigration, Racism and Civic Nationalism in Taiwan”, Journal of Contemporary Asia41,2, 2011, 289-314, qui: 297). Questi sono immigrati temporanei e, spesso, vittime di sfruttamento lavorativo (Pelletier, “Becoming”, 57). in particolare, studenti gambiani borsisti dell’Università Yuan Ze 元智.24)Intervsta: 22.03.2022 YKF.

In un contesto diasporico e migratorio così complesso, qual è il rapporto dei musulmani thai-birmano yunnanesi con Taiwan in relazione alla loro “musulmanità” e al loro senso di “terra di appartenenza”?

2. I musulmani thai-birmani di origine yunnanese della moschea di Longgang: L’identità translocale di una comunità musulmana taiwanese

Secondo gli studiosi Hu Cheng-kuang 胡正光 e Ma Hsin 馬欣, la storia dei musulmani dello Yunnan è quella di un gruppo etnico senza terra. Sebbene i loro antenati provengano da una terra “straniera”, essi non si sentono privi di radici, perché non credono che l’aver lasciato la Birmania o la Thailandia abbia significato perdere le proprie tradizioni culturali. Non considerano di aver lasciato la loro “terra natia” (gutu 故土), per un “paese straniero” (yiguo 異國). Piuttosto, i più identificano Taiwan come il loro paese (“ziji” de guojia 「自己」的國家). Analizzando i dati raccolti, i due ricercatori hanno concluso che la nozione di “patria” non ha giocato un ruolo importante per i loro intervistati. Ad esempio, questi ultimi dichiaravano di non voler tornare nella terra in cui erano nati e cresciuti. Inoltre, sebbene potessero far risalire la loro origine all’Asia centrale e occidentale – in virtù della loro discendenza da funzionari musulmani che amministravano lo Yunnan sotto la dinastia mongola degli Yuan (1279-1368) – nessuno aveva il mito di una “patria ancestrale” (zuguo 祖國), né sentiva un attaccamento esclusivo allo Yunnan. Piuttosto, erano ben integrati nella loro “nuova patria” (xin guxiang 新故鄉), Taiwan.25)Hu Cheng-kuang 胡正光 e Ma Hsin 馬欣, “Kuajie yu renting: Longgang qingzhensi hanyu musilin de kuaguo qianyi he qunti yishi” 跨界與認同龍岡清真寺漢語穆斯林的跨國遷移和群體意識 [Attraversare confini e identità: Migrazione transnazionale e coscienza di gruppo tra i musulmani di lingua cinese nella moschea di Longgang] (Relazione presentata alla 2011 Taiwan Sociology Annual Conference, 1-31), 25-26.

Uno degli intervistati di Tachileik, al confine tra Thailandia e Birmania, ha espresso al meglio questo punto:

Siamo diventati persone di diversi Paesi! Vedete, la nostra mamma e il nostro papà sono waishengren 外省人…26)Con il termine waishengren 外省人 si indicano i migranti arrivati a Taiwan dalla Cina continentale nel periodo tra la resa dei giapponesi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, e la ritirata del KMT sullisola, nel 1949. veniamo dalla Birmania, siamo venuti in Thailandia e abbiamo avuto figli che parlano e leggono libri in thailandese. Vedete, abbiamo continuato a spostarci. Poi, siamo venuti a Taiwan… siamo tornati a Taiwan. Dopo essere tornati a Taiwan, questi piccoli potevano leggere libri in cinese… ci siamo trasferiti qui. Siamo diventati una razza mista (za zhong 雜種)! Lo siamo, ah ah!27)Hu e Ma, “Kuajie yu renting”, 18.

La definizione che l’intervistato dà dei musulmani thai-birmani di discendenza yunnanese come “persone provenienti da diversi paesi” in divenire, suggerisce che piuttosto che “senza terra” o “transnazionale”, la loro identità dovrebbe essere intesa come “translocale”. In altre parole, la loro percezione di patria è complessa e “diffusa” perché frutto di diaspore da molte terre d’origine e di approdo a un paese ospitante (Taiwan) percepito come terra di appartenenza. Questo ci induce a ripensare la diaspora in termini di translocalità, cioè come un processo che collega luoghi e persone in/da località diverse al di là delle distanze geografiche e dei confini politici, e non già come una condizione in cui le persone mantengono un forte legame con una patria d’origine.

Come evidenzia il lavoro di Hew Huiweng sulla migrazione musulmana cinese in Malesia e in Indonesia, la nozione di translocalità esprime meglio “l’intersezione tra mobilità, creazione di luoghi e incontri sociali che avvengono attraverso vari percorsi translocali […] che ci permettono di esaminare gli spazi e i luoghi sia per la loro situatività, sia per la loro connessione a una varietà di località”.28)Hew Wai Weng, “Translocal Encounters: Hui Mobility, Place-Making, and Religious Practices in Malaysia and Indonesia Today”, in Rachel Harris, Guangtian Ha, e Maria Jaschok (a cura di), Ethnographies of Islam in China (Honolulu, Hawai’i: University of Hawai’i Press, 2021), 225-244.

Il caso di Maryam29)I nomi delle persone intervistae sono fittizi, tranne quelli delle figure che ricoprono cariche pubbliche e che compaiono in rete e nelle pubblicazioni cartacee. – che ho intervistato nel 2022 – è esemplare. La sua esperienza diasporica è complessa e determinata da relazioni spaziali e temporali intrecciate.

Sono una birmana di origine yunnanese (Yunnan huaqiao 雲南華僑). Sono venuta a Taiwan nel 1995 per ricongiungermi con mia sorella minore, che aveva deciso di studiare qui. Ho due nazionalità, taiwanese e birmana… avere un passaporto taiwanese è più comodo quando si viaggia (e il mio passaporto birmano è scaduto)… Quando vado all’estero, dico “sono taiwanese”… se dovessi essere più specifica, direi “sono taiwanese, una huaqiao della Birmania” (wo shi taiwan ren, miandian huaqiao 我是台灣人、緬甸華僑!) […] I miei famigliari vivono nello Yunnan (a Kunming, Dali e altrove), in Birmania, in Thailandia, in Giappone, negli Stati Uniti e in Australia… Quando i miei genitori erano ancora vivi, tornavamo in Birmania, nello Yunnan e in Thailandia una volta l’anno… se qualcuno si sposava, ci andavamo… ma negli ultimi due anni, a causa della pandemia, non abbiamo potuto viaggiare… Mi tengo in contatto con loro soprattutto attraverso i social.30)Intervista: MJF.22.03.2022.

 

Maryam parla il birmano e lo yunnan hua 雲南話 con la famiglia, mentre il cinese è la lingua delle sue interazioni sociali. Il suo multilinguismo selettivo e il fatto che si identifichi come huaqiao della Birmania, suggeriscono un’identità stratificata derivante dalla sovrapposizione di diverse origini che fanno capo allo Yunnan, come testimonia il jiapu 家譜 (ovvero, il registro genealogico famigliare tradizionalmente adottato in Cina), ma che sono arricchite da successive e simultanee diaspore.

Maryam lavora a Taiwan come cuoca e catereer di cucina yunnanese-thai-birmana. È anche direttrice (huizhang 會長) dell’Unione delle Donne della Moschea di Longgang (funühui 婦女會), che conta oltre 90 membri di età compresa tra i trenta e i settant’anni. Questo ruolo la tiene estremamente occupata e le permette di espandere l’agenda comunitaria della moschea attraverso la collaborazione con altre moschee di Taiwan e all’estero per raccolte fondi in favore di gruppi in difficoltà, per i malati, o per il rimpatrio di musulmani d’oltremare da Taiwan, nonché per il restauro o la costruzione di moschee e cimiteri e anche per la distribuzione di cibo solidale e l’esecuzione del ghusl (il bagno rituale dei defunti, ar. غُسل المَیّت).

Quando le ho chiesto come si sentisse a vivere a Taiwan in quanto musulmana, ha così risposto:

Non ho mai sperimentato pregiudizi o razzismo, anzi, penso che essere musulmani a Taiwan sia molto conveniente (hen fangbian 很方便)… la società taiwanese è molto inclusiva (hen baorong 很包容)… quando i miei genitori erano vivi (in Birmania) volevano che noi [lei e sua sorella] venissimo a Taiwan per cercare una vita migliore, ma sapevano che arrivare qui non sarebbe stato facile, e che tornare indietro non sarebbe stato semplice… (inoltre) temevano che ci saremmo assimilate (tonghua 同化) [alla società locale]… ma quando siamo arrivate a Taiwan ci siamo rese conto che, in realtà, i musulmani taiwanesi erano più devoti (hai geng jianchi 還更堅持, lett. “più aderenti [all’Islam]”) dei birmani… Per esempio, in Birmania molte donne musulmane non indossano il velo, mentre a Taiwan la maggior parte delle donne che ha già fatto lo Hajj (pellegrinaggio alla Mecca) lo porta… e anche quelle che non l’hanno fatto… mia nipote [la moglie del vice-Imam della moschea] non ha ancora fatto lo Hajj, eppure si vela ogni giorno, quando esce o riceve ospiti in casa… Io stessa facevo così quando ero giovane e altre donne che conosco si coprono il capo anche se non sono hajjah.31)Intervista: MJF.22.03.2022.

Quando le ho chiesto come reagivano le persone al suo stile di abbigliamento, se la prendessero per straniera, ha aggiunto:

Ohh! Succede spesso! Un sacco! Ahahha! Tempo fa, il mio defunto marito era malato e io lo portavo in ospedale… mio marito, sembrava un veterano (lao’a binge 老阿兵哥)… un giorno, mentre lo assistevo, una donna venne da me e mi parlò in indonesiano… ahahha! Sono comunque abituata a essere presa per qualcun altro… anche in Birmania, la gente pensava che mio marito fosse mio padre… era più vecchio di me… quindi ero preparata (xinli zhunbei 心理準備). A Taiwan, ogni volta che lo portavo fuori, la gente mi scambiava per la sua waiji laopo (“moglie straniera” 外籍老婆)… ahahaha!32)Intervista: MJF.22.03.2022.

Maryam ha sottolineato di non sentirsi infastidita o discriminata e di vivere in un contesto sociale molto vario:

I miei amici provengono da molti luoghi… sono musulmani e non musulmani, huaqiao, indonesiani e di altre nazionalità… inoltre, nel nostro quartiere ci sono così tante attività in corso… con il mio lavoro di catering e i molti ristoranti della zona… noi (io, l’Imam e altri compagni musulmani) partecipiamo spesso a eventi pubblici, fiere del cibo e del mercato… a volte si tratta di eventi organizzati dal governo… a volte si tratta di incontri comunitari… ci uniamo a loro e rappresentiamo la nostra comunità di Longgang… ci vestiamo con le nostre lunghe vesti, ci veliamo… facciamo una dichiarazione: siamo musulmani! Noi siamo musulmani!! (women shi musilin, women jiushi musilin 我們是穆斯林,我們就是穆斯林!)33)Intervista: MJF.22.03.2022.

L’esempio di Maryam e la sua esperienza personale suggeriscono che i musulmani thai-birmani di discendenza yunnanese sono collegati a una serie di reti, sia all’interno che all’esterno della loro comunità famigliare d’origine e a Taiwan.

Da un lato, l’esibizione pubblica della musulmanità attraverso la cultura del cibo alle fiere di mercato riflette un’identità geograficamente specifica e composita (insieme cinese e sud-est asiatica). Dall’altro,l’abbigliarsi secondo i dettami della shari’a (legge Islamica) esprime un’appartenenza religiosa più inclusiva e sovranazionale, che li accomuna alle minoranze musulmane non cinesi di Longgang, e serve a legittimare un posto nella società taiwanese in quanto credenti.

Vale la pena notare che la “militanza” di Maryam si manifesta intorno e all’interno della moschea di Longgang, suggerendo che l’esperienza diasporica è determinata dal modo in cui le persone guardano a un luogo, lo occupano e interagiscono in esso. Il “paesaggio culturale”34)Denis Cosgrove e Peter Jackson, “New Directions in Cultural Geography Area”, The Royal Geographical Society, 19, 2, 1987, 95-101, cit. in Chen, “Zhongli Longgang”, 40-41. che emerge attraverso la moschea ne fa un crocevia di culture, uno spazio in cui promuovere marcatori identitari condivisi dalla comunità musulmana multietnica locale, la cui amministrazione, tuttavia, resta in ultima analisi nelle mani degli huaqiao thai-birmani di origine yunnanese, linguisticamente maggioritari rispetto agli altri gruppi.

Salima la sorella minore dell’attuale imam della moschea di Longgang, Liu Kenrong – uno huaqiaobirmano di origini yunnanesi – è arrivata a Taiwan dalla Birmania nel 2017 per sposare un connazionale giunto sull’isola vent’anni fa. Ben presto, è diventata una frequentatrice attiva della moschea, dove si reca ogni jumu’a (preghiera del venerdì) per ascoltare la hutba (sermone) del fratello dalla sala di preghiera femminile. È membro dell’Unione delle Donne della Moschea, dove fa volontariato quando non lavora nel ristorante halal del cugino. Sebbene non sia ancora una cittadina ufficiale della ROC e benché a casa parli birmano, yunnanhua con gli yunnan huaqiao e il cinese al di fuori della cerchia famigliare, Salima si sente a casa a Taiwan, dove sono nati e cresciuti i suoi figli:

Se dovessi presentarmi, direi: “Sono musulmana”… Se dovessi rispondere alla domanda “Da dove vieni?” direi: “Vengo dalla Birmania e mi sono stabilita a Taiwan” (woshi cong miandian lai, zaitaiwan dingju 我從緬甸來、在台灣定居’)… A Taiwan non sono mai stata vittima di razzismo… mai… né ho scelto di nascondere la mia identità religiosa… Sono molto orgogliosa di essere musulmana! Ma spesso i taiwanesi mi scambiano per indonesiana… ahah! Io rispondo prontamente che non lo sono, “sono una huaqiaodella Birmania” dico… sembrano sorpresi… mi vedono con il velo e danno per scontato che io sia indonesiana… ma io dico loro “questa è la nostra religione, la nostra religione è l’Islam!”35)Intervista S. 22.03.2022.

Analizzando queste interviste, non si può fare a meno di notare che i thai-birmani di origine yunnanese della diaspora taiwanese sono sottoposti a una duplice pressione: una all’interno della comunità islamica dell’isola; l’altra in relazione ai non-musulmani.

In quanto musulmani sinofoni, si distinguono dagli altri gruppi stranieri, che costituiscono la maggioranza della popolazione musulmana sull’isola. Lo fanno prescegliendo il mandarino come lingua rituale secondaria dopo l’arabo.36)Ad oggi, non ci sono interpreti per altre lingue durante la jumu’a, né tantomeno imam stranieri a capo della moschea, come è successo, invece, nel 2013 per la Grande Moschea di Taipei, il cui imam era siriano. In quanto cinesi si sono ritagliati il ruolo di rappresentanti dell’intera comunità musulmana di Longgang nei confronti dello Stato e della società taiwanese in generale, per esser riconosciuti come legittimi ed evitare di essere assimilati agli indonesiani, e dunque, esser considerati “stranieri”.

Ma Binghua, il vice-imam della moschea di Longgang, ha fornito una testimonianza esemplare a tal proposito. Nato e cresciuto tra lo Yunnan e la Birmania37)Nella regione nota come Colline Shan, un’estensione dell’altopiano dello Yunnan-Guizhou che si estende attraverso lo Yunnan, la Birmania e la Thailandia. da genitori yunnanesi, è arrivato a Taiwan nel 2003 e non ci è voluto molto perché ottenesse la nazionalità taiwanese (sebbene fosse già in possesso di un passaporto birmano):

Quando mi trovo in Paesi a maggioranza musulmana, dico che vengo da Taiwan… dal punto di vista della iman (ar. fede), tuttavia, la nazionalità non è importante… In quanto musulmano, non importa da dove vieni… naturalmente, quando ci si sposa, la maggior parte dei genitori vorrebbe che i propri figli scegliessero una yunnan huaqiao.38)Intervista: MPH.15.03.2022.

In relazione alla sua esperienza musulmano nella società taiwanese, ha osservato:

Subito dopo l’11 settembre, la gente a Taiwan aveva una cattiva immagine dei musulmani… li vedeva come terroristi… anche se si parlava di libertà e diritti democratici, la gente aveva ancora pregiudizi nei nostri confronti, quindi evitavo di dire pubblicamente che ero musulmano…
Ora, però, va molto meglio, ora va bene… anche perché negli ultimi anni abbiamo dato alcuni piccoli contributi alla società taiwanese… il più importante è la certificazione halal…
Prima, le aziende si rivolgevano alla moschea più vicina… non c’era unanimità su questo tema. Poi, nel 2011 abbiamo aperto l’Associazione per lo Sviluppo dell’Integrità Halal di Taiwan e abbiamo ottenuto l’approvazione delle autorità straniere di Malesia (Jakim), Singapore (Mui) e Indonesia (Muis). Questo ci ha permesso di ottenere dal governo taiwanese uno spazio per promuovere il cibo halal e la cultura islamica in occasione delle fiere internazionali…
Inoltre, dopo lo “scandalo dell’olio di gronda”,39)Due anni dopo un’indagine condotta nel 2012 nell’industria farmaceutica, scoppiò uno scandalo sull’utilizzo a scopo alimentare di 240 tonnellate di olio “di gronda” (ovvero, riciclato, di scarto) che ha interessato centinaia di aziende e migliaia di ristoranti a Taiwan. ci siamo distinti per la promozione di prodotti sani… La stampa ha riconosciuto il rispetto dei musulmani taiwanesi per l’igiene alimentare, a seguito di un’ispezione governativa di oltre cento aziende halal a Taiwan, nessuna delle quali aveva commesso infrazioni…
Questo ha fatto piacere al governo … Tsai Ying-wen può trarne vantaggio per rafforzare i legami economici e diplomatici con i Paesi Islamici, coinvolgendo nel processo molte aziende musulmanetaiwanesi.40)Intervista: MPH.15.03.2022.

Il riconoscimento ufficiale del cibo trattato secondo la shari’a è un potente marcatore identitario di gruppo perché richiede l’approvazione della comunità islamica internazionale e dello Stato taiwanese, legittimando politicamente la presenza musulmana in una società a maggioranza non musulmana. Pertanto, la prescrizione religiosa alimentare halal può essere un valido criterio analitico per valutare il livello di tolleranza e d’inclusione in contesti sociali ed etnoreligiosi multiculturali, come quello taiwanese.

Anche se i dati etnografici raccolti suggeriscono che i musulmani dello Yunnan non incontrino grosse resistenze nella società ospitante, d’altro canto, questi rivelano anche un costante impegno per legittimarsi in seno alla maggioranza cinese Han, multireligiosa, e talvolta involontariamente ostile.

Nel 2019, la stampa taiwanese ha portato all’attenzione del pubblico l’apertura di un ristorante di piedi di maiale in prossimità della moschea di Longgang. I musulmani locali si sono sentiti oltraggiati dagli effluvi che emanavano le cucine e dalla grande insegna del ristorante con il logo di un maiale sorridente – un animale impuro nell’Islam – appeso a poca distanza dall’entrata della moschea. Dopo molto scalpore, grazie alla mediazione dell’imam Ma Binghua, i proprietari del ristorante hanno accettato di rimuovere il logo.41)Efe-epa, “Taiwan restaurant serving pig’s feet next to mosque causes stir among Muslims”, Taipei10, Jan 2019 (https://www.efe.com/efe/english/life/taiwan-restaurant-serving-pig-s-feet-next-to-mosque-causes-stir-among-muslims/50000263-3863447).

Benché questo evento non abbia impedito ai netizen di fare commenti razzisti sull’Islam, il suo epilogo positivo ha dimostrato che, pur non essendo classificati come minoranza etnica o di uno status particolare in virtù del quale poter rivendicare diritti particolari, i musulmani thai-birmani di origine yunnanese sono riusciti comunque ad affermarsi nella società taiwanese assicurandosi un ruolo di primo piano come interlocutori dello Stato per conto dell’eterogenea e per lo più straniera comunità musulmana di Taiwan.

 Conclusioni

 Questa breve indagine etnografica ha messo in luce due questioni principali: le strategie di acculturazione dei musulmani thai-birmano yunnanesi della comunità di Longgang alla società multiculturale e multireligiosa taiwanese e la loro percezione di Taiwan in quanto “patria”.

Partendo dall’argomentazione di Olivier Roy secondo cui la religione nelle comunità diasporiche è identità (enfasi mia) e che la ricostruzione della comunità si basa sulla pratica religiosa,42)Olivier Roy, Globalized Islam: The Search for a New Ummah (New York: Columbia University Press, 2004), 35-38. si è evidenziato che la moschea di Longgang è uno spazio di identità translocali43)Michael Rios e Joshua Watkins First, “Beyond “Place: Translocal Placemaking of the Hmong Diaspora”, Journal of Planning Education and Research, 2, 35, 2015, 209-219. e di marcatori identitari di gruppo che favorisce l’appropriazione della “patria Taiwan” attraverso la pratica religiosa, la dieta e i codici di abbigliamento Islamici.

Le persone intervistate durante il lavoro sul campo, sia di persona che online, hanno dimostrato di avere un’identità ibrida, “stratificata” – come musulmani, ma anche come huaqiao e come taiwanesi. Questa identità fa leva sul loro passato migratorio, che è però reso “presente” attraverso i legami famigliari mantenuti in Birmania, in Tailandia e nello Yunnan e rafforzato dalle relazioni sentimentali create o ritrovate sull’isola.

Questo networking translocale a base famigliare sembra contraddire la nozione di Grenovetter secondo cui i “legami deboli” (weak ties) – osservati nelle reti di mobilità studentesca e di ricerca di lavoro – hanno maggiori probabilità di incanalare connessioni strategiche e informazioni vitali per il raggiungimento di obiettivi personali in un contesto migratorio.44)Mark S. Granovetter, “The Strength of Weak Ties”, American Journal of Sociology 78, 6, 1973, 1360-1380.

Al contrario, ricongiungendosi con i loro parenti a Taiwan e mantenendo i loro contatti con i musulmani del sud-est asiatico e con le loro comunità ancestrali nello Yunnan – cioè sfruttando i “legami forti” (strong ties) – i musulmani thai-birmani di origine yunnanese hanno potuto integrarsi nella società taiwanese evitando l’assimilazione. Attraverso il mantenimento e l’esibizione della dieta, dei codici di abbigliamento e dello stile di vita islamici alla base delle loro interazioni religiose, sociali ed economiche, questi hanno poi utilizzato l’Islam come marcatore identitario che li accomuna con gli altri gruppi musulmani dell’isola. D’altro canto però, la loro transnazionalità in quanto cinesi (huaren 華人) e huaqiao li ha aiutati ad affermarsi come minoranza “maggioritaria” all’interno dell’eterogenea comunità musulmana internazionale di Longang e, dunque, come interlocutori privilegiati dello Stato centrale.

Per riprendere la definizione che Werbner dà delle comunità diasporiche come caordiche – cioè caoticamente ordinate, perché fautrici di discorsi multipli, di dissenso interno e tuttavia identificantesi nella stessa diaspora attraverso “legami di corresponsabilità”45)Werbner, “The Place which is Diaspora. – l’indagine etnografica sulla comunità thai-birmana yunnanese di Longang sembra suggerire che la percezione della “homeland Taiwan” è il frutto di un processo continuo che comprende esperienze translocali scaturite in molteplici terre d’origine poi selettivamente elaborate sul suolo taiwanese.

La “homeland Taiwan” è intesa sia come Zhonghua minguo 中華民國 (“Repubblica di Cina”) – nome ufficiale di Taiwan che compare nei nomi delle associazioni islamiche locali in una continuità temporale che legittima e ufficializza la presenza politica degli Hui sull’isola – attraverso una percezione porosa e inclusiva di una “Cina” dai molteplici confini spazio-temporali, che vanno dallo Yunnan, al Continente, fino a Taiwan.

Da ultimo, essa è vissuta anche come appartenenza a una nazione a maggioranza sinofona, una maggioranza politicamente predominante all’interno della quale convivono varie identità e culture regionali, diasporiche e translocali.

Rosati L’islam a Taiwan PDF

Immagine: Moschea di Longgang.

 Francesca Rosati è dottoranda presso l’Institute of Area Studies dell’Università di Leiden. È autrice del libro L’Islam in Cina. Dalle origini alla repubblica popolare (Roma: l’Asino d’Oro, 2017), in cui ha trattato anche il tema della storia dell’Islam a Taiwan. Nel 2021 ha collaborato al volume collettaneo Ethnographies of Islam in China (Hawaii Press) con un capitolo intitolato: “Women’s Quranic schools of China’s Little Mecca”.

References
1 Pnina Werbner, “The Place which is Diaspora: Citizenship, Religion and Gender in the Making of Chaordic Transnationalism”, Journal of Ethnic and Migration Studies281, 2002119-133, qui: 123.
2 Per approfondire l’argomento: Francesca Rosati, L’Islam in Cina. Dalle origini alla repubblica popolare (Roma: l’Asino d’Oro, 2017) 200-212.
3 Yü Chia-ming 于嘉明, “Duoyuan gongsheng xia de dangdai Taiwan musilin shequn” 多元共生下的當代台灣穆斯林社群 [La simbiosi pluralistica delle comunità musulmane contemporanee a Taiwan] (Tesi di dottorato: National Chengchi University, 2018): 9.
4 Yü Chia-ming, “Duoyuan gongsheng xia”, 9.
5 Sul tema Huijiao/Huizu, vedi: Wlodzimierz Cieciura, “Ethnicity or religion? Republican-era Chinese debates on Islam and Muslims, in Jonathan Lipman (a cura di), Islamic Thought in China. Sino-Muslim Intellectual Evolution from the 17th to the 21st Century (EdinburghEdinburgh University Press2016), 107-146, e Rosati, L’ Islam in Cina, 162-168.
6 Wlodzimierz Ceciura, Chinese Islam in Exile. The Establishment of the Muslim Community and Islamic Institutions on Taiwan after 1945 (relazione presentata alla conferenza “Chinese Muslims [Hui] in Diaspora: culture, gender, identity, and religious traditions”, Centre for the Study of Islamic Culture, The Chinese University of Hong Kong, 4 dicembre 2015).
7 Chen Shu-wei 陳書偉Zhongli Longgang musilin de lisan renting yu wenhua dijing 中壢龍岡穆斯林的離散認同與文化地景 [Identità diasporica e paesaggio culturale dei musulmani di Zhongli Longgang] (Tesi MA: National Taiwan Normal University, 2012), 24.
8 Robert Pelletier, Becoming Taiwanese Muslims: Ethnic, National, and Religious Identity Transformations in a Muslim Minority (Tesi MA: University of Ottawa, 2014), 55.
9 I loro antenati erano i musulmani dello Yunnan che guidarono la cosiddetta “ribellione dei Panthay” (1856-1873). Vedi: Moshe Yegar, “The Panthay (Chinese Muslims) of Burma and Yunnan”, Journal of Southeast Asian History, 7, 1, 1966, 73-85; David G Atwill, The Chinese Sultanate: Islam, Ethnicity and the Panthay Rebellion in Southwest China, 1856-1873 (Stanford: Stanford University Press, 2005).
10 Josh Ellis, “Photography, Travel Photography from Taiwan and Asia: Lungkang 龍岡” (August 11, 2018, disponibile on-line: https://www.goteamjosh.com/blog/Lungkang; Taoyuan City Government, Changing the Zhongli [Longgang Area] Urban Plan [Second Comprehensive Review) (Taoyuan: Taoyuan City Government, 2020, disponibile on-line: https://urplanning.tycg.gov.tw/tycgfiles/Plans/Final/PF000002000853.pdf).
11 Yau Wai Ching 游惠晴, “Zhonghe huaxinjie mianhua zuyi jingji shequ xingcheng yu fazhan zhi yanjiu” 中和華新街緬華族裔經濟社區形成與發展之研究 [Uno studio sulla formazione e lo sviluppo della comunità economica birmano-cinese in via Huaxin, Zhonghe] (Tesi MA: Shih Hsin University, 2009).
12 Ellis, “Photography”.
13 Vedi “The Lungkang Mosque”, n. 2; Yu Jiaming, “Duoyuan gongsheng xia”, 44.
14 “The Lungkang Mosque”, n. 2.
15 Yü Chia-ming, “Duoyuan gongsheng xia”, 45.
16 “The Lungkang mosque”, opuscolo introduttivo n. 1.
17 Yü Chia-ming, “Duoyuan gongsheng xia”, 50.
18 Intervista: 22.03.2022 YKF.
19 Yü Chia-ming, “Duoyuan gongsheng xia”, 48-49.
20 Yü Chia-ming, “Duoyuan gongsheng xia”, 49.
21 Yü Chia-ming, “Duoyuan gongsheng xia”46.
22 Wen-Chin Chang, Beyond Borders: Stories of Yunnanese Chinese Migrants of Burma, (Ithaca, NY, e London: Cornell University Press, 2014), 137.
23 Il Consiglio per gli Affari del Lavoro stima che ci siano oltre 130.000 lavoratori indonesiani a Taiwan, contro solo 77-62 mila vietnamiti, thailandesi e filippini (cit. in Robert Tierney, “The Class Context of Temporary Immigration, Racism and Civic Nationalism in Taiwan”, Journal of Contemporary Asia41,2, 2011, 289-314, qui: 297). Questi sono immigrati temporanei e, spesso, vittime di sfruttamento lavorativo (Pelletier, “Becoming”, 57).
24 Intervsta: 22.03.2022 YKF.
25 Hu Cheng-kuang 胡正光 e Ma Hsin 馬欣, “Kuajie yu renting: Longgang qingzhensi hanyu musilin de kuaguo qianyi he qunti yishi” 跨界與認同龍岡清真寺漢語穆斯林的跨國遷移和群體意識 [Attraversare confini e identità: Migrazione transnazionale e coscienza di gruppo tra i musulmani di lingua cinese nella moschea di Longgang] (Relazione presentata alla 2011 Taiwan Sociology Annual Conference, 1-31), 25-26.
26 Con il termine waishengren 外省人 si indicano i migranti arrivati a Taiwan dalla Cina continentale nel periodo tra la resa dei giapponesi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, e la ritirata del KMT sullisola, nel 1949.
27 Hu e Ma, “Kuajie yu renting”, 18.
28 Hew Wai Weng, “Translocal Encounters: Hui Mobility, Place-Making, and Religious Practices in Malaysia and Indonesia Today”, in Rachel Harris, Guangtian Ha, e Maria Jaschok (a cura di), Ethnographies of Islam in China (Honolulu, Hawai’i: University of Hawai’i Press, 2021), 225-244.
29 I nomi delle persone intervistae sono fittizi, tranne quelli delle figure che ricoprono cariche pubbliche e che compaiono in rete e nelle pubblicazioni cartacee.
30 Intervista: MJF.22.03.2022.
31 Intervista: MJF.22.03.2022.
32 Intervista: MJF.22.03.2022.
33 Intervista: MJF.22.03.2022.
34 Denis Cosgrove e Peter Jackson, “New Directions in Cultural Geography Area”, The Royal Geographical Society, 19, 2, 1987, 95-101, cit. in Chen, “Zhongli Longgang”, 40-41.
35 Intervista S. 22.03.2022.
36 Ad oggi, non ci sono interpreti per altre lingue durante la jumu’a, né tantomeno imam stranieri a capo della moschea, come è successo, invece, nel 2013 per la Grande Moschea di Taipei, il cui imam era siriano.
37 Nella regione nota come Colline Shan, un’estensione dell’altopiano dello Yunnan-Guizhou che si estende attraverso lo Yunnan, la Birmania e la Thailandia.
38 Intervista: MPH.15.03.2022.
39 Due anni dopo un’indagine condotta nel 2012 nell’industria farmaceutica, scoppiò uno scandalo sull’utilizzo a scopo alimentare di 240 tonnellate di olio “di gronda” (ovvero, riciclato, di scarto) che ha interessato centinaia di aziende e migliaia di ristoranti a Taiwan.
40 Intervista: MPH.15.03.2022.
41 Efe-epa, “Taiwan restaurant serving pig’s feet next to mosque causes stir among Muslims”, Taipei10, Jan 2019 (https://www.efe.com/efe/english/life/taiwan-restaurant-serving-pig-s-feet-next-to-mosque-causes-stir-among-muslims/50000263-3863447).
42 Olivier Roy, Globalized Islam: The Search for a New Ummah (New York: Columbia University Press, 2004), 35-38.
43 Michael Rios e Joshua Watkins First, “Beyond “Place: Translocal Placemaking of the Hmong Diaspora”, Journal of Planning Education and Research, 2, 35, 2015, 209-219.
44 Mark S. Granovetter, “The Strength of Weak Ties”, American Journal of Sociology 78, 6, 1973, 1360-1380.
45 Werbner, “The Place which is Diaspora.