“Una notte della mia infanzia resta fedelmente scolpita nella mia memoria: mi trovavo accanto a uno stagno, davanti a un villaggio da qualche parte nella contea di Luoshan, provincia dell’Henan, dove i miei antenati hanno vissuto per generazioni. Attorno a me c’erano molte persone, adulti e bambini. Tutti insieme guardavamo il terso cielo notturno, dove una piccola stella scivolava piano nel buio firmamento. Si trattava del primo satellite artificiale mai lanciato dalla Cina: il Dongfang hong I (L’Oriente è rosso-1). Era il 25 aprile del 1970, avevo sette anni. […] Mentre guardavo quella piccola stella in movimento, il mio cuore era pieno di desiderio e curiosità indescrivibili […] Nella mia mente, le stelle che riempivano la volta celeste non erano molto più lontane del piccolo satellite mobile, e dunque ero convinto che esso stesse volando tra gli astri. Temevo addirittura che potesse scontrarsi con uno di quei corpi celesti durante il suo peregrinare tra i fitti ammassi stellari”.1)Liu Cixin, Il problema dei tre corpi, trad. italiana, (Milano: Mondadori, 2017), 355.
Si apre così la postfazione all’edizione italiana de Il problema dei tre corpi, opera di fantascienza dello scrittore cinese Liu Cixin, il quale, nel rintracciare le esperienze che hanno forgiato la propria abilità immaginifica, richiama alla mente l’avvistamento del primo satellite della Repubblica Popolare,2)Lanciato il 24 aprile 1970, L’Oriente è rosso-1 era visibile a occhio nudo, grazie alla presenza della cosiddetta “gonna d’osservazione” (guance qun 观测裙), una sorta di cono rotante appositamente collocato dagli ingegneri cinesi sull’ultimo stadio del razzo. Per approfondire, vedi Li Chengzhi 李成智, Zhongguo Hangtian Jishu Fazhan Shi Gao 中国航天技术发展史稿 [Una bozza storica sullo sviluppo della tecnologia spaziale cinese] (Jinan: Shandong Jiaoyu Chubanshe 山东教育出版社, 2006), v. 1, 559-578. giudicando tale evento come particolarmente significativo nel “modellare la letteratura che scrive oggi”.3)Liu, Il problema dei tre corpi, 357. Certamente, nel passaggio sopra riportato, lo sguardo dell’autore che scruta lo spazio esterno4)Si noti che pur nella consapevolezza delle sostanziali differenze che distinguono lo spazio profondo dalle orbite terrestri basse, in questa sede, il termine “spazio esterno” sarà adoperato, congiuntamente alle diciture “cosmo”, “universo” “spazio interstellare”, “extra-terrestre” o “extra-atmosferico”, per riferirsi a tutto ciò che si colloca al di là della cosiddetta “linea di Kárman”, ossia di quel confine immaginario convenzionalmente fissato per separare l’atmosfera terrestre dal vuoto interplanetario che avvolge il Sistema Solare. è ancora quello dell’ignaro fanciullo che “non sa nulla del lancio dello Sputnik sovietico”, né della “partenza del primo cosmonauta dalla Terra”, e neppure del fatto che, solo una settimana prima dal lancio de L’Oriente è rosso-1, “l’Apollo-13 era tornato sano e salvo da un pericoloso viaggio sulla Luna”.5)Liu, Il problema dei tre corpi, 355. Ai suoi occhi innocenti, dunque, il cosmo non costituiva la sede di particolari attività antropiche, né si configurava come il riflesso di specifiche dinamiche socio-politiche; parimenti, esso non appariva confinato entro i canoni meccanicistici della ragione scientifica.
L’ingenuità di prospettiva dell’autore di fronte al suggestivo passaggio nella vicina orbita terrestre del primo satellite cinese era però destinata, con l’avanzare dell’età, a lasciare il posto a un più maturo, ma non per questo meno incantato sguardo nei confronti della dimensione extra-terrestre:
“Di anni ne passarono ancora, prima che capissi la distanza tra quel satellite e tutte le altre stelle. Allora stavo leggendo una popolare collana di libri sulla scienza fondamentale, intitolata I centomila perché. Dal volume di astronomia appresi il concetto di ‘anno luce’. […] Mi sforzai di concepire con la mia immaginazione quell’infinità e quella profondità agghiaccianti. Avvertii il peso di un terrore e di un timore immensi, ma allo stesso tempo fui pervaso da un’euforia esaltante”.6)Ivi, 356.
Ecco ravvisarsi, dunque, nello scrittore ormai non più bambino, quel misto di venerazione e terrore che contraddistingue la presa di coscienza dell’incommensurabilità degli spazi interstellari. Di fronte a tale epifania, l’etere, pur sottoposto alle logiche del pensiero scientifico, non smette di suscitare quel sentimento del “sublime”7)Per approfondire sul concetto di “sublime” applicato agli immaginari tecnologici cinesi vedi Matteo Tarantino, Il tecno-dragone. L’immaginario tecnologico cinese ieri, oggi e domani (Milano: Vita e Pensiero, 2020). in grado di provocare al tempo stesso ammirazione e sgomento.
Lo spazio, dunque, sebbene ricondotto alle condizioni restrittive delle leggi della fisica, continua a rimanere intriso di fascino e mistero, senza perdere quel potere di realizzare visioni ed evocare immaginari simbolici. Del resto, in Cina, come nel resto del mondo, il cosmo ha da sempre assunto un ruolo allusivo: esso, infatti, è da sempre fonte inesauribile di ispirazione letteraria e poetica, fungendo da crocevia tra l’artistico, il sacro e il mitologico, da prisma in cui rifrangere desideri e paure umane, oltre che da paradigma dell’ordine naturale delle cose. Si pensi, nel caso occidentale, all’influenza che la dimensione extra-terrestre ha esercitato sulla corrente futurista dell’aeropittura di inizio Novecento e su capolavori del cinema come 2001 Odissea nello spazio o della musica come Space Oddity di David Bowie; o ancora al ruolo che iconiche fotografie come Blue Marble hanno avuto per la nascita dei movimenti ecologisti di fine anni Sessanta.8)Stefano Catucci, Imparare dalla Luna (Macerata: Quodlibet, 2013).
Per quanto riguarda il contesto cinese, invece, non mi soffermerò, in questa sede, sugli elementi caratterizzanti la rappresentazione della sfera extra-atmosferica nella tradizione classica – una tematica, quest’ultima di cui vari autori hanno a lungo autorevolmente scritto;9)Tra i tanti, vedi David W. Pankenier, Astrology and Cosmology in Early China. Conforming Hearth to Heaven(Cambridge: Cambridge University Press, 2013); Donald Harper, “Scienza e mondo naturale”, in Tiziana Lippiello, Maurizio Scarpari (a cura di), La Cina. Dall’età del bronzo all’impero Han (Torino: Giulio Einaudi Editore, 2013), vol. 1, 633-718. basterà qui ricordare come essa abbia costituito un importante elemento di ispirazione per calligrafi e poeti di varie epoche: si pensi ai riferimenti al cosmo contenuti nella Prefazione al Padiglione delle Orchidee (Lantingji Xu 兰亭集序) di Wang Xizhi (303-361) o alla presenza simbolica della Luna nei componimenti di Li Bai (701-762). Peraltro, al di là del suo definirsi quale luogo di suggestioni artistico-letterarie, lo spazio, in Cina, ha da sempre assunto anche una funzione di tipo pragmatico-strumentale: già in epoca pre-imperiale, infatti, l’osservazione del cielo costituiva uno strumento essenziale di misurazione del tempo, laddove l’atto di contemplare i movimenti degli astri racchiudeva in sé importanti pratiche di tipo calendaristico. La conoscenza cosmologica era infatti strettamente interrelata alla registrazione dei cicli stagionali, a una cui variazione sarebbero dovute corrispondere specifiche attività e rituali.10)Tra i tanti, vedi Ester Bianchi, “Le costellazioni dell’Orsa e il loro ruolo nella letteratura e nel rituale taoista”, in Monia Marchetto (a cura di), Miti stellari e cosmogonici. Dall’India al Nuovo Mondo (San Marino: Il Cerchio, 2012), 141-174. In epoca classica, peraltro, non mancò lo sviluppo di una tecnologia adeguata alla costante mappatura della volta celeste: già durante il periodo Han furono ideati nuovi strumenti per l’osservazione astronomica, che condussero a una più accurata conoscenza dei movimenti del sole, della luna e dei pianeti.11)Per approfondire, vedi Joseph Needham, Science and Civilization in China. Mathematics and the Sciences of the Heavens and the Earth, (Cambridge: Cambridge University Press, 1959), vol. 3, 17-461.
Al di là dell’atavico interesse della Cina per lo spazio esterno però, il presente saggio si focalizzerà sui significati allegorici che esso ha assunto nell’immaginario del Paese a seguito dell’avvento delle moderne tecnologie aerospaziali. Di tale immaginario si proveranno a segnalare le principali differenze rispetto a quello contemporaneo occidentale, sottolineando come esso si caratterizzi per alcune specificità definitesi in conseguenza del peculiare percorso di sviluppo storico-politico del Paese. Nello specifico, non potendo qui fornire una tassonomia completa dei molteplici significati che allo spazio esterno sono stati assegnati nel corso della storia cinese contemporanea – tra gli altri, quello luogo di rifugio dalle crisi dall’Antropocene12)Huang Mingfen 黄鸣奋, “Kehuan dianying shiyexia de Zhongguo” 科幻电影视野下的中国 [La Cina nei film di fantascienza], Xueshu Luntan 学术论坛, 174, 6, 2021, 9-21. o nuovo terreno di confronto strategico-militare13)Vedi Zhou Bisong 周碧松, Zhanlüe bianjiang. Gaodu guanzhu haiyang, taikong he wangluo kongjian anquan 战略边疆—高度关注海洋、太空和网络空间安全 [Frontiere strategiche. Porre grande attenzione alla sicurezza marittima, spaziale e del cyberspazio] (Beijing: Changzheng chubanshe 长征出版社, 2014), 76-129. – ci si soffermerà sulla principale dicotomia alla base della sua attuale rappresentazione nella Repubblica Popolare: da un lato, laboratorio per la realizzazione di quell’ecumenica “comunità umana dal destino condiviso” (renlei mingyun gongtongti 人类命运共同体) prospettata dalla leadership cinese, dall’altro proiezione astrale dei rapporti di forza sulla Terra, utile a segnalare l’ascesa della RPC in chiave fortemente nazionalista. Come si vedrà, tale doppia rappresentazione trova espressione nella narrazione del Partito-Stato, sebbene essa tragga supporto anche dal discorso intellettuale cinese – di cui costituisce l’asse portante –, oltre che da alcune pratiche culturali provenienti “dal basso”, di natura semi o non-ufficiale, che, sebbene non direttamente controllate dal centro, contribuiscono a rafforzare il messaggio politico ufficiale.
Lo spazio extra-terrestre come luogo di edificazione di una “comunità umana dal destino condiviso”
Tra le varie rappresentazioni tramite cui la Cina di oggi ha dato forma intelligibile all’immensità dello spazio extra-atmosferico, una posizione di rilievo è certamente occupata da quella che lo ritrae come un banco di prova per l’edificazione della “comunità umana dal destino condiviso”. Come è noto, quest’ultimo concetto funge da principale manifesto dell’attuale politica estera del Paese: esso è stato più volte impiegato da Xi Jinping, e dai membri della sua amministrazione, per descrivere una visione globale del mondo, una nuova ecumene basata sulla condivisione delle inevitabili future sfide economiche, politiche, culturali, ambientali e di sicurezza, volta a ricercare un rapporto di mutuo beneficio tra i popoli.14)Cfr. “Shenme shi renlei mingyun gongtongti?” 什么是人类命运共同体?[Cos’è la comunità umana dal destino condiviso?], Zhongyang Jiwei Jiancha bu Wangzhan 央纪委监察部网站, 17 gennaio 2018.
In tale prospettiva, lo spazio è inteso quale fucina della cosmopoli realizzata, luogo ideale in cui testare le possibilità di cooperazione pacifica, aperta e trasparente che la Cina si propone di portare avanti con il resto del mondo. Tale rappresentazione, centrale nella narrazione governativa, ha dato linfa e ha tratto nutrimento tanto dal discorso accademico – soprattutto quello legato alla disciplina delle Relazioni Internazionali15)Tra i tanti, vedi Chen Yu 陈宇, “Renlei mingyun gongtongti shiyu zhong de guojia. Chuantong jiangyu yu xin jiangyu” 人类命运共同体视域中的国家传统疆域与新疆域 [Le nuove e le tradizionali frontiere nazionali nella visione della comunità umana dal destino condiviso], Shijie Dili Yanjiu 世界地理研究, 30, 5, 2021, 893-902; Gan Yang 甘永, Tang Yuhua 唐玉华, Zhang Xiaobin 张晓滅 e Zhou Wenzhi 周文志, “Bingchi goujian renlei mingyun gongtongti linian. Tuidong taikong lingyu quanqiu zhili” 秉持构建人类命运共同体理念 推动太空领域全球治理 [Aderire all’idea di costruire una comunità umana dal destino condiviso. Promuovere una governance globale nel settore spaziale], Zhongguo Hangtian 中国航天, 3, 2021, 45-48. – quanto da prodotti culturali più specificamente pop: si pensi al blockbuster La Terra Errante (Liulang Diqiu 流浪地球), basato sull’omonimo racconto del già citato Liu Cixin, la cui trasposizione cinematografica risulta ampiamente in linea con gli obiettivi della narrazione ufficiale cinese.16)Vedi Chen Yuanyang 陈远洋, “«Liuland diqiu» – Renlei mingyun gongtongti de yishu chuanda”《流浪地球》:人类命运共同体的艺术传达 [La Terra Errante. La trasmissione artistica della comunità umana dal destino condiviso], Ningbo Gongcheng Xueyuan Xuebao 宁波工程学院学报, 31, 2, 2019, 33-37; Molly Silk, “The Wandering Earth: a Device for the Propagation of the Chinese Regime’s Desired Space Narratives?”, SFRA Review, 50, 2-3, 2020, 157-167.
La raffigurazione dello spazio quale potenziale ecumene è divenuta particolarmente evidente negli ultimi anni, durante i quali la RPC è stata impegnata nella realizzazione della sua prima stazione orbitante (taikongzhan 太空站): proprio quest’ultima è stata infatti presentata come un progetto di natura “realmente internazionale” (zhengzhen de guoji kongjianzhan) a differenza della International Space Station che avrebbe costituito solo uno strumento che gli Stati Uniti hanno impiegato per affermare la propria egemonia, escludendo Paesi come la Cina dal prendere parte alla sua realizzazione. Al contrario, la piattaforma cinese sarebbe stata fin dall’inizio concepita come aperta alla collaborazione da parte di chiunque fosse interessato al progresso scientifico dell’umanità.
È bene tuttavia notare come, sebbene la rappresentazione dello spazio quale luogo di cooperazione armonica sia divenuta centrale nell’ultimo decennio, tuttavia essa non costituisca una novità esclusiva della Nuova Era di Xi Jinping. Già durante l’amministrazione Hu Jintao, infatti, diversi esperti della RPC, pur senza impiegare il concetto di “comunità dal destino condiviso”, avevano invitato a pensare la dimensione extra-terrestre come un territorio in cui sperimentare una convivenza armoniosa, auspicando una più profonda rigenerazione etico-morale dell’essere umano.17)Vedi Chen Zhong 陈忠, “Waiceng kongjian (yuzhou) tansuo de fazhan lunli yanjiu” 外层空间(宇宙)探索的发展伦理研究 [Ricerca sugli sviluppi etici dell’esplorazione spaziale (del cosmo)], Ziran Bianzhengfa Yanjiu 自然辩证法研究, 27, 5, 2011, 117-121. Dal loro punto di vista, la sfera extra-atmosferica costituiva una regione in grado di fungere da modello per un superamento delle politiche di potenza che informano il sistema internazionale, dando nel contempo concretezza allo slancio universalistico della diplomazia cinese.
Nella seconda metà degli anni 2000, il professor Wang Yuechuan, docente di Arti e letterature presso l’Università di Pechino, impiegò l’espressione “civiltà spaziale” (taikong wenming 太空文明) per definire la forma in cui si presenterà la civiltà umana a seguito del diffuso impiego delle tecnologie extra-atmosferiche.18)Tra i tanti, Wang Yuechuan 王岳川, “Taikong wenming shidai de Zhongguo wenhua shenfen” 太空文明时代的中国文化身份 [L’identità culturale cinese nell’era della civiltà spaziale], Xueshu Yuekan 学术月刊, 38, 7, 2006, 87-94; Id., “Taikong wenming shidai yu wenhua shouzheng chuangxin” 太空文明时代与文化守正创新 [L’era della civiltà spaziale e l’innovazione a salvaguardia della cultura], Dong Yue Luncong 东岳论丛, 31, 10, 2010, 170-177. Lo studioso elaborò tale concetto nel quadro di un più generale ripensamento dei paradigmi su cui si fonda l’attuale interpretazione del processo di modernizzazione, a suo avviso soggetto, oramai da troppi secoli, alla logica “occidentale” del tempo. Per Wang, il raggiungimento delle forme più moderne di civiltà sarebbe stato finora interpretato come il prodotto di un avanzamento cronologico di tipo lineare, subordinato all’accettazione di un sistema di valori definiti sul modello della civiltà euroatlantica: proprio quest’ultima sarebbe dunque destinata a ricoprire in eterno una posizione di avanguardia, condannando la Cina a un perenne ritardo.
Al fine di scongiurare tale condizione di subalternità, sarebbe stato invece auspicabile, secondo lo studioso, superare la visione temporale di matrice occidentale e ridefinire l’evoluzione della civiltà in termini di allargamento dei confini geografici della presenza umana. Si sarebbe così passati dall’edificazione di una “civiltà terrestre” (ludi wenming 陆地文明) – caratterizzata dal dominio tellurico degli Stati continentali –, allo sviluppo della “civiltà marittima” (haiyang wenming 海洋文明) – segnata dalle grandi scoperte e conquiste oceaniche europee avviatesi nel XV secolo –, fino all’inaugurazione di una taikong wenming, i segni della cui edificazione, grazie al sempre più diffuso impiego di sistemi satellitari di monitoraggio e geolocalizzazione, sarebbero già tangibili.
Nell’età terrestre, da tempo conclusa, la Cina si sarebbe trovata in una posizione di superiorità rispetto all’Occidente, status che avrebbe poi perso durante l’epoca della civiltà marittima, quando non sarebbe stata in grado di instaurare una propria talassocrazia. In tale prospettiva, l’espansione verso la dimensione extra-atmosferica rappresenterebbe, per la RPC, un’occasione per restaurare la propria grandezza, recuperando il gap che la separa dalle grandi potenze. Lo scenario spaziale, dunque, veniva da Shi concepito come un’arena in cui la Cina avrebbe potuto porsi sullo stesso piano delle altre nazioni, ricercando con esse un rapporto di convivenza armoniosa e pacifica.
Ispirata alle tesi di Wang Yuechuan, è anche la concezione dello spazio promossa nel 2008 dal prof. Shi Shengxun, il quale partiva dalla constatazione di come tale dimensione, sebbene raggiunta dagli esseri umani solo nel XX secolo, non fosse mai stata estranea alle dinamiche terrestri, quantomeno in Cina.19)Shi Shengxun 时胜勋, “Cong Tianxia wenming dao Taikong wenming. Zhongguo wenhua weilai fazhan de kenengxing” 从天下文明到太空文明—中国文化未来发展的可能性 [Dalla civiltà del Tianxia alla civiltà spaziale. Le future possibilità di sviluppo della cultura cinese], Guizhou Shehui Kexue 贵州社会科学, 217, 1, 2008, 13-22. Per migliaia di anni, infatti, durante quella che lo studioso definisce l’“era pre-spaziale” (qian taikong shidai 前太空时), i Cinesi, impossibilitati come il resto dell’umanità a lasciare il pianeta, si sarebbero rapportati a essa tramite il Cielo (Tian 天) – suprema realtà che, come è noto, conferiva al sovrano il mandato morale e politico di regolare la vita dell’Impero (Tianxia 天下).
Secoli più tardi, poi, in seguito all’avvento delle nuove tecnologie aeronautiche, quando gli esseri umani hanno avuto la possibilità di volare nell’atmosfera terrestre, il Cielo sarebbe stato spogliato della “sacralità” (shenshengxing 神圣性) che lo aveva fino a quel momento contraddistinto. Agli occhi della Cina, infatti, la volta celeste, sebbene ancora in relazione alla vita sulla Terra – in quanto ricettacolo dei fenomeni meteorologici e dei nuovi artefatti tecnologici – avrebbe definitivamente perso la sua funzione di garante dell’ordine morale e politico, già fortemente erosa nel processo di transizione del Paese da Impero a Stato-nazione (minzu guojia 民族国家).
La comparsa delle più avanzate tecnologie aerospaziali, peraltro, avrebbe avviato una graduale ridefinizione dei confini identitari nazionali, attualmente ancora in corso. Secondo Shi, infatti, il cambio drammatico di prospettiva generato dall’osservare la Terra dall’alto – il cosiddetto effetto overview20)Per approfondire cfr. Frank White, The Overview Effect: Space Exploration and Human Evolution (New York: Houghton and Mifflin Co., 1987). – condurrà gli esseri umani ad assumere una visione sempre più globale, realizzando che il mondo è un luogo senza confini, un posto piccolo e fragile rispetto alla sconvolgente immensità dell’universo. Di fronte a tale consapevolezza, interessi e particolarismi dei singoli Stati perderanno di significato, mentre si farà imperante la necessità di ricondurre il globo a un’unità armonica, in grado di incorporare non solo la vita sul pianeta, ma anche le dimensioni esterne a esso. In tale prospettiva, secondo Shi, lo spazio extra-atmosferico potrà riconfigurarsi come un moderno Tianshang 天上, una nuova ecumene comprendente tutto ciò che è “al di sopra” della volta celeste.21)Shi, “Cong Tianxia wenming”, cit.
La rappresentazione nazionalista dello spazio interstellare
Seppur presentato come un mutamento di paradigma nella conduzione degli affari globali, si noti come il Tianshang di Shi Shengxun non costituisca in realtà un modello in grado di assicurare il superamento di quelle tendenze nazionaliste e aspirazioni egemoniche che animano oggi la politica estera cinese.Innanzitutto, per la centralità che al suo interno assume la rievocazione dell’armonia di epoca imperiale, l’allegoria dello spazio quale nuova ecumene potrebbe essere considerata come l’espressione più tangibile delle contraddizioni insite nel pensiero cosmopolitico cinese contemporaneo, il cui impianto teorico non è in grado di alterare il baricentro del radicato eccezionalismo del Paese.22)Per approfondire mi permetto di rimandare a Tonio Savina, “La ‘teoria cinese delle relazioni internazionali’ e il contributo di Yu Xiaofeng al dibattito sul cosiddetto ‘cooperazionismo pacifico’”, Sulla via del Catai, 1, 2022, 137-155.
Difatti, essendo concepito come un riflesso speculare del Tianxia, il Tianshang si configura come una proposta profondamente etnocentrica, articolandosi in una mera proiezione siderale di quella benevolente immagine dell’Impero costruita ad hoc dalla propaganda statale e volta a sostenere la retorica della presunta superiorità morale del Paese.23)Vedi William A. Callahan, “Introduction: tradition, modernity, and foreign policy in China,” in William A. Callahan, Elena Barabantseva (a cura di), China Orders the World: Normative Soft Power and Foreign Policy, (Washington, DC: Woodrow Wilson Center Press, 2011), 6-19. Il Tianshang, infatti, si riduce a una riproduzione astrale di quell’ideale della Cina classica quale sistema cristallizzato e immutato nel tempo, collocato in una dimensione astorica, e finanche mitica, in cui l’armonia è elevata a “gene culturale” (wenhua jiyin 文化基因) della nazione cinese. Del resto, la prefigurazione di una condizione in cui gli esseri umani potranno fare la spola tra la Terra e la Luna, girovagando tra Saturno, Giove e la Via Lattea, appare semplicisticamente irenica poiché del tutto priva di ogni riferimento alle tendenze perniciose cui l’esplorazione del cosmo è intrinsecamente legata (si pensi alla corsa per accaparrarsi le risorse celesti o alla natura militare insita negli usi duali delle tecnologie spaziali): essa si riduce dunque a riflesso della più generale narrazione promossa dalla diplomazia ufficiale cinese, che presenta un mondo in uno stato di coesistenza armonica – una condizione, quest’ultima, cui l’umanità potrà essere condotta dalla Cina, potenza che si auto-concepisce come investita di tale missione.
In tale prospettiva, l’attuale equazione “sfera extra-atmosferica–comunità dal futuro condiviso” sembra più che altro funzionale ad accertare la validità del modello di ordine internazionale pluralista promosso dal governo di Pechino, ossia di quella forma di comunitarismo che si propone di sostenere la cooperazione globale, ma senza abdicare ai principi di sovranità e autodeterminazione.24)Matteo Dian, La Cina, gli Stati Uniti e il futuro dell’ordine internazionale (Bologna: Il Mulino, 2021), 53-102. Nei fatti, dunque, al di là della lusinghiera immagine che lo ritrae come un simbolo di pace e armonia, lo spazio emerge come una categoria altamente politicizzata e al servizio del Partito al potere: esso è informato secondo le logiche di una strumentale escatologia utopica, semplicisticamente irenica, e mal conciliabile con la Realpolitik del rinnovato protagonismo geopolitico di Pechino.
Seppur contradditoria dal punto di vista occidentale, tale concezione dello spazio esterno non risulta incoerente agli occhi della RPC: del resto, l’armonia è inseparabile dal ruolo di “promotore di ordine” che essa assegna a se stessa, e che funge dunque da corollario a una sua posizione di centralità a livello internazionale. Non è un caso infatti che, proprio sullo stesso binario della rappresentazione della sfera extra-terrestre quale potenziale ecumene globale, la macchina mediatica del PCC abbia innestato un discorso “privilegiante la ‘nazione’ quale principale categoria euristica della discussione sull’esplorazione del cosmo”.25)Asif A. Siddiqi, “Spaceflight in the national imagination”, in Steven J. Dick (a cura di), Remembering the Space Age. Proceedings of the 50th Anniversary Conference (Washington D.C.: NASA, 2008), 17. È così andato col tempo costituendosi, di pari passo all’ascesa della nazione nel settore aerospaziale, un’immagine del cosmo tesa a rafforzare il senso di identità e l’orgoglio patriottico della popolazione e a legittimare, al contempo, il Partito alla guida del Paese.26)Per approfondire sul tema mi permetto di rinviare a Tonio Savina, Tra storia e narrazione: il programma spaziale della Repubblica Popolare Cinese (Padova: Libreriauniversitaria.it edizioni, 2023).
Tale immagine dello spazio esterno è stata veicolata attraverso un proliferare di pubblicazioni, esposizioni artistiche, film e incisioni discografiche su cui non sempre il Partito ha un totale controllo, ma di cui si serve per rafforzare la propria narrazione:27)Per approfondire sul rapporto tra narrazione centrale e narrazioni “dal basso” mi permetto di rimandare a Tonio Savina, “Le narrazioni strategiche nella Repubblica Popolare Cinese (RPC): un’ipotesi interpretativa”, in Federica Casalin e Marina Miranda (a cura di), Percorsi di ricerca in Civiltà dell’Asia e dell’Africa I, Quaderni di studi dottorali alla Sapienza (Roma: Sapienza Università Editrice, 2021), 279-297. dai modellini in scala dei razzi Lunga Marcia collocati all’esterno della nuova fermata della metropolitana di Pechino, Wanyuan Huojian 万源火箭, ai richiami alle missioni Shenzhou 神舟 durante il Galà della Festa di Primavera, fino ai numerosi video musicali realizzati in occasione della Giornata dell’Aeropazio (Hangtian ri 航天日), istituita da Xi Jinping per il 24 aprile di ogni anno.28)Tale ricorrenza è stata istituita in memoria del lancio del primo satellite cinese. Vedi “4 yue 24 ri bei sheli ‘Zhongguo hangtian ri’” 4月24日被设立“中国航天日” [La ‘Giornata dei voli spaziali’ è stata stabilita per il 24 aprile], Xinhua, internet ed., 21 marzo 2016.
Ai fini della riscrittura in chiave nazionalista dello spazio esterno, l’immaginario extra-atmosferico cinese ha inoltre assorbito tanto elementi della tradizione imperiale classica, quanto di quella rivoluzionaria, sfruttando il ricco patrimonio culturale del Paese per ricreare un pantheon in cui personaggi storici e mitologici sembrano animare un universo “con caratteristiche cinesi”: si pensi alle missioni lunari Chang’è 嫦娥 – dal nome della divinità cinese associata alla Luna – o al satellite quantistico Mozi 墨子, un richiamo al celebre pensatore del V-IV sec. a.C.29)Cfr. Tonio Savina, “The ‘art of naming’ space projects in the PRC. A perspective from Chinese traditional culture”,Rivista degli Studi Orientali, XCIV, 2-4, 2021, 275-299; Id., Tra storia e narrazione, op. cit., 172-176.
A ciò, infine, si è accompagnata un’azione di commercializzazione dell’immaginario spaziale cinese presso le audience straniere. È quanto avvenuto, ad esempio, con il lungometraggio Over the moon – Il fantastico mondo di Lunaria (Feiben qu Yueqiu 飞奔去月球): nato da una collaborazione tra il Pearl Studio (o Oriental Dreamworks) e la piattaforma Netflix, esso ha combinato insieme elementi della mitologia classica ad aspetti più contemporanei, legati ai più attuali progressi tecnologici della Cina, riuscendo a ottenere una candidatura agli Oscar 2021 come miglior film d’animazione. Si tratta di iniziative funzionali a dimostrare al pubblico nazionale che lo spazio non rappresenta un dominio esclusivo dell’Occidente, accrescendo, al contempo, il soft power (astro-)culturale del Paese all’estero.30)Il termine “astrocultura” è stato coniato dallo storico Alexander Geppert per definire «quell’insieme eterogeneo di immagini e manufatti, media e pratiche che mirano ad attribuire un significato allo spazio extra-atmosferico, facendo leva sull’immaginario collettivo e individuale». Cfr. Alexander Geppert, Imagining Outer Space. European Astroculture in the Twentieth Century, (New York: Palgrave Macmillan, 2018).
Savina Lo spazio extra-atmosferico PDF
Immagine: Rendering della stazione spaziale Tiangong, con il modulo Tianhe al centro, la navetta Shenzhou-12 a sinistra e il veicolo cargo Tianzhou-2 a destra, Wikimedia Commons.
Tonio Savina, dottore di ricerca in Civiltà dell’Asia e dell’Africa presso l’Università di Roma “Sapienza” e cultore della materia in Storia della Cina contemporanea presso lo stesso Ateneo. Nel 2022 ha ottenuto una borsa post-dottorato presso gli archivi dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e nel 2023 la MOFA Taiwan Fellowship presso l’Academia Sinica di Taipei, dove nel 2018-19 era stato visiting Ph.D. student alla National Chengchi University. È membro dell’Associazione Italiana per gli Studi Cinesi (AISC) e della European Society for the History of Science (ESHS). I suoi interessi di ricerca vertono, oltre che sulla storia dell’esplorazione spaziale cinese, su tecno-nazionalismo, teorie della narrazione e space diplomacy della RPC. A questi temi ha dedicato i volumi I rapporti tra Cina e Stati Uniti dagli anni Settanta agli anni Duemila. Una prospettiva astropolitica (Padova: Libreriauniversitaria edizioni.it 2020) e Tra storia e narrazione. Il programma spaziale della Repubblica Popolare Cinese (Padova: Libreriauniversitaria edizioni.it, 2023).
↑1 | Liu Cixin, Il problema dei tre corpi, trad. italiana, (Milano: Mondadori, 2017), 355. |
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↑2 | Lanciato il 24 aprile 1970, L’Oriente è rosso-1 era visibile a occhio nudo, grazie alla presenza della cosiddetta “gonna d’osservazione” (guance qun 观测裙), una sorta di cono rotante appositamente collocato dagli ingegneri cinesi sull’ultimo stadio del razzo. Per approfondire, vedi Li Chengzhi 李成智, Zhongguo Hangtian Jishu Fazhan Shi Gao 中国航天技术发展史稿 [Una bozza storica sullo sviluppo della tecnologia spaziale cinese] (Jinan: Shandong Jiaoyu Chubanshe 山东教育出版社, 2006), v. 1, 559-578. |
↑3 | Liu, Il problema dei tre corpi, 357. |
↑4 | Si noti che pur nella consapevolezza delle sostanziali differenze che distinguono lo spazio profondo dalle orbite terrestri basse, in questa sede, il termine “spazio esterno” sarà adoperato, congiuntamente alle diciture “cosmo”, “universo” “spazio interstellare”, “extra-terrestre” o “extra-atmosferico”, per riferirsi a tutto ciò che si colloca al di là della cosiddetta “linea di Kárman”, ossia di quel confine immaginario convenzionalmente fissato per separare l’atmosfera terrestre dal vuoto interplanetario che avvolge il Sistema Solare. |
↑5 | Liu, Il problema dei tre corpi, 355. |
↑6 | Ivi, 356. |
↑7 | Per approfondire sul concetto di “sublime” applicato agli immaginari tecnologici cinesi vedi Matteo Tarantino, Il tecno-dragone. L’immaginario tecnologico cinese ieri, oggi e domani (Milano: Vita e Pensiero, 2020). |
↑8 | Stefano Catucci, Imparare dalla Luna (Macerata: Quodlibet, 2013). |
↑9 | Tra i tanti, vedi David W. Pankenier, Astrology and Cosmology in Early China. Conforming Hearth to Heaven(Cambridge: Cambridge University Press, 2013); Donald Harper, “Scienza e mondo naturale”, in Tiziana Lippiello, Maurizio Scarpari (a cura di), La Cina. Dall’età del bronzo all’impero Han (Torino: Giulio Einaudi Editore, 2013), vol. 1, 633-718. |
↑10 | Tra i tanti, vedi Ester Bianchi, “Le costellazioni dell’Orsa e il loro ruolo nella letteratura e nel rituale taoista”, in Monia Marchetto (a cura di), Miti stellari e cosmogonici. Dall’India al Nuovo Mondo (San Marino: Il Cerchio, 2012), 141-174. |
↑11 | Per approfondire, vedi Joseph Needham, Science and Civilization in China. Mathematics and the Sciences of the Heavens and the Earth, (Cambridge: Cambridge University Press, 1959), vol. 3, 17-461. |
↑12 | Huang Mingfen 黄鸣奋, “Kehuan dianying shiyexia de Zhongguo” 科幻电影视野下的中国 [La Cina nei film di fantascienza], Xueshu Luntan 学术论坛, 174, 6, 2021, 9-21. |
↑13 | Vedi Zhou Bisong 周碧松, Zhanlüe bianjiang. Gaodu guanzhu haiyang, taikong he wangluo kongjian anquan 战略边疆—高度关注海洋、太空和网络空间安全 [Frontiere strategiche. Porre grande attenzione alla sicurezza marittima, spaziale e del cyberspazio] (Beijing: Changzheng chubanshe 长征出版社, 2014), 76-129. |
↑14 | Cfr. “Shenme shi renlei mingyun gongtongti?” 什么是人类命运共同体?[Cos’è la comunità umana dal destino condiviso?], Zhongyang Jiwei Jiancha bu Wangzhan 央纪委监察部网站, 17 gennaio 2018. |
↑15 | Tra i tanti, vedi Chen Yu 陈宇, “Renlei mingyun gongtongti shiyu zhong de guojia. Chuantong jiangyu yu xin jiangyu” 人类命运共同体视域中的国家传统疆域与新疆域 [Le nuove e le tradizionali frontiere nazionali nella visione della comunità umana dal destino condiviso], Shijie Dili Yanjiu 世界地理研究, 30, 5, 2021, 893-902; Gan Yang 甘永, Tang Yuhua 唐玉华, Zhang Xiaobin 张晓滅 e Zhou Wenzhi 周文志, “Bingchi goujian renlei mingyun gongtongti linian. Tuidong taikong lingyu quanqiu zhili” 秉持构建人类命运共同体理念 推动太空领域全球治理 [Aderire all’idea di costruire una comunità umana dal destino condiviso. Promuovere una governance globale nel settore spaziale], Zhongguo Hangtian 中国航天, 3, 2021, 45-48. |
↑16 | Vedi Chen Yuanyang 陈远洋, “«Liuland diqiu» – Renlei mingyun gongtongti de yishu chuanda”《流浪地球》:人类命运共同体的艺术传达 [La Terra Errante. La trasmissione artistica della comunità umana dal destino condiviso], Ningbo Gongcheng Xueyuan Xuebao 宁波工程学院学报, 31, 2, 2019, 33-37; Molly Silk, “The Wandering Earth: a Device for the Propagation of the Chinese Regime’s Desired Space Narratives?”, SFRA Review, 50, 2-3, 2020, 157-167. |
↑17 | Vedi Chen Zhong 陈忠, “Waiceng kongjian (yuzhou) tansuo de fazhan lunli yanjiu” 外层空间(宇宙)探索的发展伦理研究 [Ricerca sugli sviluppi etici dell’esplorazione spaziale (del cosmo)], Ziran Bianzhengfa Yanjiu 自然辩证法研究, 27, 5, 2011, 117-121. |
↑18 | Tra i tanti, Wang Yuechuan 王岳川, “Taikong wenming shidai de Zhongguo wenhua shenfen” 太空文明时代的中国文化身份 [L’identità culturale cinese nell’era della civiltà spaziale], Xueshu Yuekan 学术月刊, 38, 7, 2006, 87-94; Id., “Taikong wenming shidai yu wenhua shouzheng chuangxin” 太空文明时代与文化守正创新 [L’era della civiltà spaziale e l’innovazione a salvaguardia della cultura], Dong Yue Luncong 东岳论丛, 31, 10, 2010, 170-177. |
↑19 | Shi Shengxun 时胜勋, “Cong Tianxia wenming dao Taikong wenming. Zhongguo wenhua weilai fazhan de kenengxing” 从天下文明到太空文明—中国文化未来发展的可能性 [Dalla civiltà del Tianxia alla civiltà spaziale. Le future possibilità di sviluppo della cultura cinese], Guizhou Shehui Kexue 贵州社会科学, 217, 1, 2008, 13-22. |
↑20 | Per approfondire cfr. Frank White, The Overview Effect: Space Exploration and Human Evolution (New York: Houghton and Mifflin Co., 1987). |
↑21 | Shi, “Cong Tianxia wenming”, cit. |
↑22 | Per approfondire mi permetto di rimandare a Tonio Savina, “La ‘teoria cinese delle relazioni internazionali’ e il contributo di Yu Xiaofeng al dibattito sul cosiddetto ‘cooperazionismo pacifico’”, Sulla via del Catai, 1, 2022, 137-155. |
↑23 | Vedi William A. Callahan, “Introduction: tradition, modernity, and foreign policy in China,” in William A. Callahan, Elena Barabantseva (a cura di), China Orders the World: Normative Soft Power and Foreign Policy, (Washington, DC: Woodrow Wilson Center Press, 2011), 6-19. |
↑24 | Matteo Dian, La Cina, gli Stati Uniti e il futuro dell’ordine internazionale (Bologna: Il Mulino, 2021), 53-102. |
↑25 | Asif A. Siddiqi, “Spaceflight in the national imagination”, in Steven J. Dick (a cura di), Remembering the Space Age. Proceedings of the 50th Anniversary Conference (Washington D.C.: NASA, 2008), 17. |
↑26 | Per approfondire sul tema mi permetto di rinviare a Tonio Savina, Tra storia e narrazione: il programma spaziale della Repubblica Popolare Cinese (Padova: Libreriauniversitaria.it edizioni, 2023). |
↑27 | Per approfondire sul rapporto tra narrazione centrale e narrazioni “dal basso” mi permetto di rimandare a Tonio Savina, “Le narrazioni strategiche nella Repubblica Popolare Cinese (RPC): un’ipotesi interpretativa”, in Federica Casalin e Marina Miranda (a cura di), Percorsi di ricerca in Civiltà dell’Asia e dell’Africa I, Quaderni di studi dottorali alla Sapienza (Roma: Sapienza Università Editrice, 2021), 279-297. |
↑28 | Tale ricorrenza è stata istituita in memoria del lancio del primo satellite cinese. Vedi “4 yue 24 ri bei sheli ‘Zhongguo hangtian ri’” 4月24日被设立“中国航天日” [La ‘Giornata dei voli spaziali’ è stata stabilita per il 24 aprile], Xinhua, internet ed., 21 marzo 2016. |
↑29 | Cfr. Tonio Savina, “The ‘art of naming’ space projects in the PRC. A perspective from Chinese traditional culture”,Rivista degli Studi Orientali, XCIV, 2-4, 2021, 275-299; Id., Tra storia e narrazione, op. cit., 172-176. |
↑30 | Il termine “astrocultura” è stato coniato dallo storico Alexander Geppert per definire «quell’insieme eterogeneo di immagini e manufatti, media e pratiche che mirano ad attribuire un significato allo spazio extra-atmosferico, facendo leva sull’immaginario collettivo e individuale». Cfr. Alexander Geppert, Imagining Outer Space. European Astroculture in the Twentieth Century, (New York: Palgrave Macmillan, 2018). |