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Il 25 ottobre 1927, all’Università operaia di Shanghai, Lu Xun tenne un importante discorso intitolato Sulla classe intellettuale1)La seguente è la tredicesima lezione contenuta nel volume Quindici lezioni sulle opere di Lu Xun di Qian Liqun (Lu Xun Zuopin shiwu jiang 鲁迅作品十五讲, Beijing: Beijing daxue Chubanshe, 2003, 211-231). Le citazioni da Sulla classe intellettuale sono prese da Edoarda Masi, curatrice de La falsa libertà (Torino: Einaudi, 1968). Le traduzioni delle citazioni da altre opere di Lu Xun e da altri autori sono mie, salvo diversa indicazione. [N.d.T.]. Colgo l’occasione per dire che i discorsi sono una parte costitutiva fondamentale dell’opera dello scrittore, da cui è possibile, almeno in parte, dedurre l’eleganza stilistica di Lu Xun in quegli anni. Tra quelli più famosi ci sono: Che cosa succede dopo che Nora se n’è andata, Prima che arrivi il genio (in Fen, La tomba), La letteratura di un’epoca rivoluzionaria, Qualche chiacchiera sulla lettura, Il rapporto tra i testi e lo stile delle dinastie Wei e Jin e i medicinali e l’alcool (in Eryi ji, E questo è tutto), Cina muta (in San xian ji, Tre ozi), Opinioni sulla Lega degli scrittori di sinistra, Uno sguardo all’arte e alla letteratura di Shanghai (in Erxin ji, Due cuori), Divergenza di letteratura e politica (in Ji wai ji, Fuori raccolta), La vecchia solfa è già stata cantata, Letteratura cortigiana dell’impegno, Letteratura cortigiana della svago, Due impressioni di questa primavera (in Ji wai ji shiyi, Aggiunte a Fuori raccolta) ecc.2)Chi è interessato può consultare la Raccolta completa dei testi esclusi di Lu Xun compilata da Liu Yunfeng (casa editrice Qunyan, 2001) che contiene, come “raccolta di discorsi”, parecchi altri discorsi di Lu Xun pubblicati su giornali e periodici dell’epoca ma non inclusi nelle Opere complete poiché non approvati personalmente dall’autore.

Tuttavia, all’inizio di Sulla classe intellettuale, Lu Xun dichiara subito: «[i]o non possiedo erudizione né pensieri da esporvi, signori», «[n]on so fare conferenze e non mi riesce di pensare niente da esporre in una conferenza. La conferenza assomiglia un po’ ai saggi a otto gambe, è estremamente difficile, va bene solo se si ha il genio del conferenziere. Per me è impossibile». Lu Xun ha detto cose simili in parecchie occasioni; in Accento del Sud e calata del Nord, facendo dell’autoironia, dice: «A quanto dicono, a me piace tantissimo fare discorsi, solo che quando parlo balbetto, e in quanto a fraseologia, il mio è un accento indefinibile. I primi due punti mi sorprendono alquanto, ma dell’ultimo sono assolutamente convinto. È vero, non so parlare il morbido dialetto di Suzhou e non so fare l’accento squillante di Pechino, sono inaccettabile, non qualificato, ho un accento veramente indefinibile».3)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 4, Nankong beidiao 南腔北调集 [Accento del sud e calata del nord], Tiji 题记 [Premessa], 417. «Inaccettabile» e «non qualificato» sono espressione di una mentalità ai margini, quindi è il ruolo del personaggio in vista interpretato dal conferenziere ciò a cui Lu Xun non è avvezzo, al punto da evitarlo con tutte le forze. In uno dei suoi discorsi dice proprio che gli applausi degli ascoltatori «sono una cosa molto pericolosa perché potrebbero farmi credere di essere grande e non andare più avanti, perciò meglio non applaudire»4)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 7, Jiwai ji 集外集 [Fuori raccolta], Wenyi yu zhengzhi de qitu 文艺与政治的歧途 [Divergenza di letteratura e politica], 117. Anche in questo testo Lu Xun ha detto cose simili.: anche questo esprime la paura di perdersi negli applausi del pubblico. Ma ancor più connaturato è lo scetticismo verso se stesso, come dice proprio in Sulla classe intellettuale, «su questo [la classe intellettuale] penso ora di esprimere qualche opinione personale. Però io non occupo nessuna posizione di guida così che voi dobbiate dar credito alle mie parole; quando non ho chiara io stesso la strada per cui cammino, come potrei far da guida a voi, signori?»: anche questa è una cosa che Lu Xun afferma più volte. In Scritto dopo «La tomba» ha affermato: «In Cina ci saranno pure parecchi della “vecchia generazione” e un bel po’ di “mentori”, ma io non sono uno di questi, e nemmeno mi fido. Io sono certo solo di una destinazione: la tomba. Ma questa è una cosa che sanno tutti, senza bisogno che qualcuno faccia da guida. Il problema è la strada per arrivarci. È ovvio che di queste non ce n’è una sola, e io di certo non so quale sia la migliore, benché a volte la ricerchi ancora. Nel ricercare, ho paura che i miei frutti ancora acerbi vadano ad avvelenare proprio le persone che li prediligono.» E ha scritto anche queste parole davvero toccanti: «Ricordo che tre o quattro anni fa uno studente, venuto a comprare i miei libri, tirò fuori dalla tasca i soldi e me li mise in mano: erano ancora caldi. Quel calore si è impresso nel mio cuore e ancora oggi, quando sto per scrivere qualcosa, spesso mi fa esitare per paura di aver contaminato la mente di quel tipo di giovani. I giorni in cui parlavo senza scrupoli, temo potrebbero non tornare più»5)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 1, Fen 坟 [La tomba], Xie zai “Fen” houmian 写在“坟”后面 [Scritto dopo «La tomba»], 284, 285.. Il che è ancor più vero per i discorsi, nei quali Lu Xun mostra sempre i suoi procedimenti mentali e le sue perplessità al pubblico, sottolineando allo stesso tempo che si tratta solamente del parere di un individuo, che può e deve essere messo in discussione. Egli chiede al pubblico di riflettere e indagare insieme a lui: ti obbliga a riflettere in maniera serrata e a mettere costantemente in discussione te stesso e l’oratore. In questo senso, ascoltare i discorsi di Lu Xun non è una cosa semplice e rilassante.

Tanto più che qui si parla di una questione delicata e importante come quella della classe intellettuale.

La prima cosa di cui parla Lu Xun, tuttavia, sono le correnti di pensiero che vedono la conoscenza come il «male» e che vogliono «spodestare» la classe intellettuale fino a «sopprimer[la]». Si può dire che Lu Xun ha mantenuto per tutta la vita un atteggiamento molto vigile nei confronti di tali tendenze ideologiche: subito dopo il Quattro Maggio, ha scritto testi che si prendono gioco in maniera pungente dell’altisonante moralismo della filosofia anti intellettualistica per la quale «la conoscenza è il male»6)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 1, Refeng 热风 [Vento caldo], Zhishi ji zui’e 智识即罪恶 [La conoscenza è il male], 371-374.; negli anni Trenta del Ventesimo secolo, quando c’era chi con secondi fini urlava a gran voce “surplus di conoscenza”, ha scritto degli articoli in cui mostra acutamente che «[l]a troppa conoscenza, se non rende indecisi, rende teneri di cuore. Nel primo caso si perde il tempo a fantasticare, nel secondo non si è disposti ad adottare maniere brusche. Col risultato che, se non siamo noi a non essere freddi, siamo noi ad impedire agli altri di esserlo. E allora sono guai. Perciò non si può fare a meno di sradicare la conoscenza.»7)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 5, Zhun fengyue tan 准风月谈 [Chiacchiere consentite sul vento e sulla luna], Zhishi guosheng 智识过剩 [Surplus di conoscenza], 224-225. L’atteggiamento vigile di Lu Xun riflette la sua profonda conoscenza e comprensione delle peculiarità nazionali della Cina, nel cui tradizionale oscurantismo dilagano facilmente correnti di pensiero contrarie alla conoscenza e agli intellettuali: specialmente quando va a esaminare criticamente gli intellettuali, è innanzitutto e ancor più necessario tracciare una linea di demarcazione netta tra sé e tali correnti di pensiero. In altre parole, mostrare i punti deboli degli intellettuali non porterà mai alla negazione della conoscenza e degli intellettuali in sé.

I punti a cui Lu Xun presta più attenzione nella sua trattazione della questione degli intellettuali, che comincia solo dopo aver dichiarato questa premessa, sono principalmente due; il primo è il rapporto tra intellettuali e popolo. Egli fa notare che la differenza tra la classe intellettuale russa e quella cinese sta nel fatto che la prima «sapeva indignarsi delle iniquità contro il popolo e comunicarne le pene alle grandi masse» perché «gli era vicina [al popolo] o ne faceva parte essa stessa». Qui naturalmente si nasconde la critica agli intellettuali cinesi: più volte e in diverse occasioni Lu Xun sottolinea che «[l]a nostra scrittura cinese, oltre ai limiti dovuti alle condizioni sociali ed economiche, oppone al popolo una grande barriera: la difficoltà. Superare solo questa barriera costa dieci anni di tempo. Quelli che la superano, diventano gentiluomini letterati», e poiché la scrittura è sempre stata una «cosa dei privilegiati», la Cina non ha avuto quasi mai intellettuali di umili origini8)Cfr. Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Qiejie ting zawen 且介亭杂文 [Saggi dello studio in semiconcessione], Menwaiwen tan 门外文谈, 92 (traduzione di Masi, “Chiacchiere di un profano sulla scrittura” 280-303).. Anche quando ci sono, una volta superata «la barriera» diventano «gentiluomini letterati», «diventano una classe a sé», e «non solo non solidarizzano più col popolo o consentono che venga oppresso, ma arrivano a trasformarsi in suoi nemici»; per Lu Xun questa aristocratizzazione degli intellettuali è «una debolezza della classe intellettuale». Non si tratta naturalmente di un giudizio sparato a caso, e anzi, coglie proprio il nodo della questione.

Lu Xun presta anche più attenzione al rapporto tra intellettuali e potere: questione altrettanto cruciale e che concerne anche quel «destino» a cui la stessa classe intellettuale «non può sfuggire». Egli richiama l’attenzione su due fatti: uno è che «nelle epoche rivoluzionarie quel che più conta è la realizzazione, l’azione», il pensiero «al contrario è dannoso»; l’altro è che «gli intellettuali ritengono sempre che nelle azioni altrui non vada né questo né quello», «[p]er questo soffrivano nel periodo dell’impero e soffrono anche nel periodo della rivoluzione». Questi fatti sono esposti in maniera più esplicita in un discorso dello stesso periodo dal titolo Divergenze di letteratura e politica in cui Lu Xun dice che «gli ideali non concordano con la realtà», è questo «il destino prestabilito» di artisti e scrittori (gli intellettuali): essere eternamente «scontenti di come vanno le cose». Quando sono oppressi, «le parole di artisti e scrittori inizialmente sono sostenute dai rivoluzionari; fino alla buona riuscita della rivoluzione, quando i nuovi politici ricominciano a impiegare i vecchi metodi già usati per contrastare quelle persone: nel caso in cui artisti e scrittori continuino ad essere scontenti, non si può non continuare a sbatterli fuori o a tagliargli la testa». Naturalmente ci sono anche quelli che dopo il successo della rivoluzione «si compiacciono della rivoluzione, cantano le lodi della rivoluzione», ma di fatto quello è solo un «cantare le lodi di chi è al potere» e non c’entra niente con gli intellettuali, la rivoluzione o la letteratura. Scrive Lu Xun: «esiste al mondo una letteratura rivoluzionaria contenta dello status quo? Solo se si è drogati!»9)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 7, Jiwai ji 集外集 [Fuori raccolta], Wenyi yu zhengzhi de qitu 文艺与政治的歧途 [Divergenza di letteratura e politica], 118, 119.. Da questi fatti, Lu Xun ha ricavato un’importante conclusione:

La conoscenza e il potere cozzano l’uno con l’altro, non possono accompagnarsi; i potenti non permettono che il popolo abbia libertà di pensiero, perché ciò decentrerebbe il potere. […] Si sviluppò e si differenziò il pensiero di ciascuno, e la nazione non poté più avere un unico pensiero; allora non vennero più eseguiti gli ordini e la forza dell’organizzazione diminuì e a poco a poco scomparve. Nella storia dell’antichità si incontrano sovente popoli barbarici che aggrediscono popoli dalla cultura molto sviluppata.

[…] appena il pensiero è libero, il potere si indebolisce, la nazione non si regge, ed esso stesso non si regge! Ora la libertà di pensiero cozza con l’esistenza

Qui si parla delle due contraddizioni che gli intellettuali, specialmente quelli di un paese cosiddetto emergente come la Cina, devono fronteggiare. Innanzitutto la contraddizione e il disaccordo con il potere politico. Nel summenzionato Divergenze di letteratura e politica, Lu Xun ha spiegato proprio l’opposizione logica dei due modi di pensare: «La politica vuole il mantenimento della situazione attuale in modo che sia uniformata, arte e letteratura sollecitano l’evoluzione della società in modo che essa gradualmente si divida; arte e letteratura causano la divisione della società, me è solo così che la società progredisce»10)Ivi, 114.. Ma in un paese con una tradizione autocratica come la Cina, questa contraddizione viene inevitabilmente risolta con metodi antiumani quali l’utilizzo, da parte degli uomini di stato, del potere nelle proprie mani per esercitare la dittatura nei confronti di artisti e scrittori, privandoli del loro diritto alla parola e persino alla vita. In queste condizioni nazionali disumane, è facile che gli intellettuali si pieghino al potere politico; come dice Lu Xun, quando hanno rinunciano alla propria funzione di critica sociale, divenendo encomiatori servili del potere, artisti e scrittori (gli intellettuali) non sono più loro stessi.

Ancor più grave è la contraddizione e il disaccordo tra “esistenza” e “libertà di pensiero” della nazione. Un paese emergente, indietro rispetto agli altri, per cambiare il più velocemente possibile la propria condizione di paese “attaccato perché arretrato” e raggiungere i paesi occidentali sviluppati, adotta con facilità il modello di sviluppo che mira a realizzare la modernizzazione, e dunque sfrutta prontamente la forza della nazione e del potere politico, in modo da organizzare tutta la popolazione e unificare completamente pensiero e azioni, per conseguire il massimo grado di mobilitazione generale della società, cioè “concentrare le forze per la costruzione”; ma questo percorso di modernizzazione nazionalistica che mira ad arricchire la nazione e potenziare le forze armate avviene a costo di sacrificare la libertà individuale di ognuno. Cioè, all’interno di un tale modello di sviluppo, nasce facilmente la falsa impressione che il potere politico rappresenti gli interessi della nazione e del popolo, mentre gli intellettuali che sottolineano la libertà di pensiero, anche se fondamentalmente rappresentano gli interessi della maggior parte della popolazione, rischiano al contrario di essere visti come sabotatori della costruzione nazionale, addirittura come “nemici del popolo” “antipatriottici” (questo perché il potere politico rappresenta inevitabilmente gli interessi di un piccolo numero di gruppi d’interesse e trasferisce il costo dello sviluppo nazionale sulle spalle della gente comune, vale a dire che con la povertà della maggioranza ottiene il benessere di una minoranza).

Lu Xun presenta la questione in questi termini: di fronte all’oppressione spirituale e alla privazione della libertà di pensiero perpetrate dal potere politico sotto la bandiera degli “interessi nazionali”, «quale sarà l’avvenire della classe intellettuale? Agirà sotto gli ordini della sciabola, o esprimerà un pensiero indirizzato al popolo?» È un vero e proprio test al quale Lu Xun sottopone gli intellettuali, e la sua risposta è inequivocabile:

Per esprimere idee dovrà dire tutto quello che penserà. Gli autentici intellettuali non si curano dell’interesse; se si preoccupano di vantaggi e svantaggi sono falsi intellettuali, intellettuali apparenti. Solo, la vita dei falsi intellettuali dura un po’ più a lungo. Il pensiero di chi sostiene oggi questo e domani quello in apparenza è in continuo progresso; però il progresso degli autentici intellettuali non può essere così rapido. Essi che della società non possono mai essere contenti, quel che provano è sempre dolore, quel che vedono sono sempre le mancanze; essi preparano il sacrificio futuro. Perché ci sono loro, la società è calda e viva; ma per essi – nello spirito e nel corpo – è sempre dolore; anche questa è un’eredità lasciata dal vecchio ordine.

Qui c’è l’essenza di tutto il discorso di Lu Xun, sulla quale bisogna riflettere attentamente. Innanzitutto notiamo che qui ha presentato un concetto molto importante: quello di “vera classe intellettuale”. Si tratta di un nuovo sviluppo e di un nuovo utilizzo dell’idea, costante in Lu Xun, di «opporsi ai segreti e agli inganni, discernere il vero dal falso», già analizzato in dettaglio nella decima lezione, e si coordina anche con la proposizione «andare a fare i falsi combattenti» e con l’appello ai “combattenti dello spirito”, proposti all’inizio del Novecento e di cui abbiamo parlato nella decima e ottava lezione. Di certo, ciò che ha più valore sono naturalmente i due significati fondamentali che Lu Xun conferisce alla nozione di “vera classe intellettuale”: che essa si schiera sempre dalla parte della gente comune («esprimerà un pensiero indirizzato al popolo») e che è sempre critica («essi che della società non possono mai esser contenti»); in questo senso, si può anche dire che i veri intellettuali sono degli “eterni rivoluzionari”11)Lu Xun propone il concetto di «eterni rivoluzionari» in Primo anniversario della scomparsa del signor Sun Yat-sen, in cui loda Sun Yat-sen dicendo: «Egli è un rivoluzionario in toto, in eterno. Indipendentemente da quel che ha fatto, è tutto rivoluzionario. Indipendentemente da quanto i posteri lo critichino e lo trattino con freddezza, alla fine tutto in lui è rivoluzionario.» Vedi Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 7, Jiwai ji shiyi 集外集拾遗 [Aggiunte a Fuori raccolta], 294.. Se, all’inizio del Novecento, parlando dei “combattenti dello spirito” e dei “falsi combattenti”, Lu Xun sottolineava principalmente il rapporto tra le qualità “spirituali” indispensabili degli intellettuali (fede spirituale e creatività originaria dello spirito) e l’azione di resistenza, nel 1927, invece, l’obiettivo della discussione di Lu Xun è il rapporto degli intellettuali con le masse popolari e la società: le riflessioni di Lu Xun partono sempre dai problemi che la realtà cinese del periodo in cui vive presenta, e allo stesso tempo sono sempre strettamente legate alle sue stesse scelte di vita. Allora è facile accorgersi che la presa di posizione dalla parte del popolo e l’indole eternamente critica degli intellettuali, messe qui in rilievo da Lu Xun, sono chiaramente integrate alla serie di esperienze storiche all’interno dei drastici mutamenti della società cinese negli anni tra il 1925 e il 1927 (dal massacro del 18 marzo 1926 alla spedizione del Nord, al massacro di Shanghai del 12 aprile 1927, a quello del Guangdong del 15 luglio 1927), oltre che alle esperienze di vita personali di Lu Xun; per usare le sue parole in Scritto dopo «La tomba», «anche se non è scritto col mio sangue, è scritto però avendo visto il sangue versato dai miei coetanei e da quelli più giovani di me»12)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 1, Fen 坟 [La tomba], Xie zai “Fen” houmian 写在“坟”后面 [Scritto dopo «La tomba»], 283.: è la cristallizzazione del pensiero di una storia sanguinosa. Nello stesso tempo è anche una riflessione realistica: dopo il fallimento della rivoluzione, di fronte al regime dittatoriale monopartitico del Guomindang e alla grande disgregazione degli intellettuali, Lu Xun ha dato la sua risposta e ha fatto la sua scelta. Perciò possiamo dire che i discorsi Sulla classe intellettuale (del 25 ottobre) e Divergenze di letteratura e politica (del 21 dicembre) tenuti da Lu Xun in varie università a breve distanza dal suo arrivo a Shanghai da Guangzhou il 4 ottobre 1927, hanno tutti un significato particolare, potremmo perfino dire che è proprio in questo momento che ha inizio “l’ultimo decennio” della sua vita.

Nella dissertazione di Lu Xun sulla “vera classe intellettuale” c’è ancora qualche punto che merita attenzione. Egli sottolinea che i veri intellettuali «non si curano dell’interesse». Forse ricorderete da un’altra lezione che Lu Xun aveva riassunto i «falsi combattenti» come coloro che «indossano le vesti dei sinceri riformatori per nascondere la loro natura egoista», e aveva anche suggerito che quelli che fanno il «teatrino dei partiti nichilisti» in realtà sono tutti sostenitori del «perseguimento egoistico dei propri interessi», mentre i «falsi combattenti rivoluzionari», anche se assumono vari atteggiamenti «radicali», all’osso non sono che «polemisti individualisti»13)Cfr. il relativo approfondimento nella decima lezione.. Adesso Lu Xun sottolinea anche che gli obiettivi degli intellettuali veri devono essere la ricerca della verità e gli interessi della gente comune: «se si preoccupano di vantaggi e svantaggi sono falsi intellettuali»; quindi qui il superamento del proprio tornaconto personale è ancora una volta un importante criterio di distinzione degli intellettuali veri da quelli falsi, il che fornisce ampia materia di riflessione. Proprio perché i veri intellettuali fanno della verità l’unico obiettivo della loro ricerca, essi sono fermi nelle loro posizioni e, anche se il loro pensiero si evolve col mutare dei tempi, non potrebbero mai sostenere «oggi questo e domani quello». Lu Xun mette in guardia da quelle persone il cui pensiero «in apparenza è in continuo progresso»: quelli sono «intellettuali apparenti», «il progresso degli autentici intellettuali non può essere così rapido»; anche questo è un importante criterio di distinzione degli intellettuali veri da quelle falsi.

Con l’affermazione «Solo, la vita dei falsi intellettuali dura un po’ più a lungo» Lu Xun arriva a spiegare il destino della vera classe intellettuale. Come egli scrive, essi «preparano il sacrificio futuro», hanno l’enorme responsabilità sociale di «reggere sulle proprie spalle la chiusa delle tenebre», come abbiamo detto in una lezione precedente; «[p]erché ci sono loro, la società è calda e viva», solo «calda e viva» e nient’altro: in In memoria della signorina Liu Hezhen Lu Xun aveva detto che «[gli intellettuali veri] tutt’al più forniscono argomento di conversazione dopo mangiato a chi non ha nulla da fare, o motivo di “chiacchiere” ai maligni che non hanno nulla da fare. Un profondo significato, oltre a ciò, non lo vedo»14)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 3, Huagai ji xubian 华盖集续编 [Seguito a Cattiva stella], Jinain Liu Hezhen jun 记念刘和珍君, 376 – 377 (traduzione di Masi, “In memoria della signorina Liu Ho-chen”, 108-113).. Ciò determina che per la vera classe intellettuale «nello spirito [e nel corpo] è sempre dolore»: non solo devono sopportare una costante oppressione dall’esterno per via delle loro opinioni eternamente critiche, ma devono anche sopportare la solitudine per non essere compresi dalla società, perfino dalla gente comune; e così, tutta l’oscurità che sta all’esterno diventa oscurità interiore: essi analizzano e mettono costantemente in dubbio il significato e il valore della propria scelta. Inoltre si tratta di una messa in dubbio totale: sebbene Lu Xun non abbia sacralizzata questa sofferenza della vera classe intellettuale (è facile sacralizzare la propria sofferenza nella solitudine), egli sottolinea comunque che «anche questa è un’eredità lasciata dal vecchio ordine», anche questo è uno stato spirituale morboso, e spera davvero che «i giovani dell’inizio del Ventesimo secolo» riescano ad avere una «condizione nuova», a «fondare una situazione nuova». Quando oggi torniamo a guardare alle speranze di Lu Xun in quel periodo, anche se a distanza di un secolo, proviamo una sensazione di incertezza anche più forte.

Inoltre, Lu Xun e i veri intellettuali come lui devono anche affrontare quella che lui definisce «la faccenda più paurosa»: «quando sorgono movimenti di pensiero relativamente nuovi, se non influenzano la società e consistono in vuote chiacchiere, non hanno importanza: per questo motivo nei periodi di dispotismo si può permettere l’esistenza degli intellettuali. Infatti dolore e lacrime non agiscono sulla realtà; solo quando i movimenti di pensiero si trasformano in movimenti reali diventano pericolosi. E sempre vengono repressi dal vecchio potere.» Qui Lu Xun si riferisce a un problema forse ancora più essenziale e sul quale si è ripetutamente interrogato dal Massacro del 18 marzo 1926 a quello del 15 luglio 1927: i limiti del cosiddetto illuminare le menti. Nel discorso tenuto all’Accademia militare di Whampoa dice proprio che gli era già chiara quando aveva visto con i propri occhi la polizia militare che «uccideva gli studenti a fucilate» durante il Massacro del 18 marzo: «letteratura, letteratura, ne parlano i più incapaci e i più deboli», «[n]elle attuali condizioni della società in Cina, di sostanziale c’è solo la lotta rivoluzionaria; non sarà una poesia a far scappare Sun Chuanfang, ma lo scaccerà un cannone con i suoi colpi»15)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 3, Eryi ji 而已集 [E questo è tutto], Geming shidai de wenxue 革命时代的文学, 417, 423 (traduzione di Masi, “La letteratura di un’epoca rivoluzionaria”, 128-135).. Dopo l’esperienza della grande epurazione ad opera del Guomindang, si era accorto ancor più dolorosamente di come le sue parole fossero «inefficaci come una freccia in un grande mare» e aveva detto di avere finalmente capito «che tutte le opinioni riformatrici possono restare, in qualità di “vuote chiacchiere”, solo se la società non ne è toccata: ma se appena se ne vede un’efficacia, a chi le sostiene in generale tocca passar guai o essere ucciso»16)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 3, Eryi ji 而已集 [E questo è tutto], Da Tou Heng xiansheng 答有恒先生, 457 (traduzione di Masi, “Risposta al signor Yu-heng”, 143-148).. Il fatto che in questo discorso Lu Xun sottolinei di nuovo questo punto indica chiaramente che stava ricercando proprio «la trasformazione dei movimenti di pensiero in movimenti reali», ovvero una nuova possibilità di integrazione dei due. Anche questo in effetti è un tratto distintivo importante della “vera classe intellettuale”. Nell’ottava lezione abbiamo già detto che il «combattente dello spirito» di Lu Xun «è determinato a resistere mirando all’azione», egli non solo ricerca la libertà di pensiero, ma accentua anche di più l’importanza dell’azione e della pratica soggettive, e questo lo ha destinato ad essere alla ricerca continua del sostegno e della collaborazione dei movimenti reali. Durante tutta la sua vita, Lu Xun non ha mai abbandonato questa impresa, da quando all’inizio del Ventesimo secolo si è affidato alla Rivoluzione del 1911, alla partecipazione al Movimento di Nuova Cultura del 4 maggio, al sostegno alla Spedizione del Nord lanciata da Sun Yat-sen fino alla collaborazione con il Partito Comunista Cinese per lo sviluppo del movimento letterario e artistico di sinistra negli anni Trenta: Lu Xun ha sempre avuto contatti con i movimenti reali di resistenza alle tenebre della società, restando nel contempo fedele alla riflessione e alla ricerca indipendenti, partendo quasi sempre dalla speranza e giungendo alla mancanza di speranza (perfino alla disperazione)17)Cfr. Lu Xun 鲁迅, Xiwang 希望 (Speranza) in Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 2, Yecao 野草 (Erbe selvatiche)., per poi «rifare tutto da capo»18)Nel 1925, quattordici anni dopo la Rivoluzione del 1911, in Pensieri estemporanei (3) Lu Xun scrive: «penso che prima della rivoluzione ero uno schiavo; non molto tempo dopo la rivoluzione, sono stato ingannato dagli schiavi e sono diventato loro schiavo», «penso che bisogna rifare tutto da capo». In Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 3, Huagai ji 华盖集 [Cattiva stella], 16.. Per Lu Xun, il sogno degli intellettuali veri è il cambiamento reale della società cinese, non solo a parole: la sua impresa risoluta e indomita è commovente.

Questo è anche il punto in cui Lu Xun differisce dagli studiosi che vivono nella «“torre d’avorio”». Egli sa, naturalmente, che «la strada un po’ più sicura» è quella: «non fare il commentatore politico ma l’artista», vale a dire «l’arte per l’arte»; e dice di essere stato esortato «a non esporre teorie, a non scrivere note di attualità: fa lo scrittore! Perché facendo lo scrittore si acquista un nome nella storia mondiale, mentre scrivendo note di attualità non ci si fa un nome». Ma lui è stato sordo ai consigli, per una semplice ragione, che «se gli artisti abitano nella torre d’avorio, naturalmente hanno più tranquillità, ma purtroppo non del tutto»: Lu Xun aveva punto nel vivo quando aveva detto che il posto più sicuro in Cina è la prigione, «[lì] manca solo una cosa: la libertà»19)Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 3, Huagai ji 华盖集 [Cattiva stella], Beijing tongxin 北京通信 [Corrispondenza pechinese], 52.. Indipendenza e libertà di pensiero sono esattamente ciò che la vera classe intellettuale persegue: su questo punto non si transige. Anche la scelta che i veri intellettuali fanno per loro stessi si basa sugli stessi valori: è immutabile, né può avere tentennamenti; inoltre, per questa scelta fatta autonomamente sono disposti a pagare volentieri qualsiasi prezzo, a compiere qualsiasi sacrificio, senza esitazione alcuna.

Tuttavia deve essere una scelta cosciente che viene da un’esigenza della propria vita, non può in alcun modo essere imposta: questo è un altro limite insuperabile della vera classe intellettuale. Per questo Lu Xun dopo dichiara: «Ma io non intendo persuadere i giovani a cercare il pericolo, e non li esorto neppure al sacrificio. Dice che se muoiono per la società avranno una bella fama, e una grande statua di bronzo. Io che sono vivo non ho il diritto di esortare altri a morire.» Quelli che vivono (tra l’altro una vita piena di piaceri), eppure esortano con accanimento gli altri (in particolar modo i giovani) a morire, sono «intellettuali apparenti»; dice bene Lu Xun: «[s]e tu stesso credi che morire sia bene, allora prego, va da te a morire». Anche questo è un criterio di distinzione degli intellettuali veri da quelli falsi. Un vero intellettuale come Lu Xun, benché per sé abbia scelto di essere sempre pronto al sacrificio, attribuisce comunque più importanza alla vita che alla morte; Lu Xun dice con molta sincerità: «Di noi poveri il solo capitale è la vita. Investire la vita, fare qualcosa per la società va bene se si ottiene qualche guadagno; fare della vita un sacrificio di scarso profitto, non vale la pena.»

Quel «gruppo di studenti rientrati dall’estero, che si autodefiniscono classe intellettuale e credono che la Cina sarebbe finita senza di loro», di cui Lu Xun parla alla fine del discorso, indica i vari signori del Gruppo di Critica Moderna che, nell’ambito dell’accanita polemica avviata con Lu Xun, da un lato si erano autodefiniti una «classe di intellettuali speciali», dall’altro avevano dichiarato uno con opinioni diverse come Lu Xun un «bandito della cultura», minacciando di ricorrere all’aiuto del potere per «darlo in pasto alle belve». Tutto ciò non ha niente a che fare con la conoscenza o con gli intellettuali, Lu Xun perciò dice «non rientrano nel mio discorso», ed è palese il suo disprezzo nell’esecrarli :«non so proprio che cosa siano?!» .

L’ultima frase, «La conversazione di oggi è stata molto disordinata. Ve ne chiedo perdono, signori!», può naturalmente essere vista come un’espressione di modestia; tuttavia, anche il fatto di non ricercare una logicità rigorosa è abbastanza interessante: lo sviluppo estemporaneo, il chiacchierare e il divagare liberamente sono i tratti distintivi di questa forma stilistica.

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Come già detto prima, i discorsi tenuti alla fine del 1927, fra cui Sulla classe intellettuale, rappresentano sia un bilancio dei vent’anni precedenti della vita di Lu Xun (in particolare dei dieci anni dal Movimenti del Quattro Maggio), sia l’inizio del nuovo corso dei successivi e ultimi dieci anni. È proprio nel discorso Sulla classe intellettuale che Lu Xun dichiara di essere un eterno critico, un intellettuale perennemente insoddisfatto della situazione attuale; il che fa sorgere una domanda: negli ultimi dieci anni della sua vita, che tipo di “situazione attuale” ha dovuto fronteggiare, verso cosa ha rivolto la sua critica?

Forse possiamo cominciare da Sul fatto che “i letterati si detestano cordialmente tra loro” n° 5, del 1935, in cui Lu Xun dice di come i «critici seri e giusti» e gli «autori profondi e ricchi di cultura» spesso riescano a catturare le caratteristiche essenziali degli oggetti della loro critica in maniera «calzante» «confezionando un soprannome conciso», dall’«aria somigliantissima», che «può seguirli fino in capo al mondo». Tra questi «soprannomi» che possono durare in eterno, scrive Lu Xun, ci sono «le “mele marce di Tongcheng” e i “demoni del Florilegio letterario” del periodo del Quattro Maggio»20)Espressioni molto popolari nel periodo del Quattro Maggio con le quali si indicavano i sostenitori dello stile classico wenyanwen e usate per la prima volta da Qian Xuantong in una lettera del 1917 a Chen Duxiu, nella quale si scagliava contro i fautori della prosa all’antica; nella fattispecie, i letterati della scuola Tongcheng (dal nome dalla città dello Anhui dalla quale provenivano i suoi rappresentanti in epoca Qing) e quelli che sostenevano il “canone” del Florilegio letterario, la celebre antologia di letteratura classica del periodo delle Dinastie del Sud e del Nord. [N.d.T.], «finora forse solo “bulli di città” e “venditori ambulanti rivoluzionari” possono rivaleggiare con questi due». Poi aggiunge: «i primi provengono dall’antica capitale, i secondi dalla moderna metropoli»21)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Qiejie ting zawen erji 且介亭杂文二集 [Seconda raccolta di saggi dello studio in semiconcessione], Wu lun “wenren xiangqing” 五论“文人相轻” [Sul fatto che “i letterati si detestano cordialmente tra loro” n° 5], 382 – 384., il che fa alquanto riflettere. Possiamo allora dire che nel periodo del Quattro Maggio Lu Xun, assieme ai suoi compagni d’armi della Nuova gioventù, si è concentrato principalmente sulla critica della cultura cinese tradizionale rappresentata dall’«antica capitale» (Pechino), mentre dagli anni Trenta ciò a cui è maggiormente interessato è l’esame ravvicinato e critico della cultura cinese moderna rappresentata dalla «moderna metropoli» (Shanghai).

Sappiamo che negli anni Trenta del secolo scorso ci fu un processo di industrializzazione e commercializzazione che da Shanghai investì le città del sud della Cina, che la moderna civiltà urbana fondata sul modello occidentale conobbe uno sviluppo eccezionale, e che la cultura consumistica, simboleggiata da palazzi come la storica sala da ballo Paramount e gli alberghi internazionali di Shanghai, si espanse in maniera straordinaria. Questa nuova tendenza modernizzatrice divenne oggetto di rappresentazione di moltissimi scrittori, andando a costituire una parte importante della “modernità letteraria cinese” di cui spesso si parla. Ora, il punto distintivo di un vero intellettuale come Lu Xun consiste nel fatto che «quel che ved[e] sono sempre le mancanze»: con sguardo critico e dubbioso egli fa luce sulla nuova tendenza modernizzatrice, che per la gente possedeva un carattere “universale”, e svela ciò che si nasconde dietro la superficie della prosperità e dello sviluppo. Se in Sulla parzialità delle culture e altri scritti dell’inizio del XX secolo c’è già, a livello teorico, un esame critico della civiltà industriale occidentale22)Cfr. la relativa analisi nell’ottava lezione., ebbene negli anni Trenta quello stesso modello di civiltà urbana moderna, anche se dopo aver subito varie trasformazioni, diventa il contesto di vita effettivo e concreto dello stesso Lu Xun, e la sua percezione e la sua critica naturalmente sono ancora più profonde. E, in quanto scrittore, la sua critica si realizza attraverso l’osservazione e la descrizione dei nuovi modelli sociali che si sviluppano dagli ambienti della moderna civiltà urbana; inoltre Lu Xu fa sempre delle generalizzazioni utilizzando dei «soprannomi» «calzanti», come detto prima.

Lu Xun è interessato innanzitutto alla struttura sociale cinese degli anni Trenta. Nell’articolo Ancora chiacchiere su Hong Kong, del 1927, descriveva già la società di Hong Kong da lui osservata in questi termini: «al centro, alcuni padroni stranieri; sotto di loro c’è un certo numero di “cinesi superiori” che ne lodano le virtù e una banda di compatrioti dall’aria da schiavi che fanno da aiutanti. Subito oltre è pieno di “aborigeni” in tacita pena; chi ci riesce, muore nella metropoli internazionale, chi non riesce a sopportare, fugge sui monti lontani; i Miao e gli Yao sono nostri predecessori»23)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 3, Eryi ji 而已集 [E questo è tutto], Zaitan Xianggang 再谈香港 [Ancora su Hong Kong], 541.. Poi di nuovo nel 1929, in Opinioni sulla nuova letteratura di oggi scrive così della «zona internazionale a Shanghai» ai suoi occhi:

Gli stranieri abitano nel centro, e tutt’attorno lo circonda una folla di traduttori, spie, poliziotti, “boys”, ecc. che capiscono le lingue straniere e sono al corrente dei regolamenti della zona. Solo fuori di questo cerchio c’è un po’ di popolo.24)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 4, Sanxian ji 三闲集 [Tre ozi], Xianjin de xin wenxue de gaiguan 现今的新文学的概观, 133 (traduzione di Masi, “Opinioni sulla nuova letteratura di oggi”, 200-204).

Come abbiamo detto nell’undicesima lezione, in Note scritte sotto la lampada Lu Xun aveva già mostrato il sistema gerarchico feudale all’interno della società cinese tradizionale: «ricchi e poveri, grandi e piccoli, superiori e inferiori. Vessati dagli altri, si possono vessare gli altri»25)Cfr. Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 1, Fen 坟 [La tomba], Dengxia manbi 灯下漫笔 (traduzione di Masi, “Note scritte sotto la lampada”, 215).; la scoperta che fa adesso ha, naturalmente, una portata enorme: il sistema gerarchico si rinnova ciclicamente all’interno della moderna società urbana cinese.

Degno di nota è il fatto che il tipo di struttura sociale della zona internazionale di Shanghai porta Lu Xun alla rivelazione di una sorta di struttura anche per quanto riguarda lo sviluppo della letteratura: «Liang Shiqiu ha Babbitt, Xu Zhimo ha Tagore, Hu Shi ha Dewey – ah sí, Xu Zhimo ha anche la Mansfield, è andato a piangere sulla sua tomba –, la società Chuangzao ha la letteratura rivoluzionaria, la letteratura di moda»26)[1] Vedi nota 24.. Anche qui si tratta di un rapporto di dipendenza da un qualche scrittore straniero: Lu Xun è, sì, a favore alla «prendismo», cioè l’adozione di idee nuove dalla letteratura straniera, ma il punto è che bisogna «aguzzare lo sguardo, e prendere da noi», in modo autonomo e indipendente; se diventa un prostrarsi in adorazione e un voler abbagliare i connazionali con la luce riflessa degli stranieri, vuol dire che si è formata un specie di gerarchia letteraria.

Per Lu Xun la dipendenza dall’occidente è totale. Nel famoso saggio Sullo  “stupore delle nazioni amiche” mostra in questi termini la struttura politica cinese:

Che genere di Partito-stato e che genere di “nazioni amiche”. Le “nazioni amiche” vogliono che il nostro popolo soffra di persona l’oppressione e lo sfruttamento, zitto e muto, massacrandolo ulteriormente appena “esce dal binario”; il Partito-stato vuole che noi ci atteniamo a quanto auspicano queste “personalità amiche”, in caso contrario, spedirà un “telegramma a tutte le autorità militari locali”, con il quale “si ordinano punizioni urgenti per evitare che queste adempiano superficialmente i propri doveri con la scusa di non avere avuto il tempo”.27)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 4, Erxin ji 二心集 [Due cuori], 361.

Quel «Partito-stato» sintetizza in modo preciso la natura del «regime dittatoriale monopartitico» del Guomindang all’interno del potere politico cinese negli anni Trenta; inoltre, malgrado la sua apparente indipendenza, in realtà è alle dipendenze delle «nazioni amiche», ovvero del colonialismo e dell’imperialismo occidentale. E così, Lu Xun ha scoperto la natura “semi-coloniale” della moderna struttura sociale, politica e culturale della Cina degli anni Trenta; o meglio, che il processo di modernizzazione cinese degli anni Trenta va di pari passo con una sorta di “semi-colonizzazione”: è una verità storica dalla quale non si può fuggire.

È proprio questo l’ambiente che ha prodotto nuovi modelli sociali.

Innanzitutto abbiamo i «boys», di cui troviamo un ritratto speciale in Bozza di “titolo in sospeso” (2). Lu Xun dice che le ronde nelle concessioni o i compradores degli stranieri a Shanghai sono odiosi non per via della loro occupazione, ma per la loro “apparenza”, che è l’espressione esterna dell’universo interiore; essi ritengono che «gli stranieri sono più forti della moltitudine dei cinesi, loro capiscono le lingue straniere e sono vicini agli stranieri, quindi anche loro sono più forti della moltitudine dei cinesi; ma loro sono anche discendenti dell’Imperatore Giallo, hanno un’antica civiltà, conoscono a fondo la situazione cinese, superano i diavoli stranieri, quindi superano gli stranieri che sono più forti della moltitudine dei cinesi, perciò superano ancora di più la moltitudine dei cinesi che sta al di sotto degli stranieri.» Perciò Lu Xun dice che i boys «propendono un po’ per i cinesi un po’ per gli stranieri, frequentano servi e padroni»: per loro natura, dipendono da entrambi i poteri, quello orientale e quello occidentale, pertanto sono doppiamente servi; però sfruttano al meglio questa situazione, ne fanno il proprio capitale, accelerando la schiavizzazione dei propri connazionali, è questa la cosa odiosa, disgustosa dei boys. Significativo è il fatto che Lu Xun mette appositamente in rilievo come questi boys, anche se si guadagnano da vivere servendo gli stranieri, sono dei patiti della tradizione: «Essi sono in realtà la quintessenza della cultura cinese e appena hanno un po’ di tempo suonano l’erhu e cantano Silang fa visita alla madre28)Famosa rappresentazione dell’Opera di Pechino che narra le vicende della famiglia Yang durante il periodo delle guerre tra i Song Settentrionali e i Liao. [N.d.T.]; a lavoro indossano l’uniforme e quando non lavorano indossano abiti cinesi, di tanto in tanto chiedono un permesso per fare una gita, spendono i soldi in scarpe di raso e giacche di seta»29)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Qiejie ting zawen erji 且介亭杂文二集 [Seconda raccolta di saggi dello studio in semiconcessione], “Ti wei ding” cao (er) “题未定”草(二) [Bozza di “titolo in sospeso” (2)], 354 – 355.. Sotto la superficie di questi fenomeni vede la fusione di vecchia e nuova cultura, che i vecchi rapporti di schiavitù continuano ad esistere e a svilupparsi all’interno dei nuovi. Lu Xun, che sta dalla parte della «moltitudine dei cinesi», ovvero della grande maggioranza del popolo, scopre la triplice oppressione a cui la gente è soggetta nella società cinese moderna: da parte del potere tradizionale cinese, del colonialismo occidentale, e dei boys, che dipendono da entrambi; la scoperta di questa schiavitù triplicata è agghiacciante.

A Shanghai proliferano anche i «bulli di città» che, sebbene siano uomini di lettere, nei dibattiti letterari non hanno mai portato «solide ragioni», «solo false accuse, congetture, capricci, finta ingenuità»30)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 5, Zhun fengyue tan 准风月谈 [Chiacchiere consentite sul vento e sulla luna], Pukong 扑空 [Un buco nell’acqua], 351.. Tali canaglie di Shanghai, con il loro atteggiamento da teppisti, sono state così dipinte da Lu Xun: «Vanno a pestare i monaci che bevono vino, ad acciuffare gli adulteri, ad oltraggiare chi si dà alla prostituzione abusiva e al contrabbando, questo per mantenere il decoro; vanno a maltrattare i campagnoli che non capiscono i regolamenti della zona internazionale, e questo per disprezzo degli ignoranti; vanno a insultare le donne coi capelli corti, a disprezzare i riformatori sociali, questo per amore dell’ordine. Ma hanno la tradizione a coprirgli le spalle, e davanti a loro dei nemici né forti né temibili, così loro imperversano nel mezzo»31)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 4, Sanxian ji 三闲集 [Tre ozi], Liumang de bianqian 流氓的变迁 [Vicende delle canaglie], 156.. È chiaro anche che le canaglie di Shanghai, con la protezione della tradizione e il sostegno dei «regolamenti» degli stranieri, svolgono il compito fondamentale di salvaguardare l’“ordine” esistente; perciò Lu Xun dice che «[l]a politica coloniale senza dubbio appoggia e alleva le canaglie»32)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 4, Erxin ji 二心集 [Due cuori], “Minzu zhuyi wenxue” de renwu he yunming “民族主义文学”的任务和运命, 311 (traduzione di Masi, “Compiti e destino della «letteratura nazionalista»”, 219-228).. Così, la “cultura delle canaglie” è senza dubbio una componente organica della moderna civiltà urbana della Shanghai degli anni Trenta. Lu Xun dice che la sua peculiarità consiste nell’integrare la «legge cinese» e la «legge straniera», si potrebbe dire che è l’innesto maligno delle componenti più brutte della cultura cinese tradizionale e di quella straniera, e scrive: «indipendentemente dal periodo storico, tutte le persone che non hanno teorie fisse, o di cui è impossibile seguire il filo dei cambiamenti di opinione, ma che a tempo debito usano le teorie di qualsiasi gruppo come arma, si possono chiamare canaglie». Il che è molto simile agli «intellettuali apparenti» che «sost[engono] oggi questo e domani quello» di cui si parla in Sulla classe intellettuale: i «falsi combattenti» hanno sempre un po’ l’aria da canaglie; inoltre la caratteristica principale della cultura delle canaglie è proprio di non avere teorie, fede, cultura: «legge o non legge fa lo stesso, basta che scroccano un po’ di soldi e la cosa finisce lì»33)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 4, Erxin ji 二心集 [Due cuori], Shanghai wenyi zhi yipie 上海文艺之一瞥 [Uno sguardo all’arte e alla letteratura di Shanghai], 297 – 298.. Quindi l’«imperversare» della cultura delle canaglie è di per se stessa un’indicazione della corruzione, del disordine e del caos sociali, si tratta, in effetti, di un «fenomeno di decadenza»; come dice Lu Xun: «si tratta di cadaveri che da un pezzo vagano su e giù per i lidi di Shanghai. Se ne son sempre visti dappertutto: appena soffia una ventata si radunano in un posto, si ammucchiano, e poiché sono tutti in decomposizione ne viene un denso puzzo» e dice bene ancora una volta: questa «letteratura delle canaglie si accorda con la politica delle canaglie»34)Vedi nota 32..

Inoltre la caratteristica principale di un intellettuale profondamente critico come Lu Xun, consiste nel fatto che la sua critica della civiltà moderna alla fine si risolve in un esame critico degli intellettuali stessi.

Dunque scopre i «can[i] [inetti] al servizio dei capitalisti». Negli ultimi anni si è parlato molto della polemica tra Lu Xun e Liang Shiqiu, tuttavia si è trascurata (o addirittura elusa) la sostanziale divergenza tra di loro: Liang Shiqiu sostiene pubblicamente che «attaccare il sistema capitalistico-borghese è come opporsi alla civiltà», «a un proletario capace basta lavorare faticosamente e onestamente una vita intera per ottenere quasi certamente una ricchezza corrispondente. Questo è il solo modo lecito di lottare nella vita»35)Liang Shiqiu 梁实秋, Wenxue shi you jiejixing de ma? 文学是有阶级性的吗? (La letteratura ha una natura di classe?), in Enyuan lu: Lu Xun he ta de lundi wenxuan 恩怨录:鲁迅和他的论敌文选  Documenti del rancore: testi scelti di Lu Xun e dei suoi oppositori, Beijing, Jinri Zhongguo chubanshe, 1996, 588, 589.. Perorare la legittimità del sistema di asservimento capitalistico-borghese per Lu Xun è un imbroglio deliberato ai danni dei lavoratori oppressi, perché «[a]nche se sono pochissimi quelli che riescono ad arrampicarsi fino in cima, ciascuno ritiene di essere fra quelli», il che ha prodotto la “falsa apparenza” per la quale le persone da un lato nutrono l’illusione che «basta lavorare faticosamente e onestamente una vita intera per ottenere quasi certamente una ricchezza corrispondente», e quindi «appagate vanno ad arare la terra, a coltivare i campi, a zappare gli escrementi», dall’altro sgomitano e rivaleggiano con i propri fratelli di classe, che sono nella loro stessa condizione e «si arrampicano insieme a loro», ma che considerano come «avversari», «sopportano tutto, si aiutano con le mani e coi piedi, un passo dopo l’altro salgono a fatica, per poi essere ricacciati giù, di nuovo risalgono su a fatica e poi vengono strattonati giù»36)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 5, Zhun fengyue tan 准风月谈 [Chiacchiere consentite sul vento e sulla luna], Pa he zhuang 爬和撞 [Arrampicarsi e urtarsi], 261.. Questo, come abbiamo già analizzato nell’undicesima lezione, indica chiaramente che «i banchetti di carne umana» continuano a essere imbanditi in nome della “civiltà borghese”: Lu Xun ha scoperto ancora il rinnovarsi dei rapporti di oppressione e di schiavitù, cosa per lui naturalmente inaccettabile e che è necessario rivelare e criticare.

Lu Xun ha colto nel segno facendo notare che giustificazioni del nuovo sistema di asservimento di questo genere, che non erano affatto casi isolati nella Cina degli anni Trenta, in realtà celebravano una sorta di «oppressione ragionevole», la cui “ragione” chiedeva ai lavoratori oppressi di «saper resistere alla fatica e sopportare il dolore, intensificare la produzione… soprattutto di essere uniti nei momenti difficili, di battersi per la collaborazione sincera tra capitale e forza lavoro, di eliminare tutte le controversie tra capitale e forza lavoro»37)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 5, Wei ziyou shu 伪自由书 [La falsa libertà], Cong Sheng Xuanhai shuo dao youli de yapo 从盛宣怀说到有理的压迫 [Da Sheng Xuanhai all’oppressione ragionevole], 133.; e, in un saggio di attualità intitolato Da Sheng Xuanhuai all’oppressione ragionevole, quando scrive che bisogna «opporsi all’oppressione irragionevole dei capitalisti di questo paese», smaschera proprio le «brillanti opinioni» di questo tipo. Simili apologeti sono davvero una manna dal cielo per i capitalisti. Perciò quando, nel dibattito con Liang Shiqiu, Lu Xu propone la nozione di «cane [inetto] al servizio dei capitalisti», è già andato oltre Liang Shiqiu come individuo: ha di fronte un modello sociale dal significato universale che comprende tutti gli intellettuali che giustificano, razionalizzano e abbelliscono il nuovo sistema di asservimento capitalistico. E la peculiarità di questi apologeti cinesi è proprio l’“inettitudine”: né riescono a tirar fuori teorie convincenti, né sono in grado di difendersi sulla base di teorie e principi, possono solo ricorrere all’aiuto di chi ha potere per privare del diritto di parola gli avversari dei dibattiti, e così vincono a mani basse. È così che faceva in quegli anni Liang Shiqiu: nei dibattiti insinuava, per prima cosa, che erano stati i suoi avversari a scrivere lo slogan «appars[o] su un palo del telegrafo “appoggio armato all’Unione Sovietica”», a ricevere i «“rubli del Partito X X”»; e negli anni Trenta, sotto il governo del Guomindang, accuse di questo tipo potevano mettere con le spalle al muro la parte avversaria. L’“inettitudine” per Lu Xun è proprio pensare, non di confutare le tesi altrui sulla base di teorie e principi, ma di «rimediare alle deficienze» della propria critica con la spintarella del potere38)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 4, Erxin ji 二心集 [Due cuori], “Sangjia de” “zibenjia de fa zougou” “丧家的”“资本家的乏走狗”, 246 – 248 (traduzione di Bujatti, “‘Cane al servizio dei capitalisti inetto e randagio’” in Letteratura e sudore, 88-90)..

Qui viene sollevato proprio il problema del rapporto tra intellettuali e potere, altro aspetto importante al quale Lu Xun si interessa molto negli anni Trenta. Nell’articolo Sapere è difficile, fare pure scritto nel 1931, Lu Xun scrive: «Da sempre in Cina è consuetudine, sia in tempi di governo stabile che sfortunato, di essere in buoni rapporti con letterati e uomini di cultura. Quando è stabile e “si condanna l’uso delle armi e si promuove la cultura”, è per coprire i difetti, quando è sfortunato e si ritiene che essi siano in possesso della Grande Via per “amministrare lo Stato e pacificare il mondo”, di nuovo si prova a chiedere un po’ a loro; per dirla senza giri di parole, “si corre ai ripari”, come si dice ne Il sogno della camera rossa»39)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 4, Erxin ji 二心集 [Due cuori], Zhi nan xing nan 知难行难 [Sapere è difficile, fare pure], 339.. In altri termini, in tempi di «governo stabile» si chiede agli intellettuali di essere dei cortigiani dello svago, dei pennivendoli che cantano le lodi del governo occultandone i difetti; «quando è sfortunato», nelle crisi di governo, allora si spera che gli intellettuali siano dei cortigiani dell’impegno, che vengano fuori a dare una mano. «Essere al servizio dello svago, quando si è impegnati in qualcosa, equivale ad essere al servizio dell’impegno, se i padroni sono impegnati a fare del male e a commettere violenze, allora naturalmente si tratterà anche di essere al servizio del male. Però, pur prendendo parte agli omicidi, il criterio è quello di non macchiarsi di sangue»40)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 5, Zhun fengyue tan 准风月谈 [Chiacchiere consentite sul vento e sulla luna], Bang xian fa fayin 帮闲法发隐 [Rivelazione dei criteri dell’impegno e dello svago], 272.. Però dice Lu Xun, bisogna avere «talento» tanto per essere cortigiani dello svago quanto per essere cortigiani dell’impegno, «se hanno ambizione ma non hanno talento», «incuranti della faccia si danno tante arie e si ritengono invece soddisfatti di sé – naturalmente qualcuno li troverà anche interessanti – ma in realtà il loro è solo un blaterare sciocchezze”». Quindi Lu Xun esclama con commozione: «L’apogeo dello svago è l’impegno, alla fine rimangono solo queste “sciocchezze”»41)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Qiejie ting zawen erji 且介亭杂文二集 [Seconda raccolta di saggi dello studio in semiconcessione], Cong bangmang dao chedan 从帮忙到扯淡 [Dall’impegno al blaterare sciocchezze], 345..

Lu Xun scopre anche che gli intellettuali all’interno del processo di modernizzazione alla cinese non solo non possono scrollarsi del tutto di dosso il karma degli intellettuali tradizionali «al servizio dello svago, dell’impegno e del male dei funzionari» e che dipendono dal potere, ma vanno anche incontro a una nuova crisi: all’inizio del Ventesimo secolo, Lu Xun aveva già lanciato prontamente l’allarme che rincorrere solo i desideri materiali verosimilmente avrebbe reso le persone schiave della materia, e anche magnificare la forza del “governo delle masse” avrebbe potuto generare nuovi pericoli; adesso, nella moderna società degli anni Trenta in cui tutto viene commercializzato e avviluppato dai mass media e nella nuova tendenza a sacralizzare “le masse”, Lu Xun scorge di nuovo l’insidia degli intellettuali «al servizio dello svago dei commercianti» e «al servizio dello svago delle masse»42)Cfr. Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Menwaiwen tan 门外文谈[Chiacchiere di un profano sulla scrittura], 101 – 102; Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 7, Bangmang wenxue yu bangxian wenxue 帮忙文学与帮闲文学 [Letteratura cortigiana dell’impegno, Letteratura cortigiana della svago], 382 – 384; Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Cong bangmang dao chedan 从帮忙到扯淡 [Dall’impegno al blaterare sciocchezze], 101 – 102; ecc..

Pertanto la critica dei tre tipi di «cortigiani dello svago e dell’impegno», diventa una componente importante della sua critica della cultura degli anni Trenta. Per esempio nella disputa tra il gruppo di Pechino e quello di Shanghai, Lu Xun precisa subito che «Pechino è stata la capitale imperiale sotto i Ming e i Qing, mentre Shanghai è la concessione internazionale, nella capitale sono molti di più i funzionari, nella concessione sono molti di più i commercianti, perciò per gli uomini di lettere essere vicini ai funzionari nella capitale non è come esserlo ai commercianti a Shanghai […]. In breve, “il gruppo di Pechino” è al servizio dello svago dei funzionari, mentre “il gruppo di Shanghai” è al servizio dell’impegno dei mercanti, tutto qui.»43)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 5, Huabian wenxue 花边文学[Letteratura zigrinata], “Jing pai” yu “Hai pai” “京派”与“海派” [Il “Gruppo di Pechino” e il “Gruppo di Shanghai”], 432.. Inoltre Lu Xun scopre la stretta collaborazione tra i due gruppi, quello che lui chiama  «minestrone Pechino-Shanghai» e che analizza in dettaglio: «forse è perché ultimamente lo svago e l’impegno sono un po’ “in crisi”, e allora i due circoli sono stati costretti a rimettersi in affari congiuntamente, come una nuova società, mettendo insieme cose come mattoni rotti, vecchie calze, roboni di cuoio, abiti in stile occidentale, cioccolato, susine… e simili, pensando così di offrire qualcosa di nuovo e diverso ai clienti».44)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Qiejie ting zawen erji 且介亭杂文二集 [Seconda raccolta di saggi dello studio in semiconcessione], “Jing pai” yu “Hai pai” “京派”与“海派” [Il “Gruppo di Pechino” e il “Gruppo di Shanghai”], 305. Dietro naturalmente vi è la mano della cultura commerciale, verso cui Lu Xun è particolarmente sensibile: l’assortimento di “meravigliosi aneddoti” verificatisi, sotto l’influenza dominante della cultura commerciale e della cultura delle masse, all’interno dei circoli intellettuali, culturali, della stampa, del sapere, dell’arte e della letteratura, dell’istruzione ecc. degli anni Trenta del secolo scorso, sono stati da lui svelati in diversi saggi. Per il momento trascrivo qui qualche brano.

(I letterati non hanno cultura) C’è chi raccatta bagattelle e ne fa un volume di saggi; chi modifica un po’ un testo classico e lo spaccia per proprio. C’è chi dice una bestialità e la chiama commento critico; chi pubblica qualche periodico e di nascosto si tesse le lodi. C’è chi raccoglie conversazioni lubriche e ne fa scritti volgari; chi ammassa vecchi articoli e ne stampa fuori biografie critiche. C’è addirittura chi diventa storico della letteratura mondiale per aver sfogliato alcune notizie sui circoli letterari stranieri; chi diventa letterato a livello mondiale per essere stato inserito per caso in un dizionario letterario. Ma in fondo adesso hanno tutti il titolo altisonante di “letterati” cinesi[45].

(Scrittori “concordati”) In generale, il principio è vendere bene, quindi i vari grandi scrittori di Shanghai continuano a riscrivere le solite composizioni piene di parallelismi ben fatti e toni coordinati poiché così è stato “concordato”.

L’imprenditore stampa un certo manoscritto, poi se in quel periodo è in ascesa il feudalesimo, sulle pubblicità vien detto che l’autore è un grande scrittore feudale, se invece è di moda la rivoluzione, allora sarà un grande scrittore rivoluzionario, e così si conferisce un titolo a una serie di scrittori. […]

Un altro metodo è quello di selezionare un gruppo di personaggi assortiti, ci vogliono qualche poeta, qualche scrittore di romanzi e un critico, e farli discutere un po’ per mettere in piedi un’associazione qualsiasi che cominci a mettere annunci per abbassare tale scrittore o sostenere tale altro scrittore; anche così alla fine si può conferire un titolo a una serie di scrittori, anche questo è “concordare”.

In generale, il principio è vendere bene, quindi poi il prezzo dei libri dovrà indicare per forza di cose il valore vero degli scrittori, probabilmente scontati all’80%, cinquanta centesimi la pila45)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 5, Zhun fengyue tan 准风月谈 [Chiacchiere consentite sul vento e sulla luna], “Shangding” wenhao “商定”文豪 [Scrittori “concordati”], 377–278..

(Cariche acquistate di tutti i tipi) Con i soldi ci si può procurare di tutto. Ad esempio se si vuole acquistare lo status di studioso, basta comprare un lotto di pezzi d’antiquariato, farsi amico qualche bravaccio e assumere qualche operaio per fare il calco delle scritte e dei disegni decorativi sui pezzi d’antiquariato, stampare delle callotipie e intitolarle “Catalogo della collezione di pezzi d’antiquariato questo e quello”, o “Catalogo archeologico di pezzi d’antiquariato così e colì”. […]

Acquistando lo status di funzionario si può sperare di spremere soldi alla gente, però pure se si acquista lo status di studioso o uomo di lettere non ci si rimette. Le stampe vendono indubbiamente bene, e per i pezzi d’antiquariato i diavoli stranieri saranno ben disposti a proporre bei prezzi.

È quel che si dice “riscuotere fama e ricchezza”. Però prima si deve poter “investire”, quindi la gente comune non lo può fare, sennò letterati e uomini di cultura non avrebbero più tutto questo valore46)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 5, Zhun fengyue tan 准风月谈 [Chiacchiere consentite sul vento e sulla luna], Ge zhong juan ban 各种捐班 [Cariche acquistate di tutti i tipi], 264–265..

Letterati senza cultura, scrittori concordati, studiosi che hanno comprato il loro status: sono tutti nuovi modelli sociali a Shanghai. Ci sono anche Le tre famiglie degli ambienti letterari

(Famiglie decadute): I loro antenati saranno stati anche dei nuovi ricchi, ma adesso è la cultura a vincere sull’abaco, e le finanze familiari sono molto lontane delle aspettative; tuttavia proprio per questo essi vedono la volubilità dei rapporti umani, le gioie e i dolori della vita, perciò in loro c’è davvero un rievocare il passato alla luce del presente, e un farsi “ricchi di pathos”. […] perciò i loro capolavori in generale emanano un’energia particolare; sì: è “autocommiserazione”.

(Famiglie arricchite): Le opere degli scrittori delle famiglie arricchite in apparenza non sono affatto diverse da quelle degli scrittori delle famiglie decadute. Con l’intenzione di usare l’inchiostro per lavare via la puzza di soldi, sono riusciti ad arrampicarsi fino agli ambienti letterari da sempre dominati dalle famiglie decadute, e a legarsi così agli “ambienti raffinati”, […] però per le famiglie arricchite il denaro possiede un valore storico più profondo del contegno ozioso e delle macchie sui vestiti. Lo scoramento delle famiglie decadute è il suono infelice della caduta, lo scoramento affettato delle famiglie arricchite, invece, è un modo per “arrampicarsi”. Quindi le loro opere, pur imitando i capolavori delle famiglie decadute fino ad essere quasi identiche a loro, differiranno sempre per un minuscolo particolare: che in realtà non sono affatto opere di “autocommiserazione”, al contrario, sono di “autocompiacimento”.

(Famiglie arricchite decadute): all’improvviso arricchimento segue la decadenza, quindi si “autocompiacciono” e “autocommiserano” insieme, ma senza più la convinzione dell’“autocompiacimento” e senza eguagliare il fascino dell’“autocommiserazione” di prima, rimane solo l’insulsaggine, e forse nemmeno più la raffinatezza e volgarità dell’antichità.

Inoltre Lu Xun prevede che «d’ora innanzi le famiglie di quest’ultimo tipo saranno sempre più numerose. Ma ci saranno anche dei cambiamenti: ad andare in direzione positiva saranno i furfantelli di città, ad andare in direzione negativa saranno gli straccioni che campano d’elemosina e di furtarelli»47)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Qiejie ting zawen erji 且介亭杂文二集 [Seconda raccolta di saggi dello studio in semiconcessione], Wentan san hu 文坛三户 [Le tre famiglie degli ambienti letterari], 130–342..

Bisogna dire che Lu Xun fa un dipinto davvero incisivo, veramente spaventoso delle circostanze sfavorevoli e della mentalità dei vari letterati durante i drastici mutamenti sociali cinesi.

All’interno di questi mutamenti radicali della società è anche facile che sorgano “persone raffinate” e “eremiti”. I tratti distintivi delle “persone raffinate” sono: «uno, sfiorare solo in superficie i fatti del mondo e dimenticarli a tempo debito, senza capirli troppo, come se si fosse interessati a loro ma non sinceramente; due, essere ciechi e sordi, apatici e freddi nei confronti della realtà, senza esserne commossi, prima con sforzo, poi in modo naturale»; ma, come dice Lu Xun, questo non è altro che un «ingannare se stessi e gli altri»48)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Qiejie ting zawen 且介亭杂文 [Saggi dello studio in semiconcessione], Bing hou zatan (san) 病后杂谈(三) [Chiacchiere miste dopo la malattia (3)], 170.. Lu Xun fa anche una descrizione magistrale dei “moderni eremiti”: «Se frana il monte Tai, o straripa il fiume Giallo, gli eremiti niente vedono e niente sentono; ma se solo c’è un parere su di loro o su uno dei loro colleghi, anche se è una mezza frase insignificante appena accennata a chilometri di distanza, allora udito e vista subito gli si affinano, e partono in quarta, come se si trattasse di un evento molto più grande della scomparsa dell’universo»49)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Qiejie ting zawen erji 且介亭杂文二集 [Seconda raccolta di saggi dello studio in semiconcessione], Yinshi 隐士 [Eremiti], 224.. Dice bene Lu Xun: «In Cina eremiti e funzionari sono molto affini», «pur non avendo nessun servizio da svolgere né ai fini dell’impegno né a quelli dello svaghi, ha[nno] sì il corpo nei boschi, ma il cuore ancora alle porte del palazzo»50)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 7, Jiwai ji shiyi 集外集拾遗 [Aggiunte a Fuori raccolta], Bangmang wenxue yu bangxian wenxue 帮忙文学与帮闲文学, 383 (traduzione di Bujatti, “Letteratura cortigiana dell’impegno, letteratura cortigiana dello svago”, 108-110).; in parole povere «[d]iventare funzionari è un modo per mangiare; farsi eremiti, pure, è un modo per mangiare»51)Vedi nota 50.. In definitiva, non si riesce ad uscire dallo stereotipo dei cortigiani dello svago e dell’impegno.

All’inizio del Ventesimo secolo, Lu Xun aveva già espresso questa preoccupazione: «i due mali, lo scompenso spontaneo di prima e la nuova epidemia di oggi presa per contagio, attaccano congiuntamente la Cina, e al profitto segue immediatamente la sua degradazione»52)Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 1, Fen 坟 [La tomba], Wenhua pianzhi lun 文化偏至论 [Sulla parzialità culturale], 57.. Perciò quando Lu Xun scopre che ogni aspetto della politica, della società, del pensiero, della cultura, perfino gli stessi intellettuali, oltre a presentare ancora il vecchio «scompenso» tradizionale, hanno anche contratto la «nuova epidemia» della civiltà industriale occidentale, di fronte all’integrazione dell’assoggettamento all’autocrazia feudale e al capitale, nel profondo del suo cuore non può non esserci tanta gravità. Lu Xun sa molto bene che il «destino» al quale la vera classe intellettuale «non può sfuggire» è esattamente che «per essi – nello spirito e nel corpo – è sempre dolore», come aveva già detto nel discorso Sulla classe intellettuale.

Traduzione di Monia Conte

Qian Liqun, La scelta storica PDF

Immagine: Lu Xun, litografia (particolare)

References
1 La seguente è la tredicesima lezione contenuta nel volume Quindici lezioni sulle opere di Lu Xun di Qian Liqun (Lu Xun Zuopin shiwu jiang 鲁迅作品十五讲, Beijing: Beijing daxue Chubanshe, 2003, 211-231). Le citazioni da Sulla classe intellettuale sono prese da Edoarda Masi, curatrice de La falsa libertà (Torino: Einaudi, 1968). Le traduzioni delle citazioni da altre opere di Lu Xun e da altri autori sono mie, salvo diversa indicazione. [N.d.T.]
2 Chi è interessato può consultare la Raccolta completa dei testi esclusi di Lu Xun compilata da Liu Yunfeng (casa editrice Qunyan, 2001) che contiene, come “raccolta di discorsi”, parecchi altri discorsi di Lu Xun pubblicati su giornali e periodici dell’epoca ma non inclusi nelle Opere complete poiché non approvati personalmente dall’autore.
3 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 4, Nankong beidiao 南腔北调集 [Accento del sud e calata del nord], Tiji 题记 [Premessa], 417.
4 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 7, Jiwai ji 集外集 [Fuori raccolta], Wenyi yu zhengzhi de qitu 文艺与政治的歧途 [Divergenza di letteratura e politica], 117. Anche in questo testo Lu Xun ha detto cose simili.
5 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 1, Fen 坟 [La tomba], Xie zai “Fen” houmian 写在“坟”后面 [Scritto dopo «La tomba»], 284, 285.
6 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 1, Refeng 热风 [Vento caldo], Zhishi ji zui’e 智识即罪恶 [La conoscenza è il male], 371-374.
7 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 5, Zhun fengyue tan 准风月谈 [Chiacchiere consentite sul vento e sulla luna], Zhishi guosheng 智识过剩 [Surplus di conoscenza], 224-225.
8 Cfr. Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Qiejie ting zawen 且介亭杂文 [Saggi dello studio in semiconcessione], Menwaiwen tan 门外文谈, 92 (traduzione di Masi, “Chiacchiere di un profano sulla scrittura” 280-303).
9 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 7, Jiwai ji 集外集 [Fuori raccolta], Wenyi yu zhengzhi de qitu 文艺与政治的歧途 [Divergenza di letteratura e politica], 118, 119.
10 Ivi, 114.
11 Lu Xun propone il concetto di «eterni rivoluzionari» in Primo anniversario della scomparsa del signor Sun Yat-sen, in cui loda Sun Yat-sen dicendo: «Egli è un rivoluzionario in toto, in eterno. Indipendentemente da quel che ha fatto, è tutto rivoluzionario. Indipendentemente da quanto i posteri lo critichino e lo trattino con freddezza, alla fine tutto in lui è rivoluzionario.» Vedi Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 7, Jiwai ji shiyi 集外集拾遗 [Aggiunte a Fuori raccolta], 294.
12 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 1, Fen 坟 [La tomba], Xie zai “Fen” houmian 写在“坟”后面 [Scritto dopo «La tomba»], 283.
13 Cfr. il relativo approfondimento nella decima lezione.
14 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 3, Huagai ji xubian 华盖集续编 [Seguito a Cattiva stella], Jinain Liu Hezhen jun 记念刘和珍君, 376 – 377 (traduzione di Masi, “In memoria della signorina Liu Ho-chen”, 108-113).
15 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 3, Eryi ji 而已集 [E questo è tutto], Geming shidai de wenxue 革命时代的文学, 417, 423 (traduzione di Masi, “La letteratura di un’epoca rivoluzionaria”, 128-135).
16 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 3, Eryi ji 而已集 [E questo è tutto], Da Tou Heng xiansheng 答有恒先生, 457 (traduzione di Masi, “Risposta al signor Yu-heng”, 143-148).
17 Cfr. Lu Xun 鲁迅, Xiwang 希望 (Speranza) in Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 2, Yecao 野草 (Erbe selvatiche).
18 Nel 1925, quattordici anni dopo la Rivoluzione del 1911, in Pensieri estemporanei (3) Lu Xun scrive: «penso che prima della rivoluzione ero uno schiavo; non molto tempo dopo la rivoluzione, sono stato ingannato dagli schiavi e sono diventato loro schiavo», «penso che bisogna rifare tutto da capo». In Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 3, Huagai ji 华盖集 [Cattiva stella], 16.
19 Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 3, Huagai ji 华盖集 [Cattiva stella], Beijing tongxin 北京通信 [Corrispondenza pechinese], 52.
20 Espressioni molto popolari nel periodo del Quattro Maggio con le quali si indicavano i sostenitori dello stile classico wenyanwen e usate per la prima volta da Qian Xuantong in una lettera del 1917 a Chen Duxiu, nella quale si scagliava contro i fautori della prosa all’antica; nella fattispecie, i letterati della scuola Tongcheng (dal nome dalla città dello Anhui dalla quale provenivano i suoi rappresentanti in epoca Qing) e quelli che sostenevano il “canone” del Florilegio letterario, la celebre antologia di letteratura classica del periodo delle Dinastie del Sud e del Nord. [N.d.T.]
21 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Qiejie ting zawen erji 且介亭杂文二集 [Seconda raccolta di saggi dello studio in semiconcessione], Wu lun “wenren xiangqing” 五论“文人相轻” [Sul fatto che “i letterati si detestano cordialmente tra loro” n° 5], 382 – 384.
22 Cfr. la relativa analisi nell’ottava lezione.
23 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 3, Eryi ji 而已集 [E questo è tutto], Zaitan Xianggang 再谈香港 [Ancora su Hong Kong], 541.
24 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 4, Sanxian ji 三闲集 [Tre ozi], Xianjin de xin wenxue de gaiguan 现今的新文学的概观, 133 (traduzione di Masi, “Opinioni sulla nuova letteratura di oggi”, 200-204).
25 Cfr. Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 1, Fen 坟 [La tomba], Dengxia manbi 灯下漫笔 (traduzione di Masi, “Note scritte sotto la lampada”, 215).
26 [1] Vedi nota 24.
27 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 4, Erxin ji 二心集 [Due cuori], 361.
28 Famosa rappresentazione dell’Opera di Pechino che narra le vicende della famiglia Yang durante il periodo delle guerre tra i Song Settentrionali e i Liao. [N.d.T.]
29 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Qiejie ting zawen erji 且介亭杂文二集 [Seconda raccolta di saggi dello studio in semiconcessione], “Ti wei ding” cao (er) “题未定”草(二) [Bozza di “titolo in sospeso” (2)], 354 – 355.
30 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 5, Zhun fengyue tan 准风月谈 [Chiacchiere consentite sul vento e sulla luna], Pukong 扑空 [Un buco nell’acqua], 351.
31 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 4, Sanxian ji 三闲集 [Tre ozi], Liumang de bianqian 流氓的变迁 [Vicende delle canaglie], 156.
32 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 4, Erxin ji 二心集 [Due cuori], “Minzu zhuyi wenxue” de renwu he yunming “民族主义文学”的任务和运命, 311 (traduzione di Masi, “Compiti e destino della «letteratura nazionalista»”, 219-228).
33 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 4, Erxin ji 二心集 [Due cuori], Shanghai wenyi zhi yipie 上海文艺之一瞥 [Uno sguardo all’arte e alla letteratura di Shanghai], 297 – 298.
34 Vedi nota 32.
35 Liang Shiqiu 梁实秋, Wenxue shi you jiejixing de ma? 文学是有阶级性的吗? (La letteratura ha una natura di classe?), in Enyuan lu: Lu Xun he ta de lundi wenxuan 恩怨录:鲁迅和他的论敌文选  Documenti del rancore: testi scelti di Lu Xun e dei suoi oppositori, Beijing, Jinri Zhongguo chubanshe, 1996, 588, 589.
36 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 5, Zhun fengyue tan 准风月谈 [Chiacchiere consentite sul vento e sulla luna], Pa he zhuang 爬和撞 [Arrampicarsi e urtarsi], 261.
37 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 5, Wei ziyou shu 伪自由书 [La falsa libertà], Cong Sheng Xuanhai shuo dao youli de yapo 从盛宣怀说到有理的压迫 [Da Sheng Xuanhai all’oppressione ragionevole], 133.
38 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 4, Erxin ji 二心集 [Due cuori], “Sangjia de” “zibenjia de fa zougou” “丧家的”“资本家的乏走狗”, 246 – 248 (traduzione di Bujatti, “‘Cane al servizio dei capitalisti inetto e randagio’” in Letteratura e sudore, 88-90).
39 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 4, Erxin ji 二心集 [Due cuori], Zhi nan xing nan 知难行难 [Sapere è difficile, fare pure], 339.
40 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 5, Zhun fengyue tan 准风月谈 [Chiacchiere consentite sul vento e sulla luna], Bang xian fa fayin 帮闲法发隐 [Rivelazione dei criteri dell’impegno e dello svago], 272.
41 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Qiejie ting zawen erji 且介亭杂文二集 [Seconda raccolta di saggi dello studio in semiconcessione], Cong bangmang dao chedan 从帮忙到扯淡 [Dall’impegno al blaterare sciocchezze], 345.
42 Cfr. Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Menwaiwen tan 门外文谈[Chiacchiere di un profano sulla scrittura], 101 – 102; Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 7, Bangmang wenxue yu bangxian wenxue 帮忙文学与帮闲文学 [Letteratura cortigiana dell’impegno, Letteratura cortigiana della svago], 382 – 384; Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Cong bangmang dao chedan 从帮忙到扯淡 [Dall’impegno al blaterare sciocchezze], 101 – 102; ecc.
43 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 5, Huabian wenxue 花边文学[Letteratura zigrinata], “Jing pai” yu “Hai pai” “京派”与“海派” [Il “Gruppo di Pechino” e il “Gruppo di Shanghai”], 432.
44 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Qiejie ting zawen erji 且介亭杂文二集 [Seconda raccolta di saggi dello studio in semiconcessione], “Jing pai” yu “Hai pai” “京派”与“海派” [Il “Gruppo di Pechino” e il “Gruppo di Shanghai”], 305.
45 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 5, Zhun fengyue tan 准风月谈 [Chiacchiere consentite sul vento e sulla luna], “Shangding” wenhao “商定”文豪 [Scrittori “concordati”], 377–278.
46 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 5, Zhun fengyue tan 准风月谈 [Chiacchiere consentite sul vento e sulla luna], Ge zhong juan ban 各种捐班 [Cariche acquistate di tutti i tipi], 264–265.
47 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Qiejie ting zawen erji 且介亭杂文二集 [Seconda raccolta di saggi dello studio in semiconcessione], Wentan san hu 文坛三户 [Le tre famiglie degli ambienti letterari], 130–342.
48 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Qiejie ting zawen 且介亭杂文 [Saggi dello studio in semiconcessione], Bing hou zatan (san) 病后杂谈(三) [Chiacchiere miste dopo la malattia (3)], 170.
49 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 6, Qiejie ting zawen erji 且介亭杂文二集 [Seconda raccolta di saggi dello studio in semiconcessione], Yinshi 隐士 [Eremiti], 224.
50 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 7, Jiwai ji shiyi 集外集拾遗 [Aggiunte a Fuori raccolta], Bangmang wenxue yu bangxian wenxue 帮忙文学与帮闲文学, 383 (traduzione di Bujatti, “Letteratura cortigiana dell’impegno, letteratura cortigiana dello svago”, 108-110).
51 Vedi nota 50.
52 Lu Xun 鲁迅, Lu Xun quanji 鲁迅全集 [Opere complete di Lu Xun], Vol. 1, Fen 坟 [La tomba], Wenhua pianzhi lun 文化偏至论 [Sulla parzialità culturale], 57.