Introduzione

Il Nepal è un Paese senza sbocchi sul mare, incuneato tra la piana gangetica dell’India settentrionale a sud e l’altopiano tibetano a nord. Data la sua posizione il Nepal è sempre stato orientato verso l’India, ma ha avuto parimenti una lunga storia di scambi con il Tibet e, andando oltre, con la Cina. I legami con questa si sono intensificati negli ultimi decenni, in particolare grazie alla decisa partecipazione del Paese alla Belt and Road Initiative (BRI) cinese. Come conseguenza sono emerse, e continuano a emergere, nuove dinamiche e nuove formazioni di carattere politico-culturale. Un recente studio a opera di Amish Raj Mulmi prende in esame questo stato di cose.1)Mulmi, A. R., All Roads Lead North: China, Nepal and the Contest for the Himalayas (Oxford: Oxford University Press, 2021; ristampa 2022). L’autore, egli stesso di origini nepalesi, anziché offrire un’analisi esaustiva dell’impegno economico della Cina in Nepal e dei vari progetti infrastrutturali che la RPC vi sponsorizza e persegue, incluso l’ambizioso collegamento ferroviario tra Lhasa e il bassopiano nepalese, offre piuttosto uno spaccato sugli scambi che i nepalesi hanno con il popolo cinese e su come essi lo percepiscono.

Diversamente da quanto accade con i paesi nel continente africano, ricchi di risorse e opportunità economiche, l’interesse della Cina per il Nepal è dettato soprattutto dal suo intento di rafforzare il controllo sul Tibet e di contenere il potere che l’India, sua rivale, proietta in tutta l’Asia meridionale. Ad ogni modo, il Nepal non è un mero spettatore passivo: come spiega Mulmi, il Nepal da parte sua ha “giocato la carta della Cina” per controbilanciare la sua totale dipendenza dall’India (vedi sotto). Mulmi sostiene che le dinamiche visibili o invisibili, culturali o politiche, tra lo stato nepalese e quello cinese, così come quelle tra le rispettive popolazioni, sono mutate nel tempo. In che modo il Nepal si è relazionato alla Cina e come intende continuare a farlo?

Figura 1: Posto di blocco di Gyirong al confine sino-nepalese (Licenza CC: Global Times)

1. Tutte le strade portano a nord

Amish Raj Mulmi tratta questo tema nella sua monografia del 2021 dal titolo All Roads Lead North. Il libro è suddiviso in tre sezioni, “Zone di confine”, “All’ombra degli imperi” e “Nuovo status”. Il libro esamina molteplici aspetti e segue diversi filoni. Mulmi fa luce sulle attuali relazioni sino-nepalesi attraverso il racconto in prima persona di viaggi nelle regioni di confine del Nepal e proponendo al contempo una puntuale panoramica d’insieme sulla politica, la cultura e la storia dei rapporti tra i due paesi. Facendo un salto indietro nel tempo, egli ricorda la lunga storia dei commercianti Newari della Valle di Kathmandu che si stabilirono a Lhasa per commerciare sale e altri beni. Con il rinnovato interesse cinese per il Nepal e soprattutto di quest’ultimo per la Cina, le zone di confine sino-nepalesi sono tornate a essere uno spazio chiave per l’economia nazionale del Paese.

Mulmi caratterizza la “svolta a nord” del Nepal verso la sfera cinese come un allontanamento strategico dall’India. Il Nepal mantiene una politica di frontiera aperta con l’India, da cui dipende da tempo per le importazioni di gas e carbone. Oltre alla sua importanza per l’economia, fin dalla sua indipendenza l’India ha svolto un ruolo cruciale nella politica del Nepal, plasmandone il panorama per conformarlo ai suoi interessi. Tuttavia, tale processo non è sempre stato disteso. Ad esempio, l’India ha reagito con un blocco temporaneo e non ufficiale del confine con il Nepal, interrompendo le esportazioni di gas, a seguito della ratifica nel 2015 della nuova Costituzione nepalese, redatta dopo l’abolizione della monarchia nel 2008, che aveva innescato significative proteste da parte dei cosiddetti Madhesis (lett. “popolo della terra centrale”, cioè l’India) che risiedono nelle pianure nepalesi al confine con l’India, a causa della percepita mancanza di una loro rappresentanza. Le conseguenze di questo blocco, che furono fortemente politicizzate, coincisero con gli effetti dei disastrosi terremoti di magnitudo 7,8 Richter della primavera dello stesso anno. A seguito di questi eventi, argomentano sia Murton e Lorde sia Mulmi,2)Murton, G., e Lord, A., “Trans-Himalayan Power Corridors: Infrastructural Politics and China’s Belt and Road Initiative in Nepal”, Political Geography, 77, 2020, https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S096262981930040X; Mulmi, All Roads Lead North. Vedi anche: Beazley, R., Lord, A., e Murton, G., “A Handshake across the Himalayas: Chinese Investment, Hydropower Development, and State Formation in Nepal”, Eurasian Geography and Economics, 57(3), 2016, 403-432, https://doi.org/10.1080/15387216.2016.1236349. il Nepal ha iniziato ad abbandonare le importazioni di gas e carbone dall’India per orientarsi verso progetti idroelettrici sostenuti dalla Cina. In questo modo nelle zone di confine settentrionali hanno iniziato a proliferare progetti per la costruzione di dighe finanziati e organizzati da investitori cinesi.3)Murton e Lorde, “Trans-Himalayan power corridors”; Mulmi, All Roads Lead North.

2. Sviluppi infrastrutturali e investimenti cinesi

La “Rete di connettività multidimensionale trans-himalayana” è un corridoio economico tra Nepal e Cina che rientra nei progetti afferenti alla BRI e tra gli interventi nepalesi di ricostruzione dopo il terremoto del 2015. Nel 2018, l’Agenzia cinese per la cooperazione internazionale allo sviluppo ha fissato un piano con il governo nepalese per l’attuazione del “Programma di sviluppo della frontiera della regione settentrionale”, dove 13 dei 15 distretti confinanti lungo il confine sino-nepalese erano destinati a ricevere fondi per un totale di 15 progetti pilota di sviluppo, tra cui autostrade, porti a secco, dighe idroelettriche e altro.4)Giri, A., “China’s Foreign Aid Agency Is All Set to Make Foray into Nepal’s Northern Region”, Kathmandu Post, 5 gennaio 2021, https://tkpo.st/38cNoQh. Secondo la pagina web del Ministero degli affari esteri nepalese sulle relazioni tra Nepal e Cina, i principali progetti includono il Progetto idroelettrico Upper Trishuli, l’Aeroporto regionale internazionale di Pokhara, l’ammodernamento di infrastrutture chiave come l’Autostrada Syaprubensi-Rasuwagadhi o la Kodari e il finanziamento del Progetto di miglioramento della circonvallazione di Kathmandu. La Cina ha inoltre contribuito a sostenere l’Ospedale del servizio civile e ha fornito aiuti allo sviluppo dei distretti settentrionali del Nepal. Tuttavia, dal 2019 non ci sono aggiornamenti nella pagina web del sito governativo, e lo stato di avanzamento dei progetti rimane poco chiaro. Inoltre, la Cina ha costruito posti di controllo di confine, o “Stazioni di ispezione di frontiera”, a Tatopani e Rasuwagadhi. Scrivendo di queste stazioni e dei porti a secco di Rasuwa e Sindhupalchok, Murton sostiene che simili infrastrutture rappresentano la “localizzazione” e la materializzazione di dinamiche geopolitiche.5)Murton, G., “Post-disaster Development Zones and Dry Ports as Geopolitical Infrastructures in Nepal”, Chettri, M. e Eilenberg, M. (a cura di), Development Zones in Asian Borderlands (Amsterdam: Amsterdam University Press, 2021), 187-909, https://doi.org/10.5117/9789463726238_ch01-. In altre parole, questi progetti infrastrutturali sono da considerarsi proiezioni fisiche delle mutevoli dinamiche politiche e dei piani economici delle due nazioni.

Al di là dei progetti infrastrutturali che finanzia e organizza, la Cina ha svolto un ruolo importante nel soccorrere il Nepal. Ha convogliato i suoi aiuti all’estero nei distretti settentrionali del Nepal per la ricostruzione e lo sviluppo infrastrutturale dopo i massicci terremoti di Rasuwa e Gorkha dell’aprile e maggio 2015.6)Platcha, N., “Post-disaster Economies at the Margins: Development, Profit, and Insecurities across Nepal’s Northern Borderlands”, Development Zones in Asian Borderlands (Amsterdam: Amsterdam University Press, 2021), 187-909, https://doi.org/10.5117/9789463726238_ch08. Inoltre, quando il Nepal ha esaurito i vaccini anti-Covid indiani, nel gennaio 2021, la Cina è intervenuta consegnando circa 800.000 vaccini Sinopharm nel marzo dello stesso anno e un altro milione durante l’estate.7)Sharma, G., “China to Gift 1 Million COVID-19 Vaccine Doses to Nepal”, Reuters, 26 maggio 2021, https://www.reuters.com/business/healthcare-pharmaceuticals/china-gift-1-million-covid-19-vaccine-doses-nepal-2021-05-26/. Ciò ha rafforzato la svolta a nord del Nepal, in linea con la sua preferenza per i progetti idroelettrici supportati dalla Cina anziché dall’India.

Ovviamente, la collaborazione tra Cina e Nepal non è simmetrica. C’è anzitutto uno squilibrio nel commercio, che vede la Cina esportare in Nepal molti più beni di quanti ne importi. Inoltre, i residenti delle aree nei pressi delle dighe idroelettriche non beneficiano di questi progetti, così come i residenti lungo le autostrade transnazionali non hanno accesso al flusso delle merci. Per contro, gli abitanti che risiedono nelle terre di confine hanno iniziato ad aprire pensioni, oppure sono diventati camionisti e migrano per lavoro, sfruttando l’arrivo dei nuovi flussi di capitale che attraversano le città. Anche i contatti interpersonali tra cinesi e nepalesi si sono intensificati. Sin dal 2016 i turisti cinesi godono dell’esenzione del visto d’ingresso in Nepal, secondo un accordo che finora era stato limitato ai Paesi dell’Associazione sud-asiatica per la cooperazione regionale (ASACR). I turisti cinesi superano oggi quelli occidentali e indiani, e le insegne in cinese di hotel e ristoranti hanno cambiato il volto di Thamel, la principale area turistica di Kathmandu. I ristoranti servono ora piatti cinesi o fusion cinesi e i negozi si rivolgono ai nuovi clienti con prodotti ad hoc, come libri in lingua cinese. I negozianti affermano che i viaggiatori cinesi sono più propensi a spendere per souvenir e regali rispetto ai viaggiatori europei. Benjamin Lindner, che si è occupato del fenomeno, chiama questa area la “Chinatown” del Nepal.8)Lindner, B., “‘This Looks Like Chinatown!’: Contested Geographies and the Transformation of Social Space in Jyatha, Kathmandu”, City and Society, Volume 31 (2), 2019, 164-187. Egli sostiene che le attuali dinamiche geopolitiche tra Cina e Nepal si manifestano qui su micro-scala, in un quartiere un tempo dominato da ristoranti tibeto-nepalesi.

A testimonianza della presenza in costante crescita dei cinesi in Nepal, gli istituti linguistici offrono sempre più corsi di lingua cinese a studenti e professionisti nepalesi, formando guide turistiche con competenze in mandarino e insegnando cinese commerciale e l’etichetta cinese per gli affari. Dal 2007 è inoltre operativo un Istituto Confucio presso l’Università di Kathmandu. Esso promuove corsi di lingua e cultura cinese e fornisce borse di studio per soggiorni in Cina, una meta sempre più popolare tra gli studenti nepalesi. Chiaramente, attraverso le attività e gli eventi che ospita, l’Istituto Confucio incentiva il messaggio di una sola Cina, in modo da contrastare qualsiasi idea che il Tibet sia un’entità separata a sé stante.

3. La sfera cinese

Gli aiuti infrastrutturali cinesi nelle zone di confine del Nepal consentono alla Cina di estendere il proprio raggio d’azione. Mulmi sostiene che man mano che le infrastrutture del nord si infiltrano nelle terre di confine, queste si “volgono” verso la Cina per cercare non solo opportunità di lavoro ma anche un’affiliazione morale.9)Mulmi, All Roads Lead North. Come afferma il ricercatore Jaiswal, “gli investimenti cinesi nella regione settentrionale hanno un basso significato geostrategico [per la Cina], ma così facendo la Cina cerca di impedire all’India e all’Occidente di avvicinarsi al confine tibetano. Tali investimenti faranno avanzare la reputazione della Cina nella regione settentrionale”.10)Giri, “China’s Foreign Aid Agency”.

Similmente, a proposito degli aiuti cinesi alla ricostruzione post-terremoto nei distretti settentrionali, Platcha parla di una “ingegneria dell’indebitamento” volta a estendere la propria autorità morale.11)Platcha, “Post-disaster Economies at the Margins”. Dopo la costruzione dell’Autostrada nazionale G216 che collega l’alto Tsum alla Regione autonoma tibetana, l’autrice nota che la comunità locale si è “rivolta a nord” per trovare opportunità di sostentamento e per l’acquisto dei prodotti di base. Al contrario, lo Stato nepalese non ha costruito una strada che colleghi la remota valle dello Tsum ai principali centri nepalesi o alle opportunità economiche. Laddove le comunità dell’alto Tsum vivono all’interno della sfera economica e morale cinese, Platcha argomenta che quelle del basso Tsum continuano a essere integrate nel Nepal.12)Platcha, “Post-disaster Economies at the Margins”. A dire il vero, non si tratta di una dinamica del tutto nuova. Le valli superiori degli antichi regni tibetani del Nepal al confine con il Tibet, come Dolpo e Mustang, da tempo mantengono legami più stretti con le regioni prossime alla Regione autonoma del Tibet (RAT) che con i centri commerciali più lontani e inaccessibili situati più a sud all’interno del Nepal.13)A questo proposito si veda anche Yeh, E. T., “The Land Belonged to Nepal but the People Belonged to Tibet: Overlapping Sovereignties and Mobility in the Limi Valley Borderland”, Geopolitics, 26(3), 2019, 919–945, https://doi.org/10.1080/14650045.2019.1628018.

4. Esuli tibetani in Nepal

La crescente presenza cinese in Nepal, sia essa fisica, culturale, linguistica, politica o economica, ha sortito un effetto anche sulle comunità di rifugiati tibetani in esilio. Tali comunità di rifugiati (secondo stime prudenti, circa 20.000) non devono essere confuse con la considerevole popolazione tibetana originaria del Nepal. Il governo nepalese non ha rilasciato alcun documento d’identità alle comunità dei rifugiati tibetani, privandoli di fatto dei servizi governativi, come la scolarizzazione e l’accesso all’assistenza sanitaria, impedendo loro inoltre di trovare una occupazione regolare. Con la Cina che gioca sempre più un ruolo chiave in Nepal, la situazione dei diritti politici dei tibetani è diventata preoccupante. In cambio della sponsorizzazione cinese di progetti infrastrutturali e di altre forme di aiuto, il Nepal si trova costretto a implementare la politica di “una sola Cina”, soffocando qualsiasi affermazione della sovranità tibetana e a reprimendo qualsiasi protesta anticinese.14)Mulmi, All Roads Lead North. Il governo e la polizia nepalesi sono attenti a monitorare e controllare raduni, eventi o attività potenzialmente contestatrici verso le politiche della Cina.

Un rapporto del 2014 di Human Rights Watch mette in luce la crescente sorveglianza e le limitazioni dei diritti politici degli esuli tibetani che vivono in Nepal, in particolare degli attivisti.15)Human Rights Watch, Under China’s Shadow. Mistreatment of Tibetans in Nepal, 2014, https://www.hrw.org/sites/default/files/reports/nepal0314_ForUpload_2.pdf. Segnatamente, Boudha, una vivace località buddhista tibetana alle porte di Kathmandu, sviluppatasi attorno a uno stupa medievale (inserito dall’UNESCO nella lista del Patrimonio dell’Umanità), è diventata un “microcosmo geopolitico della politica sino-nepalese”, in cui la videosorveglianza è onnipresente.16)Shrestha, R., e Fluri, J. L., “Geopolitics of Security and Surveillance in Nepal and Afghanistan: A comparative Analysis”, Environment and Planning C: Politics and Space, 0(0), 2022, https://doi.org/10.1177/23996544221115952. Il rapporto registra inoltre che un numero crescente di tibetani viene detenuto e deportato con la forza in Cina per aver tentato di entrare in India, nonostante ciò sia illegale in base al diritto internazionale. Human Rights Watch afferma: “l’aumento della sorveglianza e del monitoraggio delle comunità tibetane in Nepal facilita la discriminazione nei loro confronti e le rende più vulnerabili agli abusi della polizia e del sistema giudiziario penale, indipendentemente dal fatto che siano o meno politicamente attive”.17)Human Rights Watch, Under China’s Shadow. Il rapporto si sofferma infine sull’autocensura dei principali media nepalesi sui temi legati al Tibet, ritenuti troppo “sensibili”.

Nel 2019, The Record, una rivista indipendente nepalese, ha riportato in dettaglio la campagna sino-nepalese volta all’installazione in tutta la Valle di Kathmandu di videocamere di sorveglianza donate dalla Cina.18)Shahi, I., “Kathmandu’s All-Seeing Eyes”, The Record, 22 novembre 2019, https://www.recordnepal.com/kathmandus-all-seeing-eyes. Secondo Shahi, queste videocamere sono dotate di funzioni di base, come lo zoom e la ripresa panoramica; tuttavia, al momento della stesura del rapporto, non era chiaro in che misura le videocamere avessero subito una modifica che le rendesse adatte anche al riconoscimento facciale e alla visione notturna, e se fossero dotate della funzione di registrazione audio. Secondo un rapporto del 2020 della rivista nepalese Himal, all’inizio del 2020 erano state importate dalla Cina circa 260.000 videocamere;19)Sapkota, R. “निगरानीको पासो”, HIMAL Weekly Magazine, 2020. da allora il loro numero è certamente aumentato. Sebbene alcune di esse siano installate per scopi privati – il cui modo di archiviazione e gestione dei dati nei cloud solleva ovvie preoccupazioni –, si può presumere che molte siano installate per il monitoraggio governativo, in particolare nelle aree che ospitano comunità tibetane e in quelle frequentate prevalentemente da questo gruppo. Ciò corrisponde alle voci (attendibili) secondo cui la maggior parte dei monasteri tibetani a Boudha e in altri luoghi della Valle di Kathmandu siano stati dotati negli ultimi anni di sistemi di sorveglianza.

Figura 2: Pubblicità nepalese di videocamere di sorveglianza

Nel loro studio comparativo sulla sorveglianza in Nepal e Afghanistan, Shrestha e Furi commentano la pubblicità di un’azienda di videocamere a circuito chiuso qui riprodotta (Fig. 2). In essa viene suggerito un parallelo tra gli occhi onniveggenti dello Stupa di Boudha e gli occhi onniveggenti dei sistemi di sorveglianza pubblicizzati.20)Shrestha e Fluri, “Geopolitics of Security and Surveillance”.

Quando abbiamo contattano le principali organizzazioni della società civile che si battono per i tibetani, come il Tibetan Centre for Human Rights and Democracy, la International Campaign to Save Tibet e il Tibet Justice Center, nessuna di esse è stata in grado di fornirci dati aggiornati sulla sorveglianza dei tibetani in Nepal. Inoltre esse non hanno un ufficio attivo all’interno del Paese, né monitorano con continuità la situazione dei diritti umani degli esuli tibetani. Tuttavia, il rafforzamento della videosorveglianza e i controlli periodici della polizia nell’area di Boudha hanno avuto l’effetto di ridurre le proteste a favore della popolazione tibetana in modo consistente. Human Rights Watch riporta che attivisti pro-Tibet sono stati arrestati in concomitanza con l’arrivo di alti funzionari del governo cinese a Kathmandu.21)Human Rights Watch, Under China’s Shadow. Shrestha e Furi scrivono che “la sorveglianza degli spazi pubblici ritenuti teatro dell’azione politica tibetana, delle proteste e del culto buddhista, è lo strumento a cui lo Stato nepalese ricorre per dimostrare il suo allineamento alla politica di una sola Cina”.22)Shrestha e Fluri, “Geopolitics of Security and Surveillance”.

Considerazioni finali

Il contesto politico, economico e sociale del Nepal è stato influenzato dalla crescente presenza della Cina nel Paese attraverso la BRI. Gli aiuti cinesi per la ricostruzione post-sisma, gli investimenti infrastrutturali e commerciali, nonché le donazioni di vaccini anti-Covid, hanno sostenuto il Nepal, permettendogli di controbilanciare (ma non di neutralizzare) la sua dipendenza dall’India. Oltre agli interventi realizzati nell’ambiente antropico nepalese, la Cina ha reso possibili nuove opportunità ad alcuni gruppi sociali. Tuttavia ciò ha avuto un prezzo molto alto, non solo per le comunità tibetane in esilio in Nepal ma anche per altri segmenti della popolazione autoctona, sempre più vincolati alla Cina. Alla vigilia del XX Congresso nazionale del Partito Comunista Cinese, che potrebbe consegnare a Xi Jinping un inedito terzo mandato,23)L’articolo è stato scritto (e tradotto) prima della fine del XX Congresso nazionale del Partito comunista cinese (16-22 ottobre 2022). non si può fare a meno di essere preoccupati per gli ulteriori compromessi a cui il Nepal potrebbe doversi rassegnare a causa della sua partnership asimmetrica con la Cina. Il dipinto Kathmandu Express, realizzato nel 2016 dal famoso artista nepalese Tsering Sherpa, cattura qualcosa di questa preoccupazione.

Figura 3: Ang Tsherin Sherpa, Kathmandu Express, 2016 (riprodotto per gentile concessione di Ang Tsering Sherpa)

Attingendo al vocabolario visivo dei dipinti thangka tibetani, Sherpa raffigura un drago (la Cina) avvinghiato a binari ferroviari che guarda minaccioso una figura cornata che porta gli abiti dei contadini nepalesi, seduta accanto a un vaso rituale. Ciò coglie le ansie che avvolgono il progetto infrastrutturale di punta (la cui realizzazione è tutt’altro che scontata), il quale ambisce a collegare attraverso una rete ferroviaria ad alta velocità Kathmandu con Kherung (e con Lhasa e, oltre questa, la Cina).24)Vedi Shrestha, P. M., “North has Renewed Cross-Border Train Pledge, but Progress Slow on the Ground”, Kathmandu Post, 18 dicembre 2021 https://kathmandupost.com/national/2021/12/18/north-has-renewed-cross-border-train-pledge-but-progress-slow-on-the-ground.

(Tradotto dall’inglese da Matteo Sgorbati)

Nepal Turning North, ENGLISH VERSION, PDF

Immagine: Kathmandu Express, di Ang Tsherin Sherpa

Manju von Rospatt studia presso l’Università di Leiden, nei Paesi Bassi, dove si sta specializzando nel programma di laurea in Liberal Arts and Sciences: Global Challenges. Dopo essersi diplomata nella San Francisco Bay Area, dove è cresciuta, ha trascorso un anno sabbatico in Nepal svolgendo attività di volontariato in una remota comunità montana. Continua a impegnarsi nel lavoro di sviluppo in Nepal attraverso il tirocinio per PHASE Nepal (“Practical Help Achieving Self Empowerment”).

Alexander von Rospatt è professore di Studi buddhisti e dell’Asia meridionale presso l’Università della California, Berkeley. È specializzato nella tradizione buddhista indigena della Valle di Kathmandu e ha condotto ricerche per circa sette anni in Nepal.

References
1 Mulmi, A. R., All Roads Lead North: China, Nepal and the Contest for the Himalayas (Oxford: Oxford University Press, 2021; ristampa 2022).
2 Murton, G., e Lord, A., “Trans-Himalayan Power Corridors: Infrastructural Politics and China’s Belt and Road Initiative in Nepal”, Political Geography, 77, 2020, https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S096262981930040X; Mulmi, All Roads Lead North. Vedi anche: Beazley, R., Lord, A., e Murton, G., “A Handshake across the Himalayas: Chinese Investment, Hydropower Development, and State Formation in Nepal”, Eurasian Geography and Economics, 57(3), 2016, 403-432, https://doi.org/10.1080/15387216.2016.1236349.
3 Murton e Lorde, “Trans-Himalayan power corridors”; Mulmi, All Roads Lead North.
4 Giri, A., “China’s Foreign Aid Agency Is All Set to Make Foray into Nepal’s Northern Region”, Kathmandu Post, 5 gennaio 2021, https://tkpo.st/38cNoQh.
5 Murton, G., “Post-disaster Development Zones and Dry Ports as Geopolitical Infrastructures in Nepal”, Chettri, M. e Eilenberg, M. (a cura di), Development Zones in Asian Borderlands (Amsterdam: Amsterdam University Press, 2021), 187-909, https://doi.org/10.5117/9789463726238_ch01-.
6 Platcha, N., “Post-disaster Economies at the Margins: Development, Profit, and Insecurities across Nepal’s Northern Borderlands”, Development Zones in Asian Borderlands (Amsterdam: Amsterdam University Press, 2021), 187-909, https://doi.org/10.5117/9789463726238_ch08.
7 Sharma, G., “China to Gift 1 Million COVID-19 Vaccine Doses to Nepal”, Reuters, 26 maggio 2021, https://www.reuters.com/business/healthcare-pharmaceuticals/china-gift-1-million-covid-19-vaccine-doses-nepal-2021-05-26/.
8 Lindner, B., “‘This Looks Like Chinatown!’: Contested Geographies and the Transformation of Social Space in Jyatha, Kathmandu”, City and Society, Volume 31 (2), 2019, 164-187.
9 Mulmi, All Roads Lead North.
10 Giri, “China’s Foreign Aid Agency”.
11 Platcha, “Post-disaster Economies at the Margins”.
12 Platcha, “Post-disaster Economies at the Margins”.
13 A questo proposito si veda anche Yeh, E. T., “The Land Belonged to Nepal but the People Belonged to Tibet: Overlapping Sovereignties and Mobility in the Limi Valley Borderland”, Geopolitics, 26(3), 2019, 919–945, https://doi.org/10.1080/14650045.2019.1628018.
14 Mulmi, All Roads Lead North.
15 Human Rights Watch, Under China’s Shadow. Mistreatment of Tibetans in Nepal, 2014, https://www.hrw.org/sites/default/files/reports/nepal0314_ForUpload_2.pdf.
16 Shrestha, R., e Fluri, J. L., “Geopolitics of Security and Surveillance in Nepal and Afghanistan: A comparative Analysis”, Environment and Planning C: Politics and Space, 0(0), 2022, https://doi.org/10.1177/23996544221115952.
17 Human Rights Watch, Under China’s Shadow.
18 Shahi, I., “Kathmandu’s All-Seeing Eyes”, The Record, 22 novembre 2019, https://www.recordnepal.com/kathmandus-all-seeing-eyes.
19 Sapkota, R. “निगरानीको पासो”, HIMAL Weekly Magazine, 2020.
20 Shrestha e Fluri, “Geopolitics of Security and Surveillance”.
21 Human Rights Watch, Under China’s Shadow.
22 Shrestha e Fluri, “Geopolitics of Security and Surveillance”.
23 L’articolo è stato scritto (e tradotto) prima della fine del XX Congresso nazionale del Partito comunista cinese (16-22 ottobre 2022).
24 Vedi Shrestha, P. M., “North has Renewed Cross-Border Train Pledge, but Progress Slow on the Ground”, Kathmandu Post, 18 dicembre 2021 https://kathmandupost.com/national/2021/12/18/north-has-renewed-cross-border-train-pledge-but-progress-slow-on-the-ground.