Nata in Zhejiang nel 1972, Chen Li si interessa alla calligrafia una volta giunta in Italia, ovvero durante il suo percorso accademico presso il Politecnico di Torino, dove si laurea nel 1998 con una tesi sulla calligrafia nelle arti digitali. Nel corso degli anni 1990 e 2000 continua a studiare calligrafia formale occidentale, affiancando a questa lo studio dell’incisione calcografica, che approfondisce presso l’Accademia Albertina di Torino. L’originalità e il valore del suo lavoro di calligrafia vengono riconosciute sia in Italia che all’estero, dove svolge numerose residenze artistiche (in USA, in Mongolia e in diversi paesi europei). Tra gli enti più prestigiosi che le hanno commissionato lavori di calligrafia si ricorda la fondazione Prada, con cui ha collaborato in maniera continuativa tra il 2017 e il 2018. Chen Li è anche autrice dei titoli di testa del film vincitore di premio Oscar Call by your name (2017) di Luca Guadagnino. Socia dell’Associazione Calligrafica italiana dal 1998 al 2017, si esprime oltre che attraverso la calligrafia anche attraverso la pittura, la fotografia e le arti digitali. Nella sua produzione calligrafica, l’elemento culturale cinese è inaspettatamente meno presente, o meglio meno esplicito. Nei suoi altri lavori, invece, il carattere cinese spesso riveste un ruolo centrale, così come accade per altri riferimenti al patrimonio culturale cinese.
Le tre immagini proposte rappresentano un trittico intitolato 饮食男女 (Yin shi nan nü). Si tratta di opere realizzate in occasione dell’edizione del 2014 del Simposio Internazionale del network European Artists con base in Germania. L’artista in questa occasione ha condiviso cibo, bevande e nuove relazioni interpersonali con i partecipanti al simposio, artisti internazionali di diversa provenienza. Il lavoro scaturito da questa esperienza mette in dialogo l’esperienza del simposio da un lato con la tradizione confuciana classica (la frase, come è noto, è estrapolata dal Classico dei riti) e dall’altro con l’interpretazione che il regista Ang Lee nel 1994 ha dato alla frase con il suo omonimo film. Secondo Chen Li, infatti, nel film il regista riporta a una dimensione privata il significato della frase idiomatica, che lei percepisce come tramandata invece nella tradizione cinese continentale in modo astratto e impersonale. Nella sua lettura, dunque, la frase a quattro caratteri arriva a simboleggiare il concetto stesso di simposio tra artisti e il potenziale creativo e innovativo che scaturisce da questa occasione di scambio creativo e di intrecciarsi di relazioni.
Per maggiori informazioni sul lavoro di Chen Li: https://www.chenli.it/
Immagine: Salomé (I sette veli)
Scheda a cura di Valentina Pedone