Come narra la storiografia ufficiale, il primo luglio 1921, riuniti in un edificio del centro della concessione francese di Shanghai, i tredici delegati delle varie rappresentanze regionali,1)Gli effettivi del PCC al tempo erano solo una cinquantina, i tredici erano: Mao Zedong, He Shuheng, Dong Biwu, Chen Tanqiu, Wang Jinmei, Deng Enming, Li Da, Li Hanjun, Zhang Guotao, Liu Renjing, Chen Gongbo, Zhou Bohai, e Bao Huiseng in rappresentanza di Chen Duxiu. insieme a due emissari sovietici (Henk Sneevliet, sotto lo pseudonimo di Maring, e Nikolsky, conusciuto anche come Viktor Aleksandrovich Borg) davano vita al Partito Comunista Cinese (PCC), iniziando il percorso che avrebbe portato all’indissolubile fusione del Partito con la nazione cinese.2)L’effettiva data di fondazione del PCC si può far risalire al 20 luglio 1921, dato che stando ai rapporti dell’epoca la riunione dell’1 fu interrotta da un’incursione della polizia, che costrinse i vari delegati a scappare.
“Senza il Partito Comunista, non ci sarebbe la nuova Cina” (meiyou gongchandang jiu meiyou xin Zhongguo 没有共产就没有新中国), così proclama la canzone di propaganda del 1943,3)Per un riferimento si può ascoltare la versione registrata all’interno dell’Opera Rivoluzionaria del 1965 “L’Oriente è Rosso” (Dongfang Hong 东方红) realizzata da Wang Ping 王苹. e questo è lo slogan che riassume bene lo spirito di celebrazione del centenario della fondazione del Partito.
L’anniversario cade in un periodo estremamente delicato per la Repubblica Popolare Cinese (RPC); pandemia e crisi geopolitiche hanno messo a dura prova l’apparato statale cinese e danneggiato l’immagine del paese mettendo sotto pressione tutto l’impianto del soft power. Per rafforzare la narrativa, che vede il Partito come faro e guida assoluta del paese, all’interno del paese i media nazionali decantano le gesta eroiche del personale in prima linea contro il covid-19, e rivendicano le posizioni della RPC nel panorama internazionale, ritornando a denunciare l’ingerenza dei paesi stranieri che vogliono frenare l’ascesa del paese nella regione.
Nessun mezzo di comunicazione è stato risparmiato per celebrare questa occasione: alle trasmissioni televisive si sono accompagnate campagne social, sia nazionali che internazionali, e anche l’industria cinematografica è stata chiamata all’appello. Le sale cinematografiche sono state infatti incaricate di trasmettere al pubblico i valori fondamentali della RPC e del Partito, proiettando film di propaganda almeno due volte a settimana. Il cinema è parte fondamentale delle celebrazioni, e torna a essere ufficialmente veicolo dell’educazione socialista.
Le autorità cinesi, infatti, hanno nuovamente ristrutturato l’apparato di controllo delle industrie culturali (l’ex SAPPRFT, acronimo di State Administration of Press, Publication, Radio, Film and Television, Guojia xinwen chuban guangdian zongju 国家新闻出版广电总局), e hanno messo l’industria cinematografica sotto il controllo diretto del Ministero della Propaganda, tramite la neonata China Film Administration (CFA; Guojia dianying ju 国家电影局).
Il direttore della CFA, Wang Xiaohui 王晓晖, da lungo tempo implicato nelle attività della propaganda, nel marzo scorso durante la conferenza nazionale sul cinema, ha dichiarato:
Dobbiamo sforzarci di realizzare prodotti (audiovisivi, ndr) di qualità in vista del centenario della fondazione del Partito, selezionando i temi giusti e raccontando le storie giuste, implementando l’alta qualità lungo tutta la filiera produttiva così da costruire un marchio riconoscibile per l’industria cinematografica cinese. […] l’industria cinematografica ha attentamente studiato e messo in pratica lo spirito contenuto nelle direttive per la produzione cinematografica del Segretario Generale Xi Jinping […] e abbiamo lanciato un ampio numero di eccellenti film amati da un’ampia fetta di pubblico […]4)Xinhua She 新华社, “Dazao xianli jiandang bainian dianying jingpin zhashi tuidong dianying gao zhiliang fazhan 2021 nian quanguo dianying gongzuohui zaijing zhaokai” 打造献礼建党百年电影精品扎实推动电影高质量发展2021年全国电影工作会在京召开 [Creare bei film per commemorare il centenario della fondazione del Partito e promuovere lo sviluppo di film di alta qualità. La Conferenza Nazionale sul lavoro cinematografico per il 2021 si apre a Pechino], Zhongguo dianyingju 中国电影局, [China Film Administration], 3 marzo 2021.
Tra i film lodati per il loro successo due si distinguono per la loro rappresentazione dei valori socialisti, di abnegazione, sacrificio e amor patrio: The 800 (Babai 八百), proiettato in anteprima europea al Far East Film Festival con il titolo “800 Eroi”, e The Sacrifice (Jinggangchuan 金刚川), entrambi diretti da Guan Hu 管虎 e distribuiti nel 2020. Questi due titoli hanno lanciato la nuova ondata di film di propaganda, narrando due vicende centrali nella narrativa nazionale; essi sono pertanto interessanti per analizzare la retorica del PCC nel celebrare il suo centenario.
Non è certo la prima volta che prodotti cinematografici vengono realizzati ad hoc per celebrare date particolari, come è avvenuto nel caso di The Founding of a Republic (Jianguo daye 建国大业, 2009), film celebrativo dei sessanta anni della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, e The Founding of a Party (Jiandang daye 建党伟业, 2011), distribuito a livello internazionale anche con il titolo Beginning of the Great Revival, film che partendo dagli eventi della Rivoluzione Xinhai del 1911 racconta gli episodi che portarono alla fondazione del Partito Comunista Cinese.
Queste pellicole celebrano due avvenimenti fondamentali nella storia della Cina moderna, e in entrambi i casi la messa in scena non si fa troppi scrupoli a elogiare le grandi figure storiche che raffigura. Si vedano in particolare, in Founding of a Party, i sontuosi campi totali in movimento che riprendono dall’alto e dal basso sia Mao che gli altri delegati, alternando il punto di vista dell’oratore con quello della folla in ascolto, sovente illuminata da luci calde (figura 2).5)L’8 luglio 2021 è stata distribuito in sala 1921 una nuova trasposizione cinematografica della storia della fondazione del PCC realizzata da Huang Jianxin 黄建新 e Zheng Dasheng 郑大圣. Questo film non è ancora stato distribuito all’estero, ma dal materiale promozionale disponibile, si può notare come lo stile sia lo stesso, con alcune scene girate esattamente come nel film del 2011. Un particolare da tenere in mente è che il cast di 1921 è molto più giovane di quello di The Founding of a Party, e composto da alcuni teen-idol tra i quali Yan Xujia 焉栩嘉 nei panni di un giovane Mao. Una scelta artistica che, per quanto dichiarato dai realizzatori stessi, serve ad avvicinare il pubblico ai protagonisti.
La messa in scena e la fotografia di questo film sono molto vicine ai canoni della corrente pittorica di ispirazione sovietica del “realismo rivoluzionario”, che ritrae drammaticamente scene di vita quotidiana delle masse operaie, in cui il monotono grigio bluastro delle uniformi viene illuminato dalla luce calda del messaggio portato alle masse dai fondatori del partito.
Alcune caratteristiche di queste due opere le ritroveremo nei due film che ci proponiamo di analizzare in questo articolo. Prima di passare alla loro analisi è però necessario introdurre, seppur brevemente, la figura del realizzatore dei due lungometraggi: Guan Hu.
Diplomatosi nel 1991 alla Beijing Film Academy (Beijing dianying xueyuan 北京电影学院), comincia la sua carriera di regista girando film che per le tematiche e lo stile possono essere inclusi nel cinema urbano della sesta generazione.6)Per sesta generazione si intende il gruppo di registi che si sono diplomati alla BFA generalmente in seguito alla repressione di Piazza Tiananmen, e le cui opere si distanziano dai canoni estetici del cinema di fine anni Ottanta di registi come Chen Kaige 陈凯歌 o Zhang Yimou 张艺谋, caratterizzato da un recupero della tradizione e della storia cinese molto lirico con un attenzione particolare, nelle loro pellicole, all’estetica e alla fotografia. La sesta generazione, infatti, racconta la Cina delle contraddizioni e delle disuguaglianze derivanti dallo sviluppo economico, scegliendo uno stile da molti paragonato al neorealismo italiano, e che proprio per le tematiche che rappresenta si ritrova costretta a filmare nell’illegalità, e a vedere i propri film distribuiti solo nel mercato nero, ma anche nel circuito internazionale, ottenendo spesso grande successo. Con il passare degli anni orienta la sua produzione su film più commerciali, ma sempre dallo stile distinto per approdare con successo alle commedie dark, come Cow (Dou niu 斗牛, 2009), ambientato durante la seconda guerra sino-giapponese, e infine al cinema commerciale tout-court e nemmeno troppo velatamente propagandistico delle due produzioni qui prese in analisi, passando per la regia del primo episodio di My People My Country (Wo he wo de zuguo 我和我的祖国, 2019), opera collettiva realizzata per la celebrazione del 2019.
The 800 八百: il film e le ragioni politiche della Storia
È raro che, nella contesa costruzione della narrativa nazionale tra RPC e ROC, le vicende che vedono protagonisti le truppe dell’Esercito Nazionalista (d’ora in poi NRA),7)L’esercito Nazionalista è qui indicato in cinese con il termine Guomin geming jun, 國民革命軍 in caratteri tradizionali, e 国民革命军 in caratteri semplificati. “Esercito Rivoluzionario Nazionale” è il nome che indica il braccio armato del Partito Nazionalista e della Repubblica di Cina fino al 1947. braccio armato del Partito Nazionalista (guomin dang 国民党 abbreviato in GMD), acerrimo nemico del PCC, siano state canonizzate dai vincitori post 1949 e siano potute entrare non solo nella storia del paese e nell’immaginario nazionale, ma soprattutto celebrate come eventi portanti della fondazione del paese.
È questo il caso di The 800, che narra l’epica della resistenza dell’esercito cinese barricato nei magazzini Sihang (sihang cangku 四行仓库) contro l’invasore giapponese. Le unità protagoniste di questa vicenda appartenevano al 524º reggimento dell’88ª divisione del NRA. L’episodio è stato canonizzato dal PCC, probabilmente perché al tempo PCC e nazionalisti erano uniti dall’alleanza del “secondo fronte unito” all’insegna della resistenza anti-giapponese.
Sebbene le pellicole di guerra che rappresentano dei soldati del NRA non manchino, è raro che un film ne glorifichi le gesta in maniera così grandiosa. Per evitare quindi di farne risaltare troppo il coraggio, sono inseriti nella vicenda anche personaggi non proprio coraggiosi, interpretati da attori di primo piano come Wang Qianyuan 王千源, Zhang Yu 章宇 e Jiang Wu 姜武, la cui presenza cresce di pari passo al loro amor patrio durante le varie scene.
In quest’anno di celebrazioni storiche è da notare anche il fatto che, mentre sono stati creati numerosi siti commemorativi della guerra di resistenza al Giappone, il magazzino Sihang non ne ha fatto parte sino a tempi recenti. Il magazzino ha infatti mantenuto la sua natura commerciale dopo il conflitto e solo nel 1985 la proprietà ha deciso di installare una targa commemorativa, seguita nel 1995 dall’apertura di un’esposizione in una delle sale poi rimossa e sostituita da un museo ufficiale.8)Lu Pan, “Between Iconic Image and (Artificial) Ruins: Shanghai Sihang Warehouse and World War II Memory in China”, Visual Communication, 28 gennaio 2021, 3.
Un elemento che può aiutarci a capire il perché della rivisitazione di questa vicenda storica può essere trovato in un concetto chiave del discorso politico di Xi Jinping 习近平: quello del “fronte unito” (tongyi zhanxian 统一战线). Nozione centrale della retorica del PCC, già dagli albori, è ritornato in gran voga sotto Xi, da lui esposto nuovamente “per la prima volta” nel 2012, in una nuova forma adattata ai vari ambiti della società trasformati dal passare degli anni e delle riforme.9)Takashi Suzuki, “China’s United Front Work in the Xi Jinping Era. Institutional Developments and Activities”, Journal of Contemporary East Asia Studies, 8, 1, 2019, 83-88. Questo concetto è spesso centrale al processo di riscrittura della storia nazionale, avviato da Xi Jinping in seguito al suo insediamento come Presidente, e legato alla campagna del “sogno cinese (Zhongguo meng 中国梦) mirata al raggiungimento di un altro obiettivo; quello del “grande ringiovanimento della nazione cinese” (Zhonghua minzu weida fuxing 中华民族伟大复兴).
La riscrittura della storia nazionale potrebbe essere, come notato da Qiang e Weatherley, un’occasione per riappacificarsi con il vecchio rivale Partito Nazionalista, avvicinarsi alle altre forze politiche della coalizione pan-azzurra, creando un fronte unito, e facilitare una riunificazione pacifica, facendo così terra bruciata attorno ai partiti e ai movimenti taiwanesi che più apertamente si pronunciano per l’indipendenza, come il Partito Progressista Democratico (minzhu jinbu dang 民主進步黨).10)Qiang Zhang e Robert Weatherley, “Owning up to the Past: The KMT’s Role in the War against Japan and the Impact on CCP Legitimacy”, The Pacific Review, 26, 3, 2013, 221-242. In quest’ottica, il cinema è un ottimo veicolo della nuova narrativa, sia all’interno della RPC per introdurre la popolazione alla “versione più recente”, ma anche come strumento di soft-power, a Taiwan in primis ma anche verso tutti gli altri paesi in cui risiede la comunità cinese.
The 800: la vicenda
Gli 800 eroi (come da titolo italiano del film)11)Da non confondere con la versione taiwanese intitolata proprio “Ottocento Eroi” (babai zhuangshi 八百壮士) del 1976 diretta da Ting Shan-Hsi 丁善璽. erano parte delle numerose truppe in rotta dopo lo sbarco in massa dell’esercito imperiale giapponese. L’alto comando decise di raggruppare alcune unità miste all’interno del magazzino Sihang per opporre un ultimo ostacolo all’avanzata nipponica nella città.
La scelta del magazzino non fu casuale, ma non necessariamente determinata da una posizione militarmente strategica. I fattori che portarono alla fortificazione del RNA all’interno del magazzino furono due: lo spessore delle mura dello stesso e quindi la sua robustezza, ma soprattutto il fatto che fosse proprio di fronte alla zona delle concessioni straniere.
A separare il magazzino dalle concessioni vi è infatti solo il fiume Suzhou, attraversabile tramite un ponte posto proprio di fronte al magazzino. Una battaglia in questa posizione avrebbe inevitabilmente attratto l’attenzione delle potenze straniere, che stavano per riunirsi a Bruxelles, e obbligato i giapponesi a limitare l’uso di armi pesanti per evitare danni collaterali tra gli stranieri e provocare quindi una reazione europea sul teatro cinese.12)Peter Harmsen, Shanghai 1937: Stalingrad on the Yangtze (Philadelphia:Casemate, 2013).
Queste sono le premesse sulle quali Guan Hu realizza il suo film. La resistenza del RNA torna oggi come veicolo di propaganda per propagare la narrativa ufficiale che vede la Cina come una grande potenza forgiata nel fuoco e nel sangue sacrificato dal suo popolo (minzu 民族), termine quest’ultimo utilizzato profusamente anche da Xi Jinping nel suo discorso per il centenario del Partito.13)Popolo si traduce in cinese con renmin 人民, qui viene invece indicato con il termine minzu 民族. Quest’ultimo ha una forte connotazione etnica, e viene utilizzato per includere i vari gruppi etnici, le 55 minoranze etniche, nella narrativa della costruzione nazionale. La Costituzione della RPC, infatti, stabilisce che: “La Repubblica Popolare Cinese è un paese multietnico unificato creato da persone di tutti i gruppi etnici. Le relazioni etniche socialiste di uguaglianza, unità, assistenza reciproca e armonia sono state stabilite e continueranno a essere rafforzate” (zhonghua renmin gongheguo shi quanguo gezu renmin gongtong dizao de tongyi de duo minzu guojia. Pingdeng tuanjie huzhu hexie de shehui zhuyi minzu guanxi yijing queli, bing jiang jixu jiaqiang 中华人民共和国是全国各族人民共同缔造的统一的多民族国家。平等团结互助和谐的社会主义民族关系已经确立,并将继续加强, http://www.gov.cn/guoqing/2018-03/22/content_5276318.htm.). Per approfondire l’argomento consigliamo l’articolo Uradyn E. Bulag, 民族 Nationality, in Christian Sorace, Ivan Franceschini, Nicholas Loubere (a cura di), Afterlives of Chinese Communism: Political Concepts from Mao to Xi (Verso Books/ANU Press: London/Canberra, 2019), 149-154. Per chi preferisse invece una lettura in italiano consigliamo invece Beatrice Gallelli, La Cina di oggi in otto parole (Bologna: Il Mulino, 2021), capitolo VII “Popolo”.
Dall’altro lato del ponte non vi erano solo gli europei, ma anche parte della popolazione civile che vi aveva trovato rifugio. Le azioni dell’esercito cinese servono nel film anche a scatenare l’orgoglio patriottico. La rappresentazione delle due sponde del fiume rappresenta in modo eccellente la differenza tra la vita nelle concessioni straniere e quello che accadeva nella parte cinese della città.
Le strade della concessione brillano di mille luci, le insegne dei casinò, dei cinema e delle altre attività emanano un’aura dorata. Gli occidentali, al sicuro, sembrano divertiti da ciò che avviene di fronte ai loro occhi, mentre i rifugiati cinesi cercano di sopravvivere e promuovere la causa della resistenza all’invasore. L’altra sponda del fiume Suzhou, invece, è rappresentata come Osgiliath durante l’assedio degli orchi nel Signore degli Anelli: una città in rovina, sotto un cielo plumbeo in cui sacche di resistenza cercano disperatamente di rallentare l’avanzata degli invasori. Come dichiarato proprio dal comandante del NRA: “da quella parte è il paradiso, mentre da questa è l’inferno” (nabian shi tiantang, zhebian jiu shi diyu 那边是天堂这边就是地狱).
Lo spirito di sacrificio delle truppe del NRA è talmente potente da toccare anche lo spirito corrotto dei membri della triade che, dall’altra parte del canale proprio davanti al magazzino, gestiscono un casinò. L’amor patrio permette di espiare anche i peccati peggiori. Infatti, il fratello della gestrice del casinò, toccato dalla battaglia che si svolge di fronte a lui, decide di mettersi in gioco e si sacrifica sotto i colpi dei cecchini giapponesi per far arrivare al magazzino una linea di telecomunicazione.
Ecco che allora “Sorella Rong”, riluttante a esporsi fino a quel momento, dopo aver testimoniato a tutti i ripetuti attacchi dei giapponesi, prende coscienza del fatto che le truppe all’interno debbano essere demoralizzate e che abbiano bisogno di qualcosa per risollevarsi. Decide quindi di donare una bandiera. Per mostrare al nemico e agli osservatori stranieri che la Cina resiste ancora all’invasore, le truppe decidono di issarla sul tetto dell’edificio.
La plasticità e il significato di questo gesto rimandano inevitabilmente a Flag of Our Fathers (Clint Eastwood, 2006), dove la bandiera viene esposta in seguito alla conquista dell’isola di Iwo-Jima, in seguito a una sanguinosa battaglia, e rappresenta quindi la conquista della vittoria. In The 800 il vessillo viene issato per simboleggiare la resistenza della nazione cinese. Stoici nel compiere il loro dovere gli ottocento resistono all’attacco dell’aviazione giapponese, mantenendo issato il vessillo lanciando un chiaro segnale sia al nemico, ma soprattutto ai propri connazionali e agli osservatori militari sull’altra sponda.
Come detto, il film racchiude alcune scene in cui personaggi secondari mettono in scena opere ed elementi tipici della cultura tradizionale cinese come il teatro delle ombre, o l’opera tradizionale; queste scene alludono alla sorte che attenderà i soldati. Proprio dopo aver issato la bandiera e resistito a un attacco aereo, i soldati si rifugiano all’interno dell’edificio per curare i feriti e prepararsi a un’altra notte di assedio. Per sollevare il morale delle truppe, un soldato allestisce un teatro improvvisato e, cantando un’aria tradizionale rivela quello che sarà il tormentato percorso delle truppe, che una volta abbandonata Shanghai, ripiegheranno su Nanchino, per ritirarsi infine a Chongqing nel Sichuan dopo la presa della capitale da parte dell’esercito giapponese.
Come in The Founding of a Party, lo spirito di pochi riesce a smuovere qualcosa anche in coloro che reticenti si limitavano ad osservare. Proprio come nel proverbio “Yugong sposta le montagne” (Yugong yishan 愚公移山), usato in primis da Mao per rappresentare la funzione del partito, l’azione dei singoli ispira la moltitudine. Viene così rappresentata, sebbene i protagonisti siano membri del NRA, una prima presa di coscienza da parte del popolo (minzu) a unirsi alla causa nazionale.
Il contrasto tra eroismo e codardia, così come tra la ricchezza scintillante e la miseria delle rovine, sono centrali nella rappresentazione e aiutano la narrazione, dando più profondità alla vicenda e facilitando la messa in risalto del patriottismo e dell’eroismo dei soldati. Come riportato in un articolo del China Daily, infatti, le differenze tra i vari personaggi servono a meglio rappresentare il caos in cui si trovava il paese, in cui soldati scelti, truppe in rotta, e anche semplici contadini si ritrovarono coinvolti.14)Zhao Xinyue, “The Eight Hundred: Rise of the Little People Sounds the National Bugle”, China Daily, 21 settembre 2020.
The Sacrifice
Lo spirito di sacrificio e l’affermazione dei valori della nazione tornano in The Sacrifice. Realizzato in tempo record nell’estate 2020, in pieno periodo di pandemia, è stato distribuito in apertura del periodo delle vacanze per la fondazione della RPC del primo ottobre.
Il film è una dichiarazione di forza della Cina sul piano internazionale. Sebbene usi l’esempio di un conflitto in cui il paese non ha formalmente preso parte col proprio esercito nazionale, ma con quello che è chiamato Esercito Volontario del Popolo (EVP), la Cina appena fondata si è opposta per la prima volta all’ingerenza americana nella regione. L’intervento cinese viene, infatti, definito come un’importante dimostrazione sul piano globale della forza della RPC. L’armata dei volontari guidata dal generale Peng Dehuai 彭德怀 entra nel conflitto in difesa degli interessi nazionali, della propria autonomia nazionale contro una possibile infiltrazione delle truppe guidate da McArthur e in sostegno all’alleato nordcoreano.
Opera propagandistica distribuita in un periodo estremamente delicato a livello internazionale per la RPC, sanzionata per la prima volta dal 1989, e bersagliata dal ritorno a un atlantismo generale da parte di numerosi paesi che, con la firma di “memorandum d’intesa” legati alla “Nuova Via della Seta” (indicata come Belt and Road Initiative, e in cinese, yidai yilu 一带一路), sembravano invece pronti a una relazione sempre più stretta con Pechino, lancia un chiaro segnale sulla volontà cinese di resistere a ogni interferenza straniera, volta a limitare i suoi interessi fondamentali, e dimostrare così come il paese non si sia mai fatto intimorire dalle potenze occidentali.15)Laura-Anca Parepa, “The Belt and Road Initiative as Continuity in Chinese Foreign Policy”, Journal of Contemporary East Asia Studies, 9, 2, 2020, 175–201. Tuttavia, se, come vedremo, la narrazione serve a mettere in risalto l’abnegazione e il coraggio dei soldati, è nella sequenza iniziale che introduce il contesto storico del conflitto che viene effettuata la prima, se non la più spudorata, operazione di propaganda.
Il narratore, pur non sbilanciandosi su chi tra Repubblica popolare democratica di Corea e Repubblica di Corea abbia sferrato il primo attacco, non perde l’occasione per denunciare come la marina statunitense abbia osato entrare nel porto di Keelung e Kaohsiung della “provincia cinese di Taiwan” per condurre da lì operazioni di pattugliamento e ricognizione.16)6 Yue 27 ri Meiguo haijun di qi jiandua shi jin zhongguo taiwan de Jilong Gaoxiong gangkou 6月27日美国海军第七舰队驶进中国台湾的基隆高雄港, tradotto letteralmente: “Il 27 giugno, la settima flotta della Marina degli Stati Uniti è entrata nel porto di Keelung Kaohsiung della provincia Cinese di Taiwan”. Si denuncia così un’invasione territoriale inesistente, visto che già allora Taiwan era sede della Repubblica di Cina (Zhonghua minguo 中華民國) sotto la guida di Chiang Kai-shek e del GMD che vi si erano rifugiati dopo la sconfitta nella guerra civile, ma si comunica al pubblico che l’integrità nazionale della RPC includerà sempre Taiwan, e che il Partito non ha dimenticato uno degli obiettivi del Grande Timoniere Mao.
Al centro della narrazione vi è l’ottava divisione cinese in attesa di poter attraversare il fiume Jinggang per portare manforte al fronte nella battaglia di Kumsong, una delle ultime battaglie del conflitto coreano. Il film è strutturato à la Dunkirk, la narrazione è divisa in quattro parti, ognuna delle quali ci mostra la catena degli eventi da un punto di vista differente: il reggimento cinese deve attraversare un ponte sul fiume Kumsong (o come da titolo cinese del film, Jingang chuan 金刚川) per arrivare alla linea del fronte. Il ponte però è costantemente attaccato dall’aviazione e dall’artiglieria americana, che si alternano con la divisione del genio cinese in un circolo di distruzione e ricostruzione della struttura. I quattro capitoli sono così intitolati e assumono i seguenti punti di vista:
- Parte 1: Soldiers (shibing 士兵), punto di vista delle truppe cinesi in attesa di poter attraversare il ponte.
- Parte 2: Adversaries (duishou 对手), punto di vista dei piloti americani che devono distruggere il ponte e impedire all’EVP di raggiungere Kumsong.
- Parte 3: Gunners (gaopaoban 高炮班), punto di vista del personale addetto alle due batterie di contraerea che tentano di abbattere le fortezze volanti americane.
- Parte 4: The Bridge (qiao 桥), parte conclusiva che ci mostra come, nonostante il ponte sia stato distrutto a più riprese costando numerose perdite ai ranghi dell’EVP, la determinazione e lo spirito di sacrificio cinese permettano alla fine di “compiere l’impossibile” e permettere alla divisione di raggiungere il fronte.
Questa divisione permette di comprendere meglio i vari personaggi, ma allo stesso tempo ripropone sempre le stesse immagini, e in questo si differenzia enormemente dal film di Nolan, in cui la frammentazione temporale aggiungeva pathos alla vicenda, mentre qui è utilizzata per veicolare sempre il solito messaggio di sacrificio e dedizione al proprio compito.
La forza delle truppe cinesi nel conflitto stava anche nei numeri che la componevano; è quindi curioso notare come la messa in scena rappresenti al meglio la strategia cinese, che vide spesso l’EVP “attaccare in ondate umane”. Questa tattica favorì infatti la diffusione dell’idea della Cina come un regime disumano, rafforzando la convinzione occidentale della noncuranza dei cinesi per le vite dei propri effettivi. Nel film, queste ondate vengono invece rappresentate non come forma di attacco alle postazioni nemiche, ma sono piuttosto uno strumento difensivo impiegato nella riparazione del ponte, in opposizione ai continui bombardamenti alleati.17)Guido Samarani, La Cina contemporanea: dalla fine dell’impero a oggi (Torino: Einaudi, 2017), 247.
Il coraggio, l’abnegazione e la determinazione pervadono ognuno dei quattro segmenti del film, ma sono la seconda e la quarta parte a fornire delle chiavi di lettura interessanti. La seconda parte, che mostra il punto di vista dei piloti statunitensi, fa di questi ultimi un ritratto tutt’altro che lusinghiero. Già dai dialoghi, la differenza tra le due parti è evidente. Una delle frasi che ritorna più spesso tra i personaggi americani è: “Cosa stiamo facendo qui? Io non voglio morire in questo posto”. In chiara opposizione alla volontà incrollabile di raggiungere il fronte e guadagnare una medaglia dei protagonisti cinesi.
Hill, il pilota centrale in tutto il film, viene introdotto nel film mentre, in procinto di verificare la riuscita dell’attacco al ponte, cita l’ottavo capitolo dell’Apocalisse, comparando quindi il suo operato a quello divino (“it is what I see”). Dalla sua prima apparizione, ci viene quindi mostrato come un nemico superbo e presuntuoso. La sua superbia rischia di costargli caro fin da subito, in quanto l’antiaerea lo attacca durante la sua prima ricognizione. Mentre Smith si mostra più condiscendente e speranzoso verso una trattativa di pace, e quindi la fine del conflitto e il ritorno a casa, Hill appare più rancoroso con il susseguirsi delle operazioni, disobbedendo agli ordini di rientrare alla base e attaccando le postazioni di propria iniziativa, alimentando il proprio coraggio e determinazione bevendo dall’immancabile fiaschetta da taschino.
La quarta e ultima parte compone il capitolo conclusivo della storia. Il ponte è ormai abbattuto, la scena di apertura vede i B29 che hanno appena sganciato bombe incendiarie sul ponte, e Smith, voce narrante per la parte americana della narrazione, sorvolando la zona confessa che: “Hill è stato fortunato perché è andato dritto all’inferno, io invece lo sto ancora vivendo e non ho una casa alla quale tornare”, considerazione che fa pensare alla definizione di “guerra dimenticata” associata al conflitto coreano. Riferimento questo alla condizione dei soldati USA, il cui sacrificio servì solo a ristabilire lo status quo di inizio 1950, e che a causa di tutti gli altri conflitti che sarebbero seguiti, e in particolare di quello vietnamita, sarebbe rimasto nell’ombra ancora per molti decenni venendo riconosciuto solo durante gli anni Novanta.18)Judith Keene, “Lost to Public Commemoration: American Veterans of the ‘Forgotten Korean War’”, Journal of Social History, 44, 4, 2011, 1095–1113.
Il ponte è distrutto, dalla parte cinese del fronte è Xiao Hu, ferito agli occhi, a descrivere la situazione. Le bombe incendiarie hanno distrutto tutto, carbonizzando la struttura del ponte e pietrificando i corpi dei soldati
Nonostante ciò, vediamo sopraggiungere la divisione del genio per riparare di nuovo il ponte. Dal suo aereo Smith, sorvola la zona, e dal comando riferiscono che ci sono nuovi segnali di attività sul ponte. Il pilota è incredulo ma il comando risponde che “l’impossibile è la loro arma”. Come se questa dichiarazione non bastasse, è la scena seguente a dipingere un quadro ancora più propagandistico: Smith sta sorvolando la zona, e l’inquadratura immortala in primo piano la scritta “bravery” sulla livrea dell’aereo, mentre sullo sfondo vediamo le truppe cinesi, compiere l’impossibile: attraversare il ponte (Figura 6).
La divisione del genio e gli altri sopravvissuti all’attacco precedente hanno fatto dei loro corpi la struttura di sostegno al ponte e permesso alle truppe di completare la traversata del fiume. E questa scena è l’apogeo della propaganda di questo film. Una scena costruita quasi letteralmente sulla falsariga dell’inno cinese, “costruiamo con i nostri corpi la nuova grande muraglia” (ba women de xuerou zucheng women xin de changcheng 把我们的血肉筑成我们新的长城!), frase citata anche dal narratore che la utilizza per motivare la determinazione delle truppe a compiere un grande sacrificio, costruendo questa nuova grande muraglia in nome della felicità delle generazioni future. Vediamo infatti come i soldati utilizzino i propri corpi per sorreggere la struttura danneggiata del ponte e permettere al resto delle truppe di attraversare il ponte e raggiungere la linea del fronte come da programma.
Al contrario degli americani, il cui sacrificio verrà dimenticato dal proprio paese, quello cinese rappresenta un’importante tappa dell’affermazione della RPC, e le gesta dell’EVP sono destinate a rimanere scolpite nella coscienza nazionale. L’epilogo del film è quindi un grande richiamo all’amor patrio e ai valori della RPC. Così come i corpi dei caduti sotto le bombe apparivano pietrificati dal fuoco, i corpi di coloro che sono andati a costituire il ponte vengono infine rappresentati scolpiti nella pietra (Figura 7), in una scultura che rispetta tutti i canoni dell’arte socialista e che ricorda quelle che troviamo in Piazza Tiananmen (Figura 8). Il paese rende grazie a coloro che si sono immolati contro il nemico imperialista, in nome di un futuro prospero e felice. Infine, sui titoli di coda, vediamo le immagini del ritorno in patria dei resti dei soldati caduti durante il conflitto, e la loro inumazione accompagnata da un cerimoniale con tutti gli onori al memoriale della guerra di resistenza all’invasione americana.
Conclusioni
Il partito celebra il suo centenario in un momento in cui la Cina si trova a concorrere all’apice delle gerarchie globali, contrapponendosi alla potenza americana indebolita sia internamente che internazionalmente dalla presidenza Trump. Nonostante ciò, anche la Cina ha attraversato un periodo burrascoso negli ultimi anni; violazioni dei diritti umani, polemiche legate ai progetti della nuova via della seta, e non per ultimo l’opacità nella gestione della pandemia di covid, hanno danneggiato l’immagine che decenni di apertura e soft-power avevano costruito.
L’autorità e quindi il partito, sotto la guida di Xi Jinping hanno deciso di sfruttare questa occasione storica per recuperare, soprattutto internamente, il terreno perduto lanciando una massiccia campagna di comunicazione e propaganda.The 800 e The Sacrifice sono due pellicole esemplari che ricalcano il passato per evocare nel pubblico l’amor patrio.
Mostrando come già fin dalla lotta antigiapponese le potenze straniere restassero semplicemente a guardare in attesa di comprendere se un coinvolgimento sarebbe stato vantaggioso, si fa appello all’orgoglio e allo spirito di sacrificio che contraddistingue la popolazione. Soldati, e civili fanno la loro parte come possono con i mezzi che hanno a disposizione, così come i lavoratori delle fabbriche cinesi, che sottostando a ritmi di lavoro sovraumani aiutano il paese a diventare la prima potenza mondiale.
Mostrando invece come un esercito di volontari mal equipaggiato si sia gettato, anima e corpo in sostegno al vicino coreano non curandosi della minaccia nucleare, contro quella che al tempo era la maggiore potenza militare, si scuote lo spirito nazionalista, ricordando che sin dalla sua nascita la RPC è stata dalla parte dei più deboli, riuscendo nonostante tutte le avversità a diventare la maggiore potenza della regione, e ricordando come il sacrificio d’oggi serve per il benessere delle generazioni future, chiamando quindi la nazione a stringersi in nome della crescita armoniosa voluta dal partito e da Xi.
Immagine: fotogramma dal film The Sacrifice
Ceccarelli, The 800 and The Sacrifice PDF
Giorgio Ceccarelli è un dottorando presso l’Istituto di Studi trans-testuali e trans-culturali dell’Università Jean Moulin Lyon 3 ed il Dipartimento di Studi dell’Asia e dell’Africa Mediterranea dell’Università Ca’Foscari di Venezia. La sua ricerca riguarda le industrie culturali in Cina, in particolare il cinema e l’evoluzione del comparto industriale cinematografico e la mediazione tra istituzioni e industrie creative.
↑1 | Gli effettivi del PCC al tempo erano solo una cinquantina, i tredici erano: Mao Zedong, He Shuheng, Dong Biwu, Chen Tanqiu, Wang Jinmei, Deng Enming, Li Da, Li Hanjun, Zhang Guotao, Liu Renjing, Chen Gongbo, Zhou Bohai, e Bao Huiseng in rappresentanza di Chen Duxiu. |
---|---|
↑2 | L’effettiva data di fondazione del PCC si può far risalire al 20 luglio 1921, dato che stando ai rapporti dell’epoca la riunione dell’1 fu interrotta da un’incursione della polizia, che costrinse i vari delegati a scappare. |
↑3 | Per un riferimento si può ascoltare la versione registrata all’interno dell’Opera Rivoluzionaria del 1965 “L’Oriente è Rosso” (Dongfang Hong 东方红) realizzata da Wang Ping 王苹. |
↑4 | Xinhua She 新华社, “Dazao xianli jiandang bainian dianying jingpin zhashi tuidong dianying gao zhiliang fazhan 2021 nian quanguo dianying gongzuohui zaijing zhaokai” 打造献礼建党百年电影精品扎实推动电影高质量发展2021年全国电影工作会在京召开 [Creare bei film per commemorare il centenario della fondazione del Partito e promuovere lo sviluppo di film di alta qualità. La Conferenza Nazionale sul lavoro cinematografico per il 2021 si apre a Pechino], Zhongguo dianyingju 中国电影局, [China Film Administration], 3 marzo 2021. |
↑5 | L’8 luglio 2021 è stata distribuito in sala 1921 una nuova trasposizione cinematografica della storia della fondazione del PCC realizzata da Huang Jianxin 黄建新 e Zheng Dasheng 郑大圣. Questo film non è ancora stato distribuito all’estero, ma dal materiale promozionale disponibile, si può notare come lo stile sia lo stesso, con alcune scene girate esattamente come nel film del 2011. Un particolare da tenere in mente è che il cast di 1921 è molto più giovane di quello di The Founding of a Party, e composto da alcuni teen-idol tra i quali Yan Xujia 焉栩嘉 nei panni di un giovane Mao. Una scelta artistica che, per quanto dichiarato dai realizzatori stessi, serve ad avvicinare il pubblico ai protagonisti. |
↑6 | Per sesta generazione si intende il gruppo di registi che si sono diplomati alla BFA generalmente in seguito alla repressione di Piazza Tiananmen, e le cui opere si distanziano dai canoni estetici del cinema di fine anni Ottanta di registi come Chen Kaige 陈凯歌 o Zhang Yimou 张艺谋, caratterizzato da un recupero della tradizione e della storia cinese molto lirico con un attenzione particolare, nelle loro pellicole, all’estetica e alla fotografia. La sesta generazione, infatti, racconta la Cina delle contraddizioni e delle disuguaglianze derivanti dallo sviluppo economico, scegliendo uno stile da molti paragonato al neorealismo italiano, e che proprio per le tematiche che rappresenta si ritrova costretta a filmare nell’illegalità, e a vedere i propri film distribuiti solo nel mercato nero, ma anche nel circuito internazionale, ottenendo spesso grande successo. |
↑7 | L’esercito Nazionalista è qui indicato in cinese con il termine Guomin geming jun, 國民革命軍 in caratteri tradizionali, e 国民革命军 in caratteri semplificati. “Esercito Rivoluzionario Nazionale” è il nome che indica il braccio armato del Partito Nazionalista e della Repubblica di Cina fino al 1947. |
↑8 | Lu Pan, “Between Iconic Image and (Artificial) Ruins: Shanghai Sihang Warehouse and World War II Memory in China”, Visual Communication, 28 gennaio 2021, 3. |
↑9 | Takashi Suzuki, “China’s United Front Work in the Xi Jinping Era. Institutional Developments and Activities”, Journal of Contemporary East Asia Studies, 8, 1, 2019, 83-88. |
↑10 | Qiang Zhang e Robert Weatherley, “Owning up to the Past: The KMT’s Role in the War against Japan and the Impact on CCP Legitimacy”, The Pacific Review, 26, 3, 2013, 221-242. |
↑11 | Da non confondere con la versione taiwanese intitolata proprio “Ottocento Eroi” (babai zhuangshi 八百壮士) del 1976 diretta da Ting Shan-Hsi 丁善璽. |
↑12 | Peter Harmsen, Shanghai 1937: Stalingrad on the Yangtze (Philadelphia:Casemate, 2013). |
↑13 | Popolo si traduce in cinese con renmin 人民, qui viene invece indicato con il termine minzu 民族. Quest’ultimo ha una forte connotazione etnica, e viene utilizzato per includere i vari gruppi etnici, le 55 minoranze etniche, nella narrativa della costruzione nazionale. La Costituzione della RPC, infatti, stabilisce che: “La Repubblica Popolare Cinese è un paese multietnico unificato creato da persone di tutti i gruppi etnici. Le relazioni etniche socialiste di uguaglianza, unità, assistenza reciproca e armonia sono state stabilite e continueranno a essere rafforzate” (zhonghua renmin gongheguo shi quanguo gezu renmin gongtong dizao de tongyi de duo minzu guojia. Pingdeng tuanjie huzhu hexie de shehui zhuyi minzu guanxi yijing queli, bing jiang jixu jiaqiang 中华人民共和国是全国各族人民共同缔造的统一的多民族国家。平等团结互助和谐的社会主义民族关系已经确立,并将继续加强, http://www.gov.cn/guoqing/2018-03/22/content_5276318.htm.). Per approfondire l’argomento consigliamo l’articolo Uradyn E. Bulag, 民族 Nationality, in Christian Sorace, Ivan Franceschini, Nicholas Loubere (a cura di), Afterlives of Chinese Communism: Political Concepts from Mao to Xi (Verso Books/ANU Press: London/Canberra, 2019), 149-154. Per chi preferisse invece una lettura in italiano consigliamo invece Beatrice Gallelli, La Cina di oggi in otto parole (Bologna: Il Mulino, 2021), capitolo VII “Popolo”. |
↑14 | Zhao Xinyue, “The Eight Hundred: Rise of the Little People Sounds the National Bugle”, China Daily, 21 settembre 2020. |
↑15 | Laura-Anca Parepa, “The Belt and Road Initiative as Continuity in Chinese Foreign Policy”, Journal of Contemporary East Asia Studies, 9, 2, 2020, 175–201. |
↑16 | 6 Yue 27 ri Meiguo haijun di qi jiandua shi jin zhongguo taiwan de Jilong Gaoxiong gangkou 6月27日美国海军第七舰队驶进中国台湾的基隆高雄港, tradotto letteralmente: “Il 27 giugno, la settima flotta della Marina degli Stati Uniti è entrata nel porto di Keelung Kaohsiung della provincia Cinese di Taiwan”. |
↑17 | Guido Samarani, La Cina contemporanea: dalla fine dell’impero a oggi (Torino: Einaudi, 2017), 247. |
↑18 | Judith Keene, “Lost to Public Commemoration: American Veterans of the ‘Forgotten Korean War’”, Journal of Social History, 44, 4, 2011, 1095–1113. |