La posizione della Repubblica Popolare Cinese (RPC) in relazione alla situazione che è venuta a determinarsi in Afghanistan, dopo il crollo del governo filo-occidentale di Ashraf Ghani, ad agosto 2021, ha dato vita a molteplici speculazioni da parte degli analisti:1)Sabine Fischer, Angela Stanzel, “Afghanistan: the West fails – a win for China and Russia?”, Stiftung Wissenschaft und Politik Comment, 50, September 2021, 1-5; Bonnie S. Glaser, Andrew Small, “China’s goals after the U.S. withdrawal from Afghanistan”, The German Marshall Fund of the United States online, 27/8/2021; Ryan Hass, “How will China seek to profit from the Taliban’s takeover in Afghanistan”, Brookings Institution online, 18/8/2021. a tal proposito, è opportuno però smentire alcuni luoghi comuni, secondo cui la fine della presenza militare statunitense a Kabul si sarebbe tradotta automaticamente in un significativo vantaggio per la Cina. Difatti questa interpretazione, nel senso di una partita a somma-zero, è alquanto semplicistica nella prospettiva del confronto USA-RPC, dato che la realtà è molto più complessa e sfumata.

Se si presuppone quindi che la Cina non sia il grande vincitore della partita afghana, in egual modo non si può affermare che essa sia del tutto pronta a diventare l’attore principale nel Paese, per colmare il vuoto lasciato da Washington, né che sia destinata a rappresentare il partner principale dei talebani. Sebbene piuttosto a disagio per la presenza militare degli Stati Uniti sul proprio confine occidentale e benché sollevati dal ritiro delle forze USA dall’Asia centrale, è possibile supporre come i leader cinesi sperassero invece segretamente che l’impegno americano potesse portare una stabilità duratura in Afghanistan. Di conseguenza, si potrebbe arguire che il fallimento di Washington sia stato vissuto con notevole ambivalenza da parte di Pechino, nel timore di possibili scenari futuri poco favorevoli per i propri interessi nazionali.

Allo stesso tempo però è utile analizzare l’immagine dell’ascesa talebana che è stata veicolata attraverso la stampa ufficiale cinese e l’interpretazione che è stata fornita del ritiro americano. In base ad alcune analisi effettuate dal Global Times e indirizzate prevalentemente all’opinione pubblica internazionale, la disfatta degli Stati Uniti in Afghanistan non presenterebbe soltanto implicazioni militari, ma assumerebbe un significato altamente simbolico, da interpretare in senso più lato, come il fallimento della civiltà occidentale e della sua espansione verso le aree extraeuropee.2)Ding Gang, “Taliban victory a major failure of Western civilization’s expansion”, Global Times, internet ed., 18/8/2021; Liu Xin, Liu Caiyu, “US leaves chaos, destruction in Afghanistan”, Global Times, internet ed., 31/8/2021. Tale azione imperialista, dopo aver depredato di risorse e materie prime i Paesi in via di sviluppo, causando caos e conflitti, vi avrebbe esportato i propri modelli politici ed economici, impedendo a questi territori di cercare un percorso di sviluppo stabile, che si adattasse alle proprie tradizioni culturali e storiche. In tale prospettiva, la vittoria talebana proverebbe l’inefficacia della reiterata strategia di espandere con la forza la civiltà occidentale e i relativi modelli istituzionali.

Allo stesso tempo, il nuovo governo di Kabul avrebbe inviato “segnali positivi al mondo esterno”,3)Wang Yi says Taliban leaders have sent positive signals to the outside world”, China Global Television Network online, 19/8/2021. secondo quanto sostenuto dal ministro degli esteri Wang Yi, il quale si è dichiarato fiducioso del fatto che gli impegni presi dai talebani nei confronti della comunità internazionale si sarebbero trasformati in azioni concrete. Nello sforzo di modificare la propria immagine a livello internazionale, al processo di pace e riconciliazione in Afghanistan i talebani starebbero contribuendo con “energie positive” (zheng nengliang 正能量);4)Renmin wang ping: rang zheng nengliang geng qiangjing, rang zhuxuanlü geng gao’ang” 人民网评:让正能量更强劲,让主旋律更高昂 [Commento della Rete (del Quotidiano) del Popolo: si renda più forte l’energia positiva e il tema principale ancora più elevato], Renmin wang 人民网, 27/8/2021. la traduzione di questo termine è quella diffusa in inglese dai media della RPC, mentre una resa più letterale sarebbe “energie corrette, giuste”, più confacente all’utilizzo che ne effettua in rete la propaganda ufficiale, per enfatizzare i messaggi edificanti, a scapito di commenti o voci critiche da censurare.

È evidente come la stampa di Partito si sia adoperata per divulgare una rappresentazione rassicurante del nuovo governo afgano, con una raffigurazione completamente opposta a quella diffusa invece in Occidente, dove non sono stati taciuti repressione e rastrellamenti in atto contro tutti coloro che avevano collaborato con le forze internazionali e i media stranieri, in special modo interpreti, giornalisti e attivisti. Nella differente visione edulcorata presentata da parte cinese, è stato esercitato un controllo ancora più stretto sulle discussioni online sull’argomento, epurando sui social media tutti i commenti negativi sui talebani o sulle loro possibili affiliazioni con gruppi terroristici.5)“State media post on Taliban prompts backlash “,China Media Project online, 17/8/2021. Inoltre la censura su internet ha bloccato dalle ricerche sulla piattaforma Weibo e poi cancellato la traduzione in cinese di una lettera della regista afghana Sahraa Karimi, la quale denunciava, portandola all’attenzione internazionale, la difficile condizione delle donne nel suo Paese.6)Lu Yangpeng 吕杨鹏, “Qing chengwei women zai Afuhan yiwai de shengyin” 请成为我们在阿富汗以外的声音 [Che diventi la nostra voce fuori dall’Afghanistan], Zhongguo Shuzi Shidai wang 中国数字时代网 (China Digital Times online), 16/8/2021.

In ogni caso, la propaganda ufficiale ha definito ancora come “energie positive” quelle profuse dalla Cina nello sforzo di pacificazione del Paese, con l’auspicio che la comunità internazionale possa fare altrettanto.7)“Zhong fang: Guoji shehui ying wei tuidong Afuhan heping hejie jincheng gongxian zheng nengliang” 中方:国际社会应为推动阿富汗和平和解进程贡献正能量[La Cina: la comunità internazionale dovrebbe contribuire con energia positiva al processo di pace e riconciliazione in Afghanistan], Zhongguo wang 中国, 18/8/2021. Infatti, subito dopo la presa del potere da parte dei talebani, Wang Yi ha dichiarato come la Cina desideri per l’Afghanistan un “atterraggio morbido” (ruan zhuolu 软着陆).8)“Wang Yi: Zhongguo yuan tong Meiguo xieshou tuidong Afuhan wenti ruan zhuolu” 王毅中国愿同美国携手推动阿富汗问题软着陆 [Wang Yi: la Cina è disposta a collaborare con gli Stati Uniti per promuovere un atterraggio morbido sulla questione dell’Afghanistan], Zaobao wang 早报, 18/8/2021. Tale affermazione sottolinea la priorità fondamentale della RPC nell’area: la stabilità prima di tutto. Infatti, ciò che Pechino sembra temere maggiormente è un periodo di incertezza durante il quale, data la catastrofe umanitaria che ne è derivata, il Paese si trasformi in un incubatore di caos prolungato, segnato da una violenza diffusa, diventando ancora una volta un epicentro di terrorismo ed estremismo transnazionale.

Per il breve termine, sicuramente per il 2022, si può presumere che l’obiettivo principale della Repubblica popolare nei confronti dell’Afghanistan sia relativamente modesto: garantire stabilità sul proprio confine più occidentale, rimanere impegnata nel Paese e sostenere le relazioni con il nuovo governo di Kabul. A dire il vero, è del tutto possibile che la Cina possa eventualmente incrementare la sua presenza e rafforzare il proprio profilo in Afghanistan dal punto di vista economico, diplomatico e persino militare. Ma quasi sicuramente Pechino procederà con estrema cautela.

Tale atteggiamento può essere spiegato anche alla luce della politica perseguita dalla RPC negli anni precedenti. Sebbene condivida con esso un confine di 76 km, nel corso della storia recente la Cina ha attribuito una bassa priorità diplomatica ai rapporti con l’Afghanistan, anche dopo l’11 settembre 2001. L’interesse ufficiale verso questo Paese ha iniziato a svilupparsi intorno al 2010 e si è approfondito negli anni successivi. Il primo viaggio a Kabul dal 1966 di un alto funzionario cinese, Zhou Yongkang, avveniva nel 2012;9)Rob Taylor, “Top China official visits Afghanistan, signs security deal”, Reuters online, 23/9/2012. tale visita ha segnato una svolta negli indirizzi di politica estera della Cina nell’area e non a caso è avvenuta in concomitanza con l’ascesa al potere di Xi Jinping.

Tra i motivi principali di questo avvicinamento vi è stato il fatto che l’estremismo religioso proveniente dall’Afghanistan aveva colpito gli interessi chiave cinesi, estendendosi all’adiacente Xinjiang e incitando tendenze separatiste. Queste attività ‘terroristiche’ erano iniziate già negli anni Novanta, con l’ascesa dei talebani, continuando nei decenni successivi. In quel periodo, offrendo in cambio riconoscimento politico e cospicui investimenti, Pechino aveva cercato assicurazioni da parte dell’allora governo di Kabul sul fatto che non avrebbe ospitato gruppi separatisti in opposizione alla Cina.10)Ahmad Bilal Khalil, “The rise of China-Afghanistan security relations”, The Diplomat, internet ed., 23/6/2016. Ciò nonostante, i movimenti panislamici nella regione avevano esacerbato il problema del Xinjiang, dal momento che la minoranza musulmana uigura ha legami storici e culturali con Pakistan, Afghanistan e Tagikistan.

Fino agli anni Duemila nel Xinjiang avevano continuato a verificarsi tendenze separatiste e sporadici incidenti, nonostante fosse stata condotta una pesante repressione in patria e messe in atto delle misure di collaborazione anti-terrorismo con i paesi limitrofi, in particolare attraverso l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO – Shanghai Hezuo Zuzhi 上海合作组织).11)L’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai è  l’organismo intergovernativo che dal 2001 riunisce gli sforzi di Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan. Si veda Wang Jin, Kong Dehang, “Counter-terrorism cooperation between China and Central Asian States in the Shanghai Cooperation Organization”, China Quarterly of International Strategic Studies, 5, 1, 2019, 65-79. Il più importante gruppo militante sunnita uiguro, il Movimento Islamico del Turkestan Orientale, aveva rivendicato la responsabilità di diversi attacchi agli inizi degli anni 2000, tra cui alcuni attentati dinamitardi su autobus nel 2008 e un assalto a Kashgar nel luglio 2011.12)Justin V. Hastings, “Charting the course of Uyghur unrest”, The China Quarterly, 208, December 2011, 893-912; Wei Shan, Ping Xiaojuan, “Rising terrorism and China’s new policy in Xinjiang”, East Asian Policy, 6, 4, 2014, 13-126. Dopo i gravissimi disordini del luglio 2009 a Urumqi13)Colin Mackerras, “Causes and ramifications of the Xinjiang July 2009 disturbances”, Sociology Study, 2, 7, 2012, 496-510. e nonostante la durissima repressione che ne era seguita, nel 2013 e nel 2014 si erano verificate azioni terroristiche a Pechino e in altre città del sud, Kunming e Guangzhou.14)Maria A. Soloshcheva, “The Uyghur terrorism”, Iran & the Caucasus, 21, 4, 2017, 415-430; Michael Clarke, “China and the Uyghurs: the ‘Palestinization’ of Xinjiang”, Middle East Policy, 22, 3, 2015, 127-46. Questi attentati avevano avuto luogo fino al 2017, anno in cui venivano applicate nella provincia misure a carattere militare particolarmente offensive, con la creazione di un vero e propriostato di polizia, per mezzo di un massiccio utilizzo di tecnologie di sorveglianza attraverso l’intelligenza artificiale, ad opera soprattuttodel governatore Chen Quanguo, già noto per la sua precedente azione repressiva in Tibet.15)Joanne Smith Finley, “Securitization, insecurity and conflict in contemporary Xinjiang: has PRC counter-terrorism evolved into State terror?”, Central Asian Survey, 38, 1, 2019, 1-26; Adrian Zenz, James Leibold, “Chen Quanguo: The strongman behind Beijing’s securitization strategy in Tibet and Xinjiang”, China Brief online, 17, 12, 21-9-

In aggiunta a ciò, numerosi gruppi terroristici internazionali avevano espresso sostegno ideologico alla causa uigura. Nel 2013, il leader di al-Qaeda Ayman al-Zawahiri aveva sostenuto il diritto dei militanti di combattere i cinesi nel Xinjiang per la ‘liberazione’ di quel territorio.16)“Al-Qaeda leader Ayman al-Zawahiri sets out his first jihad guidelines”, South China Morning Post, internet ed., 18/9/2013. Diverse centinaia di militanti uiguri, collegati a questa organizzazione paramilitare, si erano poi uniti ai combattimenti in Siria. Nel luglio 2014, le dichiarazioni del leader dello Stato islamico Al-Baghdadi, secondo cui i diritti dei musulmani venivano calpestati con la forza in Cina, India e Palestina, avevano destato nella RPC molta preoccupazione, anche se questo sostegno ideologico alla causa uigura non si era poi tradotto in un coordinamento operativo diretto contro obiettivi cinesi.17)Alexa Olesen, “China sees Islamic State inching closer to home”, Foreign Policy, internet ed., 11/8/2014.

Per la Cina, il mantenimento dell’ordine nel Xinjiang è il problema interno più significativo relativamente all’Afghanistan; combattere il separatismo uiguro è persino diventato un “interesse centrale nazionale” (guojia hexin liyi 国家核心利益), vale a dire parte della linea di fondo non negoziabile della politica di Xi Jinping.18)Zeng Jinghan, “Is China committed to peaceful rise? Debating how to secure core interests in China”, International Politics, 54, 5, 2017, 618-36. La preoccupazione della RPC è che i militanti uiguri possano cercare di utilizzare il remoto corridoio del Wakhan, stretto tra Tagikistan e Pakistan, fino ai confini cinesi, come trampolino di lancio per sferrare attacchi e fomentare il separatismo nel Xinjiang. A tal fine, il governo talebano potrebbe essere un promettente garante della sicurezza e un partner strategico nel piano generale della Cina per l’Afghanistan.

Il 28 luglio 2021, nell’incontro con la delegazione a Pechino, guidata dal mullah Abdul Ghani Baradar, il ministro degli esteri Wang Yi ha chiesto loro di tagliare completamente i legami con il già citato Movimento Islamico del Turkestan Orientale.19)Eric Cheung, Ben Westcott, “Chinese officials and Taliban meet in Tianjin as US exits Afghanistan”, CNN online, 29/7/2021. La controparte talebana ha fornito assicurazioni sulla questione, sperando di sviluppare relazioni amichevoli con la Cina e garantire un ruolo agli investimenti cinesi nella ricostruzione del dopoguerra; rispetto a tali impegni i media cinesi hanno espresso viva soddisfazione. Tuttavia, dal momento che in Afghanistan è presente un gran numero di combattenti stranieri, con ampia varietà di affiliazioni, è in dubbio la capacità dei talebani di tenere sotto controllo i differenti gruppi.

C’è infine un aspetto diverso della questione che vale la pena considerare: negli anni Cinquanta alcune centinaia di uiguri dal Xinjiang si erano rifugiati in Afghanistan, lungo antiche rotte commerciali e di pellegrinaggio, per sfuggire alle persecuzioni religiose e politiche del governo cinese. Divenuti cittadini afghani e, come migliaia di altri connazionali, desiderando disperatamente ormai lasciare il Paese, temerebbero ora di dover affrontare un’altra minaccia: la possibile deportazione in Cina da parte dei talebani.20)Sui-Lee Wee, Muyi Xiao, “Afghan Uyghurs fear deportation as Taliban cozy up to China”, The New York Times, internet ed., 23/9/2021.

Immagine: Taliban China, Ministry of Foreign Affairs, the People’s Republic of China, Flickr.com

Marina Miranda è professore ordinario di Storia della Cina contemporanea presso l’Università di Roma “Sapienza” e responsabile scientifico della sezione Asia Orientale del Dottorato di ricerca in Civiltà dell’Asia e dell’Africa, di cui è stata Coordinatrice per due mandati. Oltre che di numerosi saggi, è autrice e curatrice dei seguenti volumi: L’Identità Nazionale nel XXI Secolo in Cina, Giappone, Corea, Tibet e Taiwan (2012); La Democrazia in Cina: le Diverse Formulazioni dagli Anni ’80 a Oggi (2013); La Cina dopo il 2012 – Dal centenario della prima repubblica al XVIII Congresso del Partito comunista (2013); Politica, società e cultura di una Cina in ascesa – L’amministrazione Xi Jinping al suo primo mandato (2016); La Cina quarant’anni dopo Mao – Scelte, sviluppi e orientamenti della politica di Xi Jinping (2017).

References
1 Sabine Fischer, Angela Stanzel, “Afghanistan: the West fails – a win for China and Russia?”, Stiftung Wissenschaft und Politik Comment, 50, September 2021, 1-5; Bonnie S. Glaser, Andrew Small, “China’s goals after the U.S. withdrawal from Afghanistan”, The German Marshall Fund of the United States online, 27/8/2021; Ryan Hass, “How will China seek to profit from the Taliban’s takeover in Afghanistan”, Brookings Institution online, 18/8/2021.
2 Ding Gang, “Taliban victory a major failure of Western civilization’s expansion”, Global Times, internet ed., 18/8/2021; Liu Xin, Liu Caiyu, “US leaves chaos, destruction in Afghanistan”, Global Times, internet ed., 31/8/2021.
3 Wang Yi says Taliban leaders have sent positive signals to the outside world”, China Global Television Network online, 19/8/2021.
4 Renmin wang ping: rang zheng nengliang geng qiangjing, rang zhuxuanlü geng gao’ang” 人民网评:让正能量更强劲,让主旋律更高昂 [Commento della Rete (del Quotidiano) del Popolo: si renda più forte l’energia positiva e il tema principale ancora più elevato], Renmin wang 人民网, 27/8/2021.
5 “State media post on Taliban prompts backlash “,China Media Project online, 17/8/2021.
6 Lu Yangpeng 吕杨鹏, “Qing chengwei women zai Afuhan yiwai de shengyin” 请成为我们在阿富汗以外的声音 [Che diventi la nostra voce fuori dall’Afghanistan], Zhongguo Shuzi Shidai wang 中国数字时代网 (China Digital Times online), 16/8/2021.
7 “Zhong fang: Guoji shehui ying wei tuidong Afuhan heping hejie jincheng gongxian zheng nengliang” 中方:国际社会应为推动阿富汗和平和解进程贡献正能量[La Cina: la comunità internazionale dovrebbe contribuire con energia positiva al processo di pace e riconciliazione in Afghanistan], Zhongguo wang 中国, 18/8/2021.
8 “Wang Yi: Zhongguo yuan tong Meiguo xieshou tuidong Afuhan wenti ruan zhuolu” 王毅中国愿同美国携手推动阿富汗问题软着陆 [Wang Yi: la Cina è disposta a collaborare con gli Stati Uniti per promuovere un atterraggio morbido sulla questione dell’Afghanistan], Zaobao wang 早报, 18/8/2021.
9 Rob Taylor, “Top China official visits Afghanistan, signs security deal”, Reuters online, 23/9/2012.
10 Ahmad Bilal Khalil, “The rise of China-Afghanistan security relations”, The Diplomat, internet ed., 23/6/2016.
11 L’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai è  l’organismo intergovernativo che dal 2001 riunisce gli sforzi di Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan. Si veda Wang Jin, Kong Dehang, “Counter-terrorism cooperation between China and Central Asian States in the Shanghai Cooperation Organization”, China Quarterly of International Strategic Studies, 5, 1, 2019, 65-79.
12 Justin V. Hastings, “Charting the course of Uyghur unrest”, The China Quarterly, 208, December 2011, 893-912; Wei Shan, Ping Xiaojuan, “Rising terrorism and China’s new policy in Xinjiang”, East Asian Policy, 6, 4, 2014, 13-126.
13 Colin Mackerras, “Causes and ramifications of the Xinjiang July 2009 disturbances”, Sociology Study, 2, 7, 2012, 496-510.
14 Maria A. Soloshcheva, “The Uyghur terrorism”, Iran & the Caucasus, 21, 4, 2017, 415-430; Michael Clarke, “China and the Uyghurs: the ‘Palestinization’ of Xinjiang”, Middle East Policy, 22, 3, 2015, 127-46.
15 Joanne Smith Finley, “Securitization, insecurity and conflict in contemporary Xinjiang: has PRC counter-terrorism evolved into State terror?”, Central Asian Survey, 38, 1, 2019, 1-26; Adrian Zenz, James Leibold, “Chen Quanguo: The strongman behind Beijing’s securitization strategy in Tibet and Xinjiang”, China Brief online, 17, 12, 21-9-
16 “Al-Qaeda leader Ayman al-Zawahiri sets out his first jihad guidelines”, South China Morning Post, internet ed., 18/9/2013.
17 Alexa Olesen, “China sees Islamic State inching closer to home”, Foreign Policy, internet ed., 11/8/2014.
18 Zeng Jinghan, “Is China committed to peaceful rise? Debating how to secure core interests in China”, International Politics, 54, 5, 2017, 618-36.
19 Eric Cheung, Ben Westcott, “Chinese officials and Taliban meet in Tianjin as US exits Afghanistan”, CNN online, 29/7/2021.
20 Sui-Lee Wee, Muyi Xiao, “Afghan Uyghurs fear deportation as Taliban cozy up to China”, The New York Times, internet ed., 23/9/2021.