Introduzione

Per celebrare il 40° anniversario della politica della Porta Aperta, Daylight Entertainment (Dongyang) Television Ltd, Shanghai Media Group e SMG Pictures hanno prodotto una serie televisiva divisa in due parti, intitolata Dajiang dahe (大江大河, tradotto in inglese come “Like a Flowing River”). La serie, che comprende 45 episodi nella prima parte e 39 nella seconda, narra le peripezie di tre giovani uomini durante i 40 anni che ci separano dall’inizio delle riforme economiche dell’era post-maoista. La serie è stata trasmessa in Cina nel 2018 e nel 2020, e ha ricevuto diverse nomination al Festival del Cinema di Shanghai del 2019,1)Jiang Bo 蒋波, “Di 25 jie ‘baiyulan jiang’ ruwei mingdan gongbu: Dou ting hai chengduo jiang remen jiaobo” 第25届“白玉兰奖”入围名单公布 《都挺好》成夺奖热门, Renmin Wang 人民网, 23 maggio 2019. ottenendo il premio per la migliore serie televisiva.

Oltre a colpire lo spettatore per il cast all-star, la serie si distingue per il tono celebrativo ed epico che la sceneggiatura conferisce alle vite dei tre protagonisti, tutti di sesso maschile ed umili origini. Ciascuno dei tre rappresenta una diversa categoria sociale: un intellettuale, un contadino-soldato e un piccolo commerciante che, grazie alla politica della Porta Aperta, al patriottismo, allo zelo ed alla determinazione, riescono a farsi strada e a risollevarsi dalla povertà in cui le erronee politiche della Rivoluzione Culturale li avevano gettati. Nel suo ormai classico “The Exemplary Society”,2)Børge Bakken, The Exemplary Society: Human Improvement, Social Control, and the Dangers of Modernity in China (New York: Oxford University Press, 2000). come nell’articolo scritto per questo numero, Børge Bakken sostiene che in Cina il modello funziona come un ordine silenzioso, e che l’imitare il modello esemplare costituisce una garanzia di sicurezza in momenti di incertezza, anche e soprattutto politica. Bakken aggiunge che nella Cina contemporanea il modello non può più essere il Lei Feng che si sacrifica completamente al servizio del popolo, ma deve essere qualcuno che meglio personifica il “sogno cinese”, cioè un individuo motivato a vincere, qualcuno che possa costituire l’esempio normativo del successo “made in China”.

Non c’è bisogno di assistere a molti episodi di Dajiang Dahe per comprendere che la serie ripropone questo paradigma. Il tema della mobilità sociale dei tre protagonisti costituisce la spina dorsale della narrazione, essendo i tre l’evidente personificazione del progresso nazionale e dell’ascesa della Cina come nuova potenza sulla scena internazionale.Pur non potendo fornire, per motivi di spazio, un’analisi completa dei modelli normativi elaborati nella serie, ne prenderò spunto per introdurre il tema della politica familiare nella Repubblica Popolare Cinese di oggi. Quindi metterò a confronto il modello esemplare fornito dalla serie con l’attuale legislazione in tema di matrimonio e famiglia, e fornirò una discussione della stessa sulla base del lavoro sul campo da me svolto nella provincia del Jiangsu (dove, per ironia della sorte, sono state effettuate le riprese di Dajiang dahe) a più riprese nel 2007-8, 2011-12, 2014, 2018 e 2019.

Un eroe del sogno cinese

Il vero protagonista di Dajiang dahe è Song Yunhui, un giovane poverissimo che riesce a entrare all’università dopo la fine della Rivoluzione Culturale. Nonostante il suo punteggio eccezionale all’esame di stato (gaokao 高考), Song è boicottato dai quadri del suo villaggio, in quanto suo padre, che pratica la medicina cinese, non viene da una famiglia contadina. Song ha però letto il Quotidiano del Popolo, e sa che la leadership è pronta a sostenere chiunque ami il paese e sia pronto a impegnarsi per la patria. Forte di questa convinzione, occupa letteralmente il cortile della segreteria del suo villaggio, finché il segretario non gli permette di partire per studiare ingegneria. Questo episodio serve a darci dall’inizio un’idea chiara della personalità di Song.

All’università, Song studia più di tutti, eccelle in tutte le materie, si mette a lavorare come insegnante alle scuole elementari e si guadagna l’ammirazione di tutti i suoi colleghi e professori. Dopo la laurea entra subito in una grande impresa statale (Jinzhou), nonostante un compagno di studi fosse già stato destinato a quel posto grazie alle sue relazioni personali. Ma neanche la possente forza dei guanxi può fermare Song, che semplicemente è troppo intelligente, troppo lavoratore e troppo deciso a contribuire al progresso del paese. La serie è un susseguirsi dei suoi successi, che guadagna grazie a interminabili giornate e nottate passate a lavorare, a discutere del progresso nazionale con i colleghi e superiori, e a occuparsi di aiutare gli altri due protagonisti della serie che, senza di lui, non saprebbero davvero dove sbattere la testa.

È lui il vero e proprio modello del sogno cinese, un uomo che sbaraglia tutti gli avversari e risolve tutti i problemi a forza di intelligenza, lavoro duro, fiducia nella scienza, amore per la patria e fede nella leadership. Come ci ricorda Bakken, Song Yunhui non è Lei Feng: non ha problemi a dichiarare apertamente che lui è più bravo dei suoi colleghi, e che quindi merita di avanzare nella sua carriera; spesso, anzi, viene rimproverato dai suoi superiori per aver parlato con insolente saccenteria anche ai quadri più alti del Partito. Al contrario, Song Yunhui è la personificazione del principio della meritocrazia, il ‘deserving poor’ che qualsiasi liberista desidera trovare per dimostrare che la libera competizione premia davvero chi è disposto a lavorare.

Un divorzio inaspettato

Song Yunhui è anche un figlio, un fratello e un amico esemplare. Non è incline ai giri di parole e a inutili smancerie: dimostra i suoi sentimenti virilmente, cioè con i fatti. Durante il suo incarico a Jinzhou conosce la figlia di uno dei dirigenti, Chen Kaiyan. I due si sposano e hanno una figlia. Tuttavia, durante la seconda parte della serie, che coincide con il trasferimento di Song in una nuova impresa (Donghai) e lontano da casa, il matrimonio diventa via via più difficile. Mentre Song supera uno dopo l’altro tutte le sfide professionali, la sua relazione con Chen si fa sempre più difficile, fino a quando i due si lasciano. Se da un lato le crisi familiari permettono allo spettatore di intravedere un minimo di fragilità umana in questo personaggio tutto d’un pezzo, il divorzio sembra una stonatura rispetto a un profilo tanto eroico.

Nella Repubblica Popolare Cinese il divorzio è legale dal 1950, anno della promulgazione della Legge sul Matrimonio. Tuttavia, il divorzio non è considerato cosa da poco, anche perché il matrimonio è un affare molto serio, definito come “il grande avvenimento della vita” (shenghuo shang dashi 生活上大事). I cinesi di oggi sono “soggetti desideranti” a tutti gli effetti,3)Lisa Rofel, Desiring China: Experiments in Neoliberalism, Sexuality and Public Culture (Durham: Duke University Press, 2007). nati e cresciuti in una società pervasa dalla competizione professionale e dal consumo di massa, e tuttavia chiunque parli di matrimonio esordisce dichiarando che “in Cina il matrimonio è qualcosa che riguarda due famiglie”. Questa frase implica che “in occidente” (xifang 西方)4)Le dimensioni e il focus di questo articolo non permettono una discussione rigorosa e storicizzata del significato di questa categoria. Come definizione minima e provvisoria propongo: una categoria generica che indica un immaginario ‘bianco’ in cui l’Europa, il Nord America e l’Australia sono amalgamati. Non si tratta di una categoria geografica, ma di una categoria dell’immaginario politico fondamentalmente ancorata all’esperienza coloniale, all’idea evoluzionistica di progresso e alla narrazione della formazione dello stato-nazione cinese. il matrimonio riguarda solo due individui che si scelgono in base a sentimenti che per decenni la retorica del Partito ha definito come “borghesi”, e quindi effimeri, inaffidabili e fondamentalmente egoisti. Anche in Cina la libertà individuale di rifiutare un potenziale partner è generalmente considerata necessaria, e come vedremo è stata il cardine della visione di matrimonio che il Partito Comunista Cinese ha popolarizzato dal 1950 in poi. Ma questo non vuol dire che le famiglie non possano avere un ruolo attivo nelle negoziazioni relative al matrimonio, perché esse stesse sono parti in causa.5)Roberta Zavoretti, “‘My Generation Had It All Easy’: Accounts of Anxiety and Social Order in Post-Mao Nanjing”, The Cambridge Journal of Anthropology, 32, 2, 2014, 49-64. Roberta Zavoretti, “‘Being the Right Woman for Mr Right’: Marriage and Household Politics in Present-Day Nanjing”, in Gonçalo Santos e Stevan Harrell (a cura di), Transforming Patriarchy: Chinese Families in the Twenty-First Century (Seattle; London: University of Washington Press, 2017), 129-45.

Il matrimonio è il momento in cui i due coniugi entrano a pieno titolo nella vita adulta, visto che è anche la premessa della genitorialità. La vita coniugale e la nascita dei figli costituiscono un passaggio fondamentale del “fare di sé stesso una persona” (zuo ren 做人), cioè di comportarsi nel rispetto delle regole fondamentali che definiscono l’essere umano. La prima di queste regole fondamentali è il rispetto verso i propri genitori, o pietà filiale (xiao 孝), che impone ai figli il dovere di garantire continuità e sicurezza alla famiglia procreando a loro volta. Il matrimonio, inoltre, è anche una grande opportunità per accrescere, ottimizzare e consolidare le proprie prospettive economiche, in particolare attraverso l’acquisizione di beni immobili. Divorziare può implicare forti perdite economiche per sé e per la propria famiglia; inoltre, il divorzio non costituisce certo una buona credenziale sul mercato matrimoniale, e spesso diventa un ostacolo nella ricerca di un secondo coniuge.6)Roberta Zavoretti, “Is it Better to Cry in a BMW or to Laugh on a Bicycle? Marriage, ‘Financial Performance Anxiety’, and the Production of Class in Nanjing (People’s Republic of China)”, Modern Asian Studies, 50,4, 2016, 1190-1219.

In sintonia con la gravità della questione, il divorzio di Song e Chen ha bisogno di quasi tutta la seconda parte della serie per maturare. I due si lasciano solo quando la loro relazione e la relazione di Song con la famiglia Chen sono completamente deteriorate. Eppure, Song e Chen si sono sposati per libera scelta, proprio come stipulato dalla legge. Com’è possibile che questo modello del Sogno Cinese sbagli nelle sue relazioni più intime fino al punto di dover divorziare? Per risolvere il paradosso di un modello esemplare che divorzia dopo aver contratto un matrimonio basato sulla libera scelta di entrambe le parti, è necessario prima di tutto esaminare la politica e la legislazione della Repubblica Popolare in materia di matrimonio.

Il matrimonio nel nuovo codice civile

Il nuovo codice civile della Repubblica Popolare Cinese è attivo dal gennaio 2021. La quinta sezione è dedicata al matrimonio e alla famiglia, che sono quindi concettualizzate come due entità interdipendenti e mutualmente costitutive. Secondo il codice, il matrimonio e la famiglia sono istituzioni protette dallo stato. I primi articoli della quinta sezione del codice civile ribadiscono i principi fondamentali delle precedenti leggi sul matrimonio: il matrimonio è fondato sulla libertà di scelta del coniuge e sulla parità dei sessi. Il codice sancisce l’obbligo dei coniugi, marito e moglie, alla monogamia. Secondo il codice il matrimonio deve proteggere gli interessi delle donne, dei minori, degli anziani e delle persone diversamente abili. Questi primi articoli ribadiscono quindi la libertà di scelta come elemento fondante del matrimonio e della famiglia, presentate come istituzioni volte a proteggere gli interessi delle donne.

Libertà di scelta e monogamia emergono come la fondamentale garanzia di protezione che il matrimonio offre alle donne. In primo luogo, la libertà di scelta fonda la proibizione del matrimonio forzato e della compravendita del matrimonio, due realtà mai scomparse in Cina, nonostante il Partito Comunista Cinese abbia sancito la loro illegalità dal 1950. Di conseguenza, il secondo capitolo della quinta sezione del codice civile ribadisce esplicitamente che l’età minima per contrarre matrimonio deve essere inequivocabilmente adulta: 20 anni per le donne e 22 anni per gli uomini. La monogamia segue come corollario diretto di questa libertà, introducendo il principio “un marito, una moglie” (yifu yiqi 一夫一妻), cioè un principio di simmetria fra due individui, ciascuno dei quali può sposare una sola persona. Rimane da notare che i termini “marito” e “moglie” non indicano persone appartenenti allo stesso sesso. Questa simmetria di possibilità ribadisce la posizione dello stato rispetto alla poligamia, in particolare poliginia, che rimane relegata allo status di “pratica feudale”. La simmetria implicita nella monogamia posiziona i due individui come uguali nel matrimonio e davanti alla legge.

Il principio della monogamia viene ulteriormente ribadito negli articoli dedicati alle proibizioni. La coabitazione di una persona già coniugata con una terza persona è proibita, così come la bigamia. La distinzione fra coabitazione con una terza persona e la bigamia non è chiarita esplicitamente, il che lascia notevole spazio, come accadeva in passato, all’interpretazione durante processo giudiziario. Il coabitante, tuttavia, viene inserito nell’elenco delle relazioni che si possono considerare “familiari”. In caso di bigamia, il secondo matrimonio della persona già sposata può essere dichiarato invalido. Nel caso una persona abbia taciuto riguardo al suo matrimonio per sposare qualcun altro, quest’ultima persona è parte lesa e ha diritto ad un risarcimento. La legge non dà indicazioni rispetto al risarcimento, ma specifica che il processo di revoca del matrimonio non deve compromettere il diritto di proprietà privata di ciascuna delle parti in causa. Anche l’abbandono del coniuge e della famiglia è esplicitamente proibito.

Nell’ambito della quinta sezione del codice, la prima parte del terzo capitolo è dedicata alla relazione fra marito e moglie, in continuità con le leggi del 1950 e 1980. Marito e moglie sono presentati come due individui con gli stessi diritti e doveri, uguali nel matrimonio e davanti alla legge. La legge proibisce che un coniuge limiti la partecipazione dell’altro/a nelle attività pubbliche, sociali e produttive, e impone ad entrambi i coniugi la responsabilità del sostentamento reciproco, oltre che a quello dei figli e della famiglia. La violenza domestica è proibita, ma anche qui la legge non specifica cosa possa contare come violenza domestica o meno.

Per quanto riguarda il divorzio e la divisione della proprietà, il codice civile conferma quanto scritto nella legislazione precedente. La proprietà acquisita da ciascun coniuge prima del matrimonio viene considerata proprietà personale, e quindi non viene divisa fra i due in caso di divorzio. La comunione dei beni, e quindi la divisione in caso di divorzio, subentra solo per la proprietà acquisita da ciascuno dei due coniugi dalla data del matrimonio in poi. Se i due coniugi intendono regolare la proprietà dei loro beni secondo un altro regime, devono ufficializzare un accordo scritto al riguardo. Per quanto riguarda il diritto di custodia dei figli minori, il codice assegna alla madre il diritto di tenere in custodia i figli fino ai due anni di età, dopo di che la corte è incaricata di decidere “secondo l’interesse del bambino”. Il desiderio del figlio conteso deve venire preso in considerazione dalla corte al compimento dell’ottavo anno di età del bambino. Il coniuge che non abbia in custodia i figli dovrà comunque contribuire alle spese per il loro mantenimento, secondo un accordo fra le parti o, in mancanza, una decisione della corte. I figli possono richiedere un aumento o prolungamento dei pagamenti in caso di necessità.

Il principio di libera scelta

Il codice civile, come le passate revisioni della Legge sul Matrimonio, ci offre un panorama complesso. L’insistenza dei primi articoli della quinta sezione a proposito dei temi della libertà di scelta, dell’età minima del matrimonio e della compravendita del matrimonio suggeriscono l’attualità di questi problemi in un paese a forte tasso di ineguaglianza economica come la Repubblica Popolare Cinese. La legge odierna ricalca ed espande la Legge Matrimoniale del 1950, che istituzionalizzò il principio secondo cui uomini e donne godevano degli stessi diritti e doveri all’interno della famiglia, e dovevano essere giudicati dalla legge prima di tutto come individui responsabili delle loro scelte. In questo senso, il codice civile del 2021 conferma il ruolo dello stato-partito come modernizzatore delle relazioni familiari e, per estensione, della società.

Nella legge del 1950 il principio di libertà di scelta nel matrimonio e, più in generale, la dignità di individuo garantita alle donne era parte di un programma politico di più ampio respiro, che trovava le sue origini nei movimenti modernizzatori e in particolare nel Movimento del 4 maggio. Questo programma, poi rielaborato in chiave marxista dai membri del Partito Comunista Cinese, aspirava a mobilitare le donne come un importante gruppo di interesse. La nascente nazione cinese aveva, secondo questi intellettuali, l’urgente necessità di cittadine dotate di dignità personale, e quindi di opportunità di istruzione, arricchimento personale, partecipazione alla vita pubblica e all’impiego nell’industria.

Gli intellettuali del Movimento del 4 maggio e, più tardi, del nascente Partito Comunista erano però principalmente uomini, e i loro programmi erano finalizzati al rafforzamento della nazione, più che alla parità dei sessi.7)Susan Glosser, “The Truths I Have Learned. Nationalism, Family Reform, and Male Identity in China’s New Culture Movement, 1915-1923”, in Susan Brownell e Jeffrey Wasserstrom (a cura di), Chinese Femininities/Chinese Masculinities: a Reader(Berkeley: University of California Press, 2002). Anche la posizione delle prime donne nel nascente Partito Comunista rimase ambigua ed incerta, a dispetto del fondamentale ruolo di mobilitazione politica che svolgevano.8)Christina Gilmartin, “Gender in the Formation of a Communist Body Politic”, Modern China, 19, 3, 1993, 299-329. Zheng Wang, “Dilemmas of inside Agitators: Chinese State Feminists in 1957”, The China Quarterly, 188, 2006, 913-32. La voce che nei saggi degli intellettuali modernizzatori e negli slogan di propaganda del Partito Comunista sosteneva l’importanza dell’emancipazione femminile rimaneva, nella maggior parte dei casi, una voce maschile, dotata di un tono paternalista.

Questa prospettiva ci lascia intravedere un secondo aspetto di continuità della quinta sezione del codice civile rispetto alla precedente legislazione, cioè il ruolo che essa assegna alle le donne. Il programma di emancipazione femminile promosso dal Partito Comunista Cinese a partire dal 1949 era basato sulla necessità di inserire le donne nel mondo produttivo.Secondo il Partito, infatti, il lavoro produttivo in una società socialista costituiva, in sé e per sé, la via verso la liberazione dall’oppressione feudale a cui le donne erano sottoposte. Questo accento sulla necessità di promuovere l’impiego femminile era fondato su un discorso che, come abbiamo visto, proponeva un’immagine della donna cinese come un individuo “in potenza”, più che “di fatto”, e quindi bisognosa di sostegno e guida nel suo percorso verso l’emancipazione. Da una parte, quindi, lo stato si pone come ufficialmente impegnato a garantire l’emancipazione femminile attraverso l’impiego; dall’altra, il suo stesso ruolo di “emancipatore” relega la donna alla posizione ricettiva di colei che deve seguire.

Questo paradosso è riflesso nell’andamento altalenante che la politica di impiego femminile ha avuto dal 1949 ad oggi. Nonostante lo stato maoista abbia preso alcune, chiare misure a tutela della maternità, la scarsità di strutture di cura ha avuto un forte impatto sulle opportunità di impiego delle donne cinesi. Le donne erano inoltre maggiormente presenti nelle imprese collettive e in posizioni subordinate, mentre le imprese statali, che comprendevano i settori privilegiati della produzione e garantivano retribuzioni e possibilità di carriera più sostanziose, tendevano a impiegare soprattutto uomini. Inoltre, se nel lavoro agricolo collettivo gli uomini venivano considerati a priori più produttivi, l’avvento del Sistema di Responsabilità Familiare negli anni Ottanta aggravò ulteriormente questa situazione, in quanto la redistribuzione delle terre alle famiglie privilegiò i nuclei con più componenti di sesso maschile.9)Jean C. Robinson, “Of Women and Washing Machines: Employment, Housework, and the Reproduction of Motherhood in Socialist China”, The China Quarterly, 101, 1985, 32-57. Oggi, il mercato del lavoro in Cina è molto più segmentato rispetto a quello degli anni Ottanta, ma i pregiudizi riguardo alla “debolezza” delle donne sul lavoro rimangono solide e diffuse.10)Lisa Rofel, Other Modernities. Gendered Yearnings in China after Socialism (Berkeley: University of California Press, 1999). A partire dagli anni Novanta, inoltre, l’impiego femminile nelle aree cosiddette “urbane” ha iniziato a declinare, anche in seguito alla privatizzazione di una gran parte delle imprese di proprietà statale.11)Isabelle Attané e Elizabeth Guill, “Being a Woman in China Today: A Demography of Gender”, China Perspectives, 4, 92, 2012, 5-15. Come in altri contesti, anche nella Cina maoista e post-maoista le lavoratrici fungono da “riserva di forza lavoro”, cioè forza lavoro da mobilitare o smobilitare a seconda delle necessità dello stato.

Più in generale, un esame della legislazione sul matrimonio dal 1950 a oggi rivela la persistenza di una fondamentale divergenza fra linee politiche. Durante le prime decadi del periodo maoista il Partito Comunista tentò di conciliare le promesse programmatiche fatte ai giovani e alle donne durante la guerra civile (libertà di scelta nel matrimonio, fine del matrimonio forzato, diritto al divorzio ecc.) con una struttura di parentela che, essendo fortemente patrilineare e patrilocale, costituiva la vera e propria ossatura della vita politica ed economica del paese. Se da una parte la legge garantiva, entro certi limiti, libertà di scelta agli individui che, per età o sesso, non avevano autorità in seno alla famiglia, i limiti entro cui questa scelta poteva venire esercitata (e il grado di applicazione della legge) dipendevano essenzialmente da strutture politiche ed economiche in cui le posizioni chiave erano occupate, sia nelle campagne che nelle città, da uomini sposati e padri di famiglia, cioè dai membri a pieno titolo dei lignaggi.12)Elisabeth Croll, The Politics of Marriage in Contemporary China (Cambridge: Cambridge University Press, 1981). Margery Wolf, Revolution Postponed (Stanford: Stanford University Press, 1985).

Queste due tendenze, una essenzialmente individualista e l’altra autoritaria/corporativista, continuano a divergere e scontrarsi nella legislatura odierna.Questa tensione è esemplificata dal nesso, molto ambiguo, fra la protezione, la libertà e la responsabilità nella narrativa di questa legislazione. Da un lato, la protezione è qualcosa che lo stato concede alle categorie ritenute più deboli come le donne, i bambini, gli anziani e i diversamente abili. La protezione è anche un dovere dei genitori verso i figli, dei nonni verso i nipoti e dei figli adulti rispetto ai genitori anziani, nella piena osservanza del principio di dipendenza intergenerazionale e del valore della pietà filiale. D’altra parte, le donne e i giovani, cioè in teoria i membri di categorie “deboli”, vengono simultaneamente dichiarati individui autonomi a pieno titolo, a cui viene riconosciuta non solo libertà di scelta, ma anche imposta una piena responsabilità per le proprie azioni. Se alcuni membri della società sono così deboli da ricevere un riconoscimento legale della protezione specifica che lo stato deve loro, come può lo stato stesso indicarli (nella stessa legge) come individui pienamente autonomi, liberi e responsabili delle loro scelte?

Matrimonio, divorzio e proprietà privata

Negli ultimi dieci anni questi paradossi sono stati al centro di accesi dibattiti sui media, fra gli intellettuali vicini al Partito e, più in generale, fra le donne cinesi e nelle loro famiglie. Un evento scatenante è stata l’interpretazione della legge matrimoniale del 1980 data dalla Corte Suprema nel 2011, secondo la quale la proprietà personale includerebbe la casa acquistata dai genitori di un coniuge (generalmente lo sposo, grazie al finanziamento della sua famiglia d’origine) in vista del matrimonio del figlio o figlia. Questa interpretazione garantisce che, in sede di divorzio, la proprietà del marito rimarrà tale, mentre la moglie, che raramente è proprietaria, non potrà rivendicare alcun diritto sulla casa in cui lei stessa ed i suoi figli abbiano abitato durante il matrimonio.

Lo scalpore destato da questa interpretazione è dovuto essenzialmente al fatto che, per la maggior parte delle giovani donne nella Cina odierna, il matrimonio costituisce un’opportunità unica di acquisire una casa di proprietà. In seguito alla privatizzazione e commercializzazione del settore abitativo dagli anni Novanta in poi, il costo dell’abitare è esploso in Cina, e in particolare nelle grandi metropoli del paese. Parallelamente, la società cinese ha visto il diffondersi di nuovi modelli di stile di vita essenzialmente legati al concetto della casa familiare di proprietà. Quest’ultima è divenuta una vera e propria garanzia di sicurezza e stabilità economica, nonché un lasciapassare per indentificarsi con l’immaginario della “classe media”.13)Li Zhang, In Search of Paradise: Middle-class Living in a Chinese Metropolis (Ithaca; London: Cornell University Press, 2010).

La casa, o le risorse necessarie per acquistarne una, è diventata uno dei più importanti temi di negoziazione pre-matrimoniale, costituendo ormai la base su cui si dovrà costruire la relazione di mutua fiducia fra i due coniugi e le due famiglie. Se l’acquisto della casa permette alla giovane coppia di sentirsi più vicina all’immaginario della classe media rappresentato sui cartelloni pubblicitari e nelle serie televisive, esso costituisce anche un momento fondamentale nell’assegnazione dei ruoli eteronormativi che formano la coppia coniugale.14)Roberta Zavoretti, “Being the Right Woman for Mr Right”. La casa è generalmente acquisita dalla famiglia dello sposo nella speranza di attirare una sposa adeguata e desiderabile, mentre la famiglia della ragazza offrirà investimenti di natura più limitata, generalmente in beni mobili (un’automobile, lavori di decorazione, ecc.). Per le tantissime donne che hanno un fratello maschio, questo implica che non avranno assistenza economica da parte dei genitori nel caso vogliano acquistare una casa propria, ma saranno in alcuni casi pressate per fornire aiuti economici alla famiglia al fine di acquistare una casa per il fratello.

Queste dinamiche generano un’insicurezza fondamentale nella posizione delle giovani donne, che si trovano inoltre a gestire pesanti conflitti con i genitori e i futuri suoceri; gli uomini per i quali la casa di proprietà rimane un miraggio vedono svanire le loro possibilità di sposarsi, e rischiano di rimanere ai margini della struttura di parentela e, in molti casi, della società. Il celibato in Cina non è uno status desiderabile, e dopo una certa età può diventare una vera fonte di stigma. Prima di tutto, un uomo senza moglie non potrà soddisfare in modo legittimo e riconosciuto il dovere filiale di mettere al mondo una nuova generazione di rappresentanti del suo lignaggio, compromettendo la continuità e la sicurezza economica dei suoi genitori, oltre che la propria. In secondo luogo, l’assenza di una moglie e di una famiglia eteronormativa marca una forte discriminazione a livello sociale.15)Roberta Zavoretti, “Is it better to cry on a BMW”. Susan Greenhalgh, “Patriarchal Demographics? China’s Sex Ratio Reconsidered”, Population and Development Review, 38, 2013, 130-49. A meno che lo scapolo non possieda qualità che lo facciano apparire “vincente”, difficilmente la comunità gli concederà il rispetto normalmente dovuto agli uomini adulti.

 La privatizzazione del matrimonio

La sociologa Deborah Davis definisce questa evoluzione del matrimonio in Cina come un vero e proprio processo di “privatizzazione”.16)Deborah S. Davis, “Privatization of Marriage in Post-Socialist China”, Modern China, 40, 6, 2014, 551-77. Da un lato, lo stato aspira a regolare le unioni istituzionalizzandole attraverso il matrimonio, proteggendolo come unica forma di alleanza e mantenendo un forte legame fra matrimonio e procreazione. Dall’altro, allenta il controllo su aspetti prima fondamentalmente legati ad esso, come la sessualità e, possiamo oggi aggiungere, la fertilità, visto che il controllo delle nascite non appare più nei primi articoli della legislazione. Inoltre, lo stato lascia agli individui un controllo più saldo sulla loro proprietà privata. In questo contesto, nonostante la legislazione ribadisca che il matrimonio protegge le donne, essa non si preoccupa del fatto che la proprietà privata venga trasmessa e massimizzata attraverso il lignaggio, e che quindi passi da padre in figlio, escludendo le donne. Questi rimangono, appunto, fatti che riguardano la dimensione “privata” di ciascuna famiglia, in cui lo stato, che regola le relazioni fra individui autonomi e responsabili, decide di non interferire.

Lo scorso febbraio, una sentenza di divorzio ha decretato che il marito avrebbe dovuto pagare 50.000 RMB alla moglie come compensazione per i cinque anni in cui si era dedicata alla cura del figlio. Il caso ha avuto una risonanza internazionale, essendo stato riportato dal South China Morning Post, dalla BBC e dal Financial Times, fra le altre testate. Se questa sentenza costituisce un precedente fondamentale nel riconoscimento del valore del lavoro di cura svolto dalle donne dentro le mura domestiche, d’altra parte l’ammontare assegnato alla beneficiaria è di gran lunga inferiore al prezzo che servizi comparabili avrebbero sul mercato, anche in un settore svalutato e precario quanto quello del servizio domestico.

Questo caso mi ha anche ricordato una delle ultime conversazioni che ebbi nell’autunno del 2019 con Hong, una mia informatrice di lunga data. Appartenente a una famiglia di origini del Sichuan, Hong è nata a Nanchino e all’epoca della nostra conversazione aveva 22 anni. Seduta al volante del suo motorino elettrico mi spiegava che, nonostante suo padre cautamente le suggerisse di cercare un marito, per il momento lei non aveva minimamente intenzione di sposarsi. I ragazzi, diceva, sono immaturi, è inutile discutere di cose serie con loro prima dei 25 anni. Il matrimonio era una cosa molto seria, diceva Hong, e non era il caso di prendere rischi:

“Poi lo sai… con la nuova Legge sul Matrimonio, una donna si sposa, ha un figlio… se le cose vanno male e divorzia… tutto è perduto (wandanle 完蛋啦)!”

Hong rifletteva sul fatto che una donna divorziata con un figlio avrebbe affrontato una vita di sacrifici, in quanto non avrebbe ricevuto parte della proprietà del primo marito, né avrebbe potuto trovare facilmente un secondo coniuge. Come molte ragazze della sua generazione, Hong ha un fratellino più giovane. I suoi genitori, nati in famiglie contadine, fanno ormai parte della classe lavoratrice di Nanchino, dove Hong e suo fratello sono cresciuti in un contesto di ristrettezze economiche.17)Roberta Zavoretti, Rural Origins, City Lives: Class and Place in Contemporary China (Seattle; London: University of Washington Press, 2017). Per soli due punti Hong non è riuscita a passare l’esame di stato per entrare all’università, ma invece di ritentare l’anno dopo, si è trovata un lavoro come insegnante di scuola materna, e ha iniziato a fare molteplici progetti. Fra questi, quello di andare all’estero è quello che più inquieta suo padre. D’altra parte, anche lui ammette che con questa legge il matrimonio, che dal suo punto di vista sarebbe una evento scontato per Hong a quell’età, non sembra più una grande garanzia di sicurezza per una donna. Sposandosi, la donna si impegna a dare alla luce dei figli che apparterranno alla famiglia del marito, e a essere la principale responsabile della cura di tutta la famiglia. Se in caso di divorzio una madre non ha alcun diritto sulla casa in cui vive, dove starebbe la protezione che il matrimonio legalmente le garantisce? La conclusione di Hong è la seguente:

“Una donna (nüxing 女性) deve proteggersi e rafforzarsi. La donna è già più debole fisicamente, per questo deve impegnarsi ad acquisire più capacità. Solo con delle forti capacità è possibile realizzare i propri desideri, incluso il matrimonio”

In un contesto in cui il matrimonio continua a imporre sulle donne un forte onere in termini di lavoro riproduttivo, senza più proteggerle, la strada è una sola: acquistare più autonomia, diventare più forti, anche a costo di spaventare potenziali pretendenti. Il paradosso delle politiche emancipatrici del Partito Comunista si ripresenta: da una parte le donne devono diventare individui completamente autonomi ed entrare a far parte della produzione. Dall’altra però devono sposarsi e avere dei figli in un contesto sociale, economico e politico in cui il loro apporto, sia fuori che dentro le mura domestiche, viene solo parzialmente riconosciuto.

La ricomposizione dell’eroe

 Torniamo quindi al nostro eroe Song Yunhui, un esempio di eccellenza e responsabilità personale, e spostiamo per un momento la nostra attenzione su sua moglie Chen Kaiyan. All’inizio, Chen appare come una giovane di buon cuore, dal carattere allegro, di una bellezza semplice. Suo padre accoglie il giovane e promettente Song a braccia aperte, e mentre è pronto a tirare ogni filo per aiutarlo nella sua carriera, deve presto rassegnarsi al fatto che suo genero sia così brillante da non avere bisogno di nessun aggancio. Song, che passa più tempo al lavoro che a casa, spinge la riluttante Chen a studiare giapponese, e finalmente si allontana per contribuire al lancio di una nuova impresa chimica, Donghai. Chen Kaiyan mal sopporta il fatto di essere lasciata indietro. Mentre sta a casa con i suoi genitori e la bambina, cerca di imparare, svogliatamente, a cucinare una ricetta di pesce per Song. La famiglia Chen tenta di coinvolgere Song in beghe politiche interne a Jinzhou, ma lui se ne tiene lontano in quanto detesta l’uso delle relazioni (la guanxi 拉关系) al fine del guadagno personale.

Chen si trasferisce finalmente a Donghai e inizia a lavorare nell’amministrazione della scuola, ma una collega nota la sua svogliatezza e ingenuità e cerca di ingraziarsela con regali, sperando che questo spinga Song a dare una promozione a suo marito, che lavora sotto di lui. Song chiede a Chen, che appare sempre in pausa pranzo o in ozio, di interrompere la sua amicizia con la collega, ma lei non lo ascolta. La collega e la cognata di Chen firmano un contratto di fornitura per Donghai a un prezzo esorbitante, e Song lo viene a sapere appena in tempo per fermare la transazione. Song fa notare alla moglie che sarebbe potuto andare in carcere per corruzione, ma lei insiste che la sua famiglia non ha fatto nulla di male. Inoltre Chen è gelosa di un ingegnere che lavora con Song, pur non avendone motivo, visto che Song è un esempio di moralità, un padre affettuoso e un marito che, al ritorno da un giorno pesante in fabbrica, si mette il grembiule e le prepara la cena. Quando Chen va in fabbrica per intimare all’ingegnere di non minacciare la sua vita coniugale, l’ingegnere si sente oltraggiata e minaccia di dimettersi, creando ulteriori problemi a Song.

La lista dei disastri causati da Chen e dalla sua famiglia continua, ma Song non vuole divorziare per tutelare sua figlia e i suoceri. I suoi sentimenti verso Chen, però, sono a questo punto compromessi: i due vivono da separati in casa. Mentre questo accade, Song porta avanti un importantissimo progetto di joint venture con un’impresa americana, la cui principale negoziatrice è Liang Sisheng, una ex allievadi Song che era emigrata giovanissima negli Stati Uniti. Quando Liang arriva a Donghai, lei e Song non si vedono da 22 anni, anche se si sono sempre scritti lunghe lettere. Liang è bellissima, intelligentissima, e come Song è completamente votata al progresso della Cina. Durante una cena d’affari i due litigano furiosamente a proposito dei rapporti fra Cina e Stati Uniti. I presenti si rendono conto che entrambi sono animati dallo stesso patriottismo, e che questa devozione li lega in qualcosa di più che una semplice amicizia. Chen lamenta che suo marito non ha mai dimostrato tanta passione con lei, e dichiara con amarezza: “non sono mai stata alla tua altezza” (wo conglai peibushang ni 我从来配不上你). Song potrebbe ancora salvare il suo matrimonio, se solo rispedisse Liang negli Stati Uniti. Ma non se ne parla: Liang è la perfetta negoziatrice del progetto di joint venture perché, oltre a essere intelligentissima, è una patriota cinese. Song, che ha con Liang una relazione esclusivamente platonica, non può anteporre il suo matrimonio all’interesse del paese.

In conclusione, Song Yunhui non ha sbagliato nella sua scelta. Da giovane ha sposato una ragazza che amava e che lo ricambiava. Con il passare del tempo, però, Chen non ha fatto nulla per migliorarsi o per contribuire al progresso comune. È diventata una donna che non ha più nulla da spartire col suo brillante marito, e che quando viene redarguita con un giusto rimprovero pesta i piedi insistendo che ha ragione lei. Prendiamo, per esempio, il momento in cui Chen si lamenta di non sentirsi all’altezza di Song, ricordando con amarezza che lui voleva farle studiare giapponese. Spingendo Chen a studiare, Song vuole incoraggiare la partecipazione della moglie alla vita pubblica, nonché migliorare la sua competitività, essendo lui un fautore del libero mercato. Eppure Chen non capisce che il desiderio di Song è in perfetta linea con il progresso del paese e con il proprio interesse in quanto donna cinese, e si lamenta che l’insistenza di Song l’ha fatta sentire inferiore. Per essere la moglie di un intellettuale di successo, appare decisamente poco intelligente e, soprattutto, priva di iniziativa, autonomia ed ambizione (shangjinxin 上进心).

Liang Sisheng, che compare alla fine della serie, personifica la sua nemesi: esotica ma cinese, bella e intelligente, animata dal patriottismo di chi ha sofferto la discriminazione razziale negli Stati Uniti. Nonostante abbia una prestigiosa laurea americana e sia una businesswoman rampante, passa il suo tempo ad annotare chengyu per migliorare il suo cinese. Liang avrebbe potuto farsi mantenere dalla sua ricca famiglia, ma vuole farsi strada da sola e, soprattutto, vuole contribuire a migliorare la posizione della Cina sul piano internazionale. Infine, nonostante il suo acume, Liang nutre un’ammirazione senza riserve per Song, che continua a chiamare maestro (shifu 师傅). Chi meglio di lei può assisterlo nella sua missione?

Come modello esemplare del Sogno Cinese, la figura di Song Yunhui interpella i giovani uomini che si affacciano a una vita professionale altamente competitiva. Ma a chi si rivolge il personaggio di Liang Sisheng? Anche se la Cina, attraverso il fascino e l’autorità di Song, riesce a riprendersi questa figlia preziosa, Liang rimane una figura quasi inafferrabile. La serie termina prima che lo spettatore veda Song e Liang in un contesto coniugale, conferendo a Liang il ruolo di oggetto del desiderio romantico, quasi raggiunto, ma mai realmente conquistato. Per questo Liang non costituisce un modello esemplare per le giovani donne cinesi, che prima del matrimonio affrontano questioni molto diverse da quelle che la preoccupano. Essendo già in possesso di proprietà privata, Liang non ha bisogno di sposarsi per avere una casa e una sicurezza economica. Liang non deve conciliare il lavoro con la maternità, né aiutare finanziariamente i suoi genitori anziani. Inoltre, Liang è intelligente e testarda, ma alla fine di ogni discussione è sempre d’accordo con Song, perché entrambi sono mossi dallo stesso amore per il progresso della nazione.

Dajiang dahe è una storia di uomini che, come accadeva per i testi che proclamavano l’importanza dell’emancipazione femminile nella Cina moderna e poi maoista, è narrata da una voce maschile. Liang Sisheng non costituisce un modello esemplare di moglie, ma incarna lo spettro dell’amante, per cui un uomo può divorziare legittimamente dalla madre dei suoi figli in un contesto legale che garantisce la protezione della sua proprietà privata. Il personaggio di Liang ha perciò la funzione di legittimare il divorzio di Song, dando alle donne cinesi un messaggio molto chiaro: per le Chen Kaiyan di oggi e di domani, il Sogno Cinese è sempre più lontano.

Zavoretti, Moglie avvisata PDF

Immagine: Nanjing (foto dell’autrice)

Roberta Zavoretti è antropologa sociale e autrice del volume Rural Origins, City Lives: Class and Place in Contemporary China (University of Washington Press, 2017). Dopo la laurea in lingue e letterature Orientali all’università Ca’ Foscari, ha completato un dottorato di ricerca in antropologia sociale all’università di Londra (SOAS). Roberta Zavoretti ha insegnato in varie università tedesche e ha pubblicato numerosi saggi sui temi della disuguaglianza sociale di classe e di genere, sulle politiche familiari e sul lavoro di cura, nonché sulle politiche affettive nella Repubblica Popolare Cinese.

 

 

References
1 Jiang Bo 蒋波, “Di 25 jie ‘baiyulan jiang’ ruwei mingdan gongbu: Dou ting hai chengduo jiang remen jiaobo” 第25届“白玉兰奖”入围名单公布 《都挺好》成夺奖热门, Renmin Wang 人民网, 23 maggio 2019.
2 Børge Bakken, The Exemplary Society: Human Improvement, Social Control, and the Dangers of Modernity in China (New York: Oxford University Press, 2000).
3 Lisa Rofel, Desiring China: Experiments in Neoliberalism, Sexuality and Public Culture (Durham: Duke University Press, 2007).
4 Le dimensioni e il focus di questo articolo non permettono una discussione rigorosa e storicizzata del significato di questa categoria. Come definizione minima e provvisoria propongo: una categoria generica che indica un immaginario ‘bianco’ in cui l’Europa, il Nord America e l’Australia sono amalgamati. Non si tratta di una categoria geografica, ma di una categoria dell’immaginario politico fondamentalmente ancorata all’esperienza coloniale, all’idea evoluzionistica di progresso e alla narrazione della formazione dello stato-nazione cinese.
5 Roberta Zavoretti, “‘My Generation Had It All Easy’: Accounts of Anxiety and Social Order in Post-Mao Nanjing”, The Cambridge Journal of Anthropology, 32, 2, 2014, 49-64. Roberta Zavoretti, “‘Being the Right Woman for Mr Right’: Marriage and Household Politics in Present-Day Nanjing”, in Gonçalo Santos e Stevan Harrell (a cura di), Transforming Patriarchy: Chinese Families in the Twenty-First Century (Seattle; London: University of Washington Press, 2017), 129-45.
6 Roberta Zavoretti, “Is it Better to Cry in a BMW or to Laugh on a Bicycle? Marriage, ‘Financial Performance Anxiety’, and the Production of Class in Nanjing (People’s Republic of China)”, Modern Asian Studies, 50,4, 2016, 1190-1219.
7 Susan Glosser, “The Truths I Have Learned. Nationalism, Family Reform, and Male Identity in China’s New Culture Movement, 1915-1923”, in Susan Brownell e Jeffrey Wasserstrom (a cura di), Chinese Femininities/Chinese Masculinities: a Reader(Berkeley: University of California Press, 2002).
8 Christina Gilmartin, “Gender in the Formation of a Communist Body Politic”, Modern China, 19, 3, 1993, 299-329. Zheng Wang, “Dilemmas of inside Agitators: Chinese State Feminists in 1957”, The China Quarterly, 188, 2006, 913-32.
9 Jean C. Robinson, “Of Women and Washing Machines: Employment, Housework, and the Reproduction of Motherhood in Socialist China”, The China Quarterly, 101, 1985, 32-57.
10 Lisa Rofel, Other Modernities. Gendered Yearnings in China after Socialism (Berkeley: University of California Press, 1999).
11 Isabelle Attané e Elizabeth Guill, “Being a Woman in China Today: A Demography of Gender”, China Perspectives, 4, 92, 2012, 5-15.
12 Elisabeth Croll, The Politics of Marriage in Contemporary China (Cambridge: Cambridge University Press, 1981). Margery Wolf, Revolution Postponed (Stanford: Stanford University Press, 1985).
13 Li Zhang, In Search of Paradise: Middle-class Living in a Chinese Metropolis (Ithaca; London: Cornell University Press, 2010).
14 Roberta Zavoretti, “Being the Right Woman for Mr Right”.
15 Roberta Zavoretti, “Is it better to cry on a BMW”. Susan Greenhalgh, “Patriarchal Demographics? China’s Sex Ratio Reconsidered”, Population and Development Review, 38, 2013, 130-49.
16 Deborah S. Davis, “Privatization of Marriage in Post-Socialist China”, Modern China, 40, 6, 2014, 551-77.
17 Roberta Zavoretti, Rural Origins, City Lives: Class and Place in Contemporary China (Seattle; London: University of Washington Press, 2017).