“Lei Feng è il modello del tempo, e lo spirito di Lei Feng è eterno.
Per realizzare la grande rinascita della Nazione Cinese vi è bisogno di molti più modelli del tempo.1)Citazione di Xi Jinping tratta da Hua Dongfang, “Renmin Ribao sixiang congheng: Lei Feng jingshende shidai yiyi”, Renminwang, 4 marzo 2019.

Molto è stato scritto sulle figure esemplari in Cina, e sul ruolo che esse hanno giocato nell’educazione morale,2)Kai Yunli, “Exemplars & the Chinese Press: Emulation & Identity in Chinese Communist Politics”, Media Information Australia, 72, 1, 1994, 84-93. D. J. Munro, “The Chinese View of Modeling”, Human Development, 18, 5, 1975, 333-352. nella formazione delle soggettività e nei processi di ingegneria sociale.3)Børge Bakken, The Exemplary Society: Human Improvement, Social Control, and the Dangers of Modernity in China (London: Clarendon Press, 2000). Fin dai primi anni della Repubblica popolare cinese, le posizioni intellettuali che proponevano la Cina come un modello da emulare sono esistite sia in ambito domestico che internazionale. Durante la prima decade degli anni 2000 l’idea che la Repubblica popolare potesse costituire un modello autonomo di governance, e che potesse essere utilizzato come misura e standard anche da altri sistemi, sono confluite in un ricco dibattito scientifico. Il dibattito ha iniziato a spegnersi, però, dopo la pubblicazione di un editoriale del Renmin Ribao. Firmato dall’ex vicepresidente della Scuola Centrale del Partito Comunista Cinese, Li Junru, l’editoriale sottolineava come i tempi non fossero ancora maturi per discutere di un “modello cinese” e quindi invitava alla massima cautela nell’uso di questa espressione.4)Li Junru, “Shenti Zhongguo moshi”, Renminwang, 9 dicembre 2009. Questo saggio si spinge al di là delle ceneri, per ora sopite, del dibattito più recente. Il suo intento è cogliere il senso e la funzione storiografica di una categoria propagandistico-concettuale poco frequentata: i “modelli del tempo”. In apparenza questa categoria ha poco a che fare con gli inviti a emulare il Regno di Mezzo. I “modelli del tempo” però si inseriscono in un’operazione storiografica di ampio respiro tutt’ora in corso, che mira a superare le aporie della storiografia ufficiale, per giungere a una narrazione totalizzante.

 Cos’è un modello?

Le figure modello sono una costante dell’esperienza umana. La nozione di modello che abbiamo ereditato dalla Grecia classica però non sottintendeva la malleabilità della consapevolezza e dei comportamenti umani. Modulus indicava il raggio di una colonna che, moltiplicato per un numero dato di volte, veniva impiegato come unità di misura di ogni parte dell’opera.5)Wladyslaw Tatarkiewicz, History of Aesthetics, I: Ancient Aesthetics (The Hague-Paris, 1970), 51. La finalità del modulus era mantenere la proporzione e la simmetria nella costruzione di un luogo di culto. L’oggetto privilegiato cui era applicato ciò che noi oggi chiameremmo uno standard di misura era il marmo. Le figure da emulare erano piuttosto gli eroi dei miti greci e latini, spesso coinvolti in rapporti difficili tanto con i re dell’antichità mitica, quanto con gli stessi dèi.

In cinese moderno esistono principalmente due termini impiegati per indicare il “modello”: mofan (模范) e bangyang (榜样). Mo (模) ha il senso originario di uno stampo ricavato dal legno. Fan (范) invece designava le scanalature intagliate nel legno di bambù oppure i percorsi dell’acqua, che nel corso di un’inondazione con la sua forza irresistibile si apre nuove strade distruggendo tutto ciò che esiste. Per questo motivo fan può indicare anche uno schema, simile appunto al percorso tracciato da un fiume che si spande oltre i suoi argini.

Uno stampo e uno schema possono essere impiegati per dare forma alla materia inerte. Essi possono essere impiegati anche per fornire uno schema preciso ai comportamenti umani, e per guidare la morale individuale e collettiva.

Nella prima parte (juan 卷) della sua opera più nota, non a caso intitolata Parole Normative (fayan 法言), Yang Xiong (53 a.C. – 18 d.C.) illustra questo tipo di concezione del modello:

Prestare attenzione allo studio non è tanto importante quanto cercare un maestro. Un maestro è lo stampo (mo 模) e lo schema (fan 范)  di un uomo. Uno stampo che non è in grado di stampare e uno schema che non riesce a riprodurne un altro non sono rari.6)Jeffrey S. Bullock, Yang Xiong, Philosophy of the Fa Yan: A Confucian Hermit in the Han Imperial Court (Mountain Mind Press, 2011), 120.

Se questa concezione del modello ha radici nel periodo degli Han orientali, il bangyang è un’idea che compare solo durante la dinastia Qing. Bang indicava la lista di quanti erano riusciti a superare gli esami imperiali con successo. Yang si riferiva alla forma assunta dalle pelli di capra, dopo che queste erano state poste ad essiccare su strutture di legno. Una volta essiccate e conciate, le pelli di capra hanno un aspetto più o meno uguale e riconoscibile, pur con le loro naturali differenze.

Il “modello” inteso come bangyang implica un mutamento nella forma originale delle cose e degli uomini e produce effetti in parte diversi dall’azione del mofan. Il mofanè una matrice, un utensile che viene impiegato per imprimere una forma sempre uguale alla materia, per standardizzarla e renderla identica al disegno e allo schema originali. Una matrice non può che produrre una replica in serie di pezzi uguali a sé stessi.

Il bangyang invece è un esempio di condotta moralmente accettabile e di successo. Per conformarsi al bangyang non è necessario uniformarsi agli spazi che ci sono concessi entro la matrice che ci viene imposta. È sufficiente invece avvicinarsi all’esempio di quanti, come i letterati dell’antichità, riuscirono a superare i difficili esami imperiali. Il bangyang è riconoscibile in quanto manifesta tratti e caratteristiche tipici, ma serba anche la propria individualità, proprio come le pelli di capra, che hanno venature e colore l’una diversa dall’altra.

Al di là dei richiami al passato, i dipartimenti per la propaganda (xuanchuan 宣传) oggi impiegano questi due termini in modo in apparenza intercambiabile. Il mofan o il bangyang sono titoli attribuiti a figure umane, che a giudizio del Dipartimento Centrale per la Propaganda, incarnano in modo esemplare tutte le caratteristiche che dovrebbero essere possedute dal cittadino cinese perfetto, o anche dal membro ideale del Partito Comunista Cinese.

La verità storica di alcune figure, prima tra tutte quella di Lei Feng, è come noto dubbia.7)Xiaofei Tian, “The Making of a Hero: Lei Feng and Some Issues of Historiography”, in The People’s Republic of China at 60: An International Assessment (Cambridge, MA: Harvard Asia Center, 2011), 283-95. La reale esistenza di queste figure o l’effettivo possesso delle virtù morali loro attribuite dalla propaganda sono però meno importanti del ruolo giocato dalle “figure-matrice” (mofan) e delle “figure-esemplari” (bangyang).

 A cosa serve un modello

L’impiego dei modelli nella governance interna (ed esterna) della Repubblica popolare ha una fin troppo ovvia derivazione dalle analoghe tecniche impiegate nell’ex Unione Sovietica.8)Rachel Funari and Bernard Mess, “Socialist Emulation in China: Worker Heroes Yesterday and Today”, Labor History, 54, 3, 2013, 240-255. Il ricco patrimonio storico e filosofico della Cina, fertilizzato dall’ideologia Marxista-Leninista e dalle sue derivazioni, ha però consentito il fiorire dei modelli su una scala e una varietà senza precedenti. Nel tempo il Dipartimento Centrale di Propaganda ha elaborato un’articolata tassonomia di personaggi e figure da emulare. L’universo delle “figure-matrice” e delle “figure-esemplari” oggi si articola almeno nei personaggi eroici (yingxiong renwu英雄人物), nei modelli del lavoro (laodong mofan 劳动模范), nei modelli di moralità (daode mofan 道德模范), nei modelli principali (zhongda dianxing 重大典型) e nei modelli avanzati (xianjin dianxing 现金典型).

La funzione e il ruolo delle “figure-matrice” e delle “figure-esemplari” sono stati ampiamente indagati dagli studi sulla Cina contemporanea di matrice europea ed americana. I modelli hanno la finalità di formare soggettività sociali e politiche utili agli obiettivi perseguiti dal Partito Comunista Cinese.  Il tipo e le caratteristiche delle soggettività sociali e politiche da formare sono però sempre determinati in chiave storica, poiché essi servono obiettivi di tipo storico. Al pari di tutti i partiti politici ispirati al Marxismo, il Partito Comunista Cinese è un’entità politica che concepisce sé stessa come investita di una missione storica. Come noto, tale missione consiste nel “traghettare” la società umana dalla fase del capitalismo alla fase del socialismo per giungere, infine, alla fase del comunismo. Che ad alcuni oggi questa missione possa sembrare anacronistica è irrilevante. Ancora oggi, a cento anni dalla sua fondazione, il Partito Comunista Cinese trova la propria giustificazione ideologica nell’esecuzione di tale missione.

Gli uomini e le donne modello fanno parte della “missione storica” (lishi renwu 历史任务) del Partito poiché essi incarnano la consapevolezza dei compiti che il Partito deve portare a termine in una determinata fase della storia. I “modelli umani” possiedono le qualità modali e politiche, personali e professionali necessarie a eseguire questi compiti con successo. Passo dopo passo, essi intervengono nel completamento dei compiti storici del Partito e ne agevolano la conclusione. È per questo motivo che i “modelli umani” vanno emulati. Se ciascuno dei cittadini della Rpc seguisse il loro esempio, il Partito riuscirebbe a concludere i propri compiti senza alcun ostacolo, accelerando ulteriormente il progresso materiale della Cina.

Nell’era maoista i “modelli umani” trovavano la propria ragion d’essere negli obiettivi storico-politici di breve periodo indicati dal partito: la nazionalizzazione dell’industria e la creazione di kombinat ispirati all’esempio dell’Unione Sovietica. Questo tipo di finalità si rifletteva nella tipologia e nella rappresentazione dei “modelli umani”, che erano raffigurati come altrettanti ingranaggi del più ampio macchinario della rivoluzione. Se il funzionamento di un macchinario industriale richiede che ogni sua componente meccanica sia al posto giusto, allora il “modello umano” deve essere come la vite che il Partito sceglie di avvitare dove essa è maggiormente necessaria.

Narrazioni convincenti

Forse grazie alla loro efficacia empirica, molti elementi della metanarrazione maoista si erano rivelatati oltremodo convincenti. I fatti (shishi 事实) occorsi nei primi decenni della RPC avevano infatti dimostrato la capacità del nuovo governo di eradicare ogni forma di iniziativa economica privata. La metanarrazione maoista era stata non solo in grado di infiammare i cuori e le anime. La sua efficacia era stata tale da riuscire a trascinare i corpi nelle piazze, ora per dare la caccia a “latifondisti” e “capitalisti”, ora per purificare il corpo della nazione dai “demoni vacca e spiriti serpente” (niugui shishen 牛鬼蛇神). Anche oltre la Cina, non poche voci si erano levate a sostegno di questo modello di sviluppo.

L’era denghista ha segnato il ritorno della Cina alla stabilità, e riaperto le porte agli investitori stranieri che negli anni Cinquanta avevano subito l’esproprio dei propri beni e l’espulsione. La crescente prosperità economica del paese ha però avuto come contraltare una netta rottura della narrazione precedente. Come accennato, il Partito Comunista Cinese trae la propria legittimità non solo dalla promessa di livelli di benessere materiale sempre più alti. Più importante è la sua capacità di porsi in maniera credibile come l’unico agente della storia in grado di portare la Cina a una posizione di preminenza tra le nazioni del mondo, e al ruolo di ispirazione e guida dell’umanità. Tale è il senso nudo e crudo della “Grande Rinascita della Nazione Cinese”, e di analoghe, esoteriche formule del linguaggio politico. La scelta di radicare la legittimità del Partito nella storia non è recente. Questa scelta ha avuto il suo inizio negli anni Venti, e da allora è continuata ininterrotta. Essa è il naturale risultato della decisione di aderire a un’ideologia di stampo fortemente storicistico.

Dal 1978, gli architetti della sovrastruttura ideologica della Repubblica popolare cinese hanno però dovuto confrontarsi con una serie di aporie insolubili. Le invocazioni del “socialismo di mercato” o il jolly delle “caratteristiche cinesi” sono stati utili a rammendare gli strappi introdotti nella trama ideologica del Partito. In tutti gli ambiti diversi dall’esegesi ideologica, era però chiaro che una realtà sempre più variegata non poteva essere giustificata mediante una spiegazione univoca, valida per tutti i casi, per tutte le persone e per tutti i tempi. L’impossibilità di giungere a una spiegazione omnicomprensiva ha costituito un elemento di crisi latente. Un regime ideologico, infatti, non è nella posizione di accettare l’esistenza di spiegazioni multiple, parziali o contrastanti della storia e della vita. In questo regime non possono che esistere un’unica versione della storia, un’unica giustificazione dell’ideologia, e un unico senso della vita. Il pluralismo dell’interpretazione storica, l’esistenza di più ideologie e di spiegazioni divergenti sul perché delle cose prima o poi potrebbero mettere in dubbio la tesi chiave su cui si fonda la legittimità del Partito. Tale tesi sostiene che il Partito è l’unico agente della storia in grado di definire gli obiettivi per la Cina, e di condurre il paese verso di essi.

Verso una spiegazione totalizzante

Al termine della Rivoluzione Culturale, il consenso dei vertici del Partito circa una spiegazione unica sul perché delle cose si è cristallizzato nella risoluzione del 27 giugno 1981, intitolata Alcune Questioni nella Storia del Nostro Partito a partire dalla Fondazione della Repubblica Popolare Cinese. Dopo due anni, nel 1983, la prima campagna di “civilizzazione spirituale” (jingshen wenming 精神文明) ha cercato di canalizzare questo consenso all’interno della società. L’obiettivo delle campagne di “civilizzazione spirituale”, da allora periodicamente rilanciate, è proporre una spiegazione univoca della vita dell’individuo, del suo ruolo nella società cinese e nella storia.

Nel corso della prima campagna di civilizzazione spirituale il variegato universo dei “modelli” si è arricchito di una nuova tipologia – i “modelli del tempo” (shidai kaimo 时代楷模).  Uno dei primi “modelli del tempo” è  stato incarnato da Zhang Haidi, una figura che manifesta le priorità del “nuovo periodo” (xin shiqi 新时期) denghista, e che mostra alcuni richiami alla figura di Deng Pufang, figlio primogenito di Deng Xiaoping.

Zhang Haidi fin dalla più tenera età era affetta da una mielopatia, che la costrinse su una sedia a rotelle. Benché paralizzata dal busto in giù, durante la Rivoluzione Culturale Zhang seguì il padre nel suo esilio nelle aree rurali dello Shandong. Vincendo le limitazioni imposte dalla sua condizione fisica, in breve tempo Zhang apprese l’inglese, il giapponese, il tedesco e l’esperanto, portando a termine traduzione di varie opere. Si dedicò inoltre allo studio e alla pratica della medicina e dell’agopuntura, riuscendo anche a ottenere un ottimo punteggio al temutissimo gaokao, l’esame nazionale di ammissione all’università. Nel 1983 Zhang fu segnalata dal Comitato Centrale come un esempio da emulare. La sua storia venne pubblicizzata dall’organo ufficiale della Lega della Gioventù Comunista, il Zhongguo Qingnianbao, dove leggiamo:

Per venti anni, (Zhang Haidi) si è incoraggiata mediante la figura dell’eroe Pavel Korchagin (…) sopportando inimmaginabili dolori e combattendo con testardaggine la malattia. Zhang Haidi è un’eroina dello stampo di Pavel Korchagin e un modello per i giovani moderni (…) mediante le sue parole e azioni ha risposto in maniera corretta agli interrogativi della vita: qual è l’atteggiamento con cui un giovane deve affrontare lo studio, il lavoro e la vita? (…) Possano i giovani studiare, lavorare e vivere come Zhang Haidi.9)“Shi ke liuxing, jiuyao ba guangliu gei renjian. Zhang Haidi zishu”, Zhongguo Qingnianbao, 1 febbraio 1983.

Nel contesto sociale e politico dei primi anni Ottanta, Zhang Haidi era un invito vivente a superare il dolore e i traumi collettivi indotti dalla Rivoluzione Culturale e – letteralmente – guardare avanti (xian qian kan 先前看). Se la vita, lo studio e il lavoro avevano un senso, tale senso andava ricercato nel superare sé stessi, nel migliorarsi per agevolare la ricostruzione della nazione. Durante la Rivoluzione Culturale, Zhang Haidi aveva tradotto opere bollate come “borghesi” dal maoismo e quindi proibite. Durante il “nuovo periodo” denghista, le sue capacità letterarie e linguistiche invece erano state la carta vincente per l’ammissione all’università e per la mobilità sociale. Proprio come Zhang, i giovani cinesi avrebbero dovuto essere a contatto con tutto ciò che proveniva dall’estero, e che era utile alla ricostruzione. Allo stesso tempo, essi avrebbero dovuto stare in guardia dalle seduzioni dello stile di vita occidentale e della decadenza di cui esso era portatore.

A partire da questo periodo e per i successivi tre decenni la categoria dei “modelli del tempo” avrebbe subito un costante ampliamento. Al suo interno avrebbero trovato posto sia persone dalla ferma determinazione come Zhang Haidi, che figure dalla dubbia storicità quali Lei Feng. Accanto agli eroi di ogni giorno e agli eroi fittizi, “modelli del tempo” sono anche i grandi nomi della storia del Partito e della storia della Cina. Tra essi ritroviamo figure quali Sun Yatsen, il discendente di Confucio Kong Fansen,10)“Shidai kaimo”, Renmin Ribao, 29 dicembre 2000, 10. e i padri della rivoluzione.

Il dato che accomuna Zhang Haidi, Sun Yatsen, e i padri della rivoluzione è unico. Pur se in modi diversi, ciascuna di queste figure è rappresentata come un agente di un più ampio processo storico. La loro vita è stata tesa verso un fine ben più alto del raggiungimento del semplice benessere economico (xiaokang 小康). La vita di questi “modelli” ha contribuito affinché il corso della storia del Partito e della Repubblica popolare potessero dipanarsi seguendo il loro naturale percorso di sviluppo. Muovendosi all’interno del proprio ceto sociale, ciascuna di queste figure si è impegnata per raggiungere l’obiettivo storico vigente durante la loro esistenza. Mediante le proprie azioni e con il proprio esempio, essi hanno contribuito a correggere le deviazioni che avrebbero potuto pervertire il corso della storia. Tutto ciò ha consentito allo sviluppo della storia di arrivare un passo più vicino al proprio stadio finale. Sun Yatsen ha inferto il colpo di grazia a un regime – la dinastia Qing – già profondamente minacciato dalla contraddizione tra i rapporti di produzione e le forze produttive. La figura di Zhang Haidi è stata importante nel far capire alla gioventù cinese l’importanza della conoscenza, e più in generale delle attività intellettuali che il maoismo aveva osteggiato. Kong Fansen si è allontanato dall’anziana madre, dalla moglie malata e da tre figli piccoli per prestare servizio nella provincia del Tibet, dando il proprio contributo a costruire la Cina di Deng Xiaoping.11)“Xin shiqi lingdao ganbude kaimo: Kong Fansen”, Lianbaowang, 19 ottobre 2000.

Ciascuna di queste figure ha incarnato in maniera esemplare la “forza” irresistibile di una fase storica ben definita. Per questo motivo esse vanno presentate alle moltitudini affinché siano emulate, adottate come “matrice” (mofan) della moralità e come “esempio” (bangyang) delle azioni individuali.

Le campagne per l’emulazione dei modelli si sono susseguite durante l’intera leadership di Deng Xiaoping, Jiang Zemin e Hu Jintao. Alcuni “modelli del tempo”, come Zhang Haidi, sono “cresciuti” dal punto di vista umano, professionale e politico, giungendo a ricoprire posizioni apicali entro gli organi consultivi della Repubblica popolare. Altri modelli sono stati via via impiegati in maniera contingente, per sostenere l’attuazione di misure e provvedimenti specifici. Durante i primi trentaquattro anni delle riforme e apertura, fino al 2012 circa, i dipartimenti di propaganda non sono però riusciti a stabilire un collegamento solido tra la visione storiografica sottostante ai “modelli del tempo” e le ideologie di volta in volta adottate dalla leadership.

Una teleologia spezzata

Non bisogna pensare che il denghismo, le Tre Rappresentatività o la Società Armoniosa fossero ideologie concepite al di fuori di un divenire storico. Nella sfera ufficiale di un sistema marxista-leninista come quello vigente nella RPC nulla può essere collocato al di fuori del divenire della storia.

La visione della storia abbracciata dal Partito postula che il divenire storico non scaturisce da eventi fortuiti, che imprimono un corso inaspettato e imprevedibile agli eventi. Secondo gli orientamenti storiografici ideologicamente “corretti”,12)Il variegato panorama intellettuale della Repubblica popolare include senza dubbio figure e orientamenti che concepiscono la storia come un processo contingente. Se fosse possibile riavvolgere il corso del tempo, la storia probabilmente seguirebbe dei percorsi diversi, pur se pienamente spiegabili e documentabili. Questo tipo di visione della storia si distacca dalla concezione abbracciata dal Partito, ed espone i suoi promotori alle accuse di “nichilismo”. la storia non è fatta di contingenze. La storia è mossa da forze umane regolari, che obbediscono a leggi “scientifiche”, quindi empiricamente verificabili. Il divenire storico non è casuale e indeterminato. Esso piuttosto è il frutto di principi e meccanismi specifici. Tra essi, il più importante è il principio della contraddizione dialettica. La contraddizione non è un semplice confronto tra posizioni economiche e sociali di tipo diverso, ma un meccanismo universale e atemporale, che spinge la storia verso il suo obiettivo finale.

Se la contraddizione è davvero il motore della storia, e se la storia è realmente una teleologia, allora tutte le fasi del corso della storia sono conoscibili. Se è possibile conoscere il successivo stadio di sviluppo della storia, allora è possibile anche agevolare la sua manifestazione, e avvistare la fase finale della storia.

Ancor più significativamente, il corso di sviluppo della storia non può essere riavvolto su sé stesso, né procedere a ritroso. Che la Repubblica popolare si sposti all’indietro lungo la marcia della storia è improponibile. La possibilità di un “errore storico”, ovvero un errore nell’individuazione della fase in cui la Cina si trova lungo la traiettoria della storia, è altrettanto impensabile. In un universo ideologico dove la sfera ufficiale esclude l’esistenza di teorie e concezioni della storia basate su assiomi diversi dal marxismo, il verificarsi di una di queste due possibilità sarebbe una sorta di “errore di sistema”.

Nel 1987 il sistema ideologico cui si è accennato ha subito una modifica in apparenza marginale. Nel suo rapporto al XIII Congresso, Zhao Ziyang aveva affrontato la “questione più importante” per la realizzazione del socialismo con caratteristiche cinesi. La problematica atteneva all’individuazione corretta della fase storica in cui si trovava la società cinese degli anni Ottanta. Dinanzi al Congresso, Zhao aveva dichiarato che “la nazione si trova nella fase iniziale del socialismo”,13)Zhao Ziyang, “Zai Zhongguo Gongchandang di shisanci quangguo daibiao dahuide baogao”, 25 ottobre 1987. motivando ampiamente il perché di questa decisione.

Benché necessaria e condivisa da una parte non trascurabile della leadership di allora, la dichiarazione di Zhao ebbe l’effetto di contraddire in modo sottile la visione storiografica abbracciata dal Partito, spostando all’indietro le lancette dell’orologio della storia. Solo pochi anni prima, infatti, il Partito aveva dichiarato di trovarsi nella fase storica del socialismo tout court. Si potrebbe obiettare che la definizione della fase storica operata da Zhao fosse una mera precisazione del punto specifico occupato dalla Cina sulla linea del tempo. Si potrebbe tacciare l’autrice di questo saggio di ignoranza della teoria del socialismo con caratteristiche cinesi. Entrambe le obiezioni sarebbero vuote. La fase iniziale del socialismo prevede la coesistenza tra la proprietà pubblica, la proprietà privata e varie forme di proprietà mista. Essa ammette anche l’esistenza del capitale straniero. La fase del socialismo, invece, è il preludio alla creazione di una società comunista e per questo motivo essa vede l’assenza di proprietà privata. Tale assenza di proprietà privata aveva avuto luogo negli anni Cinquanta. La reintroduzione della proprietà privata e del capitale straniero, invece, fu avallata due decenni dopo.

Né il denghismo, né le ideologie associate a Jiang Zemin e Hu Jintao sono riuscite giustificare in maniera credibile perché fosse stato possibile riavvolgere il filo della storia. Nessuna di queste forme di pensiero politico ha permesso di avvistare lo stadio finale della storia, ponendo dinanzi ai cittadini una meta raggiungibile, pur se lontana. Entro questo contesto, le “figure-matrice” e le “figure-esemplari” hanno incarnato i valori di un presente dilatato a dismisura.

Il Grande Sogno

Il reinserimento delle “figure-matrice” e delle “figure-esemplari” entro una traiettoria storica e storiografica ha avuto luogo solo dopo l’ascesa di Xi Jinping alla carica di segretario generale del Partito Comunista Cinese.

L’occasione iniziale per portare alla ribalta i “modelli del tempo” è stata fornita dal lancio dei Dodici Valori Essenziali del Socialismo.14)Enunciati come ricchezza e forza (fuqiang), democrazia (minzhu), civiltà (wenming), armonia (hexie), libertà (ziyou), uguaglianza (pingdeng), giustizia (gongzheng), legalità (fazhi), patriottismo (aiguo), dedizione al lavoro (jingye), affidabilità (chengxin), amicizia (youshan). La campagna aveva l’obiettivo di creare un universo di valori morali in grado di conciliare le contraddizioni della riforma. I “modelli del tempo” sono stati impiegati per pubblicizzare i comportamenti che si desiderava fossero tenuti dai cittadini cinesi. Per questo motivo, i “modelli del tempo” sono figure umane tuttora viventi, appartenenti a diversi ceti sociali e impiegati in vari settori professionali. Essi “incarnano lo standard dei valori morali del patriottismo, della dedizione al lavoro, dell’affidabilità e dell’amicizia, incarnano le virtù tradizionali cinesi e sono persone avanzate che possiedono forti caratteristiche di avanguardia, rappresentatività, tempestività e tipicità”.15)Dipartimento Centrale di Propaganda, Ufficio Centrale per la Civilizzazione Spirituale, “Modelli del Tempo”. http://www.wenming.cn/sdkm/ Le similitudini tra i “modelli del tempo” e le “figure modello” che sono state oggetto di rappresentazione fin dall’era maoista sono limitate. Esse attengono solo agli effetti di emulazione che si spera di ottenere mediante queste figure. Gli obiettivi che si spera di ottenere anche mediante l’emulazione dei “modelli del tempo” sono di respiro molto più ampio.

Fin dal suo lancio nel 2012 il progetto dei Valori Essenziali del Socialismo è stato strettamente collegato all’idea del “sogno della grande rinascita della nazione cinese” e al concetto di “nuova era”. I “modelli del tempo” quindi sono considerati agenti che manifestano i valori essenziali del socialismo e che li diffondono all’interno della società. La diffusione dei valori essenziali è utile affinché i cittadini vedano sé stessi come agenti responsabili del compimento di una missione storica. La missione in questione è favorire l’ingresso della Cina nella “nuova era”, e condurre la nazione cinese verso la sua “grande rinascita”. Questi collegamenti sistematici tra un’iniziativa di policy e le componenti dell’ideologia del Partito Comunista Cinese sono stati introdotti solo durante la leadership di Xi Jinping. La leadership di Xi manifesta notevoli continuità con le misure politiche adottate da Hu Jintao e da Jiang Zemin. Essa però si distingue per la sua capacità di proporre una visione ideologica omnicomprensiva, che i precedenti segretari generali non erano riusciti a raggiungere.

A differenza dei suoi predecessori, fin dall’inizio della propria leadership Xi ha più volte sottolineato l’importanza della storia della Cina e del Partito Comunista Cinese ai fini della legittimità del Partito. In vari discorsi,16)Zhonggong Zhongyang Dangshi he Wenxian Yanjiuyuan, Lishi shi zuihao de jiaokeshu (Beijing: Zhonggong dangshi chubanshe), 2014. Xi ha anche esposto una teoria unificata della storia, che sostituisce un obiettivo della storia preciso e visibile alla “teleologia spezzata” intorno alla metà degli anni Ottanta. Le premesse della teoria della storia di Xi sostengono che la civiltà spirituale e filosofica della razza umana è nata in modo indipendente in Cina, in India e in Europa. Queste verità storiche avvalorano il principio per cui è necessario “cercare la verità nei fatti” e dimostrano che la Cina ha ricoperto un ruolo fondamentale nell’evoluzione dell’umanità. Poiché tale ruolo è stato ricoperto nelle epoche passate, il medesimo ruolo di guida compete alla Cina anche adesso. La Cina però può realizzare il proprio ruolo di spicco nello sviluppo della razza umana solo affidandosi alla guida del Partito Comunista Cinese. Il Partito infatti è l’esecutore di una missione storica che ha un esito certo, e che consiste nel condurre il popolo cinese verso la sua grande rinascita. Questa missione non è stata scelta dal Partito. Essa è stata piuttosto attribuita al Partito dalla volontà della storia in quanto agente autonomo, e dalle decisioni compiute dal popolo cinese.

Questa teoria della storia permette di giungere a varie conclusioni. Ai fini di questo saggio, è utile menzionare l’attribuzione di un ruolo preciso e conoscibile a ciascun individuo e ciascuna nazione. Il ruolo dei cittadini cinesi, almeno secondo la versione ufficiale della storia approvata dal Partito, è di seguire l’esempio dei “modelli del tempo”, per dirigersi con fiducia verso una meta che è oggi diventata visibile. Il ruolo che questa teoria permette di attribuire alle nazioni è di accettare l’ascesa della Cina, e di considerare il Paese come un modello di civiltà umana.

Fuori dall’ambito dell’accademia, la falsificabilità, la coerenza e la credibilità di una teoria della storia sono meno importanti del fascino che essa è in grado di esercitare sui grandi numeri. Al momento, il Partito non ha ancora portato a termine il progetto di proporre una visione della storia totalizzante. La vigorosa pubblicità data ai “modelli del tempo”, il lancio di una recente iniziativa per lo studio della storia del Partito,17)Wang Zihui “Dangshi xuexi jiaoyu, Xi Jinping kaijiang “diyi ke”, Xinhuawang, 21 febbraio 2021. e gli attacchi concomitanti agli studiosi internazionali che mantengono posizioni accademiche neutrali18)Xue Nianwen, “Xifang dangdai Zhongguo yanjiude lishi xuwuzhuyi”, Shijie shehuizhuyi yanjiu, 7, 2020, 38-45. però segnalano l’indubbia importanza di tale progetto.

Sapio, Il ruolo storiografico PDF

Immagine: “modello del tempo”: affidabilità

Laureata in Scienze Politiche all’Università di Napoli l’Orientale e dottorata presso l’Università La Sapienza, Flora Sapio è esperta in politica, istituzioni e diritto della Cina contemporanea, ed ha condotto ricerche in Cina e a Hong Kong. I quattro libri di cui è autrice o curatrice sono apparsi per i tipi di Brill, Edward Elgar, Routledge e Cambridge University Press. I suoi commenti ed articoli di opinione sulla Cina, la responsabilità sociale di impresa, e le differenze tra il sistema istituzionale della Cina ed il Castro-Marxismo dei Caraibi sono disponibili su Law at the End of the Day, nonché sui blog di università britanniche ed australiane.

References
1 Citazione di Xi Jinping tratta da Hua Dongfang, “Renmin Ribao sixiang congheng: Lei Feng jingshende shidai yiyi”, Renminwang, 4 marzo 2019.
2 Kai Yunli, “Exemplars & the Chinese Press: Emulation & Identity in Chinese Communist Politics”, Media Information Australia, 72, 1, 1994, 84-93. D. J. Munro, “The Chinese View of Modeling”, Human Development, 18, 5, 1975, 333-352.
3 Børge Bakken, The Exemplary Society: Human Improvement, Social Control, and the Dangers of Modernity in China (London: Clarendon Press, 2000).
4 Li Junru, “Shenti Zhongguo moshi”, Renminwang, 9 dicembre 2009.
5 Wladyslaw Tatarkiewicz, History of Aesthetics, I: Ancient Aesthetics (The Hague-Paris, 1970), 51.
6 Jeffrey S. Bullock, Yang Xiong, Philosophy of the Fa Yan: A Confucian Hermit in the Han Imperial Court (Mountain Mind Press, 2011), 120.
7 Xiaofei Tian, “The Making of a Hero: Lei Feng and Some Issues of Historiography”, in The People’s Republic of China at 60: An International Assessment (Cambridge, MA: Harvard Asia Center, 2011), 283-95.
8 Rachel Funari and Bernard Mess, “Socialist Emulation in China: Worker Heroes Yesterday and Today”, Labor History, 54, 3, 2013, 240-255.
9 “Shi ke liuxing, jiuyao ba guangliu gei renjian. Zhang Haidi zishu”, Zhongguo Qingnianbao, 1 febbraio 1983.
10 “Shidai kaimo”, Renmin Ribao, 29 dicembre 2000, 10.
11 “Xin shiqi lingdao ganbude kaimo: Kong Fansen”, Lianbaowang, 19 ottobre 2000.
12 Il variegato panorama intellettuale della Repubblica popolare include senza dubbio figure e orientamenti che concepiscono la storia come un processo contingente. Se fosse possibile riavvolgere il corso del tempo, la storia probabilmente seguirebbe dei percorsi diversi, pur se pienamente spiegabili e documentabili. Questo tipo di visione della storia si distacca dalla concezione abbracciata dal Partito, ed espone i suoi promotori alle accuse di “nichilismo”.
13 Zhao Ziyang, “Zai Zhongguo Gongchandang di shisanci quangguo daibiao dahuide baogao”, 25 ottobre 1987.
14 Enunciati come ricchezza e forza (fuqiang), democrazia (minzhu), civiltà (wenming), armonia (hexie), libertà (ziyou), uguaglianza (pingdeng), giustizia (gongzheng), legalità (fazhi), patriottismo (aiguo), dedizione al lavoro (jingye), affidabilità (chengxin), amicizia (youshan).
15 Dipartimento Centrale di Propaganda, Ufficio Centrale per la Civilizzazione Spirituale, “Modelli del Tempo”. http://www.wenming.cn/sdkm/
16 Zhonggong Zhongyang Dangshi he Wenxian Yanjiuyuan, Lishi shi zuihao de jiaokeshu (Beijing: Zhonggong dangshi chubanshe), 2014.
17 Wang Zihui “Dangshi xuexi jiaoyu, Xi Jinping kaijiang “diyi ke”, Xinhuawang, 21 febbraio 2021.
18 Xue Nianwen, “Xifang dangdai Zhongguo yanjiude lishi xuwuzhuyi”, Shijie shehuizhuyi yanjiu, 7, 2020, 38-45.