Introduzione

Nell’ultimo decennio si è parlato spesso di soft power in riferimento alla strategia internazionale di Pechino. Molto è stato detto, ad esempio, circa il modo in cui la Cina ha recepito il concetto di soft power, circa il rafforzamento di apparati culturali e mediatici tesi a promuovere un’immagine positiva del paese a livello internazionale e circa il sistema e le modalità della comunicazione cinese verso l’estero. Più di recente, la campagna “raccontare bene le storie cinesi” (jianghao Zhongguo gushi 讲好中国故事), lanciata dal Presidente cinese Xi Jinping in coincidenza con l’avvio del progetto della Nuova Via della Seta, ha catalizzato l’attenzione degli studiosi e degli osservatori più attenti, suscitando un crescente interesse verso l’approccio discorsivo e i contenuti della propaganda esterna della Repubblica Popolare Cinese (RPC).1)Sulla strategia cinese di soft power esiste una vasta letteratura. Si veda ad esempio, Edney Kingsley, Stanley Rosen, e Ying Zhu (a cura di), Soft Power with Chinese Characteristics: China’s Campaign for Hearts and Minds, London, Routledge, 2020; Jennifer Hubbert, China in the World: an Anthropology of Confucius Institutes, Soft Power and Globalization (Hawaii: University of Hawaii press, 2019); Sofia Graziani (a cura di), Cina Globale: soft power e proiezione internazionale, numero monografico di Sulla Via del Catai, 18, 2018. Sul sistema e i contenuti della propaganda esterna, si rimanda a Wen-Hsuan Tsai, “Enabling China’s Voice to Be Heard by the World: Ideas and Operations of the Chinese Communist Party’s External Propaganda System”, Problems of Post-Communism, 64, 3-4, 2017; F. Hartig, “Communicating China to the World: Confucius Institutes and China’s Strategic Narratives”, Politics, 2/4 (35), 2015, 245-258; Justyna Szczudlik, “‘Tell China’s Stories Well’: Implications for the Western Narrative”, PISM Policy Paper, 9 (169), settembre 2018 (http://www.pism.pl/Publikacje/PISM-Policy-Paper-no-169); Zhao Alexandre Huang e Rui Wang, “Building a Network to “Tell China Stories Well”: Chinese Diplomatic Communication Strategies on Twitter”, International Journal of Communication13 (2019). https://ijoc.org/index.php/ijoc/article/view/11221/2703.

Come è noto, la politica di soft power di Pechino affonda le proprie radici negli anni Novanta e prende corpo nei primi anni Duemila, principalmente come risposta al diffondersi in Occidente (specialmente negli Usa) delle teorie sulla “minaccia” cinese alimentate dal boom economico di Pechino.2)Cfr. Barbara Onnis, La Cina nelle relazioni internazionali: dalle guerre dell’oppio a oggi (Bologna: Carocci, 2011). In breve tempo, come affermato da Wang Yiwei, noto professore di relazioni internazionali presso la Scuola di Studi Internazionali dell’Università del Popolo di Pechino, il soft power è diventato “one of China’s highest-level strategic concerns”.3)Citato in D. C. Lynch, “The End of China’s Rise: Consequences for PRC Debates on Soft power”, in K. Edney, S. Rosen e Y. Zhu (a cura di), Soft Power With Chinese Characteristics, cit., 47-48. Come da più parti sottolineato, Xi Jinping ha impresso una spinta ulteriore a tale strategia, determinando il passaggio da una politica di soft power prevalentemente ad hoc e reattiva, tesa a plasmare un’immagine positiva del Paese a livello globale, a una politica più proattiva e caratterizzata da una crescente assertività, riflesso tanto della consapevolezza da parte della Cina del proprio ruolo nel mondo – consapevolezza che è andata rafforzandosi all’indomani della crisi finanziaria del 2008-9 –, quanto della volontà politica dell’élite governativa di influenzare l’agenda internazionale e definire le tendenze di sviluppo dell’ordine globale. La leadership di Xi Jinping ha coinciso, di fatto, con l’abbandono della politica di basso profilo, racchiusa nella formula taoguang yanghui 掏光养晦 “nascondere le proprie capacità e restare in attesa” alla base della dottrina denghista.4)Minxin Pei, “China in Xi’s “New Era”: A Play for Global Leadership”, Journal of Democracy, 29, 2, April 2018, 45-46.

Per quanto riguarda il discorso politico, negli ultimi anni il soft power, specificatamente inteso come soft power culturale (wenhua ruanshili 文化软实力), è stato integrato nella retorica del “sogno cinese” (Zhongguo meng 中国梦) che, come sappiamo, è andata assumendo una marcata connotazione nazionalista.5)Si veda, ad esempio, Marina Miranda, “La grande ascesa della Cina e la sua narrazione dal ‘Beijing Consensus’ e il ‘Modello Cina’ al ‘Sogno cinese’ di Xi Jinping”, Sulla Via del Catai, 18, 2018, 137-141. Pertanto, esso è andato intrecciandosi con l’ideologia ufficiale della “nuova era” (xin shidai 新时代) e della “rinascita nazionale” che sottende una visione delle prospettive future in cui la sempre più forte ascesa della Cina sulla scena internazionale si traduce nella capacità del paese di offrire un’“alternativa” (quanxin xuanze 全新选择) al resto del mondo (“ai paesi interessati ad accelerare il proprio sviluppo e preservare l’indipendenza”) e, dunque, implicitamente un modello da cui trarre ispirazione.6)China Daily, “Xi Jinping’s report at the 19th CCP National Congress”, ottobre 2017. Http://www.chinadaily.com.cn/china/19thcpcnationalcongress/2017-11/04/content_34115212.htm. In cinese: http://www.xinhuanet.com/politics/19cpcnc/2017-10/27/c_1121867529.htm

In questo contesto, si colloca la determinazione del governo cinese a rimediare agli squilibri nel discorso globale e diffondere la “voce della Cina” (Zhongguo shengyin 中国声音) , facendo valere il proprio huayu quan 话语权 (potere discorsivo) e contribuendo a dettare le norme internazionali. Da qui, l’enfasi del Partito Comunista Cinese (PCC) sulla pratica del cosiddetto “storytelling”, il cui obiettivo è quello di costruire narrazioni ‘corrette’ (e, dunque, conformi all’ideologia del Partito – come ci ricorda Marina Miranda7)Marina Miranda, “L’era dello storytelling, la Cina e noi”. Https://sinosfere.com/2020/12/20/marina-miranda-lera-dello-storytelling-la-cina-e-noi/), veicolando valori e idee che sostengono gli interessi fondamentali della Cina, e accrescendo, allo stesso tempo, la legittimità del Partito a livello domestico.8)Cfr. ad esempio Kejin Zhao, “China’s Rise and its Discursive Power Strategy”, Chinese Political Science Review, 1, 2016, 539-564.

Se da un lato la pandemia ha fornito un’ulteriore riprova della determinazione di Pechino a “raccontare bene le storie cinesi”,9)Jabin T. Jacob, “‘To Tell China’s Story Well’: China’s International Messaging during the Covid-19 Pandemic”, China Report, 56, 3, 2020, 374-392. dall’altro l’acuirsi delle tensioni sino-occidentali ha accelerato il processo di transizione della diplomazia cinese verso un approccio assertivo e talvolta persino conflittuale, come testimoniato dall’emergere della cosiddetta ‘wolf warrior diplomacy’ che, come scrive Zhiqun Zhu, rappresenta “an extension of soaring nationalism at home” e “ a direct response to ‘unfair’ approaches by other countries, especially the U.S., toward China and the Chinese people”.10)Zhiqun Zhu, “Interpreting China’s Wolf Warrior Diplomacy”, The Diplomat, 15 maggio 2020. Htps://thediplomat.com/2020/05/interpreting-chinas-wolf-warrior-diplomacy/

L’obiettivo del presente lavoro è quello di offrire una riflessione sulla politica della “buona narrazione” nel contesto dei rapporti sino-africani e di evidenziare gli elementi più salienti della diplomazia cinese durante la pandemia.

Come “narrare la Cina in Africa”: alcune considerazioni sull’offensiva discorsivo-propagandistica cinese

I media occidentali non smettono mai di montare la teoria secondo cui la cooperazione cinese con le nazioni africane rappresenta una nuova forma di colonialismo. […] I paesi occidentali potrebbero trovare difficoltà a comprendere l’amicizia e la cooperazione della Cina con l’Africa, poiché agiscono solo quando ci sono profitti. Gli Stati Uniti di oggi sono turbati dal protezionismo e dalla xenofobia, l’Europa dall’aumento del nazionalismo. Mentre la Cina continua a offrire supporto e aiuto all’Africa, forse per i paesi occidentali è arrivato il momento di abbandonare il loro stereotipo sulla cooperazione sino-africana e di stare al passo con i tempi.11)Su Tan, “West’s Weak Understanding of China-Africa Cooperation”, Global Times, 24 luglio 2018. Http://www.globaltimes.cn/content/1112198.shtml

Negli ultimi vent’anni la Cina ha accresciuto notevolmente la propria presenza diplomatica, economica, tecnologica e militare nel continente africano. Oggi è uno dei principali donatori internazionali e, per l’undicesimo anno consecutivo, il principale partner commerciale dell’Africa.

A partire dal 2000, quando è stato inaugurato il Forum on China-Africa Cooperation (FOCAC), la principale piattaforma istituzionale di dialogo e cooperazione tra la Cina e i Paesi africani, le relazioni sino-africane si sono fatte sempre più complesse e articolate, in parte anche come riflesso della molteplicità degli interessi coinvolti (economici, politici, ideologici e legati all’ambito della sicurezza).12)Yun Sun, Africa in China’s Foreign Policy, Brookings, aprile 2014, accessibile al seguente link: https://www.brookings.edu/wp-content/uploads/2016/06/Africa-in-China-web_CMG7.pdf. La letteratura sulla presenza cinese in Africa è molto vasta. Sui diversi aspetti della presenza della Cina nel continente si segnala Antonella Ceccagno e Sofia Graziani (a cura di), Africa e Cina: insieme cambieranno il mondo?, numero monografico di Mondo Cinese, 158, 2016, mentre per un’analisi degli studi sulla Cina in Africa e delle nuove direttrici di ricerca, si rimanda a C. Alden e D. Large (a cura di), New Directions in Africa-China Studies (New York: Routledge, 2019).

Contemporaneamente, la storia dell’Africa subsahariana è stata segnata da quello che la studiosa americana Margaret C. Lee ha definito un nuovo “scramble for Africa”, ossia dalla convergenza delle potenze globali (Cina e Usa) e di importanti attori regionali nel continente.13)Margaret C. Lee, “The 21st Century Scramble for Africa”, Journal of Contemporary African Studies, 24, 3, 2006, 303-330. Uno degli effetti di tale competizione geopolitica è stato l’affermarsi della dimensione ideologica delle narrazioni quale aspetto cruciale della politica nell’area e – come ha ricordato Giovanni Faleg in un suo recente intervento presso l’Università di Trento –14)African Conflicts and the EU Guest Lecture Series, 17 novembre 2020, School of International Studies. la conseguente trasformazione dell’Africa in una “narrative battlefield”. Quella della “Cina in Africa” è una delle narrazioni più note, anche perché Pechino ha svolto un ruolo da apripista, avendo avviato una strategia di espansione nell’area ben prima dell’inizio del nuovo millennio, colmando il vuoto creatosi con la fine della Guerra Fredda e la conseguente diminuzione dell’interesse degli Stati Uniti nel continente.15)Barbara Onnis, “La presenza cinese in Africa. Interessi e sfide crescenti”, in Antonella Ceccagno e Sofia Graziani (a cura di), Africa e Cina, volume monografico di Mondo Cinese, 158, 2016.

I rapporti sino-africani hanno suscitato entusiasmo e preoccupazione. Il dibattito sulla Cina in Africa ha visto emergere interpretazioni fortemente polarizzate che, per molto tempo, hanno teso a declinare l’Africa al singolare e a considerare la Cina un attore monolitico.16)Il dibattito accademico si è arricchito grazie a nuove prospettive d’indagine che, focalizzando l’attenzione sull’agency africana e sul ruolo degli attori africani nel mediare i rapporti tra Cina e Africa, o sui diversi attori attraverso cui si dispiega la cooperazione cinese nei diversi contesti nazionali, hanno iniziato a problematizzare l’idea a lungo dominante dei paesi africani come passivi e deboli, nonché l’immagine di una Cina quale attore monolitico. Cfr. C. Alden e D. Large (a cura di), New Directions in Africa-China Studies (New York: Routledge, 2019). Ci si è chiesti, in particolare, se la Cina svolga un ruolo di catalizzatore dello sviluppo e del cambiamento dei paesi africani o se, invece, la presenza cinese in Africa vada esclusivamente a vantaggio della Cina, approfondendo la dipendenza strutturale dei paesi africani e precludendo uno sviluppo sostenibile.

Le interpretazioni prevalenti hanno teso a mettere in luce soprattutto gli interessi economico-energetici e la natura asimmetrica delle relazioni sino-africane, spingendo molti a parlare di un’offensiva cinese nel continente africano. Questa interpretazione è poi prevalsa tra i media occidentali che hanno iniziato a dipingere la Cina come una potenza neocoloniale mossa da interessi puramente economici, focalizzando l’attenzione quasi esclusivamente sull’impatto negativo della Cina sul continente (es. debito africano, abusi sul lavoro, pratiche discriminatorie nei confronti degli africani) e sul supporto cinese a regimi corrotti e autoritari.17)Si veda, per esempio, Emma Mawdsley, “Fu Manchu versus Dr Livingstone in the Dark Continent? Representing China, Africa and the West in British Broadsheet Newspapers”, Political geography, 27, 5, 2008, 509-529. La narrazione dominante dei rapporti tra Cina e Africa ha teso a restituire un’immagine semplicistica delle complesse e articolate relazioni sino-africane, contribuendo a una percezione della Cina come una minaccia per lo sviluppo dei paesi africani, talvolta in netto contrasto con un Occidente ben intenzionato nel promuovere lo sviluppo e il rispetto dei diritti umani e della democrazia.

Da parte cinese, è stata proposta una visione diversa ma altrettanto eccezionalista dei rapporti sino-africani e del ruolo della Cina nel continente, che è stata fatta propria anche da un certo numero di leader africani che apprezzano l’approccio cinese alla cooperazione (basato sul principio della non ingerenza negli affari interni). All’interpretazione neocolonialista e agli sguardi sino-scettici di provenienza occidentale, i cinesi hanno, infatti, contrapposto un discorso incentrato sulle opportunità che la Cina offre ai paesi del sud del mondo e, in particolare, sull’eccezionalità della presenza e del ruolo della Cina in Africa, sia in termini di legami storici che di visione dello sviluppo economico.

Sin dai primi anni duemila, l’Africa ha rappresentato per la Cina il principale terreno di prova per la promozione del proprio soft power nel mondo.18)He Wenping, “The Balancing Act of China’s Africa Policy”, China Security3, 3, 2007, 23-40. Il continente africano è diventato così un importante laboratorio della diplomazia pubblica cinese e ha visto crescere in maniera importante la presenza dei media di stato cinesi, il cui ruolo nel diffondere la visione cinese della Cina in africa e costruire un discorso alternativo a quello occidentale volto – come afferma Zhang Xiaoling – a “sfidare l’ordine mondiale esistente”19)Zhang Xiaoling, “How Ready is China for a China-Style World Order? China’s State Media Discourse under Construction”, Ecquid Novi: African Journalism Studies, 34, 3, 2013, 82. non può essere ignorato. Oltre ai processi di internazionalizzazione che hanno interessato, ad esempio, l’agenzia di stampa Xinhua e la televisione centrale CCTV, Pechino ha cercato di influenzare i valori e le pratiche dei media africani, mediante l’istituzionalizzazione dei contatti nel quadro dei più generali meccanismi di cooperazione Cina-Africa (si pensi al Forum on China-Africa Media Cooperation, istituito nel 2014) e la promozione di programmi di scambio per la formazione dei giornalisti africani.20)Sul ruolo dei media nella costruzione del soft power cinese in Africa la letteratura si è arricchita notevolmente negli ultimi anni. Si veda, ad esempio, X. Zhang, H. Wassermann, e M.  Winston, China’s Media and Soft Power in Africa: Promotion and Perceptions (New York: Palgrave, 2016).

Dai recenti meeting del China-Africa Media Cooperation Forum (l’ultimo dei quali si è tenuto il 17 novembre 2020 in singolare coincidenza con il XX anniversario del FOCAC) si evince una particolare attenzione alla promozione della convergenza dei media cinesi e africani, e al ruolo della cooperazione nell’indebolire l’influenza dei reports occidentali nella rappresentazione sia dell’Africa che della Cina.21)Otiato Opali, “Sharing their own Stories Applauded at China-Africa Media Forum”, China daily, 17 novembre 2020. Https://www.chinadaily.com.cn/a/202011/17/WS5fb3d6c7a31024ad0ba94bc2.html L’enfasi è posta sulla cooperazione finalizzata a raccontare “bene” non solo le storie della Cina e dell’Africa, ma anche le storie della cooperazione sino-africana (ZhongFei hezuo de hao gushi 中非合作的好故事), in modo da “guidare” (yindao 引导) l’opinione pubblica nella comprensione dei rapporti sino-africani e “infondere l’idea dell’amicizia sino-africana più profondamente nella mente [delle persone]” (shi zhongfei youyi gengjia shenru renxin 使中非友谊更加深入人心), come riporta l’organo di stampa del PCC.22)Yan Yu, “ZhongFei meiti renshi taolun zhongfei hezuo qianjing: gongtong jianghao ZongFei hezuo jingcai gushi”, Renmin ribao (haiwai ban), 11 settembre 2018. Http://world.people.com.cn/n1/2018/0911/c1002-30285876.html Si veda anche Li Yan, “Xieshoutongxing, jianghao ZhongFei youhao gushi”, Renmin ribao, 11 settembre 2018, 21. Http://world.people.com.cn/n1/2018/0911/c1002-30285788.html

Relativamente alla modalità attraverso cui raccontare le “storie cinesi” al pubblico africano, He Wenping e Yuan Wuzhu, in un recente rapporto pubblicato nel 2017 dalla Casa editrice dell’Accademia cinese delle scienze sociali, sottolineano l’importanza di “due storie dello sviluppo” (liang ge fazhan gushi 两个发展故事): la narrazione dello “sviluppo cinese” (Zhongguo fazhan 中国发展) e quella degli “aiuti e dell’assistenza cinese allo sviluppo” (Zhongguo ruhe bangzhu Feizhou fazhan 中国如何帮助非洲发展). Nel contesto dei rapporti sino-africani, “raccontare bene le storie cinesi” significa, dunque, presentare anzitutto l’esperienza di sviluppo economico e sociale cinese (“la storia di come la Cina si è trasformata”) e, in secondo luogo, le modalità attraverso cui la Cina ha aiutato e aiuta l’Africa (e, più in generale i paesi in via di sviluppo) a svilupparsi, mettendo al centro delle storie le “forze sociali” (minjian liliang 民间力量) piuttosto che gli attori governativi,23)He Wenping, Yuan Wuzhu, ZhongFei guanxi zhong de huayuquan jianshi: jingyan, tiaozhan yu qishi (The construction of discourse power in China-Africa relations: experiences, challenges and enlightment) (Beijing: Shehui kexue chubanshe, 2017), 81-82. in linea con una più ampia tendenza a rafforzare la dimensione people-to-people nella strategia di soft power cinese.24)Si veda, ad esempio, Antonella Ceccagno e Sofia Graziani, “Chinese Volunteering in Africa: Drivers, Issues, and Future Prospects”, Annali di Ca’ Foscari, Serie orientale, 52, 2016, 297-333. http://edizionicafoscari.unive.it/it/edizioni/riviste/annali-di-ca-foscari-serie-orientale/2016/52/chinese-volunteering-in-africa/

Nel 2018, in occasione del meeting del China-Africa Media Cooperation Forum, la costruzione di “buone” narrazioni della cooperazione sino-africana è stata ritenuta fondamentale al fine di “unire i cuori e le menti del popolo [cinese e africano]” e consolidare un’ “amicizia” sino-africana che prenda il popolo come fondamento (gen zai renmin 根在人民), come affermato da Ma Xiaoning, vicedirettore del Dipartimento internazionale del Quotidiano del Popolo. Tali “meravigliose” (jingcai 精彩) narrazioni includono: la storia dell’aiuto della Cina nella costruzione delle ferrovie, a partire dalla Tazara – il più grande progetto di assistenza allo sviluppo realizzato dalla Cina di Mao –25)Jamie Monson, Africa’s Freedom Railway: how a Chinese Development Project Changed the Lives and Livelihoods in Tanzania (Bloomington: Indiana University Press, 2009). che serve a evidenziare l’impegno storico della Cina negli aiuti all’Africa; e la storia di come la Cina aiuta i paesi africani nel sostenere la loro capacità di prevenzione e controllo delle malattie infettive. Due temi, quello delle infrastrutture e quello della cooperazione sanitaria, che sono da qualche anno ambiti prioritari della cooperazione cinese.26)Yan Yu, “ZhongFei meiti renshi taolun zhongfei hezuo qianjing: gongtong jianghao ZongFei hezuo jingcai gushi”, Renmin ribao (haiwai ban), 11 settembre 2018. http://world.people.com.cn/n1/2018/0911/c1002-30285876.html

L’attenzione alla narrazione dello “sviluppo cinese” nel contesto dei rapporti sino-africani riflette un aspetto importante dell’ideologia che accompagna la politica africana della Cina, vale a dire il “modello cinese” o meglio l’idea della validità dell’esperienza cinese per i paesi in via di sviluppo. Per quanto riguarda, invece, la narrazione della cooperazione sino-africana, il richiamo al passato, evidente, ad esempio, nel caso della sopracitata ferrovia Tazara, consente a Pechino di sottolineare tanto la continuità storica della cooperazione cinese in Africa nel più ampio quadro della cooperazione Sud-Sud tra pari (proiettando l’ immagine del paese quale “partner storico” del continente africano, “amico per tutte le stagioni”),27)Julia Strauss, “La retorica delle relazioni sino-africane”, Mondo Cinese, 158 (2016), 69. quanto la peculiarità dell’approccio cinese agli aiuti improntato al principio della non condizionalità.

Dato che, nel contesto cinese, le “buone” narrazioni per essere tali devono essere “corrette” e, quindi, conformi all’ideologia del Pcc (come ha ricordato Marina Miranda), vale la pena allora di soffermarsi sul discorso ufficiale sulla Cina in Africa, evidenziando alcuni degli elementi più salienti che emergono dall’analisi dei documenti governativi sulla politica africana di Pechino e dai meeting del FOCAC, che rappresentano la principale vetrina diplomatica dove viene messa in mostra l’ideologia che accompagna la cooperazione sino-africana.

Innanzitutto, accanto al tema della continuità storica dei rapporti sino-africani, troviamo l’idea di una “comune identità”. La Cina si autodefinisce come “il più grande paese in via di sviluppo che persegue come obiettivo principale la pace e lo sviluppo”, mentre l’Africa viene descritta come “il continente con la maggior concentrazione di paesi in via di sviluppo, e una forza importante nel raggiungimento della pace e della stabilità a livello mondiale”.28)Si veda, ad esempio, Consiglio di Stato (RPC), “Zhongguo dui Feizhou zhengce wenjian” (Documento sulla Politica della Cina in Africa), 2006. Http://www.focac.org/chn/zgdfzzc/t481253.htm Ma comune identità significa anche condivisione di un passato segnato da analoghe sofferenze (sottosviluppo e colonialismo): il primo policy paper sulla politica della Cina in Africa afferma che l’amicizia sino-africana è solida proprio perché “è nata nel contesto della lotta per la liberazione nazionale e si è costruita su sofferenze analoghe”.29)Ibid. Indubbiamente, come da più parti sottolineato, l’enfasi su una comune identità e il richiamo ad alcuni trascorsi storici e a un passato segnato da analoghe sofferenze, contribuiscono a veicolare il messaggio di una superiore coerenza morale della Cina, che renderebbe il paese eccezionalmente adatto ad assistere i paesi africani e a comprenderne le sofferenze e le sfide.30)Bjornar Sverdrup-Thygeson, “The Chinese Story: Historical Narrative as a Tool in China’s Africa policy”, International Politics, 54, 1, 2017, 54-72; C. Alden, C. Alves, “History and Identity in the Construction of China’s Africa Policy”, Review of African Political Economy, 35, 115, 2008, 43-58.

In secondo luogo, con l’ascesa di Xi Jinping, nuovi elementi e contenuti sono stati aggiunti alla tradizionale retorica dei rapporti sino-africani. Il policy paper su “La politica della Cina in Africa” pubblicato nel 2015 annuncia, innanzitutto, una “nuova era” nei rapporti sino-africani durante la quale particolare importanza verrà posta sull’industrializzazione e la modernizzazione agricola dell’Africa.31)“Zhongguo dui Feizhou zhengce wenjian”2015. Http://www.china.org.cn/chinese/2015-12/07/content_37256882.htm Dopo aver fornito un’analisi dei traguardi raggiunti, il documento spiega che la Cina e l’Africa hanno raggiunto “un nuovo punto di partenza” (xin de lishi qidian 新的历史起点) e “il popolo cinese e quello africano avanzeranno l’uno accanto all’altro con crescente determinazione” (gengjia jianding de bingjian kuabu qian xing 更加坚定地并肩跨步前行). Se da un lato ritroviamo i concetti di amicizia (youhao 友好/youyi 友谊) e di reciprocità (“mutuo beneficio” huli 互利, “mutuo rispetto” xianghu zunzhong 相互尊重”, “mutuo supporto” xianghu zhichi 相互支持) che da anni ormai permeano il discorso ufficiale, dall’altro si riscontra una particolare enfasi, anche in termini di occorrenza numerica, sul “mutuo vantaggio” (gongying 共赢)e sul concetto collegato di “sviluppo comune” (gongtong fazhan 共同发展),leitmotiv della cooperazione nell’ambito della Nuova Via della Seta.

Ma a rappresentare una novità è lo slogan dei sogni reciproci (“sogno cinese”/ “sogno africano”), pronunciato per la prima volta da Xi Jinping il 25 marzo 2013, durante una visita in Tanzania: “lo sviluppo della Cina è inseparabile dal mondo e dall’Africa; la prosperità e la stabilità del mondo e dell’Africa hanno bisogno della Cina.  Anche se un vasto oceano separa la Cina dall’Africa, i nostri cuori sono vicini. Siamo uniti non solo da una profonda amicizia tradizionale e dalla convergenza di interessi, ma anche dai nostri rispettivi sogni. Un miliardo e trecento milioni di cinesi si stanno dedicando alla realizzazione del sogno cinese della grande rinascita nazionale, mentre più di un miliardo di africani si stanno dedicando alla realizzazione del sogno africano della rinascita e dello sviluppo. I popoli cinese e africano devono rafforzare la solidarietà, la cooperazione, il reciproco aiuto per realizzare questi sogni. Dobbiamo anche lavorare insieme al resto del mondo per realizzare il sogno di un mondo di pace duratura e prosperità comune”.32)http://cpc.people.com.cn/xuexi/n/2015/0721/c397563-27338173.html

Da una parte, come afferma Julia Strauss, l’idea dei “sogni reciproci” evidenzia un sogno condiviso di sviluppo e rinnovamento nazionale che, nel contesto della globalizzazione, significa, anzitutto, il riconoscimento di una crescente complementarità in ambito economico tra Cina e Africa.33)Strauss, “La retorica delle relazioni sino-africane”, 82. Dall’altra, il concetto di “sogno africano” deriva dal “sogno cinese”, pertanto – come scrivono Shinn e Eisenman – l’associazione di questi due termini riflette le asimmetrie nei rapporti di potere tra Cina e Africa e “is yet another effort to take a concept created for a Chinese audience and twist it to fit African sensibilities”.34)David Shinn and Joshua Eisenman, “Evolving Principles and Guiding Concepts: How China Gains African Support for its Core National Interests”, Orbis, febbraio 2020, 271-288. Qualche anno fa, l’africanista He Wenping scriveva: “how can these two dreams evolve and be fulfilled together depends on whether we can tell convincingly the story of China’s development, and the ways a prosperous China could help the relatively less developed Africa achieve its “African dream”. Nel 2015 un articolo nella rivista ufficiale Dangdai Shijie collegava la Nuova Via della Seta all’Agenda 2063 e alla realizzazione del “sogno africano”.35)Dangdai Shijie, 12, 2015, 20.

Infine, accanto alla nozione di “comunità dal destino comune” (renlei mingyun gongtongti 人类命运共同体),36)Uno dei principali concetti “universali” cinesi che la Cina di Xi Jinping ha promosso, in particolare dal 2017, con l’obiettivo di affermare la propria visione e riformare l’ordine internazionale(vedi Justyuna Szczudli, cit., 7-9). la Cina di Xi Jinping ha veicolato all’esterno un altro importante concetto volto ad attrarre i paesi africani e ottenere il loro supporto politico: mi riferisco al concetto di “giusto approccio alla moralità e all’interesse” (zhengque yiliguan 正确义利观), presentato come principio chiave della cooperazione sino-africana nella “nuova era” e inserito sistematicamente in tutti i discorsi e i documenti ufficiali cinesi sulla politica della Cina in Africa.37)Si veda ad esempio il discorso di apertura di Xi Jinping al Forum Cina-Africa che si è tenuto il 3 settembre 2018 a Pechino, “Xi Jinping zai 2018 nian ZhongFei hezuo luntan Beijing fenghui kaimushi shang de zhuzhi jianghua”. Http://www.xinhuanet.com/silkroad/2018-09/03/c_1123373881.htm Come spiega Zhang Ying, nell’espressione zhengque yiliguan, yi 义sta per daoyi 道义 (moralità e giustizia) mentre il carattere li 利si riferisce a huli 互利 (comune interesse) e sta, dunque, a indicare una visione delle relazioni internazionali non basata esclusivamente sul perseguimento di meri interessi nazionali.38)Zhang Ying 张颖”Zhongguo dui feizhou waijiao: lilun yu shijian”, Guoji wenti yanjiu, 1, 2018, 28-29. Il policy paper del 2015 sottolinea che la Cina mettendo yi al primo posto “non ripeterà mai l’esperienza coloniale passata nella sua cooperazione con l’Africa e non perseguirà mai lo sviluppo a spese dell’ambiente ecologico e naturale o degli interessi dell’Africa”. Nel sottolineare questo concetto la Cina si fa promotrice di una visione delle relazioni internazionali che – come evidenziato da Shan Wei nella rivista teorica del PCC Qiushi – ponendo la moralità al primo posto, è diversa da quella delle potenze occidentali che conducono una politica di potenza (USA in testa) e si arrogano il diritto di imporre la loro agenda politica.39)Shang Wei 尚伟, “Zhengque yili guan: goujian renlei mingyun gonggongti de jiazhi zhuiqiu”, Qiushi, 10, 2018. Http://www.qstheory.cn/dukan/qs/2018-05/14/c_1122826868.htm

Come si evince da quanto sopra esposto, Pechino vuole rassicurare gli africani del fatto che la Cina mantiene l’identità di paese in via di sviluppo e la sua presenza nel continente africano non sfocerà mai nello sfruttamento o in qualche nuova forma di colonialismo. D’altra parte, viene proiettata l’immagine della Cina quale emergente potenza globale, e paese leader del sud del mondo (“il più grande paese in via di sviluppo”) che ha raggiunto un alto livello di prosperità e, pertanto, può aiutare il “continente con il maggior numero di paesi in via di sviluppo” a realizzare il “sogno africano”. Questo mostra l’esistenza di una tensione tra l’identità auto-imposta della Cina quale paese in via di sviluppo e il suo status di “grande potenza” che si è accentuata notevolmente con lo scoppio della pandemia.

La Cina al centro degli aiuti globali: narrazione ufficiale e politica della solidarietà

 A livello globale, la pandemia ha visto la dimensione narratologica assumere un ruolo sempre più preminente nella politica internazionale, fungendo da catalizzatore della tendenza già molto diffusa a utilizzare la narrazione come strumento per la ricerca del consenso.40)Cfr. ad esempio Linus Hagstrom e Karl Gustafsson, “Narrative Power: how Storytelling Shapes East Asian International Politics”, Cambridge Review of International Affairs, 32, 4, 2019, 387-406. A fine marzo 2020 Joseph Borrell, l’Alto rappresentante per gli affari esteri dell’Unione Europea, parlava di una “global battle of narratives” con una forte componente geopolitica evidente nella “politica della generosità”;41)https://eeas.europa.eu/delegations/china/76401/eu-hrvp-josep-borrell-coronavirus-pandemic-and-new-world-it-creating_en un implicito riferimento al ruolo della Cina che, come è noto, proprio in quel frangente, dopo essere stata l’epicentro del focolaio, aveva appena avviato quella che è stata da molti definita un’operazione di soft power, tesa a “ripulire” la propria immagine dai danni causati dal Covid-19 alla sua credibilità e ai suoi interessi globali, e a porre il Paese al centro della lotta globale contro l’epidemia.

Il Libro bianco del governo cinese intitolato “Azioni della Cina per combattere l’epidemia da Covid-19” (抗击新冠肺炎疫情的中国行动), pubblicato il 7 giugno 2020,42)http://www.gov.cn/zhengce/2020-06/07/content_5517737.htm rappresenta un documento fondamentale per la comprensione degli sforzi messi in atto da parte delle autorità cinesi al fine di costruire la narrazione dell’impegno cinese contro l’epidemia, glorificando l’operato del PCC e veicolando il messaggio della superiorità del modello di governance cinese.43)Sul processo di riscrittura della pandemia da parte della Cina si veda lo speciale di Sinosfere. https://sinosfere.com/2020/03/28/marco-fumian-controllare-il-virus-parlare-di-epidemia-nella-cina-di-oggi/

In esso si riscontrano diversi elementi che caratterizzano la propaganda esterna cinese nel contesto della pandemia: non solo i successi della Cina nella gestione e nel contenimento dell’epidemia, ma anche l’enfasi sullo spostamento dell’epicentro del virus in altre aree del mondo e, dunque, sulla natura transnazionale dell’epidemia che consente a Pechino di esortare la comunità internazionale a dare una risposta collettiva e coordinata, e di riaffermare il concetto di “comunità dal destino comune”quale elemento centrale della retorica che accompagna gli aiuti sanitari cinesi ai paesi più colpiti dall’epidemia. Il contributo negli aiuti ritorna costantemente nel discorso propagandistico cinese, soprattutto in riferimento ai paesi in via di sviluppo e, in particolare, all’Africa, consentendo a Pechino di veicolare un doppio messaggio: da un lato, gli aiuti come manifestazione dello spirito benevolo e solidale di Pechino, nonché “del senso di responsabilità di una grande potenza” (daguo de zeren he dandang 大国的责任和担当); dall’altro, la validità dell’esperienza e dei metodi cinesi per il resto del mondo.

Per quanto il Libro bianco sottolinei come gli aiuti cinesi “non siano assolutamente tesi a esportare il modello cinese” (juefei shuchu Zhongguo moshi 绝非输出中国模式), il riferimento alla gestione sanitaria della Cina quale possibile modello (dianfan 典范) futuro nella prevenzione e nel controllo delle epidemie a livello globale è esplicito nel commento ufficiale al Libro bianco apparso il 9 giugno nell’organo di stampa del Partito comunista cinese.44)Zhong Sheng, “Jianxin licheng, zhangxian weida liliang. Zhumu kangji xin guan feiyan yiqing de Zhongguo xingdong”, Renmin ribao, 9 giugno 2020, 3. http://paper.people.com.cn/rmrb/html/2020-06/09/nw.D110000renmrb_20200609_2-03.htm L’idea della validità dell’esperienza e dei metodi cinesi era stata, peraltro, già ampliamente diffusa nei mesi precedenti dalle riviste ufficiali rivolte al pubblico straniero (come ad esempio Beijing Review), parallelamente all’invio dei primi aiuti all’estero.45)Si veda Lan Xinzhen, ”What China Can Offer in Covid-19 Containment”, Beijing Review, 5 marzo 2020, 30.

Il vertice straordinario Cina-Africa sulla solidarietà contro la pandemia presieduto dal Presidente cinese Xi Jinping e tenutosi il 17 giugno, qualche giorno dopo la pubblicazione del Libro bianco, rappresenta un momento centrale nell’ambito delle recenti iniziative diplomatiche cinesi volte a rafforzare la proiezione della Cina quale paese al centro degli aiuti globali e modello di governance per la prevenzione e il controllo delle epidemie. L’iniziativa, che ha visto la partecipazione di numerosi leader del continente e dei rappresentanti di organizzazioni internazionali quali l’Onu e l’Oms, ha infatti consentito a Pechino di riaffermare il proprio impegno nel sostenere i paesi africani di fronte alla doppia sfida della pandemia e della crisi economica,e di rilanciare il tema della cooperazione sanitaria lungo la Nuova Via della Seta (un ambito strategico nella cooperazione sino-africana già da qualche anno). In particolare, la Cina si è impegnata a continuare a donare attrezzature mediche e a inviare squadre di medici nel continente, e ad accelerare la costruzione, ad Addis Abeba, della sede centrale del Africa Center of Disease Control (Africa CDC), un’agenzia di sanità pubblica dell’Unione Africana fondata nel 2017.46)Https://www.fmprc.gov.cn/mfa_eng/zxxx_662805/t1789596.shtml Tali misure erano state in realtà già annunciate da Pechino in occasione della 73° Assemblea mondiale della sanità (World Health Assembly), tenutasi il 18 maggio 2020, che aveva visto Xi Jinping inserire tra le proposte cinesi per combattere il Covid-19 la necessità di un ampio supporto all’Africa (definito come prioritario vista la debolezza dei sistemi sanitari pubblici locali), evidenziando quanto già fatto dalla Cina in termini di aiuti medici durante la pandemia e negli anni e decenni precedenti, a riprova di un’amicizia di lunga durata.47)Xinhua, “Full text: Speech by President Xi Jinping at opening of 73rd World Health Assembly”. Http://www.xinhuanet.com/english/2020-05/18/c_139067018.htm

Una questione che ha suscitato particolare attenzione da parte della stampa e della comunità internazionale è quella del debt relief, considerato che Pechino controlla circa il 20% del debito africano.Da una parte, Xi Jinping ha ribadito il supporto cinese alle iniziative multilaterali, vale a dire l’adesione alla Debt Service Suspension Initiative del G20. Dall’altra, la Cina ha parlato anche di “cancellazione”del debito dei paesi africani, includendo però nell’operazione solo i prestiti senza interessi che, come è stato sottolineato da più parti, costituirebbero una parte irrisoria (circa 9%) del totale dei prestiti cinesi al continente.48)Cobus Van Staden,“COVID-19: Not much give from China in its relationship with Africa”, 29 giugno 2020. Https://www.africaportal.org/features/covid-19-not-much-give-china-its-relationship-africa/ La Cina ha del resto sempre escluso dalle operazioni di alleggerimento del debito africano altre tipologie di prestito (ad es. i prestiti di natura concessionale) che rappresentano la maggioranza dei prestiti cinesi all’Africa. Una tale operazione creerebbe, infatti, enormi perdite finanziarie per Pechino che, come scrive Yun Sun, non intende farsi carico da solo di questo peso, tanto più in questo frangente.49)Yun Sun, China and Africa’s debt: Yes to Relief, no to Blanket Forgiveness, 20 aprile 2020. Https://www.brookings.edu/blog/africa-in-focus/2020/04/20/china-and-africas-debt-yes-to-relief-no-to-blanket-forgiveness/

Ad ogni modo, il vertice straordinario Cina-Africa ha mostrato come la cooperazione sino-africana rimanga una priorità per il governo cinese nell’era del Covid-19 e ha fornito a Pechino l’occasione per ottenere il sostegno politico africano in un contesto internazionale caratterizzato da una rinnovata retorica anti-cinese e una crescente tensione con gli Usa.50)Cobus Van Staden, “COVID-19: Not Much give from China in its relationship with Africa”, cit. Ma è servito anche a rinsaldare i rapporti con il continentea poche settimane dagli episodi di discriminazione verso i cittadini africani a Canton, che avevano provocato la protesta di rappresentanti e leader politici  di alcuni stati africani, tra cui Femi Gbajabiamila, portavoce della Camera dei rappresentanti della Nigeria.51)Vedi: Https://dailytrust.com/nigerians-in-guangzhou-tossed-to-the-streets-by-chinese-authorities. Vedi anche: Htttps://www.scmp.com/news/china/diplomacy/article/3079533/coronavirus-african-nations-demand-answers-china-over

 La percezione della Cina in Africa e la ‘battaglia delle narrazioni’: considerazioni conclusive

Se da un lato la risposta ufficiale africana al vertice straordinario è stata calorosa, come testimoniato dalle dichiarazioni ufficiali dei leader africani (si veda ad esempio l’intervento del presidente Kenyatta), dall’altro, la crisi di Canton getta un’ombra sui rapporti sino-africani a livello non statale, soprattutto sul piano della comprensione reciproca e della percezione della popolazione locale e dei gruppi della società civile.52)Adaora Osondu-Oti, “Testing an ‘All-Weather Friendship’: China and Africa after Covid”. Https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/testing-all-weather-friendship-china-and-africa-after-covid-26946. Hangwei Li and Jacqueline Muna Musiitwa, China in Africa’s Looking Glass: Perceptions and Realities, 3 agosto 2020. Royal United Services Institute for Defence and Security Studies: https://rusi.org/commentary/china-africas-looking-glass-perceptions-and-realities

La mancanza di studi mirati e di sondaggi di opinione aggiornati non ci consente di valutare, ad oggi, l’impatto della pandemia sull’immagine della Cina in Africa. Nondimeno, ciò che sappiamo dai dati più recenti a nostra disposizione è che, a differenza di quanto avviene in Usa e in Europa dove tendono a predominare visioni negative della Cina, con un tasso di disapprovazione che oggi si attesta al 73%, secondo i recenti sondaggi del Pew Research Center,53)https://www.pewresearch.org/global/2020/10/06/unfavorable-views-of-china-reach-historic-highs-in-many-countries/ in Africa si registrano percentuali di positività piuttosto alte (60% circa), in linea con la tendenza più ampia sviluppatasi nell’arco dell’ultimo decennio.54)Si vedano i sondaggi effettuati nel 2014-2015 e nel 2019-2020 da Afrobarometer: http://afrobarometer.org/publications/ad122-chinas-growing-presence-africa-wins-largely-positive-popular-reviews e http://afrobarometer.org/sites/default/files/africa-china_relations-3sept20.pdf. I recenti sondaggi effettuati dal Pew Research Center confermano questa tendenza generale (https://www.pewresearch.org/fact-tank/2019/12/05/people-around-the-globe-are-divided-in-their-opinions-of-china/) Diffusa è, inoltre, la percezione della Cina quale importante modello di sviluppo (al secondo posto dopo gli Usa), a riprova del fatto che il successo economico della RPC tende a infondere nuove speranze e a suscitare desideri di replica in Africa. D’altra parte, si registra una leggera flessione nel tasso di gradimento negli ultimi cinque anni, soprattutto in alcuni paesi, quali il Mali (80% nel 2019/20 rispetto al 92% nel 2014), il Kenya (65% rispetto al 76% nel 2014), e la Nigeria che, secondo i sondaggi del Pew Reseach Center, ha visto la percentuale di positività passare dal 76% nel 201355)Percentuale che si era mantenuta alta anche negli anni precedenti, 79% nel 2008 (cit. in Barry Sautman e Yan Hairong, “African Perspectives on China-Africa links”, The China Quarterly, 199, 2009, 732). al 61% nel 2018.

Questo calo coincide con l’avvio del progetto della Nuova Via della Seta e la diffusione di crescenti preoccupazioni circa la politica di investimenti della RPC e la questione del debito africano. Tali preoccupazioni si inseriscono in contesto piuttosto complesso e sfaccettato, che ha visto negli ultimi anni la diffusione, presso certi settori della popolazione africana, di percezioni negative rispetto al ruolo della Cina, soprattutto come conseguenza di pratiche specifiche di business delle aziende cinesi e di episodi di maltrattamento degli operai locali, e che pone la questione cruciale della divaricazione tra governanti e popolazione locale nella valutazione delle attività cinesi nel continente.

È indubbio, come scrivevano Barry Sautman e Yan Hairong qualche anno fa,56)Barry Sautman e Yan Hairong, “African Perspectives on China-Africa links”, cit., 728-759. che qualsiasi tentativo di comprensione della percezione della Cina in Africa non può prescindere dalla consapevolezza del ruolo svolto dai media occidentali (e dalle narrazioni che questi veicolano) nell’indirizzare l’opinione pubblica locale, come dimostra di recente anche il caso della Nigeria.57)Adagbo Onoja, “How China lost Nigeria”, The Diplomat, 25 agosto 2020.

Le tensioni Cina-Usa e lo scoppio della pandemia hanno accelerato la “battaglia delle narrazioni” circa il ruolo della Cina in Africa, rafforzando peraltro la determinazione di Pechino a contrastare quelli che vengono percepiti sempre di più come tentativi dei media occidentali di “smear the growing and mutually beneficial China-Africa relationship”.58)He Wenping, “Pandemic Fight Highlights Friendship with Africa”, China Daily, giugno 2020. Https://global.chinadaily.com.cn/a/202006/04/WS5ed82ea1a310a8b24115ab2c.html Indubbiamente, una delle principali sfide cui Pechino si trova di fronte è quella di evitare che le accuse di “neocolonialismo” e le più recenti critiche alla “diplomazia della trappola del debito” (quale strumento utilizzato per rafforzare volutamente la dipendenza strutturale dei paesi africani), mosse da larga parte del mondo occidentale, vadano ad alimentare atteggiamenti di sospetto nei confronti della Cina e finiscano per danneggiare seriamente la reputazione e gli interessi del paese nel continente.

Graziani, Buona narrazione PDF

Immagine: Marionette, Sichuan University Museum.

Sofia Graziani è ricercatrice presso l’Università degli Studi di Trento dove insegna Lingua e Cultura Cinese e Storia della Cina contemporanea. Le sue ricerche riguardano la società e la politica cinese in epoca contemporanea, con particolare riguardo alla storia dei giovani e delle organizzazioni politiche giovanili, e le relazioni fra Cina e Italia negli anni della Guerra Fredda. Più recentemente la ricerca si è focalizzata sulla strategia di soft power cinese in Africa e sulle pratiche discorsive cinesi su gioventù e volontariato. Oltre a numerosi articoli, ha pubblicato Il Partito e i giovani. Storia della Lega giovanile comunista in Cina (Venezia, 2013) e Roads to Reconciliation. People’s Republic of China, Western Europe and Italy During the Cold War Period (1949-1971) (curato insieme a Guido Samarani e Carla Meneguzzi Rostagni, Venezia 2018).

 

 

References
1 Sulla strategia cinese di soft power esiste una vasta letteratura. Si veda ad esempio, Edney Kingsley, Stanley Rosen, e Ying Zhu (a cura di), Soft Power with Chinese Characteristics: China’s Campaign for Hearts and Minds, London, Routledge, 2020; Jennifer Hubbert, China in the World: an Anthropology of Confucius Institutes, Soft Power and Globalization (Hawaii: University of Hawaii press, 2019); Sofia Graziani (a cura di), Cina Globale: soft power e proiezione internazionale, numero monografico di Sulla Via del Catai, 18, 2018. Sul sistema e i contenuti della propaganda esterna, si rimanda a Wen-Hsuan Tsai, “Enabling China’s Voice to Be Heard by the World: Ideas and Operations of the Chinese Communist Party’s External Propaganda System”, Problems of Post-Communism, 64, 3-4, 2017; F. Hartig, “Communicating China to the World: Confucius Institutes and China’s Strategic Narratives”, Politics, 2/4 (35), 2015, 245-258; Justyna Szczudlik, “‘Tell China’s Stories Well’: Implications for the Western Narrative”, PISM Policy Paper, 9 (169), settembre 2018 (http://www.pism.pl/Publikacje/PISM-Policy-Paper-no-169); Zhao Alexandre Huang e Rui Wang, “Building a Network to “Tell China Stories Well”: Chinese Diplomatic Communication Strategies on Twitter”, International Journal of Communication13 (2019). https://ijoc.org/index.php/ijoc/article/view/11221/2703.
2 Cfr. Barbara Onnis, La Cina nelle relazioni internazionali: dalle guerre dell’oppio a oggi (Bologna: Carocci, 2011).
3 Citato in D. C. Lynch, “The End of China’s Rise: Consequences for PRC Debates on Soft power”, in K. Edney, S. Rosen e Y. Zhu (a cura di), Soft Power With Chinese Characteristics, cit., 47-48.
4 Minxin Pei, “China in Xi’s “New Era”: A Play for Global Leadership”, Journal of Democracy, 29, 2, April 2018, 45-46.
5 Si veda, ad esempio, Marina Miranda, “La grande ascesa della Cina e la sua narrazione dal ‘Beijing Consensus’ e il ‘Modello Cina’ al ‘Sogno cinese’ di Xi Jinping”, Sulla Via del Catai, 18, 2018, 137-141.
6 China Daily, “Xi Jinping’s report at the 19th CCP National Congress”, ottobre 2017. Http://www.chinadaily.com.cn/china/19thcpcnationalcongress/2017-11/04/content_34115212.htm. In cinese: http://www.xinhuanet.com/politics/19cpcnc/2017-10/27/c_1121867529.htm
7 Marina Miranda, “L’era dello storytelling, la Cina e noi”. Https://sinosfere.com/2020/12/20/marina-miranda-lera-dello-storytelling-la-cina-e-noi/
8 Cfr. ad esempio Kejin Zhao, “China’s Rise and its Discursive Power Strategy”, Chinese Political Science Review, 1, 2016, 539-564.
9 Jabin T. Jacob, “‘To Tell China’s Story Well’: China’s International Messaging during the Covid-19 Pandemic”, China Report, 56, 3, 2020, 374-392.
10 Zhiqun Zhu, “Interpreting China’s Wolf Warrior Diplomacy”, The Diplomat, 15 maggio 2020. Htps://thediplomat.com/2020/05/interpreting-chinas-wolf-warrior-diplomacy/
11 Su Tan, “West’s Weak Understanding of China-Africa Cooperation”, Global Times, 24 luglio 2018. Http://www.globaltimes.cn/content/1112198.shtml
12 Yun Sun, Africa in China’s Foreign Policy, Brookings, aprile 2014, accessibile al seguente link: https://www.brookings.edu/wp-content/uploads/2016/06/Africa-in-China-web_CMG7.pdf. La letteratura sulla presenza cinese in Africa è molto vasta. Sui diversi aspetti della presenza della Cina nel continente si segnala Antonella Ceccagno e Sofia Graziani (a cura di), Africa e Cina: insieme cambieranno il mondo?, numero monografico di Mondo Cinese, 158, 2016, mentre per un’analisi degli studi sulla Cina in Africa e delle nuove direttrici di ricerca, si rimanda a C. Alden e D. Large (a cura di), New Directions in Africa-China Studies (New York: Routledge, 2019).
13 Margaret C. Lee, “The 21st Century Scramble for Africa”, Journal of Contemporary African Studies, 24, 3, 2006, 303-330.
14 African Conflicts and the EU Guest Lecture Series, 17 novembre 2020, School of International Studies.
15 Barbara Onnis, “La presenza cinese in Africa. Interessi e sfide crescenti”, in Antonella Ceccagno e Sofia Graziani (a cura di), Africa e Cina, volume monografico di Mondo Cinese, 158, 2016.
16 Il dibattito accademico si è arricchito grazie a nuove prospettive d’indagine che, focalizzando l’attenzione sull’agency africana e sul ruolo degli attori africani nel mediare i rapporti tra Cina e Africa, o sui diversi attori attraverso cui si dispiega la cooperazione cinese nei diversi contesti nazionali, hanno iniziato a problematizzare l’idea a lungo dominante dei paesi africani come passivi e deboli, nonché l’immagine di una Cina quale attore monolitico. Cfr. C. Alden e D. Large (a cura di), New Directions in Africa-China Studies (New York: Routledge, 2019).
17 Si veda, per esempio, Emma Mawdsley, “Fu Manchu versus Dr Livingstone in the Dark Continent? Representing China, Africa and the West in British Broadsheet Newspapers”, Political geography, 27, 5, 2008, 509-529.
18 He Wenping, “The Balancing Act of China’s Africa Policy”, China Security3, 3, 2007, 23-40.
19 Zhang Xiaoling, “How Ready is China for a China-Style World Order? China’s State Media Discourse under Construction”, Ecquid Novi: African Journalism Studies, 34, 3, 2013, 82.
20 Sul ruolo dei media nella costruzione del soft power cinese in Africa la letteratura si è arricchita notevolmente negli ultimi anni. Si veda, ad esempio, X. Zhang, H. Wassermann, e M.  Winston, China’s Media and Soft Power in Africa: Promotion and Perceptions (New York: Palgrave, 2016).
21 Otiato Opali, “Sharing their own Stories Applauded at China-Africa Media Forum”, China daily, 17 novembre 2020. Https://www.chinadaily.com.cn/a/202011/17/WS5fb3d6c7a31024ad0ba94bc2.html
22 Yan Yu, “ZhongFei meiti renshi taolun zhongfei hezuo qianjing: gongtong jianghao ZongFei hezuo jingcai gushi”, Renmin ribao (haiwai ban), 11 settembre 2018. Http://world.people.com.cn/n1/2018/0911/c1002-30285876.html Si veda anche Li Yan, “Xieshoutongxing, jianghao ZhongFei youhao gushi”, Renmin ribao, 11 settembre 2018, 21. Http://world.people.com.cn/n1/2018/0911/c1002-30285788.html
23 He Wenping, Yuan Wuzhu, ZhongFei guanxi zhong de huayuquan jianshi: jingyan, tiaozhan yu qishi (The construction of discourse power in China-Africa relations: experiences, challenges and enlightment) (Beijing: Shehui kexue chubanshe, 2017), 81-82.
24 Si veda, ad esempio, Antonella Ceccagno e Sofia Graziani, “Chinese Volunteering in Africa: Drivers, Issues, and Future Prospects”, Annali di Ca’ Foscari, Serie orientale, 52, 2016, 297-333. http://edizionicafoscari.unive.it/it/edizioni/riviste/annali-di-ca-foscari-serie-orientale/2016/52/chinese-volunteering-in-africa/
25 Jamie Monson, Africa’s Freedom Railway: how a Chinese Development Project Changed the Lives and Livelihoods in Tanzania (Bloomington: Indiana University Press, 2009).
26 Yan Yu, “ZhongFei meiti renshi taolun zhongfei hezuo qianjing: gongtong jianghao ZongFei hezuo jingcai gushi”, Renmin ribao (haiwai ban), 11 settembre 2018. http://world.people.com.cn/n1/2018/0911/c1002-30285876.html
27 Julia Strauss, “La retorica delle relazioni sino-africane”, Mondo Cinese, 158 (2016), 69.
28 Si veda, ad esempio, Consiglio di Stato (RPC), “Zhongguo dui Feizhou zhengce wenjian” (Documento sulla Politica della Cina in Africa), 2006. Http://www.focac.org/chn/zgdfzzc/t481253.htm
29 Ibid.
30 Bjornar Sverdrup-Thygeson, “The Chinese Story: Historical Narrative as a Tool in China’s Africa policy”, International Politics, 54, 1, 2017, 54-72; C. Alden, C. Alves, “History and Identity in the Construction of China’s Africa Policy”, Review of African Political Economy, 35, 115, 2008, 43-58.
31 “Zhongguo dui Feizhou zhengce wenjian”2015. Http://www.china.org.cn/chinese/2015-12/07/content_37256882.htm
32 http://cpc.people.com.cn/xuexi/n/2015/0721/c397563-27338173.html
33 Strauss, “La retorica delle relazioni sino-africane”, 82.
34 David Shinn and Joshua Eisenman, “Evolving Principles and Guiding Concepts: How China Gains African Support for its Core National Interests”, Orbis, febbraio 2020, 271-288.
35 Dangdai Shijie, 12, 2015, 20.
36 Uno dei principali concetti “universali” cinesi che la Cina di Xi Jinping ha promosso, in particolare dal 2017, con l’obiettivo di affermare la propria visione e riformare l’ordine internazionale(vedi Justyuna Szczudli, cit., 7-9).
37 Si veda ad esempio il discorso di apertura di Xi Jinping al Forum Cina-Africa che si è tenuto il 3 settembre 2018 a Pechino, “Xi Jinping zai 2018 nian ZhongFei hezuo luntan Beijing fenghui kaimushi shang de zhuzhi jianghua”. Http://www.xinhuanet.com/silkroad/2018-09/03/c_1123373881.htm
38 Zhang Ying 张颖”Zhongguo dui feizhou waijiao: lilun yu shijian”, Guoji wenti yanjiu, 1, 2018, 28-29.
39 Shang Wei 尚伟, “Zhengque yili guan: goujian renlei mingyun gonggongti de jiazhi zhuiqiu”, Qiushi, 10, 2018. Http://www.qstheory.cn/dukan/qs/2018-05/14/c_1122826868.htm
40 Cfr. ad esempio Linus Hagstrom e Karl Gustafsson, “Narrative Power: how Storytelling Shapes East Asian International Politics”, Cambridge Review of International Affairs, 32, 4, 2019, 387-406.
41 https://eeas.europa.eu/delegations/china/76401/eu-hrvp-josep-borrell-coronavirus-pandemic-and-new-world-it-creating_en
42 http://www.gov.cn/zhengce/2020-06/07/content_5517737.htm
43 Sul processo di riscrittura della pandemia da parte della Cina si veda lo speciale di Sinosfere. https://sinosfere.com/2020/03/28/marco-fumian-controllare-il-virus-parlare-di-epidemia-nella-cina-di-oggi/
44 Zhong Sheng, “Jianxin licheng, zhangxian weida liliang. Zhumu kangji xin guan feiyan yiqing de Zhongguo xingdong”, Renmin ribao, 9 giugno 2020, 3. http://paper.people.com.cn/rmrb/html/2020-06/09/nw.D110000renmrb_20200609_2-03.htm
45 Si veda Lan Xinzhen, ”What China Can Offer in Covid-19 Containment”, Beijing Review, 5 marzo 2020, 30.
46 Https://www.fmprc.gov.cn/mfa_eng/zxxx_662805/t1789596.shtml
47 Xinhua, “Full text: Speech by President Xi Jinping at opening of 73rd World Health Assembly”. Http://www.xinhuanet.com/english/2020-05/18/c_139067018.htm
48 Cobus Van Staden,“COVID-19: Not much give from China in its relationship with Africa”, 29 giugno 2020. Https://www.africaportal.org/features/covid-19-not-much-give-china-its-relationship-africa/
49 Yun Sun, China and Africa’s debt: Yes to Relief, no to Blanket Forgiveness, 20 aprile 2020. Https://www.brookings.edu/blog/africa-in-focus/2020/04/20/china-and-africas-debt-yes-to-relief-no-to-blanket-forgiveness/
50 Cobus Van Staden, “COVID-19: Not Much give from China in its relationship with Africa”, cit.
51 Vedi: Https://dailytrust.com/nigerians-in-guangzhou-tossed-to-the-streets-by-chinese-authorities. Vedi anche: Htttps://www.scmp.com/news/china/diplomacy/article/3079533/coronavirus-african-nations-demand-answers-china-over
52 Adaora Osondu-Oti, “Testing an ‘All-Weather Friendship’: China and Africa after Covid”. Https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/testing-all-weather-friendship-china-and-africa-after-covid-26946. Hangwei Li and Jacqueline Muna Musiitwa, China in Africa’s Looking Glass: Perceptions and Realities, 3 agosto 2020. Royal United Services Institute for Defence and Security Studies: https://rusi.org/commentary/china-africas-looking-glass-perceptions-and-realities
53 https://www.pewresearch.org/global/2020/10/06/unfavorable-views-of-china-reach-historic-highs-in-many-countries/
54 Si vedano i sondaggi effettuati nel 2014-2015 e nel 2019-2020 da Afrobarometer: http://afrobarometer.org/publications/ad122-chinas-growing-presence-africa-wins-largely-positive-popular-reviews e http://afrobarometer.org/sites/default/files/africa-china_relations-3sept20.pdf. I recenti sondaggi effettuati dal Pew Research Center confermano questa tendenza generale (https://www.pewresearch.org/fact-tank/2019/12/05/people-around-the-globe-are-divided-in-their-opinions-of-china/
55 Percentuale che si era mantenuta alta anche negli anni precedenti, 79% nel 2008 (cit. in Barry Sautman e Yan Hairong, “African Perspectives on China-Africa links”, The China Quarterly, 199, 2009, 732).
56 Barry Sautman e Yan Hairong, “African Perspectives on China-Africa links”, cit., 728-759.
57 Adagbo Onoja, “How China lost Nigeria”, The Diplomat, 25 agosto 2020.
58 He Wenping, “Pandemic Fight Highlights Friendship with Africa”, China Daily, giugno 2020. Https://global.chinadaily.com.cn/a/202006/04/WS5ed82ea1a310a8b24115ab2c.html