(Proponiamo di seguito la traduzione parziale di due post datati 15 e 22 febbraio 2020 tratti dal blog di Stephen Jones, studioso di rituali daoisti e musica folclorica della Cina settentrionale)
1. In lutto per Li Wenliang e i ciechi cantori
Tra i vari ambiti che stanno soffrendo in Cina per il lockdown causato dall’epidemia di Coronavirus ci sono anche eventi collettivi come le cerimonie per i cicli vitali e le feste calendariali delle comunità rurali.
Le grandi celebrazioni rituali per il nuovo anno che nei villaggi della Cina del nord si tengono abitualmente tra il dodicesimo e il sedicesimo giorno della prima luna – incluso il villaggio di Gaoluo nel distretto di Laishui, a sud di Pechino – sono state cancellate, e questo nonostante il loro obiettivo sia proprio quello di “distruggere le cento malattie” (diu baibing 丢百病).
Tutto ciò mi ha riportato alla mente una storia che mi è stata raccontata dagli abitanti del villaggio di Gaoluo sulle celebrazioni per il Capodanno del 1997.1)Stephen Jones, Plucking the Winds: Lives of Village Musicians in Old and New China (Leiden: Chime Foundation, 2004), 317–318. Per Gaoluo, si rimanda anche alla sezione dedicata nel blog di Jones. In sostituzione dei dipinti rituali che erano stati rubati l’anno precedente, l’Associazione addetta ai rituali era riuscita a procurarsi alcuni dei dipinti consegnati al museo di Baoding durante la Rivoluzione Culturale. Anche le liste dei donatori erano sparite con il furto, per cui le avevano dovute riscrivere e ridipingere basandosi sulle mie fotografie dell’anno prima, pronte per essere esposte nella tenda delle lanterne dei donatori.
Ma proprio mentre tutti si stavano preparando per un Capodanno all’insegna dell’ostentazione era giunta la notizia della morte di Deng Xiaoping, un evento che rischiava di mettere a repentaglio le celebrazioni. Bisognava escogitare qualcosa per fare in modo che i rituali del villaggio potessero proseguire indisturbati. Deng se n’era andato l’undicesimo giorno della prima luna, incurante del calendario rurale. All’annuncio della sua morte, poco prima dei grandi rituali del quindicesimo giorno, la “comune” (come erano chiamate all’epoca le autorità distrettuali) aveva prontamente annunciato che le celebrazioni andavano cancellate. Così la Brigata del villaggio dovette comunicare all’Associazione di sospendere gli spettacoli. Uno dei musicisti mi ha confidato: “Continuava a rigirarmi in testa il pensiero che, se alla morte di qualcuno del villaggio ci esibivamo per lui, non avremmo potuto suonare anche per la morte di Deng Xiaoping? Così, mi sono detto, basta che attacchiamo fuori dalla tenda delle lanterne un cartello con la scritta ‘In lutto per Deng Xiaoping’ e possiamo continuare gli spettacoli”. L’Associazione della zona sud del villaggio seguì l’esempio e i rituali per il Capodanno poterono proseguire.
Adoro questa storia. Per evitare che la morte di Deng ostacolasse i festeggiamenti, i musicisti dichiararono il loro rispetto facendosi forti del fatto che tradizionalmente gli spettacoli rientravano tra i rituali per i defunti. Come nella migliori delle truffe, la loro sincerità era inattaccabile. Le cose erano cambiate molto nei due decenni dopo la morte del Presidente Mao nel 1976. All’epoca di Mao, l’Associazione rituale non esisteva virtualmente più e la gente del villaggio obbediva agli ordini senza porre domande, in nome di un’autentica, direi quasi “superstiziosa”, fiducia nel Grande timoniere. Non c’è dubbio che gli abitanti del villaggio dovevano sentirsi molto riconoscenti nei confronti di Deng, ma c’era anche dell’ironia. Era stato grazie alle liberalizzazioni di Deng che l’Associazione era potuta rinascere, ma era vero anche che aveva dovuto far fronte a nuove minacce. Inoltre, era stato proprio grazie a Deng che la gente aveva smesso di riporre una cieca fiducia nella leadership, tanto che ora non era disposta a lasciare che la sua morte assumesse priorità sulla cultura locale. […]
In molte regioni i “riti di afflizione” sono da tempo parte integrante del repertorio degli specialisti dei rituali e svolgono un’importante funzione simbolica.
Nell’attuale crisi, tuttavia, simili riunioni su larga scala sono impensabili. […] Gli elaborati rituali funebri tradizionali – a cui, assieme alla gente del luogo, partecipano anche parenti rientrati da aree lontane – sono stati sospesi. Eppure, nel distretto di Yanggao nello Shanxi, lontano sia dall’epicentro dei contagi di Wuhan sia da metropoli come Pechino, i daoisti della famiglia Li2)Vedi il documentario diStephen Jones, Li Manshan: portrait of a folk Daoist. sono ancora chiamati a officiare i funerali ordinari.
Nei siti internet dei governi locali (ad esempio del distretto di Laishui o di Yanggao) non ho ancora trovato divieti espliciti a tenere rituali collettivi, se non blandi avvertimenti formali che proclamano la risoluta risposta dello Stato alla crisi. Ma ovunque sono apparsi slogan creativi che trasmettono il messaggio:
“Nessuna visita per il Capodanno quest’anno. Chi viene a farti visita è tuo nemico. Non aprire la porta ai nemici.”
[…] Sebbene ogni attività di musica folclorica sia stata sospesa, ci sono segni di reazione all’epidemia da parte dei musicisti, in quello che Confucio avrebbe definito “sentimento popolare” (minqing 民情).
Prima, però, un po’ di retroscena.
Ho già avuto modo di parlare dei cantori ciechi e dei suonatori di ciaramella. La storia della troupe dei ciechi del distretto di Zuoquan, sulle montagne Taihang dello Shanxi centro-orientale inizia nel 1938, sotto l’occupazione giapponese.3)Uno dei libri più illuminanti e strazianti sulla vita rurale nel nord della Cina è: Liu Hongqing 刘红庆, Xiangtian er ge: Taihang mangyiren de gushi 向天而歌: 太行盲艺人的故事 [Cantando rivolti al cielo: storie di artisti ciechi delle montagne di Taihang] (2004, con VCD e abbondanti foto di Wang Jingchun). È uno di tanti gruppi simili nelle campagne dell’area e ha sempre saputo adattarsi al cambiamento dei tempi, dalla guerra degli anni Quaranta attraverso il Maoismo fino all’epoca delle riforme. Nell’ultimo periodo ha iniziato a produrre canzoni di critica alla corruzione. […]
Gli artisti della troupe di Zuoquan sono anche strumentisti. Liu Hongquan, ad esempio, è un suonatore di ciaramella. Come altri nel gruppo, ha adottato diversi bambini, riuscendo a crearsi una rete di sostenitori nei villaggi di tutta l’area dove si esibiscono.
Il gruppo è stato notato e promosso da Tian Qing, noto e influente esperto del patrimonio culturale. In seguito alla sua visita a Zuoquan, la troupe è stata invitata a esibirsi per la prima volta a Pechino nel 2003. A partire dal 2007, la popolare presentatrice e regista televisiva Yani li ha presi a cuore; a lei si deve il documentario sulle loro vite filmato nell’arco di dieci anni. Da quando sono stati reclutati sotto l’egida del patrimonio culturale immateriale, pur non abbandonando la consueta vita itinerante che li porta a esibirsi di villaggio in villaggio, sono diventati delle celebrità mediatiche e appaiono regolarmente in televisione.
Ma anche quando sono assorbiti dall’apparato statale, questi gruppi popolari non si prestano a essere meri portavoce della propaganda di Stato. Possiamo essere tentati di pensare che le canzoni popolari si limitino a commemorare eventi di un lontano passato. Anche quando descrivono il trauma di una carestia, tendono a riferirsi a carestie precedenti la Rivoluzione del 1949. Inoltre, artisti itineranti come i cantori ciechi sono reclutati occasionalmente per spiegare le politiche dello Stato al popolo. Allo stesso tempo, tuttavia, possono anche esprimere forme di resistenza. Le canzoni sull’attualità appaiono raramente nelle raccolte degli etnografi cinesi, per cui non è facile comprendere quanto siano frequenti. In “Cantori dello Shaanbei”, ho trattato di temi come l’Aids, la Sars e il racconto di fantasia di Mo Yan sul cantore che protesta contro le ingiuste requisizioni del governo locale, ricollegandomi anche a una canzone di protesta del cieco di Pechino Zhou Yunpeng.
Così è anche per il Coronavirus e il dibattito sulla libertà di parola.
Il dottore di Wuhan Li Wenliang è stato tra i primi a parlare. Prima della sua morte, avvenuta il 6 febbraio, all’età di trentaquattro anni, è stato punito per avere “diffuso notizie false”. Benché in un secondo momento il governo centrale abbia fatto marcia indietro nelle critiche a Li Wenliang (finché, in Aprile, è stato ufficialmente dichiarato martire), la profusione di tributi in suo onore apparsi sui social media va intesa come lo sfogo del risentimento popolare contro la segretezza con cui il governo ha trattato l’epidemia, in un momento in cui la resistenza popolare al potere dello Stato è altrimenti messa a tacere (in particolare nel Xinjiang e a Hong Kong). Ma i dibattiti on-line continuano a essere censurati.
Un tributo a Li Wenliang, postato su WeChat l’8 febbraio e cancellato solo il 13, conteneva una canzone popolare cantata in modo commovente da Liu Hongquan, il cieco di Zuoquan. Pur non essendo più disponibile su WeChat, la canzone si può ascoltare qui:
Le parole sono di Zhang Weiying, l’economista dell’Università di Pechino originario dello Shaanbei che, nel 2019, aveva già composto e cantato un canto popolare del genere xintianyou in difesa del professore dissidente Xu Zhangrun.4)Vedi Geremie R. Barmé, “There’s Just No Shutting You Up! — a Shaanbei Serenade. Xu Zhangrun vs. Tsinghua University. Voices of Protest & Resistance”. Per Xu Zhangrun sul Coronavirus, vedi: Xu Zhangrun, “Viral Alarm: When Fury Overcomes Fear” (tradotto e annotato da Geremie R. Barmé, 10 febbraio 2020).
Questo il testo della canzone in commemorazione di Li Wenliang:
Canto popolare di Zuoquan, “Piangendo Wenliang alla Festa delle Lanterne”
Parole: Zhang Weiying
Cantore: Liu Hongquan
Nella nera notte è apparsa una stella,
Il mondo intero piange (fratello, ya) per te.
Fiocchi di neve si alzano in volo per tremila miglia,
La prima notte in bianco (fratello, ya), per chi è stata?
Come lampade di guscio d’uovo, un bagliore traslucido,
Prima hanno sigillato la tua bocca (fratello, ya) poi la città.
La gente nel mondo ha amari dolori
La verità, da quando (fratello, ya) è così difficile esprimere ciò che si prova?
Nel dodicesimo mese hai fischiato, ma nessuno ha ascoltato,
Nella vivacità del primo mese (fratello, ya) il tuo canto si è fermato.
Alla festa delle lanterne accendiamo le lampade e ti accompagniamo,
Ma in tutto il paese (fratello, ya) è come se fosse la Festa dei morti.
Cielo azzurro, Cielo blu, augusto Cielo,
L’intero paese si è svegliato (fratello, ya) e tu eri già andato lontano.
L’intero paese si è svegliato (fratello, ya) e tu eri già andato lontano.
Il Partito ha anche reclutato artisti per il ruolo più ‘ortodosso’ di promotori della salute pubblica. È il caso di Jin Gang, cantante d’epica della Mongolia Interna, che spiega qui come prevenire il Coronavirus:5)Vedi Gegentuul Baioud, “Fighting COVID-19 with folklore”, 27 febbraio 2020. Analogo il caso di una canzone nello stile dell’opera Huadengxi del Guizhou, filmata per promuovere consapevolezza sui rischi del Coronavirus. Vedi “Traditional opera strikes chord among elderly in fight against novel virus”, 4 febbraio 2020.
Forse, accanto alla diffusa preoccupazione per la propagazione del virus, sarebbe anche opportuno soffermarsi a considerarne gli effetti sulle comunità rurali della Cina e sulle loro osservanze collettive.
2. Coronavirus: cantanti dal Gansu e i ciechi cantori
Sulla scia della canzone popolare del cantore cieco Liu Hongquan, ho notato alcune interessanti canzoni satiriche sul Coronavirus del cantante del Gansu Zhang Gasong 张尕怂 (nato 1989).6)Su Zhang Gasong, vedi (in cinese): https://m.thepaper.cn/yidian_promDetail.jsp?contid=2219142&from=yidian Il suo account Weibo è: weibo.com/zhangdabenshi.">https://m.thepaper.cn/yidian_promDetail.jsp?contid=2219142&from=yidian . Il suo account Weibo è: weibo.com/zhangdabenshi.
La sua personale canzone per Li Wenliang, apparsa solo per breve tempo su Weibo, si può trovare su Twitter.
Un’altra canzone di Zhang, che criticava misure e risposte fallaci alla crisi, è anch’essa sparita presto dai social media cinesi, ma è reperibile sul mio blog.
E pensare che l’ha scritta per rallegrare la nonna, ironizzando sul suo soggiorno a casa inaspettatamente lungo dopo esservi tornato per il Capodanno… una situazione comune.
Lo stile musicale grintoso, con il liuto sanxian funky, ricorda i cantori ciechi dello Shaanbei, un mezzo incisivo come la canzone Vento del Nord Ovest di Liu Hongquan.
[…] Cresciuto in un povero villaggio sottoposto a frequenti siccità della municipalità di Baiyin, fin dall’infanzia Zhang Gasong ha potuto assaporare la musica huar in occasione delle feste nei templi. In seguito è riuscito a frequentare l’università, ma presto ha sentito il richiamo della sua cultura locale, è diventato un collezionista e si è messo a studiare musica popolare con noti artisti locali.
Zhang Gasong mentre studia Liangzhouxianxiao con Zang Shande (sinistra) e con la cantante cieca Feng Lanfang (destra).
È diventato famoso in seguito a estenuanti tournée, benché trovi l’idea stessa di tournée (xunyan 巡演) pretenziosa: “In fondo è un po’ come essere un cantante itinerante”. Da quando il suo orizzonte si è espanso, ha assorbito nuovi stili pop; allo stesso tempo, si dice consapevole dei pericoli di perdersi nella giungla urbana e non ama essere costretto a rappresentare il contrasto fra la Cina rurale e quella urbana.
Questa la sua canzone “Dì la verità”.
Immagine: “In questo mondo non ci sono eroi che scendono dal cielo, ci sono solo persone comuni che si fanno avanti” (ritratto di Li Wenliang).
↑1 | Stephen Jones, Plucking the Winds: Lives of Village Musicians in Old and New China (Leiden: Chime Foundation, 2004), 317–318. Per Gaoluo, si rimanda anche alla sezione dedicata nel blog di Jones. |
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↑2 | Vedi il documentario diStephen Jones, Li Manshan: portrait of a folk Daoist. |
↑3 | Uno dei libri più illuminanti e strazianti sulla vita rurale nel nord della Cina è: Liu Hongqing 刘红庆, Xiangtian er ge: Taihang mangyiren de gushi 向天而歌: 太行盲艺人的故事 [Cantando rivolti al cielo: storie di artisti ciechi delle montagne di Taihang] (2004, con VCD e abbondanti foto di Wang Jingchun). |
↑4 | Vedi Geremie R. Barmé, “There’s Just No Shutting You Up! — a Shaanbei Serenade. Xu Zhangrun vs. Tsinghua University. Voices of Protest & Resistance”. Per Xu Zhangrun sul Coronavirus, vedi: Xu Zhangrun, “Viral Alarm: When Fury Overcomes Fear” (tradotto e annotato da Geremie R. Barmé, 10 febbraio 2020). |
↑5 | Vedi Gegentuul Baioud, “Fighting COVID-19 with folklore”, 27 febbraio 2020. Analogo il caso di una canzone nello stile dell’opera Huadengxi del Guizhou, filmata per promuovere consapevolezza sui rischi del Coronavirus. Vedi “Traditional opera strikes chord among elderly in fight against novel virus”, 4 febbraio 2020. |
↑6 | Su Zhang Gasong, vedi (in cinese): https://m.thepaper.cn/yidian_promDetail.jsp?contid=2219142&from=yidian Il suo account Weibo è: weibo.com/zhangdabenshi.">https://m.thepaper.cn/yidian_promDetail.jsp?contid=2219142&from=yidian . Il suo account Weibo è: weibo.com/zhangdabenshi. |