Un’epidemia di COVID-19 si sta attualmente verificando a Wuhan, città natale di Hu Fayun, autore di un romanzo sulla SARS già in passato incappato nella censura.1)La seguente intervista è stata realizzata da Ding Yuanyuan per la rivista taiwanese Baodaozhe (The reporter). Apparsa online lo scorso 6 febbraio, è reperibile nella sua versione originale all’indirizzo web https://www.twreporter.org/a/2019-ncov-interview-china-writer-hu-fayun.
Hu Fayun trascorre circa un terzo dell’anno a Vienna, dove vivono sua moglie, di origini sino-austriache, e la famiglia di suo figlio.
Quest’anno, aveva prenotato un biglietto aereo per il 20 gennaio, così da poter tornare nella sua città natale per festeggiare il Capodanno ma, avendo ricevuto da amici e parenti molte notizie preoccupanti in merito all’epidemia, ha cancellato la prenotazione ed è rimasto in Europa.
Soltanto quindici giorni dopo, Hu Fayun ha saputo che tra molte persone che conosceva direttamente o indirettamente, vi erano casi probabili e confermati di contagio, e decessi. Inoltre, molti di loro non risultano neanche registrati nelle statistiche ufficiali – proprio come avvenne per la SARS.
In Cina, lo scrittore non ha riscosso la stessa popolarità di altri suoi colleghi famosi, tuttavia, all’interno dei circoli letterari più prestigiosi, il romanzo Mi Dong (L’inverno in cui ci siamo persi) e la raccolta Yinnizhe (Darsi alla macchia) sono noti come opere di un certo spessore. Quando il COVID-19 ha cominciato a seminare il caos, in molti hanno ricordato l’opera rappresentativa di Hu Fayun, Ruyan@sars.come, unico romanzo cinese che tocca il tema della SARS.
Dopo 17 anni la storia si ripete: il disastro storico di quell’epoca raccontato in un romanzo è oggi un grido di dolore per le persone care volate in cielo. Si ripete la storia di genitori che vengono messi in isolamento e dei loro figli che muoiono di fame a causa della loro mancanza di indipendenza. Di fronte a catastrofi simili, la gente inizia persino a uccidere i propri animali domestici e quelli randagi…
Hu Fayun ha un ricordo molto nitido della diffusione della SARS in Cina nel 2003. A metà dicembre di quell’anno, mentre la situazione dell’epidemia veniva gradualmente risolta, lo scrittore, che fino ad allora aveva solo sperimentato la scrittura di racconti lunghi, iniziò a scrivere il suo primo romanzo Ruyan, completato tre mesi dopo. […]
Hu Fayun, classe 1949, è nato e cresciuto a Wuhan. Nel 1968, durante la Rivoluzione Culturale, consegue il diploma di maturità e viene spedito nella zona rurale della contea di Tianmen, nello Hubei. Nel 1970, ritornato in città, lavora prima come operaio, poi come funzionario pubblico, dopodiché si iscrive all’università e, nel 1984, inizia la sua carriera di scrittore. Successivamente, abbandona l’Associazione degli scrittori cinesi, e quelle degli scrittori dello Hubei e di Wuhan, restituendo, in modo anticonvenzionale, ogni titolo ricevuto. Prima della diffusione della SARS, i temi delle opere di Hu Fayun riguardavano numerosi argomenti sensibili legati alla storia della Repubblica Popolare Cinese, tra cui la campagna antidestra e la Rivoluzione Culturale, mentre in seguito l’autore si è concentrato sugli eventi importanti che stavano accadendo in quel periodo. Come lui stesso afferma: “Scrivendo Ruyan, mi sono reso conto che l’epidemia non era soltanto una questione sanitaria, ma soprattutto sociale e politica.”
Nel libro, Hu Fayun parla di medici che si sono esposti in prima linea ai tempi della SARS, di funzionari incaricati, di utenti della rete che diffondono online le informazioni riguardanti la SARS e di persone di tutti i ceti sociali, ricostruendo con maestria nella sua riflessione un secolo doloroso di storia cinese.
Alcune riviste letterarie e case editrici che avevano spesso collaborato con Hu Fayun, sebbene fossero certe del valore del romanzo, temevano di pubblicare l’opera per i suoi temi delicati. Un vecchio compagno di studi di Hu Fayun pubblicò il testo sul web, diffondendolo con una tale velocità che le copie del manoscritto, rilegate in formato A4, vennero vendute clandestinamente. Nel 2006, il testo integrale è stato pubblicato sulla rivista Jiangnan sostenuta dall’associazione degli scrittori del Zhejiang la quale, consapevole di trovarsi di fronte a un potenziale bestseller, aumentò il numero di copie stampate dalle normali 2000 a più di 20.000. Nell’ottobre del 2006, furono pubblicate 50.000 ristampe di Ruyan, ma tre mesi dopo l’opera fu censurata dal governo mentre il numero delle copie illegali superava di gran lunga quelle legali.
I principali temi affrontati nel romanzo sono i movimenti politici, il diritto alla partecipazione politica e la libertà di stampa. […] Sebbene sia vero che la censura tiene il popolo all’oscuro di questi argomenti, è impossibile impedire a determinati tristi eventi storici di ripetersi. Nel 2020, una nuova epidemia di coronavirus, comunemente chiamata COVID-19, che si è diffusa proprio a partire da Wuhan, città natale di Hu Fayun, travolge la Cina e il mondo intero.
Il 4 febbraio, “The Reporter” ha intervistato in esclusiva il famoso scrittore cinese Hu Fayun. Di seguito viene riportato il testo dell’intervista condotta da un nostro giornalista a Hu Fayun, in occasione della sua visita oltreoceano all’autore.
Un fulmine non colpisce mai due volte nello stesso punto
Giornalista: Quali sono le somiglianze e le differenze tra la SARS del 2003 e il COVID-19?
Hu Fayun: Molti avvenimenti che si stanno verificando ora sembrano essere parte di un film già visto del quale conosciamo già i particolari. Alla fine del 2002, fu scoperto a Canton un tipo di polmonite dalle cause poco chiare, ma notizie più ufficiali furono divulgate gradualmente solo a partire da aprile 2003. Infatti, in quei pochi mesi, le autorità bloccarono il flusso di informazioni, controllando l’opinione pubblica e applicando tolleranza zero su chi facesse trapelare determinate informazioni. La differenza rilevante sta nel fatto che a quell’epoca, Internet in Cina era ancora nella fase iniziale del suo sviluppo e il numero degli utenti probabilmente era solo un decimo di quello attuale. Non esistevano né gli smartphone né WeChat, Weibo e gli altri social media, quali Twitter, Facebook e YouTube. Il principale strumento per la messaggistica erano i forum BBS. Con il passare del tempo, alcuni tra questi furono bloccati e alcuni scrittori furono spinti dalle autorità a eliminare determinati post. Ma riflettendoci, a quel tempo non esistevano firewall, né big data, e le conoscenze tecniche per controlli avanzati non erano assolutamente paragonabili a quelle attuali, quindi il livello dei controlli era decisamente più basso.
Nel 2003, quando scoppiò e si diffuse l’epidemia, molti intellettuali fecero del loro meglio per allertare la società cinese e il mondo intero, in modo che la SARS venisse tenuta sotto controllo e si potessero salvare molte vite preziose.
È così che il governo iniziò la condivisione di notizie con l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Per la prima volta, le questioni riguardanti la sanità pubblica cinese furono rese in maniera trasparente, cosa impensabile fino ad allora perché appartenenti a una serie di informazioni riservate dello Stato.
Giornalista: Dato che alla fine il governo è stato costretto a essere trasparente sulla questione, per quale motivo la pubblicazione di Ruyan è stata oggetto di controversie, fino alla messa al bando dell’opera?
Hu Fayun: Prima di tutto, bisogna ricordare che la questione della SARS rappresenta ancora un punto dolente per il governo, il quale spera vivamente che la gente si dimentichi dell’accaduto. Nel libro, racconto le cause istituzionali della SARS, custodite come segreti. Ho voluto riportare l’immagine della società del tempo: ho parlato del personale medico, dei responsabili delle relative unità produttive, del vicesindaco e responsabile della cultura e dell’istruzione, e altri ancora. Ho raccontato del rinnovamento del pensiero di una collettività. Alcuni personaggi del libro erano convinti di vivere nell’epoca post-riformista, ma una volta ritrovatisi di fronte a un evento di tale portata come la SARS, si sono accorti della realtà dei fatti, in cui quasi nulla era cambiato.
Inoltre, i personaggi di Ruyan hanno un background complesso. Le loro storie di vita risalgono alla Cina del secolo scorso, per cui ritroviamo veterani di guerra, intellettuali, tra cui quelli della cosiddetta cricca di Hu Feng, la seconda generazione dei vertici del partito comunista – detta anche seconda generazione rossa –, i quadri militari attualmente in carica, e altri. Attraverso il loro comportamento nel corso del dispiegarsi della vicenda viene raccontato un secolo di storia cinese, a partire dalla campagna antidestra, seguita dalla Grande Carestia, dalla Rivoluzione Culturale fino alle proteste di Piazza Tian’an men. In questo modo, si accompagna al lettore nella comprensione del modo di fare e di pensare di questi personaggi tanto diversi tra loro.
All’epoca, molti lettori ebbero l’impressione che il romanzo sarebbe risultato controverso e che, probabilmente, non sarebbe mai stato pubblicato. La pubblicazione è stata posticipata a lungo e, quando è stato messo al bando, nessuno è stato davvero colto di sorpresa.
Giornalista: Sono già trascorsi 17 anni dalla SARS e dalla pubblicazione di Ruyan, e sono passati 13 anni dalla messa al bando del romanzo. Adesso è scoppiata un’altra epidemia – nella sua città natia, per giunta. Ci sono dei legami contraddittori tra questi due eventi?
Hu Fayun: Un vecchio modo di dire recita: “Per quanto possa essere tonto l’asino, nemmeno lui cade nello stesso punto due volte”. Noi, però, ne abbiamo visti cadere di asini nella stessa buca per la seconda volta, e anche rovinosamente.
Di recente, molti lettori hanno nominato Ruyan. Tenendo conto del fatto che sono trascorsi 17 anni dalla SARS descritta nel romanzo, e mettendo a confronto le due epidemie, la situazione in cui ci troviamo adesso appare più critica.
Un aneddoto è rimasto impresso nella mia memoria: durante la SARS, un presunto infetto fu messo in isolamento in una stazione di polizia. A casa lo aspettava sua figlia, che poteva avere tra i 3 e i 5 anni: morì di fame. Ricordo ancora il contenuto del verbale della polizia, che quando entrò in casa s’accorse dei segni lasciati sul telaio della porta da quelle piccole unghie prima che la morte avesse il sopravvento. Ancora oggi ricordo perfettamente il nome di quella bambina, la piccola Li Siyi.
Torniamo al presente, a Huanggang, città sita nella regione dell’Hubei, dove vive un padre single con due figli a carico, di cui il maggiore è affetto da paralisi cerebrale e il minore è autistico. Purtroppo, il padre è stato messo in isolamento e ha chiesto agli addetti del comitato del suo villaggio di prendersi cura dei figli al suo posto. Sei giorni dopo, il figlio maggiore è morto di fame. Aveva diciassette anni.
Queste figurano tra le poche notizie venute alla luce, ma ce ne sarebbero moltissime altre ancora. Forse se ne parlerà più avanti, o forse nessuno ne verrà mai a conoscenza.
Perché avvenimenti del genere si ripetono proprio nelle stesse aree?
Non tutte le disgrazie della Cina hanno origine naturale
Giornalista: Molte opere prima di Ruyan raccontano dei movimenti politici avvenuti dopo il 1949, in particolare della Rivoluzione Culturale. Qual è il nesso tra il COVID-19, la SARS e questi movimenti politici?
Hu Fayun: Il nesso si ritrova nel sistema politico del paese, nell’ideologia. Si può dire che dietro a ciascun disastro ci sia lo zampino dell’uomo. Se uno non impara la lezione, commetterà lo stesso errore continuamente. Nel 1998, la piena del fiume Yangtze era strettamente collegata alla distruzione dell’ecosistema. Nel 2008, il terremoto del Sichuan causò tantissime vittime, e l’eccessivo taglio dei costi sull’edilizia fu una delle cause principali.
Se uno scrittore non riesce a rendersi conto della realtà dei fatti, o ancor peggio, si volta dall’altra parte fingendo di non vedere, allora la letteratura cinese è condannata a essere una pseudo-letteratura per sempre, una letteratura complice!
Giornalista: Ritiene che Ruyan sia rimasto impresso nella memoria delle persone per i suoi contenuti o per la censura attuata dal governo?
Hu Fayun: Come avevo accennato prima, nel 2007, prima della messa al bando, Ruyan aveva attirato l’attenzione di molte persone e acceso varie discussioni. Una volta pubblicato, il romanzo ebbe grande impatto nella Cina continentale e vi fu un grande dibattito. Ruyan è stato il prodotto letterario attraverso il quale ho voluto offrire una rappresentazione della vita reale e della società. Avere la libertà di scrivere ciò che si vuole dovrebbe essere un diritto legittimo di ogni scrittore, ma in Cina succede raramente. Alcuni non sono abituati a questa realtà, e non sono a conoscenza del fatto che i romanzi cinesi si possano scrivere anche così.
È impossibile comparare l’attuale generazione di intellettuali e cittadini di Wuhan con la precedente
Giornalista: In qualità di cittadino di Wuhan, quali pensa che siano le peculiarità di questa città e dei suoi abitanti?
Hu Fayun: Dipende a quale periodo si fa riferimento.
Durante la Rivoluzione del 1911, Wuhan è stata la prima città a iniziare la rivolta: la sua gente, portando ancora il codino tipico dell’epoca mancese, ha spezzato la prima lancia per rovesciare la dinastia Qing, andando anche contro al volere universale del popolo.
Durante la Guerra di Resistenza contro il Giappone (1937-1945), Wuhan si è difesa con nobiltà e coraggio sfruttando le risorse umane, materiali e militari dell’intera città in quel terribile scontro incerto. Ha ridotto all’osso le principali armate delle truppe giapponesi, bloccato la loro marcia da occidente, assicurato il trasferimento di un grande quantità di personale, strumenti, materie prime e ha lavorate nelle retrovie, sacrificando molte vite per portare il paese alla vittoria finale.
Nel corso dell’ultimo secolo, Wuhan ha contribuito molto alla costruzione di fabbriche di acciaio e armi in Cina. Dalla fine della dinastia Qing, gli intellettuali di Wuhan hanno assunto un importante ruolo nei circoli culturali cinesi.
Giornalista: Ma ciò a cui stiamo assistendo adesso a Wuhan è la consapevolezza da parte dei funzionari che molte persone sono state contagiate, senza però che i primi rendano la notizia di dominio pubblico; si è continuato a tenere eventi come l’annuale riunione dell’Assemblea nazionale del popolo e della Conferenza politica consultiva del popolo cinese e il “Banchetto delle diecimila famiglie”, evento legato alle celebrazioni del Capodanno cinese. Non è stato detto chiaramente quante mascherine siano state prodotte e nemmeno come indossarle. Gli ospedali, data l’insufficienza di materiali per il trattamento della malattia, hanno chiesto aiuto alla società. Per salvare la faccia, la Croce Rossa ha intenzionalmente creato situazioni imbarazzanti, costringendo i dottori a indossare camici di plastica, o persino sacchetti della spazzatura per visitare i pazienti…
Hu Fayun: Non voglio paragonare l’attuale generazione di Wuhan alla precedente. Non so come definire i cittadini di oggi: sono diventati più cauti, più snob, più incentrati su se stessi.
Anche se durante la Rivoluzione Culturale il ricorso alla violenza a Wuhan è stato molto grave, l’ideologia era molto radicata. Gli attacchi al sistema erano pochi in tutto il Paese. Nacquero svariate ideologie politiche che si appellavano agli ideali della società, a quel tipo di sentimento nobile, quella forza e valore, per perseguire uno spirito di giustizia e ricercare la verità, senza considerare lo spirito di sacrificio. Queste cose sono difficili da vedere oggi.
Spero veramente che questa volta la gente di Wuhan riesca a risvegliarsi e possa trarre insegnamento dal passato. […]
Spirito politico e natura umana sotto il dominio del Partito Comunista Cinese
Giornalista: Nei media, i funzionari di Wuhan e dello Hubei hanno dato false notizie sulla situazione epidemica mostrando la loro incompetenza. Intanto, la Croce Rossa saccheggia beni e prodotti, mandando il Paese in rovina. Cosa pensa di tutto questo?
Hu Fayun: Si può dire che l’operato dei funzionari sia una sorta di selezione al contrario, che in una società totalitaria è inevitabile.
Se nel regime politico c’è una persona totalitaria, è ovvio che creerà un gran numero di funzionari subordinati, sottomessi e ciecamente obbedienti. Ecco il motivo per cui lo standard più elevato nella selezione dei funzionari è la lealtà: altri parametri, come integrità morale, personalità e pensiero indipendente, non sono rilevanti.
Tra i funzionari del governo locale di certo non mancavano persone capaci, ma dopo i primi giri di selezione al contrario, coloro che hanno ottenuto le posizioni più elevate sono state quelle con un quoziente intellettivo più basso e mancanza di morale. Questa cosa è abbastanza spaventosa per un Paese. In queste circostanze, una catastrofe potrebbe presentarsi in qualsiasi momento.
Giornalista: Dalla disastrosa piena del fiume Yangtze nel 1998 alla SARS nel 2003, dal terremoto del Sichuan nel 2008 al COVID-19 di quest’anno. Nel corso di questo ventennio, la Cina è stata guidata da tre diverse generazioni di leader supremi, quali Jiang Zemin, Hu Jintao e Xi Jinping. Quali sono le differenze tra loro?
Hu Fayun: In generale, non ci sono differenze. A seguito del terremoto del 2008, molte ONG si sono adoperate per fare chiarezza sull’effettivo numero di vittime, o porre l’attenzione sulle condizioni di ricostruzione post-catastrofe, ma queste operazioni sono state messe a tacere sotto vari aspetti. In Cina, quasi tutte le organizzazioni non-governative subiscono questo trattamento. Per questo motivo, in seguito alla diffusione del COVID-19, abbiamo assistito a un temporaneo rifiorire di questo tipo di associazioni. Il problema sta nei continui atti volti all’ostruzione, alla soppressione e al ricatto da parte di organizzazioni governative come la Croce Rossa nazionale, che rendono sempre più ardui i tentativi di risoluzione proposti dalle ONG.
Si tratta di una lunga serie di eventi sempre più violenti che si protraggono da tempo.
Giornalista: Quando è scoppiata la SARS, però, molte figure governative, come il sindaco di Pechino Meng Xuenong e il Ministro della Salute Zhang Wenkang, sono state sollevate dal loro incarico.
Hu Fayun: Si tratta di un espediente arguto, in cui una delle due parti si autopunisce per guadagnarsi la fiducia altrui. Coloro che sono stati sollevati dal proprio incarico2)Quando si parla di punizioni riservate ai membri del PCC e agli organi delle amministrazioni governative, essere sollevati dall’incarico non è considerato come un atto punitivo, a differenza della rimozione dallo stesso. sono tornati a occupare le medesime posizioni, se non ruoli di grado superiore. Nonostante qualcuno venga punito, si tratta comunque di pedine sacrificate ai fini di uno schema più grande.
Nel caso del COVID-19, difficilmente la città di Wuhan potrà fare sentire la propria voce riguardo alle decisioni da prendere. Sotto il regime del Partito, con le sue leggi e regolamenti, la gestione dell’epidemia non è di competenza né dei governi locali, né del personale medico specializzato.
Giornalista: Almeno però quando è scoppiata la SARS pareva esserci una maggiore trasparenza. Che ne è stato di quella trasparenza?
Hu Fayun: Il concetto di trasparenza, di per sé, non significa nulla. In situazioni di scarsa stabilità, nonostante funga da segnale d’allarme per gli esponenti del governo di rango inferiore, la trasparenza potrebbe renderli meno disposti a infrangere le regole, seguendo alla cieca le direttive imposte dall’alto.
Adesso, sono sempre di più le persone a conoscenza di questi retroscena. Per queste ragioni, il governo dovrebbe smetterla di fingere. Non ci sarà davvero trasparenza nei confronti di figure politiche del rango dei sindaci e governatori.
Giornalista: Cosa ne pensa del concetto di umanità ai tempi della pandemia e della società che segue le direttive del PCC?
Hu Fayun: Per poter davvero emergere, la natura umana va curata e preservata a lungo. Come dice un vecchio proverbio, ci vogliono dieci anni per coltivare un albero, ma cento per educare una persona. Eppure, è necessaria una singola fiamma malevola per distruggere tutto.
Nell’ultimo secolo circa, si è passati dalla riforma agraria alla campagna per sopprimere i controrivoluzionari, dal movimento antidestra alla Rivoluzione Culturale e tutti i movimenti politici a seguire. Questi fenomeni hanno contribuito a fare tabula rasa di tutti quei caratteri ereditari propri degli esseri umani, come la bontà, l’onestà, la compassione, l’integrità; al contrario, c’è stata una diffusione di sentimenti negativi come la furbizia, l’egoismo, l’ipocrisia e la violenza.
È fondamentale, dunque, attuare una vera e propria riedificazione della natura umana. Il popolo cinese, tuttavia, è stato a lungo vittima di maltrattamenti, e ha già provato troppa sofferenza, ingerito troppo veleno. Possiamo soltanto tentare di immagazzinare questo dolore, e rinascere dalle ceneri come fenici.
È gratificante vedere come il popolo di Wuhan, posto di fronte a una delle grandi piaghe di questo secolo, stia promuovendo i medesimi valori etici e l’eroismo dei propri antenati dello stato di Chu. Incuranti dei tentativi di censura da parte dei poteri forti e della salvaguardia del proprio stato di salute, i cittadini di Wuhan stanno promuovendo la diffusione di notizie sull’epidemia e di tutto ciò che possa aiutare a contrastare il virus, anche a costo della propria vita. Ciò riflette davvero i valori trasmessi dai nostri antenati. Citando le Memorie di uno storico, “Pur essendo rimaste solo tre famiglie nello stato di Chu, queste riusciranno a porre fine alla dinastia Qin”. Insomma, l’unione fa la forza.
Sull’indifferenza altrui e la libertà di espressione
Giornalista: Nel 1998, alcuni fiumi come lo Yangtze, il Songhua e il Nen sono andati in piena, causando la morte di più di 4000 persone, oltre che più di 200 miliardi di danni economici. In quell’anno, anche la città di Wuhan fu colpita dalla piena dello Yangtze. Poco dopo, lei ha scritto il racconto lungo L’arca di Xiaoxiao, che narra la storia di una ragazza che prende una barca in affitto per salvare degli animali dalla piena. È basato su una storia vera?
Hu Fayan: La mia principale ispirazione è stata Fan Chunge, grande giornalista di Wuhan, vincitrice del Premio Fan Changjiang, il più importante premio giornalistico cinese. La storia si basa sulla sua esperienza personale. All’epoca, stava conducendo una serie di interviste e si accorse che moltissimi animali erano stati abbandonati. Tra questi, notò una cucciolata di maialini, piegati su dei rami tra le acque del fiume in piena. Così, decise di affittare una barca e portarli in salvo.
Giornalista: Dunque, nel 1998 abbiamo assistito a casi come quello de L’arca di Xiaoxiao, ma, nella Cina del COVID-19, stiamo anche notando come molti decidano di abbandonare, o addirittura uccidere i propri animali domestici, oppure cani e gatti randagi. Come mai?
Hu Fayun: Non è la prima volta che ci troviamo di fronte a situazioni del genere. Durante le piene del 1998, numerosi animali come polli, anatre, mucche, maiali, uccelli, topi hanno affrontato questo disastro ecologico. A differenza di noi umani, però, non possiedono la capacità di potersi trarre in salvo, né possono attendere i soccorsi. Quando è scoppiata la SARS, per timore di essere contagiati, molti strangolavano o lanciavano gli animali giù dai palazzi. Persino il governo lanciò una campagna su larga scala finalizzata all’uccisione di cani e gatti. Ne ho parlato in Ruyan.
Giornalista: La storia di Xiaoxiao è ispirata a una giornalista. Ora, con la diffusione del COVID-19, un altro giornalista di nome Zhang Ouya, originario dello Hubei, ha pubblicato un post su Weibo in cui chiede le dimissioni del sindaco di Wuhan. Possiamo dunque pensare che coloro che utilizzano i social media cinesi conservino ancora un certo spirito d’indipendenza?
Hu Fayun: Chiunque scelga di fare il giornalista dovrebbe, senza dubbio, avere un forte spirito d’indipendenza, oltre che valori quali moralità, senso di responsabilità e onore. In un ambiente delicato come quello cinese, però, con i suoi controlli sull’opinione pubblica, i giornalisti non riescono mai davvero a portare a termine la propria missione. Alcuni non ci riescono, altri devono cambiare se stessi, ed è davvero triste. Durante alcune situazioni critiche, ci sono dei giornalisti che non riescono a zittire la voce della propria coscienza, ma potrebbero pagare un prezzo molto caro per questo.
Giornalista: Lei è molto legato a Taiwan, ed è anche in buoni rapporti d’amicizia con molti scrittori taiwanesi. Che ne pensa del ruolo di Taiwan durante gli ultimi eventi?
Hu Fayun: Essendomi concentrato principalmente sulla Cina nell’ultimo periodo, e in particolar modo su Wuhan, non ne so molto. Personalmente, però, non credo ci saranno grandi problemi, dato che a Taiwan non viene operato un controllo totale delle notizie diffuse dai media. Il popolo può esprimere la propria opinione ma, soprattutto, ha ancora la possibilità di voto, offrendo la possibilità di una gestione preventiva e a posteriori.
In questo, dovremmo prendere esempio da Taiwan e difendere i diritti di espressione dei media e del popolo. Oltre al bene comune, gioverebbe anche alla stabilità a lungo termine della società e del Partito stesso.
Hu Fayun, L’umanità, la vera causa delle catastrof naturali PDF
Traduzione di Viviana Mauro, Jia Huilin, Antonella Guardato e Irene Di Monaco.
↑1 | La seguente intervista è stata realizzata da Ding Yuanyuan per la rivista taiwanese Baodaozhe (The reporter). Apparsa online lo scorso 6 febbraio, è reperibile nella sua versione originale all’indirizzo web https://www.twreporter.org/a/2019-ncov-interview-china-writer-hu-fayun. |
---|---|
↑2 | Quando si parla di punizioni riservate ai membri del PCC e agli organi delle amministrazioni governative, essere sollevati dall’incarico non è considerato come un atto punitivo, a differenza della rimozione dallo stesso. |