Quando nel XVI secolo gli esploratori portoghesi s’imbatterono incidentalmente nell’isola di Taiwan, non fu senza cognizione che si riferirono a essa come ilha formosa: affascinati da quest’isola ammantata di foreste incontaminate e da una natura lussureggiante, ne diedero una denominazione che esprimeva con immediatezza e semplicità lo splendore che scaturiva da questa terra sconosciuta. A cinque secoli di distanza quest’isola conta oggi circa venti milioni di abitanti che, nel loro percorso di civilizzazione e di sfruttamento delle risorse del territorio, hanno contribuito a modificarne, talvolta irrimediabilmente, la morfologia e il complesso ecosistema. Anche se l’isola è oggi meno formosa rispetto a quella che conobbero i portoghesi, vi sono ancora numerose aree che conservano le tracce della loro bellezza primigenia, dove è possibile scorgere la magnificenza di paesaggi costituiti da elevate vette e impetuosi corsi d’acqua. Questi ultimi hanno avuto, fin dalle epoche più remote, una rilevanza cruciale nello sviluppo locale, essendo utilizzati come vie d’accesso al territorio e come fonte di sostentamento per i primi agglomerati stanziali lungo le loro rive. Il Danshui 淡水 rappresenta sicuramente il corso d’acqua con la storia più lunga e articolata, avendo lasciato in ogni epoca influenze profonde nella psicologia e nelle emozioni di coloro che per motivi diversi hanno avuto la propria esistenza indissolubilmente legata a quella del fiume, che da sfondo naturale ha continuato costantemente a trasfigurarsi diventando un luogo della memoria, un marcatore affettivo dell’identità collettiva.
Il fiume Danshui nasce sulle vette dei monti Pintian e Dabajian all’interno del Shei-Pa (Xueba) National Park, in una zona montana di confine tra le contee di Xinzhu, Miaoli e il distretto Heping della municipalità di Taizhong, nel centro-nord dell’isola di Taiwan. Con un percorso tortuoso, esso scorre attraverso le zone montuose situate nell’area centrale per poi volgere gradatamente verso nord-ovest, passando attraverso la capitale Taipei, spingendosi successivamente verso la foce che si affaccia su un ampio estuario nell’estremo nord dello stretto di Taiwan. Con i suoi 159 chilometri è il terzo fiume dell’isola e attraversa un bacino idrografico di 2700 chilometri quadrati.1)Liu Huanyue 劉還月, “Ni wen, Danshui he you duo chang? Daodu muqin de he” 你問, 淡水河有多長? 導讀母親的河 (Chiedi quanto è lungo il fiume Danshui? Guida alla lettura del Rio Madre), in Lin Wenyi 林文義, Muqin de he: Danshui he jishi 母親的河: 淡水河紀事 (Il Rio Madre: cronache del fiume Danshui) (Taipei: Taiyuan chuban臺原出版, 1993), 19. Il fiume Danshui ebbe un’importanza fondamentale nello sviluppo delle attività commerciali legate ai primi insediamenti urbani, sorti lungo il corso del fiume in corrispondenza di quelli che oggi sono i quartieri più antichi (Dadaocheng e Mengjia) della capitale Taipei. Tuttavia il progressivo accumulo di sedimenti sul fondale in prossimità della foce e in numerosi tratti del corso superiore resero sempre più difficile la risalita del fiume da parte di vascelli e bastimenti di grossa stazza. Questo influì inevitabilmente sulla ridefinizione della situazione economica legata alle regioni costiere dell’intero corso d’acqua fin dai primi decenni del periodo di dominazione giapponese (1895-1945). Questo primo momento di sviluppo industriale coincise anche con la prima fase di contaminazione delle acque del Danshui dove venivano gettati non solo gli scarti di produzione delle vicine fabbriche ma più in generale tutti i rifiuti e i liquami provenienti dalla capitale in rapida espansione. Dalla seconda metà degli anni ’60 la situazione peggiorò ulteriormente a seguito del cosiddetto ‘miracolo’ economico taiwanese e dell’aumento incontrollato dello smaltimento illegale di rifiuti industriali. A ciò si aggiunse la costruzione, nel 1964, della diga Shimen che ebbe un enorme impatto ambientale nell’area in cui venne realizzata, con inevitabili ricadute sulla qualità dell’acqua nonché sui flussi dei corsi d’acqua dell’intera rete idrica legata al fiume Danshui. La situazione durante gli anni ’80 sembrava ormai aver raggiunto un punto di non ritorno, con la totale soppressione di qualunque attività ittica lungo il fiume.2)Hao Guohua 郝國華, “Jinxi Danshui he” 今昔淡水河 (Passato e presente del fiume Danshui), Liang’an guanxi, 10, 2007, 60-61. È in questo periodo che la municipalità di Taipei promuove i primi piani di bonifica delle acque del fiume con la realizzazione di adeguati impianti per il trattamento delle acque reflue nonché con l’implementazione della rete fognaria della capitale.3)Ouyang Jiaohui 歐陽嶠暉,“Danshui hexi wuran zhengzhi zhi huigu yu qianzhan” 淡水河系汙染整治之回顧與前瞻 (Revisione e prospettive sulla regolamentazione delle contaminazionidel sistema fluviale Danshui), in Lin Shengfen 林聖芬, Lü Lide 呂理德 (a cura di), Hechuan zaizao yantaohui 河川再造研討會 (Taipei: Shibao wenhua 時報文化, 2000), 3. Si dovrà comunque attendere il 2007 per un progetto specificamente finalizzato alla salvaguardia e alla tutela dell’ecologia del fiume Danshui con la realizzazione, per volontà dell’allora sindaco di Taipei Hao Longbin 郝龍斌, del “Comitato per la promozione della rivitalizzazione del sistema idrografico del Danshui”.4)Huohua Danshui hexi tuidong weiyuanhui 活化淡水河系推動委員會 (Hao, “Jinxi Danshui he”,61). La situazione generale oggi è notevolmente migliorata, con una netta riduzione degli indici inquinanti, un avanzamento nelle funzioni conservative delle condizioni ecologiche del fiume, rilevabili peraltro in un incremento delle specie biologiche.5)Wang Hsiao-Lin, Ho Yu-Feng, Wu Ching-I, “Dynamics Model of Eco-Security Surveillance System for the Tamsui River in Taipei City”, in James M. Lyneise George P. Richardson (a cura di), 29th International Conference of the System Dynamics Society 2011, vol. 5 (Albany: System Dynamics Society, 2011), 3922.
Il fiume Danshui in letteratura
Da un punto di vista letterario sono molteplici i luoghi lungo il corso del fiume che hanno fatto da scenario o sono stati motivo ispiratore di opere narrative, poetiche o di saggistica: tra i riferimenti più frequenti ci sono la cittadina di Danshui e il villaggio Bali sulla sponda opposta del fiume vicino alla foce, ma non mancano numerose descrizioni del paesaggio circostante rappresentato dai monti Datun e Guanyin, così come il corso immediatamente superiore del fiume vicino a Guandu e all’intersezione con il fiume Jilong, oppure l’ansa superiore dove si estende il braccio di terra di Shezi risalendo ancora fino agli antichi insediamenti di Dadaocheng e Mengjia (oggi inghiottiti nella capitale) lungo la riva destra, opposta alla riva sinistra con i quartieri di Sanchong, Xinzhuang e Banqiao, dove nell’immediato dopoguerra trovarono dimora quei nativi che si trasferirono nella capitale in cerca di fortuna, oggi ormai completamente assorbiti nello sviluppo urbano a ovest di Taipei.
Le prime descrizioni dei paesaggi legati al fiume Danshui risalgono ai primi accessi all’isola da parte dei colonizzatori occidentali e dei mercanti provenienti dalla Cina continentale e dal Sud-Est asiatico. Queste prime descrizioni (già oggetto di studio)6)Xu Junya 許俊雅, “Shikong jiaohuxia de teshu zunzai: Taiwan wenxue zhong de Danshui dijing” 時空交互下的特殊存在:台灣文學中的淡水地景 (Esistenze straordinarie tra spazio e tempo: il paesaggio di Danshui nella letteratura Taiwanese), in Shi Yilin 施懿琳 e Yang Yahui 楊雅惠 (a cura di), Shikong shiyu de jiaorong 時空視域的交融 (Gaoxiong: Guoli Zhongshan daxue renwen yanjiu zhongxin 國立中山大學人文研究中心, 2011), 27-76. tendono a evidenziare le caratteristiche naturalistiche e climatiche dell’area adiacente alla foce del fiume, sottolineando anche il carattere impervio di molti dei paesaggi circostanti.7)Nella sua narrativa odeporica, il viaggiatore Yu Yonghe [1645-?] descrive il bacino di Taipei (relativo alla zona dell’attuale Beitou) lungo il corso del Danshui come “ostile agli esseri umani”. Cfr. Emma Jinhua Teng, Taiwan’s Imagined Geography: Chinese Colonial Writing and Pictures, 1683-1895 (Cambridge and London: Harvard University Asia Center, 2004), 85. La situazione migliorò progressivamente nei secoli successivi al punto che a metà del XIX secolo il fiume Danshui era una delle zone più trafficate dell’isola, tanto che nella maggioranza delle descrizioni lasciateci da letterati o ufficiali di stanza nel territorio le descrizioni di vascelli e brigantini lungo il fiume sono complementari alle descrizioni naturalistiche. Con l’arrivo dei giapponesi dopo il 1895 la situazione cambiò radicalmente soprattutto a causa dello sviluppo delle infrastrutture su tutto il territorio insulare, in particolare: 1) l’ampliamento del porto di Jilong, attrezzato per consentire l’ormeggio di imbarcazioni di qualunque stazza e geograficamente più conveniente per i collegamenti marittimi tra Taiwan e il Giappone; 2) l’inaugurazione nell’agosto del 1901 della ferrovia che collegava Dadaocheng a Danshui (operativa fino al 15 luglio 1988 e in seguito sostituita dalla linea metropolitana) per il trasporto merci e passeggeri.8)Shui Pingzi 水瓶子, Taibei lishi sanbu shoutie 台北歷史散步手帖 (Taccuino delle passeggiate storiche per Taipei) (Taipei: Mufen wenhua 沐風文化, 2018), 94. Di conseguenza, in un arco di tempo relativamente breve, il fiume Danshui venne pressoché abbandonato. Questo senso di abbandono e desolazione viene tuttavia sentito, soprattutto nei primi anni del ‘900, come un ritorno alla natura originale del territorio che in quel momento non è più visto come polo d’attrazione del commercio ma come buen retiro di artisti e intellettuali del periodo. Il pittore Ishikawa Kinichiro 石川欽一郎[1871-1945] ben rappresenta questa sensibilità, dandone una vivida descrizione già nel 1926 nel suo racconto Shotō sozoroaruki 初冬漫ろ歩き (Passeggiata di primo inverno).9)Ishikawa Kinichiro 石川欽一郎, “Shotō sozoroaruki” 初冬漫ろ歩き (Passeggiata di primo inverno), Taiwan Jihō 臺灣時報, 12, 1926, 87-92. La visione idilliaca del panorama fluviale di Ishikawa lascerà ben presto il posto a ritratti molto meno edificanti, dove il senso di abbandono diventa chiaramente pervasivo come una coltre adagiata su una bellezza ormai svilita. Lo scrittore giapponese Nakamura Jihei 中村地平[1908-1963] viaggiò a lungo sull’isola e rimase colpito dall’indolente incanto del fiume e del porto alla foce, raffigurati nel suo Sutareta minato 廃れた港(Il porto abbandonato) del 1932 dove il porto ‘defunto’ è visto come una sorta di statica bellezza decadente.10)Il racconto Sutareta minato 廃れた港 venne pubblicato per la prima volta nella rivista Shinin 四人nel febbraio 1932 e successivamente inserito nella raccolta Taiwan shōsetsushū 台湾小說集 (Antologia taiwanese) pubblicata nel 1941 (Tōkyō: Bokusui Shobō 墨水書房).
Il peggio però era ancora da venire: con la sconfitta del Giappone al termine della Seconda Guerra Mondiale, Taiwan viene restituita al governo della Repubblica di Cina e agli inizi dell’ottobre 1945 la quarta divisione della polizia militare della R.O.C. giunge a Taiwan da Fuzhou, approdando proprio alla foce del fiume Danshui. La storia successiva è ben nota: in meno di due anni gli scontri tra i cinesi continentali giunti sull’isola e la popolazione nativa sfoceranno nel dramma dell’Incidente del 28 febbraio 1947, lasciando segni indelebili nel popolo taiwanese che vivrà decenni di legge marziale del cosiddetto terrore bianco (baise kongbu). Il racconto di Lü Heruo 呂赫若 (1914-1951) Dongye冬夜 (Notte d’inverno), pubblicato proprio all’inizio di quel tragico febbraio 1947 e ambientato sulle sponde del fiume Danshui e dell’omonima cittadina, sembra un inquietante presagio dell’imminente destino che stava per compiersi.11)Lü Heruo 呂赫若, Dongye 冬夜 [Notte d’inverno], in Taiwan Bunka 台灣文化, 2, 1947, poi incluso nella raccolta Lü Heruoxiaoshuo jixia 呂赫若小說全集(下), trad. cin. di Lin Zhijie 林至潔 (Taipei: INK 印刻, 2006), 637-650. Il fiume e il villaggio sembrano i silenti testimoni del baratro in cui la popolazione dell’isola era caduta a seguito della presenza continentale e delle conseguenti ingiustizie e inaccettabili ineguaglianze cui erano stati immediatamente sottoposti. Già dalle prime righe del racconto si può evincere il degrado in cui viveva la gente comune, in “tuguri senza energia elettrica” che si contrappongono alla decorosa illuminazione pubblica che si snodava lungo le sponde del fiume. Lü Heruo sottolinea con molteplici elementi il contrasto tra la protagonista Caifeng, costretta a prostituirsi per mantenere la propria famiglia, e il giovane continentale Guo Qingming con cui si sposerà in seconde nozze e da cui verrà abbandonata dopo la scoperta di una malattia venerea le cui responsabilità vengono fatte ricadere da Guo esclusivamente sulla condotta di Caifeng. Anche il paesaggio urbano dà la cifra dei contrasti sociali tra i due protagonisti: Guo Qingming vive (come peraltro molti dei Cinesi continentali benestanti giunti sull’isola) all’interno di un’abitazione in stile giapponese abbandonata dai precedenti proprietari alla fine della guerra. Pur essendo all’epoca una scelta piuttosto convenzionale, Guo Qingming non trova comunque alcuna contraddizione tra la scelta del proprio contesto abitativo e la banale retorica contro l’imperialismo giapponese che Guo utilizza non certo per velleità patriottiche ma esclusivamente per vincere l’esitazione di Caifeng. La retata che chiude il racconto e la drammatica fuga di Caifeng, nel suo tragico cadere e rialzarsi più volte, sembrano quasi raffigurare le incessanti increspature del fiume nella fredda brezza invernale, col loro moto tenace e imperturbabile che si perde nelle tenebre.
Poco dopo l’Incidente del 28 febbraio, nel fiume Danshui, in particolare nella zona intorno al Ponte Taipei (Taibei daqiao), iniziarono ad affiorare quotidianamente cadaveri di numerose persone scomparse a seguito delle violente ritorsioni operate della polizia militare. Da allora sembra che le acque del fiume fissino un legame indissolubile con il mondo dell’aldilà, che emerge con inquietante frequenza anche nelle costruzioni narrative successive. Lo scrittore Tao Jingsun 陶晶孫[1897-1952] nel 1951 pubblica in Giappone il racconto Tansui Kawa shinjū 淡水河心中 (Doppio suicidio nel fiume Danshui)12)Tansui kawa shinjū 淡水河心中 (Doppio suicidio nel fiume Danshui) venne pubblicato sulla rivista Tenbō 展望, 7, 1951, 95-99, e successivamente incluso nella raccolta di testi di Tō Shōson 陶晶孫 [Tao Jingsun], Nihon e no isho 日本への遺書 (Testamento per il Giappone) (Tōkyō: Sogensha 創元社, 1952, 128-139, rist. Tōkyō: Tōhō Shoten, 1995, 107-116). che sembra focalizzarsi su questa percezione: ispirato a una vicenda di cronaca durante il suo periodo di permanenza a Taiwan dal 1946 al 1950, l’autore crea un racconto che sembra sintetizzare il destino del popolo taiwanese e instillare nel lettore, con una narrazione distaccata, un senso d’apatica ineluttabilità. La tragica storia d’amore tra una ragazza nativa e un giovane continentale avrebbe dovuto trovare la fine in un doppio suicidio nel fiume Danshui: l’evento si rivelerà tuttavia fatale solo per la ragazza mentre il ragazzo sembra salvarsi accidentalmente dal piano suicida. Una serie d’incongruenze svelerà come in realtà il ragazzo avesse architettato fin da subito la propria fuga ingannando la giovane con l’idea di un doppio suicidio. Al di là della freddezza con cui Tao Jingsun svela l’inganno del giovane, ciò che emerge con ancora più forza è l’ipocrisia dell’opinione pubblica dei cinesi continentali sull’isola che prima incensano il sacrificio d’amore della ragazza ma subito dopo tacciono vili di fronte alla scoperta dei propositi criminali del loro compatriota. Il protagonista principale Chifu/Zhifu (che presenta analogie con l’autore stesso) si reca spesso a passeggiare lungo la riva del fiume Danshui di fronte al monte Guanyin, vicino alla paratoia n. 13 dove si scoprirà successivamente essere avvenuto il tragico evento. Alla visione contemplativa del paesaggio, caratterizzata anche da un interesse verso le lande selvagge che si spandono all’orizzonte sulla riva opposta, si affianca una singolare fantasia in cui egli immagina di veder improvvisamente spuntare alle spalle del monte Guanyin uno squadrone aereo in grado di oscurare cielo e terra. Questa strana fantasia potrebbe essere interpretata come l’implicita speranza per un futuro più sereno (l’immagine è peraltro legata alla descrizione iniziale avvenuta proprio da un aereo), infatti a seguito di questa visione Zhifu afferma che le acque del fiume Danshui diventeranno finalmente cristalline. Le rive del Danshui sono predilette dagli innamorati (come afferma il narratore) ma sono anche i luoghi dove si consumano le loro tragedie. Il fatto che per Zhifu il Danshui ritorni a una sorta di purezza originaria in una condizione di penombra, stimola sicuramente ulteriori riflessioni. Il pensiero torna al fiume Danshui in Dongye di Lü Heruo dove l’oscurità sembra voler celare gli incombenti pericoli che la popolazione locale avrebbe dovuto di lì a poco affrontare. La bramata penombra diffusa dagli aerei di Tao Jingsun sembra avere una connotazione simile: il ritorno alla limpidezza (purezza) è vincolato alla penombra stessa, condizione necessaria per celare al cielo le sciagure umane. L’abiezione dell’uomo è anche parte della ricerca condotta dal protagonista che studia la psicologia della popolazione nativa e l’origine degli scontri etnici sull’isola. Tuttavia quella visione rimane solo un sogno: rievocata alla fine del racconto, l’immagine degli aerei rimane una vana fantasticheria mentre gli anni scorrono via come l’acqua del fiume, incessante e impassibile. In fondo “per il fiume Danshui, quello era soltanto un cadavere, uno dei tanti di coloro che avevano messo fine a un tragico amore tra quei flutti.”13)Ibid., 116.
È evidente quindi che nei gravi sconvolgimenti sociali che hanno attraversato l’isola nell’immediato dopoguerra (e nelle ripercussioni negli anni che seguirono) il fiume Danshui diventa il simbolo della lotta tra Eros e Thanatos, dove la pulsione di vita e l’istinto di sopravvivenza si scontrano con la morte nelle sue manifestazioni più distruttive, nella volontà irrazionale dell’individuo così come nella violenza contro natura. Nella narrativa posteriore la prospettiva si allarga: pur rimanendo presenti i rimandi al legame tra il fiume e il mondo delle tenebre, emergono nuove sensibilità che si soffermano su differenti percezioni, come in Zheng Qingwen 鄭清文 [1932-2017], dove la storia di un barcaiolo sul fiume trasfigura l’immagine del trasbordo, del viaggio verso una sponda idealmente irraggiungibile; o come in Zhong Wenyin 鍾文音 [1966-] dove il moderno paesaggio della capitale sulla riva opposta del Danshui rappresenta l’anelito di un’intera generazione.14)Cfr. Zheng Qingwen 鄭清文, “Shui shang zuqu” 水上組曲 (Suite sull’acqua), Taiwan wenyi 台灣文藝, 5, 1964; Zhong Wenyin 鍾文音, Zai he zuo an 在河左岸 (Sulla riva sinistra) (Taipei: Datian大田, 2003). Solo lo scrittore Lin Wenyi 林文義 [1953-] dedicherà al Danshui un unico volume nel 1993, una sorta di viaggio ideale tra le vicende storiche e umane del fiume lungo la complessa geografia del suo bacino idrografico, come l’atto d’amore di un figlio verso quello che ancora oggi è chiamato l’ultimo rio madre dell’isola.15)Lin Wenyi, Muqin de he, 151-152.
Immagine: Il monte Guanyin e il fiume Danshui, foto di Luca Pisano.
Luca Pisano è Professore Associato presso il Dipartimento di Lingue e Culture Straniere dell’Università degli Studi di Genova. Il suo principale campo di ricerca è la letteratura sinofona di Taiwan e Hong Kong. Accanto agli interessi letterari, si occupa anche di musica cinese tradizionale, in particolare dell’arte della cetra qin, oggetto di alcuni suoi testi scientifici e con cui si esibisce occasionalmente.
↑1 | Liu Huanyue 劉還月, “Ni wen, Danshui he you duo chang? Daodu muqin de he” 你問, 淡水河有多長? 導讀母親的河 (Chiedi quanto è lungo il fiume Danshui? Guida alla lettura del Rio Madre), in Lin Wenyi 林文義, Muqin de he: Danshui he jishi 母親的河: 淡水河紀事 (Il Rio Madre: cronache del fiume Danshui) (Taipei: Taiyuan chuban臺原出版, 1993), 19. |
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↑2 | Hao Guohua 郝國華, “Jinxi Danshui he” 今昔淡水河 (Passato e presente del fiume Danshui), Liang’an guanxi, 10, 2007, 60-61. |
↑3 | Ouyang Jiaohui 歐陽嶠暉,“Danshui hexi wuran zhengzhi zhi huigu yu qianzhan” 淡水河系汙染整治之回顧與前瞻 (Revisione e prospettive sulla regolamentazione delle contaminazionidel sistema fluviale Danshui), in Lin Shengfen 林聖芬, Lü Lide 呂理德 (a cura di), Hechuan zaizao yantaohui 河川再造研討會 (Taipei: Shibao wenhua 時報文化, 2000), 3. |
↑4 | Huohua Danshui hexi tuidong weiyuanhui 活化淡水河系推動委員會 (Hao, “Jinxi Danshui he”,61). |
↑5 | Wang Hsiao-Lin, Ho Yu-Feng, Wu Ching-I, “Dynamics Model of Eco-Security Surveillance System for the Tamsui River in Taipei City”, in James M. Lyneise George P. Richardson (a cura di), 29th International Conference of the System Dynamics Society 2011, vol. 5 (Albany: System Dynamics Society, 2011), 3922. |
↑6 | Xu Junya 許俊雅, “Shikong jiaohuxia de teshu zunzai: Taiwan wenxue zhong de Danshui dijing” 時空交互下的特殊存在:台灣文學中的淡水地景 (Esistenze straordinarie tra spazio e tempo: il paesaggio di Danshui nella letteratura Taiwanese), in Shi Yilin 施懿琳 e Yang Yahui 楊雅惠 (a cura di), Shikong shiyu de jiaorong 時空視域的交融 (Gaoxiong: Guoli Zhongshan daxue renwen yanjiu zhongxin 國立中山大學人文研究中心, 2011), 27-76. |
↑7 | Nella sua narrativa odeporica, il viaggiatore Yu Yonghe [1645-?] descrive il bacino di Taipei (relativo alla zona dell’attuale Beitou) lungo il corso del Danshui come “ostile agli esseri umani”. Cfr. Emma Jinhua Teng, Taiwan’s Imagined Geography: Chinese Colonial Writing and Pictures, 1683-1895 (Cambridge and London: Harvard University Asia Center, 2004), 85. |
↑8 | Shui Pingzi 水瓶子, Taibei lishi sanbu shoutie 台北歷史散步手帖 (Taccuino delle passeggiate storiche per Taipei) (Taipei: Mufen wenhua 沐風文化, 2018), 94. |
↑9 | Ishikawa Kinichiro 石川欽一郎, “Shotō sozoroaruki” 初冬漫ろ歩き (Passeggiata di primo inverno), Taiwan Jihō 臺灣時報, 12, 1926, 87-92. |
↑10 | Il racconto Sutareta minato 廃れた港 venne pubblicato per la prima volta nella rivista Shinin 四人nel febbraio 1932 e successivamente inserito nella raccolta Taiwan shōsetsushū 台湾小說集 (Antologia taiwanese) pubblicata nel 1941 (Tōkyō: Bokusui Shobō 墨水書房). |
↑11 | Lü Heruo 呂赫若, Dongye 冬夜 [Notte d’inverno], in Taiwan Bunka 台灣文化, 2, 1947, poi incluso nella raccolta Lü Heruoxiaoshuo jixia 呂赫若小說全集(下), trad. cin. di Lin Zhijie 林至潔 (Taipei: INK 印刻, 2006), 637-650. |
↑12 | Tansui kawa shinjū 淡水河心中 (Doppio suicidio nel fiume Danshui) venne pubblicato sulla rivista Tenbō 展望, 7, 1951, 95-99, e successivamente incluso nella raccolta di testi di Tō Shōson 陶晶孫 [Tao Jingsun], Nihon e no isho 日本への遺書 (Testamento per il Giappone) (Tōkyō: Sogensha 創元社, 1952, 128-139, rist. Tōkyō: Tōhō Shoten, 1995, 107-116). |
↑13 | Ibid., 116. |
↑14 | Cfr. Zheng Qingwen 鄭清文, “Shui shang zuqu” 水上組曲 (Suite sull’acqua), Taiwan wenyi 台灣文藝, 5, 1964; Zhong Wenyin 鍾文音, Zai he zuo an 在河左岸 (Sulla riva sinistra) (Taipei: Datian大田, 2003). |
↑15 | Lin Wenyi, Muqin de he, 151-152. |