Un fenomeno globale

Il mondo letterario sembra oggi particolarmente vicino alla natura. Sono comuni le pubblicazioni nelle quali la letteratura è associata a natura, ambiente, ecologia e, a livello accademico, appare assai in voga il termine eco-critica. Questo fenomeno è evidente a livello globale, come globale è la portata dei movimenti ambientalisti che ne fanno da contraltare a livello sociale.
L’eco-criticism, un ambito di ricerca che esplora il rapporto tra letteratura e ambiente fisico e che fa propria la coscienza ecologica alla base dei movimenti per la difesa dell’ambiente, ha preso forma nel mondo accademico americano negli anni ’80 e ’90 e da lì si è diffuso nel mondo. L’isola di Taiwan, con il suo particolare contesto storico, sociale e culturale, ha non solo costituito terreno fertile per il suo sviluppo, ma ne ha anche manifestato caratteristiche specifiche. È così che una realtà letteraria poco conosciuta nel mondo riesce a rivendicare il suo ruolo attivo e la sua centralità in un fenomeno globale.

Dal nativismo all’ambientalismo

È ampiamente riconosciuta l’importanza dell’eredità nativista per la nascita a Taiwan di una letteratura che mostri un nuovo e più consapevole rapporto con la natura e l’ambiente. Il rapido sviluppo industriale e la modernizzazione sperimentata a Taiwan dagli anni ’60, che portò a un elevamento del livello di vita e di istruzione, mostrò fin dal decennio successivo anche le sue responsabilità negative, legate all’urbanizzazione e all’abbandono e degrado delle campagne. Di fronte a questi cambiamenti sociali (nonché all’isolamento che Taiwan stava vivendo a livello internazionale per l’espulsione dalle Nazioni Unite nel 1971 a seguito dell’entrata della RPC) si sviluppò a partire dagli anni ’70 un movimento nativista, che dall’ambito letterario virò poi in modo deciso verso l’attività politica. La letteratura nativista mostrava, in forme per lo più realistiche, una acuta attenzione nei confronti della realtà sociale e locale di Taiwan, messa in pericolo dall’industrializzazione, dalle dinamiche dell’economia capitalistica e dall’atteggiamento imperialistico di Stati Uniti e Giappone, evidenziandone le conseguenze nefaste sulla vita delle classi sociali più deboli e sull’ambiente sociale (e naturale) preesistente. La miracolosa crescita economica di Taiwan (la cui economia era annoverata tra i piccoli dragoni asiatici) avvenne infatti anche a scapito dell’ambiente: i fenomeni dell’inquinamento e della distruzione dell’ambiente naturale si fecero presto notare, stimolando negli anni ’80 anche la nascita dei primi movimenti ambientalisti, a cui molti scrittori e intellettuali (spesso di estrazione nativista) presero parte.

Natura, ambiente, ecologia

Prima di procedere con la presentazione del fenomeno letterario, vale la pena di spendere qualche parola per chiarire i termini fondamentali della questione.
Secondo l’enciclopedia Treccani, fu lo zoologo tedesco Ernest H. Haeckel (1834-1919) a introdurre nel 1866 il termine “ecologia” per designare la disciplina che studiava la relazione degli organismi con l’ambiente e fra loro. Questo termine fu introdotto nella lingua cinese attraverso la traduzione giapponese prendendo la forma di shengtaixue 生态学ancora oggi in uso. “Ambiente” huanjing 環境 (tutto ciò che si trova attorno a un organismo e con esso interagisce) diventa quindi un altro concetto chiave e mostra come l’elemento relazionale sia fondamentale in ambito ecologico. La relazione tra l’uomo e l’ambiente si basa su un equilibrio, importante per la sopravvivenza e lo sviluppo di tutti gli esseri che interagiscono all’interno di quell’ambiente. E questa relazione non può essere quella della contrapposizione tra uomo e natura, che vede l’uomo dominare e aggredire l’ambiente con la sua presunta superiorità tecnologica e scientifica, ma dell’equilibrio che, qualora incrinato, va ripristinato.
La visione ecologica della natura mostra in realtà una certa consonanza con concetti della tradizione filosofica cinese (e in particolare taoista) che prevedevano una integrazione armoniosa e una interdipendenza tra uomo e ambiente fisico.1)Si veda Tu Kuo-Ch’ing, “Taiwan Literature, Nature, and Environment”, Taiwan Literature: English Translation Series, 8, 2000, xiii-xviii. D’altra parte una certa sintonia con la tradizione artistica cinese è chiaramente indicata anche da alcuni autori di scrittura naturalistica a Taiwan. Jiang Xun 蔣勳(1947-) nel suo saggio “Shanmeng” 山盟 (Legame eterno) unisce all’osservazione ed esperienza diretta delle montagne intorno a Taipei, le sue conoscenze storiche e artistiche, richiamando la rappresentazione dei monti cinesi a opera di artisti di epoca Song e Ming e di famosi poeti cinesi. Montagne e arte si compenetrano, mettendo in luce il significato filosofico della montagna: la calma dopo l’azione, la quiete e la concentrazione del pensiero nel caos della realtà.

Il modello americano

La matrice occidentale del fenomeno della scrittura naturalistica è però altrettanto marcata: i giovani taiwanesi andati a perfezionare i propri studi negli Stati Uniti, a partire dalla fine degli anni ’70 e ancora più nei due decenni successivi, portarono di ritorno con sé un bagaglio di esperienze e conoscenze che introdussero sull’isola. Fu grazie a loro che il concetto di ecologia che andava prendendo piede in America e in Europa in quegli stessi anni, è stato introdotto sull’isola, insieme alle discussioni e ai dibattiti che accompagnarono lo sviluppo di una coscienza ambientalista.2)Pavlina Krámská, “Experiencing Taiwan in Taiwanese Nature-Oriented Literature”, in The 8th Annual Czech and Slovak Sinological Conference Proceedings (Olomouc: Palacky University, 2015), 167.
All’interno degli American studies (e da lì poi in altri ambiti di ricerca, quale quello della letteratura cinese e taiwanese) furono introdotti i concetti di eco-criticism e di nature writing. Quest’ultimo è stato definito nel 1995 da John Elder come “una forma di saggio personale e riflessivo, basato sull’attenzione al mondo naturale e sull’apprezzamento della scienza, ma aperto anche al significato spirituale e al valore intrinseco della natura”.3)Citato in “Introduction: Why Go Beyond Nature Writing, and Where to?” in Karla Armbruster e Kathleen R.  Wallace (a cura di), Beyond Nature Writing. Expanding the Boundaries of Ecocriticism (Charlottesville and London: The University Press of Virginia, 2001), 2. Negli Stati Uniti, così come a Taiwan, questo concetto è andato poi ampliandosi a includere altri generi oltre la saggistica, letterari e non letterari, e intersecandosi con altri ambiti di ricerca.
Da sempre la natura è fonte di ispirazione per gli artisti, ed è presente nelle opere letterarie e artistiche non solo come paesaggio che fa da sfondo alle azioni dei personaggi, o come elemento che stimola il sentimento e il ragionamento umano, ma anche come protagonista essa stessa (attraverso, per es., la personificazione di animali). In questi casi, comunque, al centro delle opere letterarie rimane generalmente l’uomo, che vede rispecchiati (o amplificati) i propri sentimenti negli elementi naturali, che può trovare in essi consonanza o antagonisti, in una feroce lotta per la vita: la visione al centro delle opere rimane dunque spesso antropocentrica. L’influenza della coscienza ambientalista porta invece la letteratura ad aprire nuove strade.

La componente indigena

A partire dalla fine degli anni ’80 (e in particolare dall’abolizione della legge marziale nel 1987), iniziò a Taiwan un periodo di fermento sociale e politico che avviò il processo di democratizzazione sull’isola e contribuì a scardinare la visione sinocentrica imposta per decenni dal governo nazionalista. Ai profondi cambiamenti che interessarono la società taiwanese contribuì anche la componente indigena della popolazione. La voce degli indigeni per il riconoscimento e la difesa del ruolo sociale e culturale delle loro tribù (circa il 2% della popolazione totale) andava infatti nella direzione della “de-sinizzazione” dell’isola. Taiwan si riscopriva non solo “cinese”.
Il risveglio della coscienza indigena prese la forma di un movimento sociale e culturale, in cui la letteratura ha svolto un ruolo fondamentale. Entrambi questi piani si trovarono ben presto a interagire con la coscienza ambientalista che si andava formando sull’isola. Lo stile di vita tradizionale degli indigeni, a stretto contatto e in un rapporto di interdipendenza con la natura, era stato infatti messo in pericolo anche dalle politiche aggressive nei confronti dell’ambiente.
Lo sviluppo di una coscienza ambientalista trovò quindi supporto nella cultura indigena, che includeva due aspetti fondamentali dell’ambiente naturale dell’isola: le impervie montagne centrali e l’oceano Pacifico. Sono questi i due ambienti nei quali la cultura aborigena si era formata nei secoli, tanto che i due caratteri shanhai 山海 (“monti e mare”) vengono usati per definirla.
Gli indigeni, che avevano sviluppato fino a quel momento una tradizione letteraria orale, grazie al movimento di risveglio culturale avviato negli anni ’80, diedero inizio anche a una letteratura scritta, che oggi è diventata una componente importante della letteratura dell’isola. Lo scrittore indigeno Sun Dachuan 孫大川 nella sua introduzione al numero inaugurale della rivista Indigenous Voice (il cui titolo cinese non a caso è Shanhai wenhua 山海文化) così la descrive (anche nelle sue componenti naturalistiche):

Per gli indigeni, le montagne e il mare rappresentano non solo uno spazio, ma anche il carattere dell’uomo. Da un lato essi richiamano esplicitamente il movimento nativista di Taiwan, un autentico ritorno alle montagne e al mare di Formosa; dall’altro lato rappresentano il bisogno dell’umanità di ritornare alla Natura. Non si tratta della “Letteratura di Taiwan”, sempre più artificiosa, metropolitana e commerciale. Ha anche poco a che fare con la “letteratura in dialetto taiwanese”, così connotata politicamente. La lunga, umile e difficile esperienza degli indigeni permette loro di toccare nelle loro opere creative, nelle forme d’arte e nelle riflessioni sulla cultura l’essenza della vita e la più profonda umanità.4)Sun Dachuan, “Preface to the Inaugural Issue of Indigenous Voice Bimonthly”, Taiwan Literature: English Translation Series  (Taiwan Literature and the Ocean), 17, 2005, 7 (trad. di John Balcom).

Il contributo degli scrittori indigeni alla letteratura naturalistica dell’isola è quindi fondamentale.

Definire la scrittura naturalistica

Quando il nature writing venne introdotto a Taiwan, furono varie le proposte di traduzione del termine in cinese. Lo scrittore Wang Jiaxiang 王家祥 (1966-) propose il nome di huangye wenxue 荒野文學, ispirandosi al concetto di wilderness, così importante nella visione americana e chiaramente visibile anche nelle opere di molti autori taiwanesi (una wilderness colta con rispetto anche nel suo presentarsi dimesso nel contesto cittadino). Tra gli altri nomi che sono circolati si possono citare shengtai wenxue生態文學 (eco-letteratura), huanjing wenxue 環境文學 (letteratura ambientalista) e ziran xiezuo 自然寫作(scrittura naturalista). È comunque il nome proposto dallo scrittore, studioso ambientalista Wu Mingyi 吳明益 (1971-) il più completo e al contempo espressivo. Wu suggerì di utilizzare il termine ziran shuxie 自然書寫 in luogo del più comune xiezuo, per la sua ambiguità espressiva: shuxie書寫, infatti, oltre a indicare come verbo e come sostantivo l’azione dello scrivere o annotare, essendo omofono di 抒寫 suggerisce anche la possibilità di una connotazione lirica, di una espressione spontanea di emozioni, senza nulla togliere alla descrizione oggettiva e alle conoscenze scientifiche che sono alla base di questa scrittura. Questa denominazione riesce quindi a mettere in rilievo due caratteristiche importanti della scrittura naturalistica di Taiwan, mantenendo al contempo anche un legame con la scrittura lirica della tradizione cinese e attualizzandocosì il concetto straniero di nature writing.5)Wu Mingyi 吳明益, Taiwan xiandai ziran shuxie de tansuo: Yi shuxie jiefang ziran 1980–2002 台灣現代自然書寫的探索: 以抒寫解放自然 1980– 2002 (Explorations of Contemporary Nature Writing 1980–2002: Liberating Nature through Writing)Book I (Taipei: Xiari 夏日, 2011), 35. Ulteriori e interessanti approfondimenti terminologici sono presenti in Krámská, “Experiencing Taiwan”, 163-180.
Wu Mingyi, che si può considerare uno dei maggiori teorici dell’ecocritica taiwanese, ci fornisce alcuni importanti elementi per comprenderla e definirla.6)Wu Mingyi 吳明益 (a cura di), “Introduzione” in Taiwan ziran xiezuo xuan 台灣自然寫作選 (Antologia della scrittura naturalistica di Taiwan) (Taipei: Eryu, 2003). Lo studioso  indica come questa scrittura erediti da un lato l’attenzione per la natura tipica della letteratura cinese tradizionale e risponda dall’altro lato alle condizioni ambientali ed economico-politiche specifiche di Taiwan. Rifacendosi agli storici dell’ambiente Donald Worster e Alfred W. Crosby, sottolinea anche l’importanza dell’elemento storico, indicando nel “colonialismo ecologico” cui Taiwan fu sottoposta (un vero e proprio strumento di invasione), uno dei modelli di conquista e sfruttamento della natura che ha avuto conseguenze non solo sul piano della storia umana ma anche sull’ecosistema. L’elemento storico è fondamentale nella visione di Wu Mingyi: non a caso l’attenzione all’ambiente locale che ha preso piede dagli anni ’70 si è unita anche al desiderio di riscoprire la memoria storica dell’isola, al di là delle narrazioni ufficiali. Una storia di immigrazioni, di colonizzazioni e di popolazioni indigene ridotte al silenzio, che dalla fine degli anni ’80 ritornò prepotentemente a galla.
Sull’esempio di opere letterarie americane (Wu Mingyi cita, a esempio, Walden di Thoreau e A Sand County Almanac di Aldo Leopold) e dei modelli d’azione dei movimenti ambientalisti occidentali, la scrittura naturalistica partendo dall’attenzione al locale (e a tutti gli esseri viventi che lì vivono) e dalla memoria storica si è dunque sviluppata alla ricerca di una nuova etica. Questa scrittura può contribuire secondo Wu a “liberare” la natura da prospettive che dovrebbero essere superate: non solo la visione della natura come mero oggetto di attaccamento sentimentale, osservazione, esplorazione, ma ancor più come oggetto di sola conquista, asservito alle esigenze della società umana. Questo modello infatti, pur avendo garantito ricchezza e benessere nell’immediato, ha purtroppo “indebitato” la società umana nei confronti dell’ambiente. La scrittura naturalistica può realizzare questa liberazione in modo nuovo: la sua strategia discorsiva che unisce osservazione naturale, comprensione della realtà locale e riflessione culturale, riesce infatti a toccare il livello scientifico, quello etico e quello estetico.
Un altro importante aspetto della scrittura naturalistica è stato messo in evidenza da Chen Jianyi 陳健一: essa avrebbe preso forma, infatti, dal processo dialettico tra il linguaggio della natura (la terminologia utilizzata per definire i vari elementi naturali) e l’esperienza della natura: esprimere l’esperienza attraverso il linguaggio della natura aiuta a “purificare” il ruolo dell’uomo e a far emergere l’aspetto originario della natura, che in questo modo può suscitare nel lettore nuove percezioni ed emozioni.7)Chen Jianyi 陳健一,  “Faxian yige xinde wenxue chuantong ─ ziran xiezuo” 發現一個新的文學傳統自然寫作 (La scoperta di una nuova tradizione letteraria: la scrittura naturalistica), Canyuzhe 參與者 (The Participator), 179, 1994.

Evoluzione della scrittura naturalistica

La scrittura naturalistica non è definibile come un genere letterario a sé stante. In effetti il termine scrittura è più adeguato a definirla rispetto al termine letteratura, perché non solo include vari generi letterari, ma anche generi non riconducibili alla letteratura propriamente detta, quali report scientifici o articoli giornalistici di carattere naturalistico.
La prima pubblicazione di stampo ecologista fece la sua comparsa a Taiwan nel 1983: si trattava di Women zhi you yige diqiu 我們只有一個地球 (Abbiamo una solaterra) di Han Han e Ma Yigong, che denunciava le azioni distruttive dell’uomo nei confronti della natura dell’isola, invocandone la protezione. Da allora numerosi scrittori ecologisti e varie opere di scrittura naturalistica fecero la loro comparsa: l’osservazione scientifica della natura (con la sua terminologia oggettiva) si accompagnava a riflessioni personali di carattere storico e culturale che nascevano dall’esperienza stessa nella natura, superando la dimensione pastorale e toccando invece temi etici, che mettessero in gioco il lettore.
Nel 1997 due numeri speciali della rivista Chung-wai Literary Monthly presentarono il tema dell’ecologia in relazione alla letteratura occidentale, a quella cinese classica e alle discussioni teoriche su questi temi in atto negli Stati Uniti e a Taiwan. D’altronde negli anni ’90 erano ormai numerose anche le riviste dedicate al tema dell’ecologia, e le pubblicazioni che stimolavano il lettore a guardare con più attenzione l’ambiente che lo circondava (dalle zone montuose più selvagge alle strade cittadine), riconoscendone e apprezzandone la fauna e la flora. Alcuni editori si specializzarono nel settore naturalistico o ecologico: è il caso di Chenxing 晨星(Morning Star), con la collana chiamata Ziran gongyuan (Parco Natura) che spazia dai reportage naturalistici alla letteratura di viaggio, dal giornalismo alla letteratura ambientalista. Vi scrivono i maggiori autori di letteratura naturalistica, insieme a fotografi e naturalisti. Anche il mondo accademico dedicò sempre maggiore attenzione al tema, con numerosi convegni  e pubblicazioni a partire dal 1997.
Inoltre nel 2010 venne inaugurata l’ASLE Taiwan e la sezione taiwanese dell’Association for the Study of Literature and Environment.
Svariati sono gli autori riconducibili a questa tendenza, dal già citato Wu Mingyi, autore di romanzi che hanno riscosso ampi consensi anche a livello internazionale, quali Fuyanren 複眼人(The Man with the Compound Eyes, 2011) e Danche shiqie ji單車失竊記 (The Stolen Bicycle, 2015) a Wang Jiaxiang che, partendo da studi forestali, passa con abilità da opere più marcatamente naturalistiche a science-fiction. Tra gli autori meno noti fuori dal mondo sinofono, vale la pena citare Chen Guanxue 陳冠學(anche noto come Koarnhak Tarn, 1934-) uno dei primi autori a iniziare la strada della scrittura naturalistica fin dagli anni ‘70, che costituisce un anello di congiunzione tra nativismo e coscienza più propriamente ambientalistica. Le sue opere, influenzate dal taoismo, sono state negli anni ’80 un esempio di yinyi wenxue 隱逸文學, frutto di una scelta di vita ritirata dal mondo, in contrasto con l’impegno dimostrato da altri autori nei movimenti ambientalisti.

Liu Kexiang e la componente educativa della letteratura naturalistica

Grazie alla sua formazione giornalistica e al suo “battesimo nel movimento ambientalista”,8)Liu Kexiang, “A Perspective on Prose” in Y. Chang, M. Yeh e Fan Ming-ju (a cura di), The Columbia Sourcebook of Literary Taiwan (New York, Columbia U.P., 2014), 450. Liu Kexiang 劉克襄 (1957-) riesce invece a coniugare reportage naturalistico con prosa poetica. Nei suoi scritti troviamo osservazione scientifica del mondo naturale e descrizione dei cambiamenti (e del degrado) intervenuto nell’ambiente che lo circonda, sotto la forma di “narrativa animale”, saggi naturalistici, diari di viaggio e scritti di altra tipologia, in cui l’elemento narrativo e quello più propriamente saggistico dell’esperienza e della riflessione personale si fondono e confondono. Liu utilizza sempre un tono pacato, intimo, personale, nostalgico, scevro dal moralismo, con cui riesce a creare una immediata consonanza non solo con l’ambiente naturale, ma anche con il lettore: questo costituisce un elemento fondamentale nella scrittura naturalistica, sviluppato con maestria nelle opere dell’autore. Il lettore ha bisogno infatti di essere educato a conoscere e apprezzare la natura, osservandola con lentezza e comprendendola sia sul piano scientifico, sia su quello emotivo. Per aumentare la consapevolezza dell’uomo di oggi nei confronti dell’ambiente stimolandolo alla riflessione e a un nuovo rapporto con esso che porti  ad azioni concrete e positive, la letteratura, secondo Liu, può giocare un ruolo molto importante.

La letteratura oceanica: Syama Rapongan e Liao Hongji

Non stupisce che proprio sull’isola di Taiwan il concetto di letteratura oceanica abbia trovato terreno fertile per il suo sviluppo. Essa viene generalmente considerata all’interno della letteratura naturalistica, anche se non manca chi dissente da questa visione. Il critico continentale Chen Sihe, ad esempio, ritiene che gli scritti a tema marittimo (spesso presentati da editori e critici come una novità degli anni ’90) abbiano un significato e un valore estetico che va ben al di là della coscienza ambientalista.9)Chen Sihe, “Taiwanese Writings with Maritime Theme in the 1990s”, Taiwan Literature: English Translation Series, 8, 2000, 139-166. Chen non solo tratteggia una scrittura marittima esistente ben prima della moda diffusasi dagli anni ’90, ma esprime la convinzione che la moda letteraria oceanica sia un semplice riflesso della tendenza politica alla “oceanizzazione” di Taiwan che ha poco a che fare con la letteratura. In effetti, da quando l’isola alla fine degli anni ’80 ha intrapreso un complesso processo di ridefinizione della propria identità culturale e politica, mettendo in discussione (con una estrema varietà di punti di vista) una adesione esclusiva al modello culturale “cinese”, altre caratteristiche e altre tradizioni dell’isola sono stati messi in evidenza. Di fronte a tradizioni culturali della Cina continentale prevalentemente terrestri (si pensi all’antica civiltà della Pianura Centrale), non stupisce che a Taiwan siano stati riscoperti altri punti di riferimento: la cultura degli aborigeni, per es., e il legame di Taiwan con l’Oceano Pacifico. Lo slogan Haiyang Taiwan 海洋台灣 (Taiwan oceanica) va letto quindi alla luce dell’esigenza di ridefinizione culturale e politica di Taiwan rispetto alla Cina continentale.
Anche se, come sottolinea Chen, una tendenza oceanica è visibile a livello globale (l’oceano sembra infatti offrire ancora molte risorse disponibili per lo sfruttamento umano), va detto che il legame delle opere letterarie “oceaniche” di Taiwan con i movimenti sociali e politici locali non può essere negato, e non va nemmeno demonizzato: esso infatti è parte integrante dell’esperienza di molti scrittori.
Venendo appunto agli scrittori e alle opere, tra i vari autori che vanno citati (Dong Nian 東年 per le sue opere di narrativa e Wang Qijiang 汪啓疆  per la sua poesia), i due che meglio rappresentano questa scrittura sono probabilmente Syama Rapongan 夏曼·藍波安 (1957- indigeno di etnia Tao originario dell’isola di Lanyu) e Liao Hongji 廖鴻基 (1957-) accomunati nella diversità da simili esperienze. Il primo, dopo essersi trasferito sull’isola di Taiwan per gli studi superiori e universitari, ritornò a Lanyu nel 1988 per prendere parte alle manifestazioni contro la costruzione della discarica di scorie radioattive. Questo ritorno alla terra natale non fu solo l’inizio della sua attività in difesa dell’ambiente e dei diritti del suo popolo (partecipando al movimento aborigeno), ma fu anche una riscoperta delle proprie radici culturali. Iniziò così per l’autore un processo di riappropriazione del sapere e dello stile di vita dei Tao, che lo portò successivamente a stabilirsi con la famiglia a Lanyu e a diventare pescatore con le antiche tecniche Tao (pur continuando l’attività di ricerca e iniziando a scrivere). Anche Liao Hongji, dopo aver preso parte ai movimenti politici e ambientalisti negli anni ’80, decise di ritornare al proprio villaggio natale vicino a Hualian lavorando come pescatore. Queste due coraggiose esperienze, che secondo Chen Sihe richiamano illustri esempi tradizionali di allontanamento dalla corte, mostrano anche un altro aspetto importante della scrittura oceanica, quello delle conoscenze specialistiche. I due scrittori in questione (e il discorso può senz’altro essere esteso a tanti altri autori naturalistici) hanno conoscenze approfondite dell’oceano, acquisite attraverso l’esperienza personale, che li rende  dei “professionisti” dell’oceano.10)Chen, “Taiwanese Writings with Maritime Theme”, 150-151. Anche la violenza che traspare da certe opere (basti pensare a “Yu xue” 魚血 di Liao Hongji, un’opera che ha fatto rabbrividire molti ambientalisti rappresentando la natura nella sua cruenta realtà) evidenzia la capacità di questi autori di presentare l’oceano (e la natura) non come elementi idealizzati, e quindi in qualche modo umanizzati, ma come un mondo conosciuto in tutti i suoi aspetti, anche quello della violenta lotta per la vita.
Krámská in effetti vede nell’acquisizione di abilità un elemento fondamentale di tutta la letteratura naturalistica di Taiwan: grazie a queste abilità, non vengono costruiti nuovi schemi mentali, ma un contatto diretto e fisico con le componenti animate e inanimate della natura.11)Pavlina Krámská, “Experiencing Taiwan”, 163-180.
La scrittura oceanica è espressa al meglio dalle varie forme del saggio, di cui Liao Hongji è un ottimo esempio. Anche quando il genere scelto è quello della narrativa (nel caso di Liao e più spesso in quello di Syama Rapongan), si tratta di una forma letteraria che ha in sé molte delle caratteristiche della saggistica (dall’elemento autobiografico, all’espressione dei pensieri e sentimenti dell’autore) cosicché la narrazione delle vicende umane pare sfaldarsi di fronte all’impatto del mondo dell’oceano.

Considerazioni finali

La variegata complessità della scrittura naturalistica di Taiwan ha inevitabilmente stimolato il mondo accademico a iniziare una discussione che (come si è in parte visto) riguarda anche i termini stessi da usare per definire questo fenomeno.
Le distinzioni tematiche che vengono presentate possono sembrare talora forzate o perfino cavillose. Si parla non solo di letteratura naturalistica, letteratura ambientalista e letteratura indigena; ma si creano ulteriori distinzioni tra letteratura oceanica (all’interno della quale si evidenzia una letteratura su delfini e balene), letteratura fluviale, delle paludi, della natura selvaggia, letteratura degli animali (ma anche di dongwu shuxie che Zhang Jiaru rivendica come invenzione propria dell’isola).12)Chang Chia-ju, “Introduction. Animal Writing: Taiwan’s Dongwu shuxie”, Taiwan Literature: English Translation Series, 41, 2018, xix-xxxviii. Il mondo accademico ha certo contribuito a questa esuberanza lessicale, ma anche il mondo editoriale, che spesso lancia sul mercato le opere etichettandole come esempi di una nuova scrittura senza precedenti.
È inevitabile che oggigiorno la letteratura conviva con mode intellettuali e commerciali, ma ciò non deve distogliere dal valore estetico e letterario di molte di queste opere (qualunque sia la loro etichetta) e da ciò che la scrittura naturalistica rappresenta per Taiwan: le caratteristiche del dibattito eco-critico e della scrittura naturalistica di Taiwan delineate in questo articolo, anche se possono aver generato fenomeni che strizzano l’occhio al mercato, hanno dato anche un contributo fondamentale nel plasmare l’identità culturale (oltre che politica) di Taiwan che si è andata formando nei decenni seguiti alla fine del regime nazionalista. L’enfasi che viene data al contributo teorico degli studiosi di Taiwan alla discussione globale e alle caratteristiche specifiche della scrittura taiwanese, vanno proprio lette in questa ottica.

Passi, La scrittura naturalistica a Taiwan PDF

Immagine: foto di Thomas Smart

Federica Passi è professore associato presso l’Università Ca’ Foscari Venezia, dove insegna lingua cinese, traduzione e letteratura. Le sue ricerche toccano la letteratura moderna e contemporanea cinese, e in particolare quella taiwanese sulla quale ha pubblicato vari saggi e una monografia, e la traduzione.

 

References
1 Si veda Tu Kuo-Ch’ing, “Taiwan Literature, Nature, and Environment”, Taiwan Literature: English Translation Series, 8, 2000, xiii-xviii.
2 Pavlina Krámská, “Experiencing Taiwan in Taiwanese Nature-Oriented Literature”, in The 8th Annual Czech and Slovak Sinological Conference Proceedings (Olomouc: Palacky University, 2015), 167.
3 Citato in “Introduction: Why Go Beyond Nature Writing, and Where to?” in Karla Armbruster e Kathleen R.  Wallace (a cura di), Beyond Nature Writing. Expanding the Boundaries of Ecocriticism (Charlottesville and London: The University Press of Virginia, 2001), 2.
4 Sun Dachuan, “Preface to the Inaugural Issue of Indigenous Voice Bimonthly”, Taiwan Literature: English Translation Series  (Taiwan Literature and the Ocean), 17, 2005, 7 (trad. di John Balcom).
5 Wu Mingyi 吳明益, Taiwan xiandai ziran shuxie de tansuo: Yi shuxie jiefang ziran 1980–2002 台灣現代自然書寫的探索: 以抒寫解放自然 1980– 2002 (Explorations of Contemporary Nature Writing 1980–2002: Liberating Nature through Writing)Book I (Taipei: Xiari 夏日, 2011), 35. Ulteriori e interessanti approfondimenti terminologici sono presenti in Krámská, “Experiencing Taiwan”, 163-180.
6 Wu Mingyi 吳明益 (a cura di), “Introduzione” in Taiwan ziran xiezuo xuan 台灣自然寫作選 (Antologia della scrittura naturalistica di Taiwan) (Taipei: Eryu, 2003).
7 Chen Jianyi 陳健一,  “Faxian yige xinde wenxue chuantong ─ ziran xiezuo” 發現一個新的文學傳統自然寫作 (La scoperta di una nuova tradizione letteraria: la scrittura naturalistica), Canyuzhe 參與者 (The Participator), 179, 1994.
8 Liu Kexiang, “A Perspective on Prose” in Y. Chang, M. Yeh e Fan Ming-ju (a cura di), The Columbia Sourcebook of Literary Taiwan (New York, Columbia U.P., 2014), 450.
9 Chen Sihe, “Taiwanese Writings with Maritime Theme in the 1990s”, Taiwan Literature: English Translation Series, 8, 2000, 139-166.
10 Chen, “Taiwanese Writings with Maritime Theme”, 150-151.
11 Pavlina Krámská, “Experiencing Taiwan”, 163-180.
12 Chang Chia-ju, “Introduction. Animal Writing: Taiwan’s Dongwu shuxie”, Taiwan Literature: English Translation Series, 41, 2018, xix-xxxviii.