Per contrastare l’acuta crisi ambientale in corso, prodotta da tre decenni di poderoso sviluppo urbano e industriale ed esacerbata dai cambiamenti climatici, la Cina delle grandi trasformazioni è da tempo impegnata nella ricerca di strategie di urbanizzazione più sostenibili.1)Daniele Brombal, “Urbanizzazione e sostenibilità in Cina: Verso un cambiamento trasformativo?”, Annali di Ca’ Foscari. Serie orientale, 53, 2017, 305335; Bruno De Meulder e Kelly Shannon, “Village in the City as Urbanism in China and Elsewhere”, in Kelly Shannon, Bruno De Meulder e Yanliu Lin (a cura di), Village in the City: Asian Variations of Urbanism of Inclusion (Zurich: Park Books, 2014), 4–15. Gioca un ruolo chiave in questa revisione delle modalità di costruire nuovi ambienti urbani il progetto del parco pubblico, inteso come dispositivo per mitigare il rapporto conflittuale della città con l’ambiente. Caratterizzati da un assetto naturalistico, i nuovi parchi urbani si prefiggono l’obiettivo di mantenere, o ricreare, i caratteri storico-ambientali dei luoghi, cancellati o profondamente erosi dallo sviluppo urbano.2)Bianca Maria Rinaldi, “Welcome to the Fabulous City of the Future: Where Everything Begins with a Park”, in Bianca Maria Rinaldi e Puay Yok Tan (a cura di), Urban Landscapes in High Density Cities: Parks, Streetscapes, Ecosystems (Basel: Birkhäuser, 2019), 117-139.
Attraverso una disamina di progetti recenti di parchi urbani in Cina, l’articolo discute il ruolo del parco pubblico come espressione di un dialogo tra l’approccio della cultura ambientalista internazionale e valori tradizionali. I nuovi parchi urbani in Cina sono la realizzazione emblematica di una nazione che vuole assumere un ruolo guida per le questioni ambientali a livello globale, facendosi promotrice di processi di urbanizzazione rivolti alla sostenibilità.3)Daniele Brombal, “Urbanizzazione e sostenibilità in Cina”. Nel contempo, i meccanismi e le strategie che ne definiscono la composizione rendono i nuovi parchi profondamente radicati nell’antica tradizione del giardino cinese. Nella loro costruzione artificiale di un paesaggio naturale, i parchi di recente realizzazione propongono una nuova connessione con il mondo naturale e si pongono come evocazione di quella sintonia intima tra uomo e natura predicata dal Daoismo che ha fortemente influenzato l’arte del giardino in Cina.

La natura come supporto

Realizzati come parte integrante di recenti trasformazioni urbane, i nuovi parchi offrono una scena radicalmente alternativa al denso contesto costruito che li avvolge: emergono come inaspettati brani di natura nel cuore di imponenti città nuove, e riproducono paesaggi di dolci ondulazioni attraversati da corsi d’acqua e punteggiati da boschetti, bacini dalle sponde sinuose, ampi prati, in un tentativo di evocazione dell’ambiente naturale che precedeva l’edificazione. Li accomunano, oltre alla conformazione naturalistica, finalità similari. Se, da un lato, i parchi pubblici devono offrire occasioni per la ricreazione e il tempo libero per la nuova popolazione urbana, dall’altro essi sono caricati di un intento ben più ambizioso e quasi salvifico: sono chiamati a contribuire a contrastare l’emergenza idrica in Cina e la progressiva diminuzione della biodiversità, disastrose conseguenze dei vigorosi processi di urbanizzazione degli ultimi decenni.4)Kongjian Yu, “China’s Water Crisis: Projects Leading Policy. Water Urbanism Across Scales,” in Kelly Shannon and Bruno De Meulder (a cura di), Water Urbanism East (Zurich: Park Books, 2013), 20-47; Bianca Maria Rinaldi, “Urban Parks”, in Michele Bonino, Francesca Governa, Maria Paola Repellino, Angelo Sampieri (a cura di), The City after Chinese New Towns: Spaces and Imaginaries from Contemporary Urban China (Basel: Birkhäuser, 2019), 167-176.
Sono questi i temi che hanno guidato l’implementazione dell’impegnativo progetto Sponge City, che, almeno nelle intenzioni, vorrebbe sancire il ruolo progressista della Cina nell’approccio ecologico alla pianificazione urbana.5)I testi che trattano del progetto Sponge City sono numerosi. Per la discussione che segue si fa riferimento a Kongjian Yu et al., “Sponge City: Theory and Practice”,City Planning Review Journal 39/6, 2015, 26-36; Xiaoning Li, et al., “Case Studies of the Sponge City Program in China”, in Chandra S. Pathak and Debra Reinhart (a cura di), World Environmental and Water Resources Congress 2016: Watershed Management, Irrigation and Drainage, and Water Resources Planning and Management, Papers from Sessions of the Proceedings of the 2016 World Environmental and Water Resources Congress, West Palm Beach, Florida May 22-26 (Red Hook, NY: Curran Associates, 2016), 295-308. Formalmente lanciato dal governo centrale nel 2015, il programma Sponge City è emanazione del Chinese Government’s 13th Five-Year Plan (2016–20) che pone alla base dei processi di pianificazione della città la conservazione delle riserve idriche e la gestione integrata delle acque urbane.L’obiettivo principale del programma Sponge City è quello di codificare una serie di strategie per la salvaguardia delle infrastrutture idriche e di definire misure per costruire un ciclo virtuoso di gestione, recupero e riutilizzo delle acque meteoriche. I risultati che dal programma si attendono sono ambiziosi, e sono legati sia alla riduzione del rischio delle inondazioni in ambito urbano, sia al garantire l’approvvigionamento idrico attraverso la rigenerazione delle falde. La componente innovativa del programma consiste nella stessa idea di base, quella di trasformare la città in una spugna, che sappia trattenere l’acqua piovana per rilasciarla lentamente.6)Kongjian Yu, “Think Like a King, Act Like a Peasant: The Power of a Landscape Architect and Some Personal Experience”, in Christophe Girot e Dora Imhof (a cura di), Thinking the Contemporary Landscape (New York: Princeton Architectural Press, 2016), 164-184. Un’intenzione che si concretizza in due azioni intimamente legate tra di loro. La prima consiste nella moltiplicazione delle superfici permeabili, che si ottiene disseminando nella struttura urbana un sistema diffuso e articolato di spazi verdi, dando origine a una configurazione gerarchica di cui i grandi parchi costituiscono l’apice. La seconda azione opera attraverso l’introduzione, all’interno dei vari spazi verdi urbani, di una vasta gamma di soluzioni “nature-based”, vale a dire, di quei dispositivi ambientali che, attraverso la scelta botanica e la modellazione del terreno, riproducano quei processi naturali che favoriscono la raccolta e il trattamento delle acque meteoriche e un loro lento deflusso.
L’assetto naturalisticamente articolato che propongono i nuovi parchi urbani è dunque la conformazione più efficace per accogliere e supportare le diverse soluzioni “nature-based” per la gestione integrata delle acque piovane e, quindi, per dare forma alla Sponge City. Ma i parchi di nuova generazione testimoniano come questi aspetti funzionali possano essere raccolti all’interno di progetti dalla rilevante qualità estetica, dove i dispositivi ecologici sono integrati a una conformazione spaziale dalla forte identità.7)Tao Zhang e Michael Grove, “A Discourse on Landscape Architecture: At the Intersection of Design, Ecology, Resilience and Research”, Landscape Architecture Frontiers 34, 6/4, 2018, 54-61.
Se il programma Sponge City si rivolge principalmente alla gestione intelligente delle acque per migliorare la qualità della vita della popolazione urbana, l’intensificazione e la moltiplicazione degli spazi verdi all’interno della città contribuiscono anche a creare una varietà di nuovi habitat. Che hanno come conseguenza, grazie anche alle associazioni vegetali selezionate, lo sviluppo della fauna compatibile con l’ambiente urbano e l’aumento quindi della sua biodiversità.
Esempi convincenti di questo approccio alla costruzione dello spazio aperto sono il Jiading Central Park (progetto di Sasaki Associates), completato nel 2013 nel cuore di Jiading New City, nella periferia nord-orientale di Shanghai, e il Ningbo East New Town Eco-Corridor (progetto di SWA), il grande parco centrale della Ningbo Eastern New City aperto al pubblico nel 2015. Entrambi i parchi nascono come complesse azioni di rigenerazione ambientale di aree fortemente degradate con l’obiettivo di ricostruire, attraverso processi ecologici, sistemi ambientali scomparsi.8)Joel Tan Chin Hwa, “Jiading Central Park”, FuturArc51, 2016, 50-55; Sasaki, Jiading Central Park, Landezine, 16/08/2016; “Ningbo Eco-Corridor”, in Di Ying-Yu Hung, Gerdo Aquino (a cura di), Landscape Infrastructure: Case Studies by SWA (Basel: Birkhäuser, 2013), 84-91. Entrambi i parchi sorgono su aree caratterizzate da una ricca rete idrografica, frammentata e compromessa dalle attività umane. La ricomposizione del reticolo idrico ha dato origine a due parchi urbani dove l’acqua gioca un ruolo centrale. Non solo costituisce l’elemento principale intorno al quale ruota il disegno dello spazio verde, ma il parco stesso diventa un’infrastruttura ecologica continua attraverso la quale viene messo in azione un ciclo virtuoso di recupero, raccolta, trattamento e riutilizzo delle acque meteoriche.
Nel Jiading Central Park, un sinuoso canale dalle sponde naturalizzate si sviluppa per tutta la lunghezza dell’area verde, attraversando un sistema continuo di ondulazioni boscate, prati, aree umide, per confluire in un ampio bacino dai margini frastagliati dal quale emerge un isolotto collinare dalle pendici alberate, accompagnato da due isole pianeggianti minori. Il Ningbo East New Town Eco-Corridor propone invece un articolato sistema di colline boscate intervallato da bacini e fiumiciattoli che convergono verso un tortuoso fiume rinverdito, che si espande dal centro del parco in una serie di aree umide costruite artificialmente per ricostituire un ecosistema originario, caratteristico della regione di Ningbo e ormai perduto. In entrambi i parchi, il sistema delle acque funge da serbatoio di raccolta, vasca di laminazione, luogo nel quale avvengono i processi di fitodepurazione per il trattamento delle acque.

 Tra avanguardia e tradizione

Con la loro decisa conformazione naturalistica, i nuovi i parchi urbani si pongono come emanazione tangibile di quella “civililtà ecologica” che la Cina aspira a costruire per farsi paladina, a livello globale, di processi di urbanizzazione rivolti alla sostenibilità, alla consapevolezza per l’ambiente, alla conservazione delle risorse naturali. Ormai dal 2007, il concetto di “civiltà ecologica” è stato ufficialmente legittimato come base ideologica sulla quale appoggiare le diverse politiche di sviluppo sostenibile varate negli anni recenti e rivolte a confrontare i rischi che derivano dai cambiamenti climatici.9)Daniele Brombal, “La sfida della sostenibilità in Cina”, Orizzonte Cina, 6/3, 2015, 4; Coraline Goron, “Ecological Civilisation and the Political Limits of a Chinese Concept of Sustainability”,China Perspectives, 4, 2018, 39-52. E ha di certo supportato la codificazione del programma Sponge City, che non mira solo ad avere città che siano performanti dal punto di vista ecologico, ma anche a garantire la qualità della vita di chi le abita grazie a una maggiore presenza di spazi verdi.
Il parco pubblico si è rivelato lo strumento ideale per mostrare l’avanzamento tecnologico necessario a mettere in atto quelle strategie innovative per rispondere alle complesse questioni legate alla gestione e al trattamento delle acque meteoriche e per accogliere misure per la protezione della biodiversità. I diversi dispositivi ecologici, calibrati accuratamente e generosamente introdotti all’interno delle aree verdi per convogliare, trattenere e depurare l’acqua piovana, partecipano in modo significativo alla composizione generale dello spazio pubblico: la grande varietà della vegetazione che li caratterizza contribuisce a configurare ambiti sempre diversi; le dinamiche legate ai cicli delle acque, palesate e rese percepibili, costituiscono ambiti sorprendenti, che mutano a seconda della presenza e dell’intensità delle precipitazioni. In questo modo, i nuovi parchi non sono solo funzionali a garantire la qualità ambientale ma influiscono positivamente anche sulla qualità urbana, costruendo un ambiente urbano più godibile, piacevole e resiliente.
Come spiega Brombal, “il concetto di ‘civilizzazione ecologica’ … pone però l’accento su di una relazione ‘armoniosa’ fra uomo e natura”.10)Daniele Brombal, “Sostenibilità in Cina”. Non deve allora sorprendere che l’attenzione alle questioni ecologiche venga sempre con maggiore frequenza e decisione accostata al Daoismo.11)James Miller, China’s Green Religion: Daoism and the Quest for a Sustainable Future (New York: Columbia University Press, 2017). L’intento è evidentemente propagandistico e nasce dalla volontà del governo centrale di ancorare la nuova attenzione per le questioni ecologiche alla lunga tradizione culturale cinese, ritrovando nel passato un’identità ambientale adeguata alla nuova Cina e dando così legittimazione alle massicce e incessanti trasformazioni urbane. Ma c’è di più. Ricorrere al Daoismo significa ribadire con forza l’autorità della Cina nel trattare questioni legate alla natura e all’ambiente, un’autorità che solo cultura e tradizione possono offrire. Ricorrere al Daoismo significa evocare la lunga tradizione del giardino cinese, che, com’è noto, dalla dottrina venne profondamente influenzata, e mostrare così la consuetudine della Cina con il mondo naturale e l’unicità delle competenze del paese in materia.
Rispondendo ai dettami del Daoismo, sin dalle origini, il giardino cinese si è proposto come luogo privilegiato per una ideale connessione con il mondo naturale, che veniva espressa nella costruzione di uno spazio caratterizzato da una naturalità concentrata, giocata sul riferimento simbolico agli elementi originari del paesaggio per favorire l’apprezzamento contemplativo della natura.12)Maurizio Paolillo, “Le radici daoiste del giardino tradizionale cinese”, in Andrea Mariani (a cura di), Riscritture dell’Eden. Il ruolo del giardino nei discorsi dell’immaginario, vol. VIII (Milano: LED, 2015), 21-38.
Nella costruzione di una naturalità allusiva, i parchi contemporanei dichiarano la loro intenzione di reinterpretare la tradizione.13)Bianca Maria Rinaldi, The Chinese Garden: Garden Types for Contemporary Landscape Architecture (Basel: Birkhäuser, 2011). Nel Jiading Central Park, i tre isolotti che emergono dal lago artificiale sono un chiaro riferimento alle Isole degli Immortali, che sin dall’epoca Han avevano trovato rappresentazione simbolica all’interno del giardino per essere poi tante volte evocate nelle epoche successive. Ma la conformazione stessa del parco, giocata sulla giustapposizione tra la dolce topografia e il sistema delle acque, e sull’alternanza di ambienti diversi che si scoprono lentamente seguendo percorsi zigzaganti, è una decisa rilettura in chiave contemporanea della tradizione giardiniera locale. I percorsi che attraversano il grande spazio verde intercettano una serie di ambiti più intimi e circoscritti, la cui composizione è rivolta a favorire la contemplazione della natura e dei suoi mutamenti stagionali. Ne sono un esempio le piattaforme che si protendono verso il corso d’acqua artificiale, circondate da fitti canneti: d’estate, la vegetazione ripariale, alta e rigogliosa, trasforma questi ambiti in uno scrigno vegetale racchiuso e protetto; d’inverno, quando la vegetazione recede, questi spazi si aprono verso l’esterno, entrando in connessione diretta con l’ambiente urbano che li circonda. Al pari dei giardini dei letterati, che offrivano rifugio e conforto ai loro proprietari dalle fatiche della vita pubblica, Jiading Central Park offre rifugio dalla monotonia della densa città che circonda il parco.
Oltre ai meccanismi di costruzione dello spazio e alla replica del vocabolario di elementi specifici, quello che del giardino cinese e del suo legame con il Daoismo i nuovi parchi reinterpretano è la ricerca di uno stretto rapporto dell’uomo con le forze della natura.14)Xiangqiao Chen e Jianguo Wu, “Sustainable Landscape Architecture: Implications of the Chinese Philosophy of ‘Unity of Man with Nature’ and Beyond”, Landscape Ecology 24, 2009, 1015-1026. Ed è questa ricerca che pone le sperimentazioni progettuali recenti in continuità con la tradizione.15)Cfr. Bianca Maria Rinaldi, The Chinese Garden, 128-133. Il giardino cinese porta in sé, come presupposto fondativo, i principi che ispirano la concezione attuale di ambiente sostenibile. Il giardino cinese è infatti un microcosmo ecologico, che immette il visitatore in una metafora ambientale, dove composizioni che emblematizzano la ricchezza della scena naturale sono popolate di pesci ed uccelli. Il giardino cinese è uno spazio di equità, dove l’uomo riconosce senza prevaricazioni la sua appartenenza al sistema naturale. Per il loro accento insistente sulla ricostruzione artificiale di un brano di natura, e sulla consapevolezza per l’ambiente che propongono, i nuovi grandi parchi urbani vanno considerati come l’evoluzione di una antica tradizione. Un’evoluzione imposta dalla accelerata antropizzazione che ha interessato la Cina negli ultimi decenni e dagli impatti devastanti che questa ha avuto sugli ambienti naturali.
Nonostante le politiche ambientali della Cina nell’ultimo decennio siano state rivolte in modo deciso alla protezione dell’ambiente, nonostante il ruolo di macchina ecologica dei nuovi parchi urbani, la spinta all’urbanizzazione del paese continua a scontrarsi con l’effettiva conservazione delle risorse naturali e il rispetto degli ecosistemi locali, che vengono ancora sacrificati, con indifferenza, allo sviluppo urbano. Sopperire alla distruzione del paesaggio naturale e dei caratteri ecologici dei luoghi con la loro ricostruzione nella forma edulcorata di un parco urbano in ambiti fortemente trasformati dalle attività umane, può, nella lunga durata, dimostrarsi non sufficiente.

Rinaldi, La retorica della natura PDF

Immagine: Jiading Central Park, foto di Qianxi Zhang. Si ringrazia lo studio Sasaki Associates per aver gentilmente concesso l’utilizzo dell’immagine del parco da loro progettato.

Bianca Maria Rinaldi insegna architettura del paesaggio al Politecnico di Torino. La sua ricerca si incentra sul rapporto tra storia e contemporaneità nel progetto paesaggistico, sul ruolo dell’architettura del paesaggio nelle trasformazioni urbane con particolare attenzione alla Cina e all’Asia Sud-Orientale, e sulle influenze interculturali tra Europa e Cina nell’arte del giardino. Tra i suoi studi si segnalano The Chinese Garden-Garden Types for Contemporary Landscape Architecture (Basel: Birkhaeuser, 2011) e Ideas of Chinese Gardens: Western Accounts, 1300-1860 (Philadephia: Penn University Press, 2015).

 

References
1 Daniele Brombal, “Urbanizzazione e sostenibilità in Cina: Verso un cambiamento trasformativo?”, Annali di Ca’ Foscari. Serie orientale, 53, 2017, 305335; Bruno De Meulder e Kelly Shannon, “Village in the City as Urbanism in China and Elsewhere”, in Kelly Shannon, Bruno De Meulder e Yanliu Lin (a cura di), Village in the City: Asian Variations of Urbanism of Inclusion (Zurich: Park Books, 2014), 4–15.
2 Bianca Maria Rinaldi, “Welcome to the Fabulous City of the Future: Where Everything Begins with a Park”, in Bianca Maria Rinaldi e Puay Yok Tan (a cura di), Urban Landscapes in High Density Cities: Parks, Streetscapes, Ecosystems (Basel: Birkhäuser, 2019), 117-139.
3 Daniele Brombal, “Urbanizzazione e sostenibilità in Cina”.
4 Kongjian Yu, “China’s Water Crisis: Projects Leading Policy. Water Urbanism Across Scales,” in Kelly Shannon and Bruno De Meulder (a cura di), Water Urbanism East (Zurich: Park Books, 2013), 20-47; Bianca Maria Rinaldi, “Urban Parks”, in Michele Bonino, Francesca Governa, Maria Paola Repellino, Angelo Sampieri (a cura di), The City after Chinese New Towns: Spaces and Imaginaries from Contemporary Urban China (Basel: Birkhäuser, 2019), 167-176.
5 I testi che trattano del progetto Sponge City sono numerosi. Per la discussione che segue si fa riferimento a Kongjian Yu et al., “Sponge City: Theory and Practice”,City Planning Review Journal 39/6, 2015, 26-36; Xiaoning Li, et al., “Case Studies of the Sponge City Program in China”, in Chandra S. Pathak and Debra Reinhart (a cura di), World Environmental and Water Resources Congress 2016: Watershed Management, Irrigation and Drainage, and Water Resources Planning and Management, Papers from Sessions of the Proceedings of the 2016 World Environmental and Water Resources Congress, West Palm Beach, Florida May 22-26 (Red Hook, NY: Curran Associates, 2016), 295-308.
6 Kongjian Yu, “Think Like a King, Act Like a Peasant: The Power of a Landscape Architect and Some Personal Experience”, in Christophe Girot e Dora Imhof (a cura di), Thinking the Contemporary Landscape (New York: Princeton Architectural Press, 2016), 164-184.
7 Tao Zhang e Michael Grove, “A Discourse on Landscape Architecture: At the Intersection of Design, Ecology, Resilience and Research”, Landscape Architecture Frontiers 34, 6/4, 2018, 54-61.
8 Joel Tan Chin Hwa, “Jiading Central Park”, FuturArc51, 2016, 50-55; Sasaki, Jiading Central Park, Landezine, 16/08/2016; “Ningbo Eco-Corridor”, in Di Ying-Yu Hung, Gerdo Aquino (a cura di), Landscape Infrastructure: Case Studies by SWA (Basel: Birkhäuser, 2013), 84-91.
9 Daniele Brombal, “La sfida della sostenibilità in Cina”, Orizzonte Cina, 6/3, 2015, 4; Coraline Goron, “Ecological Civilisation and the Political Limits of a Chinese Concept of Sustainability”,China Perspectives, 4, 2018, 39-52.
10 Daniele Brombal, “Sostenibilità in Cina”.
11 James Miller, China’s Green Religion: Daoism and the Quest for a Sustainable Future (New York: Columbia University Press, 2017).
12 Maurizio Paolillo, “Le radici daoiste del giardino tradizionale cinese”, in Andrea Mariani (a cura di), Riscritture dell’Eden. Il ruolo del giardino nei discorsi dell’immaginario, vol. VIII (Milano: LED, 2015), 21-38.
13 Bianca Maria Rinaldi, The Chinese Garden: Garden Types for Contemporary Landscape Architecture (Basel: Birkhäuser, 2011).
14 Xiangqiao Chen e Jianguo Wu, “Sustainable Landscape Architecture: Implications of the Chinese Philosophy of ‘Unity of Man with Nature’ and Beyond”, Landscape Ecology 24, 2009, 1015-1026.
15 Cfr. Bianca Maria Rinaldi, The Chinese Garden, 128-133.