Ancora non sappiamo se questo sarà, come qualcuno arditamente profetizzava qualche anno fa, il “secolo cinese”. Quel che sappiamo è che la Cina, dato il suo sforzo, in atto da quasi quarant’anni, di “andare verso il mondo”, ha ormai moltiplicato la sua presenza nella nostra realtà e sembra destinata ad accrescerla ulteriormente nel prossimo futuro. Per questo, la Cina non è più pensabile come “il polo opposto dell’esperienza umana”, come ancora faceva Federico Rampini quando citava, nell’introduzione al suo best-seller del 2005, il celebre sinologo Simon Leys.1)Federico Rampini, Il Secolo Cinese: storie di uomini, città e denaro dalla fabbrica del mondo (Milano: Mondadori, 2005), 6. Se mai la Cina è stata davvero l’“altro dell’Occidente”, quest’“altro”, oggi, si è ormai definitivamente intrecciato al nostro “io”, e si appresta a esercitarvi un’influenza che, per quanto al momento ancora scarsamente percepibile, si avvia probabilmente a diventare, nel tempo, sempre più concreta ed evidente. Se oggi della Cina siamo già abituati a riconoscere i lavoratori, le merci e i capitali, domani dovremo cominciare sul serio a fare i conti anche con i suoi modi di fare e di pensare, i suoi discorsi e le sue strategie retoriche, le sue narrazioni e le sue configurazioni valoriali. Sarà il momento, finalmente, di dimostrare di avere imparato a conoscere quanto più possibile della sua storia e della sua cultura.
Oggi anche in Italia l’interesse per la Cina è massiccio. Gli ingenti scambi economici hanno portato alla moltiplicazione delle intese politiche, moltiplicando simultaneamente, in modo esponenziale, anche l’interazione culturale. Ormai le università italiane in cui sono attivi dei corsi di cinese non si contano più, e lo studio del cinese si sta diffondendo, rapidamente, anche nelle scuole superiori. La Cina è diventata la prima meta di studio extra-europea dei giovani italiani, mentre si contano a migliaia, al momento, gli studenti cinesi che si sono già iscritti a un qualche corso di laurea presso un nostro ateneo. Così, anche l’informazione sulla Cina ha goduto di un simultaneo arricchimento. Un numero crescente di giornalisti, analisti, consulenti ed esperti in loco ci riportano in presa diretta gli andamenti economici, le dinamiche politiche, le trasformazioni sociali, le innovazioni tecnologiche, le problematiche ambientali, e perfino i fenomeni culturali che si susseguono, giorno dopo giorno, nel paese più instancabile del mondo. Questo però non basta. La nostra informazione sulla Cina – per lo più limitata a fotografare gli eventi del presente, spesso motivata da intenti puramente pragmatici (la Cina, da parte di molti, continua a suscitare interesse solo in quanto mera “opportunità economica”) e talvolta tuttora viziata da vecchi stereotipi o semplicemente derivativa nella trattazione delle fonti – ancora stenta, nel complesso, a rivolgere alla Cina un’attenzione commensurata alla centralità che questa riveste nel mondo attuale. E soprattutto, nella sua focalizzazione sull’hic et nunc dell’attualità, essa fatica a interpretare, e dunque a spiegare, i significati che determinate azioni, e le idee a esse soggiacenti, acquistano alla luce del più ampio orizzonte storico-culturale in cui hanno preso forma. Riteniamo che questa sia una lacuna da colmare. Riteniamo che i tempi siano maturi per avvicinare il pubblico italiano a un sapere sulla Cina che sia maggiormente informato dalla consapevolezza delle sue specifiche influenze storiche, culturali e linguistiche; parliamo, insomma, di quel sapere specialistico a cui viene ancora dato il nome, in assenza forse di una parola più adeguata, di “sinologia”. Perciò abbiamo voluto creare questa rivista, pensata come una piattaforma volta innanzitutto a consentire agli studiosi di “cose cinesi” di uscire dagli steccati specialistici dell’accademia per far convogliare le loro conoscenze nell’alveo di una sfera pubblica più ampia, coltivando nel contempo uno spazio di discussione in compagnia di altri osservatori e studiosi provenienti da altri background e indirizzi specialistici. Questa è la prima ragione per cui abbiamo deciso di chiamare la rivista Sinosfere.
Il focus della nostra rivista è il presente. Ciò che vogliamo, prima di tutto, è fornire strumenti per comprendere, con una certa profondità, le logiche socio-culturali della Cina di oggi: la Repubblica Popolare, in primis, ma senza escludere i molti frammenti di “sinità”, più o meno significativi, disseminati per il mondo. Siamo consapevoli, tuttavia, che il presente è sempre frutto del passato. La contemporaneità è un prodotto storico, un bacino volubile in cui convergono, s’intrecciano o confliggono i molteplici e contrastanti percorsi della storia; cosicché, per conoscere la Cina di oggi, per capire le sue peculiari articolazioni di significato, occorre in primo luogo ripercorrerne le specifiche traiettorie culturali, situate nel passato recente come in quello remoto, ricostruendo le loro formazioni, evoluzioni e trasformazioni, le loro interazioni, aggregazioni e ibridazioni con sistemi culturali di altra provenienza. È questa la seconda ragione per cui abbiamo deciso di chiamare la rivista Sinosfere. Un po’ perché “sinosfera”, negli studi sulla Cina odierni, è un termine abbastanza in voga che viene usato per indicare la pluralità delle aree che sono state in varia misura influenzate, storicamente, dalla cultura cinese, a partire soprattutto del suo peculiare patrimonio linguistico. Un po’ perché il termine ci ricorda il concetto di “semiosfera”, elaborato qualche decennio fa dal semiologo Juri Lotman per descrivere le dinamiche di funzionamento delle culture.2)Juri Lotman, La semiosfera: l’asimmetria e il dialogo nelle strutture pensanti (Venezia: Marsilio,1985). Lotman vede la cultura come un “universo semiotico” – una “semiosfera”, appunto – costituito come un sistema complesso che mette in connessione i singoli atti semiotici e, funzionando come un “meccanismo unificante”, ne informa e ne struttura la “personalità” semantica. Dotata di centri e di periferie, caratterizzata da confini porosi che assorbono ciò che viene dall’esterno filtrandolo e traducendolo, la semiosfera è un organismo “vivo” che si trasforma incessantemente grazie alla sua interazione per così dire “osmotica” con gli altri sistemi culturali. Similmente, immaginiamo la “sinosfera” – l’universo della cultura cinese – come una rete di galassie in movimento (ed è per questo che preferiamo parlare di “sinosfere” al plurale) che, se da un lato nelle loro traiettorie storiche e nei loro ripetuti incontri con ciò che è nuovo e differente danno vita a rappresentazioni sempre originali, pure continuano a essere connesse a matrici comuni che tendono a improntare, sebbene non determinandoli del tutto, i significati che tali rappresentazioni veicolano. Una simile visione ci permette di “localizzare” le particolari manifestazioni culturali cinesi leggendole come sintesi dinamiche, eterogenee, i cui significati possono in ogni caso essere precisamente definiti solo alla luce del loro funzionamento nella concreta “sfera” storico-culturale in cui sono incastonate; e ci permette, di conseguenza, di non rimanere intrappolati nelle due opposte gabbie epistemologiche che tuttora continuano talvolta a condizionare le nostre interpretazioni sulla Cina: da una parte una logica universalista che ci spinge ad analizzare e giudicare ogni aspetto della cultura cinese in base alle categorie normative della modernità occidentale, dall’altra un atteggiamento relativista che ci induce a considerare la cultura cinese come alterità assoluta governata da regole proprie impermeabili all’influenza esterna. E ci consente, parimenti, di sviluppare un sapere critico tanto sulla Cina quanto sulla stessa sinologia in grado di erodere le rappresentazioni strumentali di chi ha l’interesse a promuovere i suddetti paradigmi interpretativi: da un lato quelle istituzioni occidentali che pretendono che la Cina debba necessariamente “diventare come noi”,3)Vedi Daniel Vukovic, China and Orientalism: Western Knowledge Production and the PRC, (London and New York: Routledge, 2012). dall’altro le loro controparti cinesi che oggi amano reinventare una cultura cinese essenzializzata per eludere le istanze sociali sollecitate dalla modernizzazione.
Sinosfere si comporrà di una parte periodica “fissa”, che abbiamo chiamato Costellazioni, e di una parte più fluida e frequentemente aggiornata, che chiameremo Sinografie. La prima conterrà raccolte di saggi più lunghi – saranno i “numeri” di questa rivista – incentrate su dei nuclei tematici attorno ai quali si svilupperanno soprattutto le riflessioni inerenti alla storia culturale cinese. La seconda darà spazio soprattutto a commenti, riflessioni e discussioni sulle questioni “calde” suggerite di volta in volta dall’attualità, corredandosi nello stesso tempo anche di traduzioni, recensioni ed estratti di studi già pubblicati al fine di favorire la circolazione del sapere sulla Cina già esistente, valorizzandolo. Naturalmente tutto ciò è una scommessa. L’esito dell’impresa dipenderà principalmente da noi, dalla freschezza e dallo spessore che riusciremo a dare alla nostra offerta, ma anche dalla disponibilità della comunità sinologica italiana – invero assai nutrita e ricca di potenzialità – di mettersi in gioco e partecipare.
Tornando infine al “secolo cinese”, noi non sappiamo, e forse non ci interessa nemmeno sapere, se il futuro sarà davvero dominato dalla Cina. Ciò che ci interessa è che la categoria di “futuro”, che nel nostro mondo ormai da tempo genera più angosce che aspettative, pare essere associata più che mai, attualmente, con la Cina. Da più di un secolo la Cina immagina bramosamente il proprio futuro e alacremente s’impegna a costruirlo, un fatto che rende la nozione di “futuro” assai centrale per comprendere la storia della Cina stessa. Per questo abbiamo dedicato il primo numero di Sinosfere al tema del futuro.
Immagine: due operai sul tetto di Shanghai, foto di Sharron Lovell
Sinosfere. Una piattaforma sull’universo culturale cinese PDF
Marco Fumian insegna lingua e letteratura cinese moderna presso l’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”. Interessato alla storia della modernità cinese, indaga in particolare gli intrecci dei discorsi ideologici da cui questa è intessuta, con uno sguardo preminentemente focalizzato sulla contemporaneità. Le sue ricerche si incentrano soprattutto sulla storia della letteratura cinese moderna e sulla cultura popolare della Cina contemporanea. Occasionalmente si cimenta nella traduzione di opere della letteratura cinese moderna.
↑1 | Federico Rampini, Il Secolo Cinese: storie di uomini, città e denaro dalla fabbrica del mondo (Milano: Mondadori, 2005), 6. |
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↑2 | Juri Lotman, La semiosfera: l’asimmetria e il dialogo nelle strutture pensanti (Venezia: Marsilio,1985). |
↑3 | Vedi Daniel Vukovic, China and Orientalism: Western Knowledge Production and the PRC, (London and New York: Routledge, 2012). |