Il volume edito da Giuseppe Gabusi (Treccani, 2023, pp. 184) mira a comprendere il ruolo dell’Asia a livello globale, in un momento in cui le relazioni internazionali evolvono in maniera dinamica. Di fatto, negli ultimi due decenni l’Asia e in particolare la Cina hanno gradualmente assunto una rinnovata centralità, tanto da far scaturire nell’Occidente a guida statunitense la preoccupazione di veder rimpiazzata la propria leadership all’interno dell’ordine internazionale liberale. Non solo, ancor più di recente, l’emergere di nuove sfide globali ha colto impreparati stati e cittadini rafforzando l’impressione di vivere in un’era di disordine mondiale. Tra queste si annoverano la pandemia, il cambiamento climatico, l’acuirsi dei flussi migratori e infine la guerra che si è affacciata alle porte dell’Europa, scuotendo così la pace di una regione convinta che la propria formula per la modernità fosse sufficiente a rendere il conflitto un retaggio del passato, oppure un qualcosa che affligge solo i paesi del cosiddetto “Sud-Globale”.

In un contesto così incerto, come scrive Gabusi nella prefazione (p.14) approfondire lo sviluppo e l’impatto dei paesi dell’Asia è un  necessario per evitare di giungere a conclusioni inadeguate e sommarie, secondo cui la competizione tra grandi potenze si ridurrebbe, come spesso avviene nel dibattito pubblico, a uno scontro dicotomico tra l’Occidente liberale e il resto del mondo. In tal senso, il volume è un contribuito prezioso per comprendere le opportunità e i limiti presenti nel continente asiatico, che è sia il fulcro che il traino del cambiamento nell’ambito della politica internazionale. Nel far ciò, Gabusi riunisce una rosa di autori internazionali che si distingue per appartenenza geografica ed equilibrio di genere ma soprattutto per la varietà delle prospettive che ognuno di questi offre. Gli studiosi coinvolti in questo progetto editoriale offrono infatti un complesso di scenari e proiezioni, talvolta tra loro alternativi, delle caratteristiche che assumerà l’ordine mondiale che si sta delineando e che in questo momento storico, trovandoci ancora nel mezzo di questa trasformazione, non possiamo prevedere con certezza.

I capitoli centrali, ovvero il terzo, il quarto e il quinto, sono tra i più originali e innovativi e sono quelli che potrebbero attrarre maggiormente il lettore per l’attualità dei temi trattati. Il capitolo 3 (p.75-85) è di Christopher A. McNally e discute la peculiarità del e-CNY – ovvero lo yuan digitale – così come le ambizioni che la Cina persegue attraverso il lancio della versione digitale della propria moneta. Nel capitolo 4 (p.89-99), Xue Gong esamina invece gli sforzi del governo di Pechino nel diffondere una narrazione riguardo alla nuova Via della Seta – o Belt and Road Initiative – come un “bene pubblico per lo sviluppo” (p.93) che ha per obiettivo quello di incentivare la cooperazione con i paesi emergenti e, al contempo, prendere le distanze dalle critiche che rinfacciano al progetto cinese di perseguire una moderna colonizzazione di natura principalmente economica. Infine, il capitolo 5 (p.103-116), scritto da Helen E.S. Nesadurai, tratta dell’impatto della conformità agli standard etici di produzione sull’accesso al mercato globale in relazione a una serie di prodotti, tra cui il tanto discusso olio di palma, fatti ed esportati dalle crescenti economie del Sud-Est asiatico.

I restanti contribuiti hanno dei tratti per lo più descrittivi che potrebbero renderli meno attraenti per chi si occupa già di relazioni internazionali o di economia dei paesi asiatici, ma che tuttavia, considerata la chiarezza con cui sono esposti, sono di considerevole interesse per chi è meno esperto e desidera approfondire la propria conoscenza delle realtà asiatiche.

A voler trovare una pecca al volume, probabilmente vi è il fatto che l’attenzione alla Cina è sproporzionata rispetto a quella dedicata ad altre piccole e medie potenze del continente, prima tra tutte, l’India, di cui nel volume non si parla abbastanza. Sebbene la Cina sia uno dei protagonisti indiscussi del nostro tempo, dal titolo ci si aspetterebbe una trattazione più ampia ed inclusiva delle varie esperienze regionali che non possono, e non devono, ridursi alla sola espansione dell’economia e della assertività politica cinese. D’altronde, il governo di Pechino non gode di un incondizionato appoggio da parte di tutti i suoi partner asiatici che pure godono degli intensi rapporti commerciali con la Cina ma che temendo per la propria sicurezza, considerato pure il potenziamento della presenza militare di Pechino in zone strategiche come il Mar Cinese Meridionale, giocano un ruolo senz’altro influente nel definire gli equilibri nella regione. Inoltre, l’emergere di nuove e pressanti minacce transnazionali alla sicurezza globale, come evidenziano gli stessi autori dei capitoli riguardanti la parte settima del volume sulla “sicurezza non tradizionale” (p.161-180), incoraggiano a pensare fuori dalla logica di una politica determinata esclusivamente dall’incidenza di una o più grandi potenze. Pertanto, la sensazione è che il volume avrebbe beneficiato di approfondimenti che prendessero in considerazione anche altri paesi dell’Asia oltre a quelli già analizzati.

In conclusione, L’Asia al centro del cambiamento merita di essere letto e studiato per capire cosa sta accadendo nel continente asiatico e attorno a noi, non potendo scindere lo sviluppo di quest’area del mondo da quello globale. Resta il dubbio che il titolo sia un omaggio al manuale di Relazioni Internazionali Asia al Centro (Franco Mazzei e Vittorio Volpi 2006, prima edizione) che fu tra i primi in Italia a spiegare il progresso contemporaneo delle potenze asiatiche. Ad ogni modo, quello di Gabusi, che non è un testo didattico ma un volume che racchiude sforzi di ricerca apprezzabili e riflessioni significative, fa un passo in avanti collocando l’Asia al centro sì, ma di una fase d’evoluzione della politica globale che lo rende oggigiorno una lettura da non tralasciare nel panorama accademico italiano.

Immagine: particolare dalla copertina del libro.

Flavia Lucenti è assegnista di ricerca presso la LUISS Guido Carli per il Progetto EU Horizon REMIT. Si occupa di Teoria delle Relazioni Internazionali, Cina e Russia. Ha svolto dei periodi di ricerca presso l’Università di Hong Kong, l’Istituto Statale di Relazioni Internazionali di Mosca e l’Istituto Universitario Europeo.