L’argomento di cui voglio parlare oggi è: “Perché abbiamo bisogno di Lu Xun?”.1)Tratto da “Lu Xun e la Cina contemporanea” 鲁迅与当代中国 di Qian Liqun (Beijing: Beijing Daxue Chubanshe 2017). Una versione originale del testo è disponibile alla pagina web: http://cul.history.sina.com.cn/zl/wenyi/2015-01-29/13111101.shtml

Perché scegliere un argomento simile? Partirei da un piccolo fatto. Uno studente della vostra associazione mi ha detto che vedendo il film Lu Xun proiettato a scuola, si è commosso parecchio. Anche io al riguardo ho avuto un’impressione abbastanza discreta: non era facile tirare fuori un film del genere.

Dal momento che, nel corso delle riprese, lo sceneggiatore e il regista mi hanno chiesto dei pareri, ho avuto modo di notare un’affermazione dello sceneggiatore, nella quale questi sottolineava come Lu Xun avesse avuto, contemporaneamente, diversi ruoli: “figlio”, “marito”, “padre”, “mentore”, “amico”. Del resto, è il film stesso che si sviluppa interamente attorno a questi cinque aspetti cercando di dispiegare soprattutto la ricchezza emotiva di Lu Xun a partire dalla vita quotidiana. Il fatto che degli studenti, guardandolo, si siano immedesimati e commossi prova che il film ha avuto successo nel suo intento di aiutare la nuova generazione ad avvicinarsi a Lu Xun.

Ma a me, forse proprio perché sono stato influenzato da Lu Xun, piace vedere e pensare le cose diversamente, e così mi è sorto un dubbio: “Ma è mai possibile che oggi come oggi impieghiamo così grandi risorse umane e materiali per girare un tale lungometraggio al mero scopo di informare gli spettatori che Lu Xun era un bravo figlio, un bravo marito, un bravo padre e un bravo amico?”

Ciò, in realtà, sottintende proprio la questione di cui parleremo oggi: nel corso della storia e nella vita di tutti i giorni, a noi cinesi non sono mai mancati bravi figli, bravi padri e bravi mariti. Perché mai allora abbiamo bisogno di Lu Xun? È esattamente questa la domanda che dovremmo porci: dov’è che troviamo il senso e il valore peculiari di Lu Xun per la Cina moderna e per la nostra nazione; un senso e un valore che siano solo di Lu Xun e di Lu Xun soltanto?

Non si tratta affatto di una domanda posta a caso. Infatti, al giorno d’oggi, nella sfera culturale e in quella degli studi su Lu Xun, esiste una tendenza, manifesta o velata, a dissolvere o sminuire il senso e il valore spirituale di Lu Xun all’insegna di una certa sua “secolarizzazione”. Questo, in generale, si collega direttamente alle attuali tendenze secolarizzatrici con la loro abitudine a svuotare gli ideali e lo spirito.

È vero, Lu Xun è uguale a noi: non è una divinità, ma un uomo comune come noi. Eppure, al contempo, Lu Xun è anche diverso da noi e dalla maggior parte dei cinesi: è “un caso particolare” e dunque una figura rara, ed è, perciò, questo il motivo per cui abbiamo bisogno di lui.

Se dico questo, e lo faccio con enfasi, non è per tornare a deificarlo o a considerarlo come la “direzione”, come il “leader” o come il “mentore”, come è già avvenuto in Cina in passato. In realtà, sono proprio queste espressioni ufficiali ad aver occultato ciò che realmente v’è di particolare in Lu Xun. Lu Xun non è mai stato il “leader” di alcun movimento ideologico-culturale moderno, sia che si trattasse del “Movimento per la Nuova Cultura” o “Movimento del 4 Maggio” degli anni ’20, sia che si trattasse del movimento della letteratura di sinistra degli anni ’30. Lu Xun da un lato ha sostenuti tali movimenti, partecipandovi, ma dall’altro vi ha anche sempre proiettato uno sguardo scettico.

Lu Xun non è mai stato, né mai è diventato “la direzione”, mai avrebbe potuto esserlo in passato, né tantomeno potrebbe diventarlo oggi o in futuro, proprio perché Lu Xun ha sempre mantenuto un atteggiamento di scetticismo e di critica nei confronti di qualsiasi ideologia dominante concepita come “la direzione”, e perfino nei confronti dell’idea stessa che esista “una direzione”.

E poi Lu Xun era uno che metteva in discussione tutto quanto: assiomi, la volontà generale, le opinioni comuni, i dogmi. Come ha detto l’artista Chen Danqing, rifacendosi alla frase di Husserl, secondo cui “un bravo scettico è anche un cattivo cittadino”, Lu Xun, probabilmente, in qualsiasi epoca sarebbe sempre un cattivo cittadino.

Né tantomeno egli era un “mentore”. Dai tempi antichi alla modernità, arrivando fino ai giorni nostri, la stragrande maggioranza degli intellettuali cinesi ha sempre avuto il complesso del “mentore”, e del “maestro della nazione”: si può dire che questa sia una loro tradizione. Lu Xun, invece, appartiene alla minoranza di coloro che sollevano interrogativi e sfide. Egli infatti, in un famoso saggio intitolato proprio “Il mentore”, affermava come la pretesa degli intellettuali cinesi di autodefinirsi come “mentori” non fosse altro che un ingannare sé stessi e gli altri, e sollecitava dunque i giovani a non farsi abbindolare; ma Lu Xun ha anche detto che non era sua intenzione di “liquidare in toto gli intellettuali: con loro ci si può anche fare una chiacchierata”.

A mio avviso, lui vedeva in questi termini anche se stesso. Lu Xun non era un “mentore”. Se oggi i nostri lettori, in particolare i giovani, pensassero di andare da Lu Xun per chiedergli di indicar loro la via, sbaglierebbero persona. Lu Xun aveva detto sin da subito che non avrebbe potuto indicare la via agli altri, dato che lui stesso la stava cercando. Noi dovremmo piuttosto andare da lui per sentirlo “chiacchierare”, in modo tale che la peculiarità del suo pensiero ci possa ispirare. È nel suo essere uno stimolo intellettuale, ovvero nel suo essere uno che cerca la strada insieme a noi, e non “una guida per l’azione”, o uno che ci dà delle “indicazioni”; che risiede il senso che Lu Xun ha per noi.

Inoltre, proprio la peculiarità del suo pensiero fa sì che esso sia per noi una fonte di ispirazione unica, diversa da quella che altri intellettuali ci possono dare.

E allora, dove risiede la particolarità del pensiero di Lu Xun?

Gli studenti presenti, partendo dalle tre negazioni pocanzi menzionate (cioè che Lu Xun non è né un “leader”, né la “direzione”, né un “mentore”), potranno vedere come Lu Xun, nell’intero sistema intellettuale, culturale e discorsivo della Cina moderna abbia sempre occupato una posizione marginale, minoritaria, come abbia sempre costituito un’eccezione.

La differenza fondamentalmente tra Lu Xun e gli intellettuali che aspirano a fungere da “mentori” o da “maestri della nazione”, è che il primo non ha mai dato importanza – anzi ne ha perfino provato disprezzo – al fatto di rivestire una posizione centrale nella società, nella politica, nel pensiero, nella cultura e nel mondo accademico, né ha mai accettato di essere incorporato dal sistema, preferendo piuttosto “stare nel deserto a osservare la tempesta, ridendo di gusto quando era felice, piangendo a dirotto quando era triste e imprecando quando era arrabbiato”.

Il suo intento era quello di ricercare una porzione di libertà e indipendenza intellettuale nella critica “fuori dal sistema”. Di certo Lu Xun sapeva ancor meglio che non ci si poteva staccare del tutto dal controllo del sistema, che libertà e indipendenza sono cose estremamente limitate, al punto che aveva parlato, al riguardo, di “falsa libertà”: ecco, Lu Xun era uno che giungeva a dubitare perfino delle sue stesse aspirazioni.

E tuttavia, dal punto di vista di un paese come la Cina, caratterizzato da un sistema culturale e una tradizione che così tanto straparla di “dottrina” e “ortodossia” e così teso a uniformare tutto, un “bravo scettico” come Lu Xun, un critico fuori dal sistema e ai margini come lui, è estremamente prezioso.  Potremmo addirittura dire che è solo grazie all’esistenza di Lu Xun, e forse di poche altre figure alternative, che nel pensiero e nella cultura cinese moderna si è formata una qualche tensione ed è rimasta un’altra possibilità di sviluppo, non ancora standardizzata e incorporata.

Il concetto di incorporazione è qui da intendere in senso ampio, dato che non si riferisce solo all’incorporazione del sistema ma anche a quella culturale, per esempio quella operata dalla cultura tradizionale e dalla cultura occidentale. Questo ci porta a un’altra peculiarità di Lu Xun: il suo pensiero e la sua letteratura sono inclassificabili; come Lu Xun ha espressamente scritto in un suo saggio intitolato “Il pipistrello”.

Qui Lu Xun aveva appositamente raccontato una storiella: “Gli uccelli e gli animali a quattro zampe tennero ciascuno un’assemblea, il pipistrello andò dagli animali a quattro zampe, ma, poiché aveva le ali, gli animali a quattro zampe non lo accettarono; andò dagli uccelli, ma poiché aveva quattro zampe, nemmeno gli uccelli lo accolsero, cosicché finì per non avere nessuna posizione.”

Evidentemente Lu Xun vedeva se stesso come il “pipistrello” del mondo intellettuale e culturale cinese. Questo racconto mostra molto bene la natura di Lu Xun: lui era uno che stava contemporaneamente dentro e fuori la sua epoca e che, parimenti, rispetto a qualsiasi sistema culturale, antico e moderno, cinese e straniero, aveva un rapporto di appartenenza ed estraneità nello stesso tempo.

Lu Xun aveva toccato nel profondo le radici della civiltà umana e di quella cinese, perciò era sia capace di assorbirle al massimo grado,  “facendole proprie”, sia di scagliare su di esse uno sguardo sempre dubbioso, rimanendo lucido; era capace sia di “addentrarsi” (mentre molti di noi, al contrario, sanno solo fermarsi alle apparenze, senza andare al cuore della conoscenza) sia di “tirarsi fuori” (mentre noi, una volta che siamo entrati, ci buttiamo giù in ginocchio e ci facciamo incorporare), difendendo per tutto il tempo l’autonomia e la soggettività del pensiero.

La “mancanza di posizione” caratterizzata dal suo stare sia “dentro” che “fuori”, dal suo “appartenere” e “non appartenere”, equivaleva a uscire fuori radicalmente da uno schema di pensiero binario – in cui tutto o è bianco o è nero – e dall’attitudine a schierarsi; e voleva anche dire adottare un atteggiamento analitico ancor più complesso verso tutti i problemi; caratteristica che dava forma al suo pensiero e alla sua espressione tipicamente intricati. Questo lo esponeva con la massima facilità a incomprensioni e attacchi da ogni fronte e, nella vita reale, lo costringeva a uno stato di perenne guerra trasversale.

[…] Allo stesso tempo, però, questo ha fatto anche sì che il suo pensiero e le sue opere fossero in anticipo sui tempi, in quanto  ricche di elementi preconizzatori che né i suoi contemporanei né le generazioni a lui immediatamente successive avrebbero potuto comprendere, se non parzialmente, invischiate com’erano in quelle logiche binarie dalle quali non riuscivano a liberarsi. Tali elementi sarebbero risultati comprensibili solo dopo il graduale dispiegarsi della complessità storica; ovvero: è quando i posteri si trovano di fronte una realtà ancora più complessa che la forza ispiratrice proveniente dalla letteratura e dal pensiero di Lu Xun è in grado di manifestarsi davvero, riattualizzandosi. Ed è questo il motivo per cui, leggendo le sue opere oggi, generalmente lo sentiamo ancora vivo nella nostra realtà.

Fin qui abbiamo discusso del senso di Lu Xun – mosca bianca, come ho detto, della cultura cinese moderna nonché “pipistrello” inclassificabile – per il sistema intellettuale e culturale cinese contemporaneo e per i lettori cinesi di oggi. Tale senso è dato dal fatto che Lu Xun è innanzitutto un test: la capacità o meno di tollerare Lu Xun è indice dello stato di salute e di apertura della cultura cinese attuale e anche di quella futura. Ciò a cui assistiamo, oggi, è tuttavia un fare a gara per rivolgere a Lu Xun qualunque tipo di accusa arbitraria sventolando svariati “vessilli” (compreso quello della “tolleranza”).

[…] Malgrado io sia ben consapevole che questa intolleranza nei suoi confronti è il destino di una mosca bianca come Lu Xun e che le nuove accuse di oggi non sono altro che “la solita solfa” già precedentemente anticipata da Lu Xun, rimango comunque dispiaciuto e preoccupato, non tanto per Lu Xun quanto per noi stessi.

Ovviamente, in ogni periodo, coloro che si interessano davvero a Lu Xun o che addirittura lo accolgono, sono da sempre una minoranza: un Lu Xun accettato da tutti non sarebbe Lu Xun. In passato, nel mio scritto “Incontro con Lu Xun” ho detto: “Generalmente è difficile che ci si avvicini a Lu Xun quando si è appagati e si sta bene con se stessi; è piuttosto quando si è incappati nella sfortuna e ci si sente sommersi dalle difficoltà della vita, quando si è completamente disorientati e addirittura disperati, che ci si avvicina a Lu Xun”.

In altri termini, quando credi ciecamente alle idee e alle parole già confezionate, o ti ci sei abituato, se anche leggessi le opere di Lu Xun ti sentiresti comunque a disagio e finiresti per criticarle istintivamente e rifiutarle. Quando, invece, sviluppi un’insoddisfazione o dei dubbi nei confronti dei luoghi comuni, consuetudini, stati di “normalità” e formule fisse, o quando hai un desiderio interiore di rompere l’ordine prestabilito, di evadere da una condizione in cui tutto è praticamente già deciso, di rompere con te stesso, è in questo caso che ti sentirai vicino al pensiero peculiare e al modo di esprimersi di Lu Xun e sarai in grado di trarre da lui ispirazione. Lu Xun, per noi, vuol dire proprio questo: egli incarna un tipo diverso di esistenza, una voce e un modo di pensare “altri”, e così una possibilità di diversa natura.

Ma Lu Xun, allo stesso tempo, era anche uno che metteva in discussione se stesso, vale a dire che, in ultima analisi, rivolgeva il suo spirito critico proprio contro di sé. Questa era la dimensione più estrema e peculiare del suo pensiero, una dimensione che gli altri intellettuali difficilmente arrivano.

Perciò, Lu Xun non pretende che noi ci identifichiamo con lui sotto ogni aspetto, dal momento che è il suo stesso pensiero a essere aperto e in divenire, cosicché lui stesso è diventato l’oggetto che si presta meglio di chiunque altro ad essere confutato. In altre parole, le opere di Lu Xun vanno da una parte lette, dall’altra confutate, coinvolgendo in tali confutazioni sia le proprie idee fisse preesistenti, sia lo stesso Lu Xun. È attraverso un processo di confutazione, infatti, che la riflessione gradualmente si approfondisce.

Quando si è davanti a Lu Xun bisogna riflettere, e per giunta lo si deve fare in modo indipendente.

È tipico di Lu Xun essere capace di spronarci a pensare in maniera indipendente, stimolando la nostra immaginazione e la nostra creatività. Così come lui non accetta di essere in alcun modo incorporato, allo stesso modo non cerca di incorporare noi; al contrario, si aspetta che noi, crescendo, diveniamo dei pensatori liberi e dei creatori indipendenti e ci aiuta a farlo. Questo è il senso principale che Lu Xun ha per noi.

Ma voglio sottolineare una cosa ancora: la Cina e il mondo con cui ci confrontiamo oggi sono luoghi fitti di contraddizioni e problemi, caratterizzati da una complessità senza precedenti. Io stesso ho più volte lamentato il fatto che mentre noi oggi non siamo più in grado di capire e carpire il mondo esterno, il mondo intellettuale e culturale cinese odierno rimane tutt’ora ancorato a una tradizione che richiede sempre e comunque di “schierarsi”, il che mette un intellettuale come me in una posizione di indicibile difficoltà, generando nello stesso tempo l’esigenza interiore di sottrarmi radicalmente dagli schemi del ragionamento binario.

Ebbene, a mio parere, la tendenza, tipica di Lu Xun, a non prendere posizioni fisse e ad adottare un atteggiamento analitico molto più complesso e articolato verso tutti i problemi, assume un significato speciale proprio perché si trova in un simile contesto intellettuale e culturale.

Di converso, l’autonomia e l’inclassificabilità delle sue idee e della sua letteratura, con il loro conseguente essere in anticipo sui tempi, fanno sì che queste ultime, nel momento in cui noi oggi affrontiamo i problemi della nostra epoca cercando nuove soluzioni, costituiscano una risorsa spirituale particolarmente degna di attenzione.

Ancor più prezioso è il fatto che Lu Xun era soprattutto un intellettuale che riusciva a mettere in pratica le proprie aspirazioni intellettuali, e infatti, proprio la sua posizione intellettuale marginale, eccentrica e anti-sistemica ha fatto sì che Lu Xun, all’interno della struttura reale della società, si trovasse dalla parte delle persone che subiscono umiliazioni e vessazioni ai gradini più bassi della società, per le quali lottava, soffriva e faceva sentire la sua voce: è proprio questa la sostanza della sua letteratura.

Allo stesso tempo, Lu Xun coltivava l’ideale di “elevare l’uomo” e portava avanti una critica inesausta verso ogni forma di violazione della libertà spirituale dell’individuo e asservimento della persona. Pertanto Lu Xun era perennemente insoddisfatto dello status quo e, di conseguenza, era un “eterno critico”: anche questo è un elemento cardine del suo pensiero.

D’altra parte, i principali costituenti intrinseci del concetto sulla “vera classe degli intellettuali” espresso da Lu Xun riguardavano i due aspetti di cui si è detto prima: essere dalla parte della gente comune, di basso rango, ed essere un eterno critico. Questa era anche la definizione che Lu Xun dava di se stesso. Il significato che una tale tradizione della “vera classe degli intellettuali” assume per la Cina odierna è autoevidente ed è anche un aspetto molto importante per cui noi oggi abbiamo bisogno di Lu Xun.

Chi cerca di sminuire Lu Xun dicendo che la sua opera si concentra solo sulla pars destruens senza mai fornire nulla di costruttivo, fondamentalmente non ha compreso che il pensiero di Lu Xun in sé e per sé è già un contributo costruttivo al pensiero e alla cultura cinese nonché il componente più importante all’interno del patrimonio del pensiero e della cultura cinese e orientale di tutto il XX secolo.

Infatti, a mio avviso, sono ben pochi quelli che, in termini di lavoro pratico, hanno “stillato il sangue”, spendendosi senza sosta, come Lu Xun, per la costruzione e l’accumulazione della cultura cinese, cosa che evidentemente questi detrattori preferiscono non vedere. Sin da subito Lu Xun aveva detto: “Credo fermamente che il futuro dimostrerà necessariamente che noi non solo siamo custodi di un’eredità artistica e culturale tramandata, ma ne siamo anche pionieri e costruttori”, trasformando, poi, tale credo in una pratica concreta della sua vita quotidiana.

Già negli anni ’20 quando promuoveva lo “spirito della terra”, Lu Xun affermava che “non bisognava aver paura di fare lavori umili” e fino al 1936, prima della sua scomparsa, continuava a invocare la necessità per la Cina di “persone che lavorassero duramente”.

Lui stesso era uno “stakanovista” della letteratura. Solo nel 1936, suo ultimo anno di vita, anche se gravemente malato, ha edito la sua raccolta di saggi “Letteratura decorativa” e l’antologia di racconti “Antiche storie riscritte”; ha tradotto la seconda parte di “Anime morte”; ha curato e pubblicato “Foresta sul mare” dell’amico defunto Qu Qiubai; ha dato alle stampe l’edizione illustrata di “Città e anni”, “Anime morte – cento illustrazioni” e la “Selezione di illustrazioni di Kathe Kollwitz”, lavorando inoltre come  co-redattore di riviste come Haiyan e Yiwen.

Lu Xun ha speso la sua vita intorno a questi piccoli dettagli e alle minuzie concrete, ma è anche in queste piccole cose, significative, dal suo punto di vista, per la Cina e per il futuro, che si espleta il senso della sua vita.

Di certo, quanto appena detto evidenzia l’aspetto “ordinario” di Lu Xun, il quale spesso paragonava il proprio lavoro a quello di un contadino nell’arare la terra o di un muratore nel costruire un muro. Ciò dimostra esattamente come il suo, a livello costitutivo, sia uno spirito popolare. Questa è la dimensione ordinaria di Lu Xun ed è anche la sua grandezza.

Nella nostra epoca di superficialità, ostentazione e vuotezza forse avremmo bisogno proprio di un lavoratore infaticabile come Lu Xun.

Traduzione di Serena Di Maria

Qian Liqun, Perché abbiamo bisogno di Lu Xun PDF

Immagine: Lu Xun, particolare dalla locandina del film (2005)

References
1 Tratto da “Lu Xun e la Cina contemporanea” 鲁迅与当代中国 di Qian Liqun (Beijing: Beijing Daxue Chubanshe 2017). Una versione originale del testo è disponibile alla pagina web: http://cul.history.sina.com.cn/zl/wenyi/2015-01-29/13111101.shtml